SCALIGERO, IL MAESTRO DIMENTICATO (di A. Marcigliano)

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È passato pressoché sotto silenzio il centenario di Massimo Scaligero, uno dei pensatori piú originali, intensi, complessi del nostro ’900. Nessuna celebrazione ufficiale, nessuna rievocazione su media e grande stampa. In sé, questa non è affatto una notizia, né, soprattutto, una novità. Scaligero è sempre stato tenuto, in vita e in morte, ai margini della cosiddetta “cultura ufficiale”. Un irregolare, per molti versi schivo, si potrebbe dire anche ironicamente disinteressato alla notorietà, a quel successo per il quale gli “intellettuali” si accapigliano e prostituiscono. Non inseguiva le mode, non blandiva i potenti della politica, della cultura, dell’editoria. La sua prospettiva, l’ottica da cui muove tutta la sua opera, era altra. Piú alta, potremmo dire; piú nobile. E, al contempo, piú “pericolosa”. Laddove, però, si riconduca la parola al suo etimo originario, al latino “periculum”, che sta ad indicare il confine, il limite arduo, rischioso da valicare. Che rievoca, soprattutto, la sfida. E l’opera di Scaligero è stata, e in effetti ancora rimane, soprattutto una sfida alla mediocrità del tempo presente. Una sfida al pensare astratto; all’incapacità dell’uomo contemporaneo di vivere fino in fondo le idee. Di sperimentarne la potenza creatrice, la forza generatrice originaria.

Figura intellettualmente complessa, operò muovendo da una (particolarissima) sintesi tra Oriente e Occidente. Una sintesi ardua, anche perché nulla, nelle molte pagine dei libri di Scaligero, concede alle mode orientaleggianti, alla vulgata New Age, allo spiritualismo di maniera. Dell’Oriente era, infatti, un conoscitore profondo, che si muoveva con sicurezza nei meandri del pensiero indiano classico, delle scuole buddhiste di Asanga e Nagarjuna, del tantrismo tibetano, dello zen giapponese… Una padronanza, dei concetti e del linguaggio insieme, che adombrava, però, soprattutto il raro dono di saper penetrare tutte queste lezioni, queste tradizioni, al di là delle forme apparenti, per giungere al nocciolo degli insegnamenti. Alla loro sostanza non transitoria; evitando l’errore comune all’occidentale moderno che si avvicina al pensiero dell’Oriente antico, trasformandolo o in un’ideologia astratta, o in una sorta di superstizione pseudo-religiosa. Atteggiamento che egli era solito imputare proprio alla peculiare natura del pensiero dell’uomo occidentale, che tende, ormai per secolare abitudine, a concepire come reale soltanto il mondo materiale. Il mondo delle cose; mentre le idee, i concetti, vengono relegati in un altrove privo di forza, sostanzialmente impotenti ad agire davvero nella realtà.

Contro questa astrattezza – questa sorta di incantesimo della Medusa che ha reso di pietra le nostre menti ed i nostri cuori – l’Oriente antico, avulso da ogni lettura sentimentalistica, mostrava come non sempre fosse stato cosí. Come all’uomo fosse stato possibile concepire il rapporto con il “mondo delle idee” in modo radicalmente diverso, ed il pensare stesso come una forza vivente.

Una rivoluzione che, però, non era, né mai poteva essere, sradicamento, rottura dei legami con il passato, con la tradizione. Piuttosto una metamorfosi. Il mutare delle cose – della natura, del mondo, della vita… – secondo leggi invisibili, con le quali il pensiero dell’uomo ha in comune la sostanza prima. Sostanza che è, per Scaligero, il Logos, sorgente dell’autentico pensare e, al contempo, di tutto l’Universo. E la lezione dell’Oriente si incontrava cosí con il filone vitale della cultura occidentale. Con Platone ed Aristotele, con i grandi maestri del nostro Rinascimento e poi ancora con quelli dell’idealismo, da Hegel sino a Gentile.

Su un sentiero che Massimo Scaligero seguí con rara coerenza, incontrandovi l’opera di Rudolf Steiner, la grande lezione del magistero goethiano. Lezione che indicava come il rapporto tra pensiero e percezione rappresentasse la “spada spezzata” della nostra cultura.

La frattura che ha portato negli ultimi tre secoli a quel pensiero astratto che è, a ben vedere, la causa prima dei mali endemici del nostro mondo. Muovendo, dunque, dall’esperienza – e non dalla semplice teoria – di un pensiero altro, vivente, e di un’immaginazione capace di tornare ad essere davvero “creatrice”, Massimo Scaligero ha cercato d’indicare all’occidentale moderno un autentico “percorso di reintegrazione”.

Si potrebbe, forse, chiamarlo anche un “sentiero iniziatico”, spogliando, però, tale espressione di tutta la retorica – e la paccottiglia – pseudo-esoterica, occultistica di bassa lega con cui, solitamente, viene confusa. Paccottiglia che Scaligero sempre stigmatizzava con palese fastidio, nulla concedendo nei suoi scritti – e soprattutto nei suoi dialoghi con i molti giovani che andavano ad incontrarlo nel suo studio del Gianicolo – ad una qualsivoglia forma di sensazionalismo misteriosofico; cosí come, parimenti, nulla concedeva all’intellettualismo astratto.

I suoi discorsi erano sempre di un’asciuttezza assoluta.

I concetti si sviluppavano gli uni dagli altri secondo un percorso rigoroso e armonioso insieme. Costringendo, quasi, il lettore – e, per coloro che lo conobbero, l’ascoltatore – a seguirlo, passo dopo passo, quasi stesse riavvolgendo lentamente un gomitolo di lana; sino a giungere all’uscita da quel labirinto di astrazioni confuse, di concetti deboli, rimasticati, mal digeriti, in cui siamo ordinariamente imprigionati. Sino a giungere sulla soglia di un diverso modo di pensare e percepire. La soglia di un’autentica, profonda, metamorfosi interiore. È questo l’insegnamento che – al di là della complessità dei concetti, della vastità dei riferimenti culturali – resta racchiuso nei suoi, molti, libri. In opere come La Via della volontà solare, disamina, appunto, delle tradizioni occidentali ed orientali, da cui sorge progressivamente il segno di una nuova sintesi. O de La logica contro l’Uomo, devastante analisi della cultura contemporanea in tutti i suoi, molteplici, aspetti. Molteplici, eppure riconducibili a un unico comun denominatore: all’impotenza del pensiero, alla rinuncia alla autentica conoscenza. Quella conoscenza è, di per se stessa, fonte di libertà interiore. Critica della filosofia, dello scientismo, dell’economicismo che dominano la nostra società. Critica, anche, delle utopie illusorie, come nel serrato ragionamento de Il marxismo accusa il mondo, ove Scaligero identifica nel pensiero del filosofo di Treviri non la causa, bensí il portato della malattia profonda dell’Occidente. Di un Occidente che ha abdicato alla sua vocazione spirituale, al grande “dono” della libertà di pensiero, pervertendolo. Perdendone di vista le coordinate superiori, e trasformandolo semplicemente in licenza, in assenza di cardini interiori, in sradicamento… Allo stesso modo, individuò fra i primi, all’esplodere del famoso/famigerato ’68, come dietro a tanto (confuso) movimentismo giovanile vi fosse sí una domanda di autenticità e verità, ma come, parimenti, tale domanda venisse pervertita e deviata in forme di nichilismo sempre piú devastanti e distruttive. Di qui il suo Rivoluzione. Discorso ai giovani, che ancor oggi andrebbe letto non come documento di un passato ormai lontano – gli anni della Contestazione – ma perché prevede, con sguardo, appunto goethiano, come questo fosse il seme di tanti altri mali – dalla droga alla disgregazione della famiglia, dalla perdita di qualsiasi riferimento morale alla debolezza di fibra interiore – che travagliano le attuali generazioni.

Ancor di piú, nelle pagine di Scaligero è possibile leggere, tra le righe, i pericoli cui andava incontro un Occidente immemore della propria Tradizione spirituale. Un Occidente incantato dalle sirene dell’edonismo, sempre piú precipitato verso la china di un nichilismo di bassa lega, depauperato anche di quel tanto di grandezza titanica che era stata propria dei pensatori come Max Stirner od Otto Weininger, tragici testimoni del crollo della no- stra civiltà.

Uno Scaligero, questo, che presentiva come questo Occidente avrebbe finito per il confliggere, drammaticamente, con un nemico assoluto e pericolosissimo. Con un nemico all’apparenza antitetico alla nostra civiltà, ma in realtà portatore di un’altra forma di quel “pensiero astratto” che è, purtroppo, la tabe della nostra cultura. Cosí che al nostro (basso) nichilismo e relativismo morale, si contrappone una forma irrigidita e dogmatica di fanatismo pseudo-religioso; di una religiosità, però, priva di autentica trascendenza, trasferita, come dogma, nella materia, e trasformata in ideologia violenta. Si leggano, a questo proposito, le pagine illuminanti, scritte da Scaligero piú di trent’anni or sono, sui pericoli insiti in un certo “arabismo”, che è poi lo specchio (deformante) che riflette l’immagine distorta del nostro stesso mondo.

Immagini speculari, cui Massimo Scaligero contrapponeva, come antidoto, una riscoperta della nostra tradizione. Senza indulgere, però, a forme cristallizzate di tradizionalismo. Richiamando, piuttosto, all’essenza vitale di questa. Un’essenza che va riscoperta in un pensare svincolato, finalmente, dalla gabbia in cui è stato imprigionato da troppi secoli. Un pensare che, appunto, torni a ricongiungersi con il Logos da cui ha origine.

 

Andrea Marcigliano

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Da: «Il Secolo d’Italia» – Idee & Immagini – 26 settembre 2006.

L’Archetipo – Agosto 2013

Grazie a Marina Sagramora e Andrea Marcigliano

SPIRITUALITA’ (di F. Giovi)

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Può esser utile, talvolta, spendere qualche parola sul gassoso concetto di Spiritualità?

Niente di originale, essa in fondo è come un lontano lembo di terra intravisto dalla caravella, e di cui, dopo una vita sul mare e le sue correnti, nemmeno ci si ricorda della sua reale esistenza, anche se, stando in mare, se ne parla continuamente in maniera del tutto astratta, vitalizzata semplicemente da un sentire automaticamente acceso.

Si dovrebbe insistere sul fatto che la spiritualità non andrebbe mai ridotta ad un’alta intellettualità né all’idealismo né a qualche inclinazione morale della mente o ad una purezza e all’austerità etica, neppure a una religiosità o ad un fervore emotivo anche ardente o fanatico e neppure all’insieme di tutte queste cose (in parte eccellenti).

Una credenza della mente, un credo particolare o una fede o un’aspirazione emotiva, oppure un disciplinamento della propria condotta secondo una formula religiosa o etica, non sono affatto “ esperienze spirituali” né “realizzazioni spirituali”.

Tali caratteri hanno un considerevole valore per l’anima. Sono persino valide per una certa evoluzione interiore in quanto movimenti preparatori che disciplinano, purificano la natura umana, danno ad essa una forma più adeguata: ma appartengono ancora all’evoluzione dell’uomo sensibile. Non v’è in esse l’inizio di una esperienza, di una realizzazione e di una trasformazione nello Spirito.

La Spiritualità è essenzialmente un risveglio alla realtà interiore del nostro essere, al Sé profondo, all’Anima superiore: ben diversa dalla ordinaria coscienza, dal famigliare mondo interiore e dal senso comune della corporeità.

Piuttosto è una intensa aspirazione – del tutto interiore – verso la Realtà infinita, quella che trascende l’universo pur compenetrandolo, e che risiede anche in noi. Un’aspirazione ad unirsi con questa Realtà che è un capovolgimento, una conversione, una trasformazione di quanto chiamavamo l’essere nostro.

Esiste allora un divenire nuovo, un nuovo essere, un nuovo “Io”, in una nuova natura.

La disciplina esoterica è trasformazione della coscienza attuale in coscienza spirituale: ciò non è astrazione ma un cammino che giunge all’estinzione della coscienza comune e del suo mondo.

Chi ha avuto (vissuto) il “momento”, anche declinato in sfumature diverse, ha provato questo: improvvisamente qualcosa dentro di lui si è capovolta, (anche bruscamente) rovesciandosi verso l’interno e verso l’alto: dall’interno verso l’alto. Non un alto esteriore, bensì interiore e profondo, del tutto diverso da altezze note fisicamente.

Ciò modifica il nostro punto di vista sulle cose del mondo, le considerazioni e gli atteggiamenti: può essere parziale e temporaneo, in rari casi definitivo ed irrevocabile.

Rivolgersi (letterale) alla vita e alla realtà spirituale significa toccare l’Eterno: capacità quantitativamente invalutabile e nemmeno si può dire che si sia più o meno capaci di vivere spiritualmente, bensì che si giunga più o meno pronti affinché il rivolgimento interiore avvenga in modo decisivo.

Solo in ciò si vive veramente.

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LA VIA DELLA CONCENTRAZIONE (di F. De Pascale)

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La Via della Concentrazione è una Via asperrima: una Via poco o punto amata dalle “anime belle” in perenne ricerca di animiche “consolazioni” per rimanere quello che sono e permanere in quello che sono. Ma può essere paradossalmente amata da quelle orsolupesche anime, che vogliono cessare di essere quello che purtroppo ancora sono, per cominciare ad essere autenticamente ciò che possono osare essere: lo Spirito.

Per me, sin dal principio, la Concentrazione è stata un aspro apprendistato, che ancor dura. Apprendistato che non solo neppure accenna a iniziare a finire, ma che addirittura sta tuttora continuando a iniziare. Sembra un giuoco di parole, ma – credetemi – non lo è affatto.

Massimo Scaligero affermava che la Concentrazione – l’esercizio a sé sufficiente per chi ne abbia la forza e l’audacia – è l’esercizio del novizio neofita e dell’Iniziato. Perché non si finisce mai d’impararla. E, per quel che mi riguarda, non finisco mai d’iniziare ad impararla. E’ vero – sempre Massimo Scaligero dixit – che “nello Spirito non si sta, nello Spirito si è”.

Iniziai, diciannovenne, a praticarla come una cosa – per me che venivo dalle Vie orientali e da un passato alquanto agitato – veramente impossibile: una pratica alla quale tutto l’essere corporeo e animico si ribellava. E trovavo ridicolo che per dire cosa era un oggetto mi ci volesse un tempo enorme, esagerato. Della contemplazione del concetto, poi, non se ne parlava proprio.

Negli anni – nei decenni – la Concentrazione è divenuta sempre più scarna, ma anche questo bisogna conquistarselo a viva forza. E non è affatto scontato il poterlo fare sempre. Ciò che è conquistato, deve essere sempre di nuovo – come fosse la prima volta – riconquistato. E non aiuta l’aver vinto in passato. Nello Spirituale di rendita non si vive. Occorre – OGNI VOLTA – portarsi, con sforzo, dal gelo e dall’aridità all’incandescenza e allo slancio. Non sempre ci si riesce. Ma se si è costanti e fedeli nei periodi di tenebra e di aridità, quando meno ce lo si aspetterebbe, irrompe in noi la travolgenza di una forza assoluta dello Spirito, che ci scioglie dall’incrampimento tetanico, fluidifica dall’impietramento la volontà, restituisce il respiro spirituale. E poi si ricomincia.

Questo sino a quando non si realizzi quella trasformazione vitale-spirituale, che fa sì che la consacrazione allo Spirito, ogni volta tentata, conquistata e poi smarrita, non divenga “memoria interiore”. Ma anche allora le cose non divengono più facili. Anzi divengono difficili al massimo, MA in tal caso si avrà la forza per tutto osare – oltre ogni limite umano – osare ogni volta l’atto assoluto, senza risparmio, che esaurisce l’umano, e realizza lo Spirituale autentico. Ossia come era scritto sulla tomba di un Iniziato del Settecento: “NATUS QUAECUMQUE AUDERE”, ovvero “nato a tutto osare”.

Per questo, i lupacci paradossalmente amano ciò che le “anime belle” trovano poco o punto amabile: la Concentrazione.

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UNA LEZIONE ESOTERICA (di R. Steiner)

𝑭𝒐𝒓𝒔𝒆 𝒖𝒏 𝒑𝒐’ 𝒔𝒕𝒐𝒓𝒅𝒊𝒕𝒊 𝒏𝒐𝒊 𝒕𝒖𝒕𝒕𝒊, 𝒏𝒆𝒍 𝒘𝒆𝒃, 𝒔𝒊 𝒅𝒆𝒔𝒊𝒅𝒆𝒓𝒂 𝒖𝒏 𝒂𝒕𝒕𝒊𝒎𝒐 𝒊𝒏𝒕𝒆𝒓𝒓𝒐𝒎𝒑𝒆𝒓𝒆 𝒊𝒍 𝒑𝒓𝒐𝒇𝒍𝒖𝒗𝒊𝒐 𝒊𝒏𝒊𝒏𝒕𝒆𝒓𝒓𝒐𝒕𝒕𝒐, 𝒅𝒊 𝒒𝒖𝒂𝒏𝒕𝒊𝒕𝒂̀ 𝒏𝒐𝒏 𝒊𝒏𝒅𝒊𝒇𝒇𝒆𝒓𝒆𝒏𝒕𝒊 𝒅𝒊 𝒂𝒓𝒈𝒐𝒎𝒆𝒏𝒕𝒊 𝒔𝒑𝒊𝒓𝒊𝒕𝒖𝒂𝒍𝒊 𝒔𝒑𝒆𝒄𝒊𝒂𝒍𝒎𝒆𝒏𝒕𝒆 𝒅𝒆𝒅𝒊𝒄𝒂𝒕𝒊 𝒂𝒍𝒍𝒆 𝒓𝒊𝒄𝒐𝒓𝒓𝒆𝒏𝒛𝒆 𝒇𝒆𝒔𝒕𝒊𝒗𝒆. 𝑰𝒏 𝒕𝒂𝒏𝒕𝒂 𝒂𝒃𝒃𝒐𝒏𝒅𝒂𝒏𝒛𝒂 𝒍𝒂 𝒓𝒆𝒂𝒛𝒊𝒐𝒏𝒆 𝒔𝒑𝒆𝒔𝒔𝒐 𝒆̀ 𝒓𝒊𝒕𝒓𝒂𝒓𝒔𝒊, 𝒏𝒐𝒏 𝒍𝒆𝒈𝒈𝒆𝒓𝒆, 𝒐 𝒇𝒂𝒓𝒏𝒆 𝒊𝒏𝒅𝒊𝒈𝒆𝒔𝒕𝒊𝒐𝒏𝒆 𝒇𝒐𝒓𝒔𝒆 𝒔𝒊𝒏𝒐 𝒂 𝒑𝒓𝒐𝒗𝒂𝒓𝒏𝒆 𝒏𝒂𝒖𝒔𝒆𝒂. 𝑨𝒃𝒃𝒊𝒂𝒎𝒐 𝒇𝒂𝒕𝒕𝒐 𝒅𝒆𝒍 𝒏𝒐𝒔𝒕𝒓𝒐 𝒎𝒆𝒈𝒍𝒊𝒐 𝒑𝒆𝒓 𝒓𝒊𝒕𝒎𝒊𝒛𝒛𝒂𝒓𝒆 𝒍𝒆 𝒑𝒖𝒃𝒃𝒍𝒊𝒄𝒂𝒛𝒊𝒐𝒏𝒊 𝒂𝒍 𝒇𝒊𝒏𝒆 𝒅𝒊 𝒏𝒐𝒏 𝒊𝒏𝒇𝒂𝒔𝒕𝒊𝒅𝒊𝒓𝒆 𝒊𝒍 𝒍𝒆𝒕𝒕𝒐𝒓𝒆.
𝑬𝒄𝒐 𝒄𝒉𝒊𝒖𝒅𝒆 𝒔𝒆𝒎𝒑𝒓𝒆 𝒍’𝒂𝒏𝒏𝒐 𝒄𝒐𝒏 𝑳’𝑨𝒓𝒄𝒉𝒆𝒕𝒊𝒑𝒐 𝒅𝒊 𝑴𝒂𝒓𝒊𝒏𝒂 𝑺𝒂𝒈𝒓𝒂𝒎𝒐𝒓𝒂. 𝑰𝒍 𝑩𝒍𝒐𝒈 𝒏𝒂𝒄𝒒𝒖𝒆 𝒏𝒆𝒍 2013, 𝒎𝒂 𝒈𝒊𝒂̀ 𝒑𝒖𝒃𝒃𝒍𝒊𝒄𝒂𝒗𝒂𝒎𝒐 𝑳’𝑨𝒓𝒄𝒉𝒆𝒕𝒊𝒑𝒐 𝒔𝒖𝒍 𝒑𝒓𝒆𝒄𝒆𝒅𝒆𝒏𝒕𝒆 𝒇𝒐𝒓𝒖𝒎𝒇𝒓𝒆𝒆 𝒅𝒊 𝑬𝒄𝒐. 𝑺𝒊𝒂𝒎𝒐 𝒄𝒐𝒏𝒕𝒆𝒏𝒕𝒊 𝒅𝒊 𝒂𝒗𝒆𝒓 𝒇𝒂𝒕𝒕𝒐 𝒖𝒏 𝒑𝒐’ 𝒅𝒊 𝒔𝒕𝒓𝒂𝒅𝒂, 𝒄𝒐𝒔𝒕𝒂𝒏𝒕𝒆𝒎𝒆𝒏𝒕𝒆, 𝒄𝒐𝒏 𝒍𝒂 𝑺𝒊𝒈𝒏𝒐𝒓𝒂 𝑴𝒂𝒓𝒊𝒏𝒂 𝑺𝒂𝒈𝒓𝒂𝒎𝒐𝒓𝒂. 𝑬’ 𝒖𝒏 𝒄𝒂𝒔𝒐 𝒊𝒏𝒗𝒆𝒄𝒆, 𝒐 𝒇𝒐𝒓𝒔𝒆 𝒏𝒐𝒏 𝒍𝒐 𝒆̀, 𝒄𝒉𝒆 𝒑𝒆𝒓 𝒊𝒏𝒊𝒛𝒊𝒂𝒓𝒆 𝒍’𝒂𝒏𝒏𝒐 𝒏𝒖𝒐𝒗𝒐 𝒔𝒊 𝒔𝒄𝒆𝒍𝒈𝒂 𝒍𝒂 𝒑𝒖𝒃𝒃𝒍𝒊𝒄𝒂𝒛𝒊𝒐𝒏𝒆 – 𝒄𝒐𝒏𝒅𝒊𝒗𝒊𝒅𝒆𝒏𝒅𝒐, 𝒔𝒆𝒎𝒑𝒓𝒆 𝒅𝒂 𝑳’ 𝑨𝒓𝒄𝒉𝒆𝒕𝒊𝒑𝒐 – 𝒅𝒊 𝒖𝒏𝒂 𝒄𝒐𝒏𝒇𝒆𝒓𝒆𝒏𝒛𝒂 𝒅𝒆𝒍 𝑫𝒐𝒕𝒕𝒐𝒓𝒆 𝒄𝒉𝒆 𝑳’𝑨𝒓𝒄𝒉𝒆𝒕𝒊𝒑𝒐 𝒉𝒂 𝒑𝒓𝒐𝒑𝒐𝒔𝒕𝒐 𝒏𝒆𝒍 𝒔𝒖𝒐 𝒏𝒖𝒎𝒆𝒓𝒐 𝒅𝒊 𝒅𝒊𝒄𝒆𝒎𝒃𝒓𝒆 𝒔𝒄𝒐𝒓𝒔𝒐, 𝒕𝒓𝒂𝒅𝒖𝒛𝒊𝒐𝒏𝒆 𝒅𝒊 𝑴𝒂𝒓𝒄𝒐 𝑨𝒍𝒍𝒂𝒔𝒊𝒂. 𝑵𝒐𝒊 𝒅𝒊 𝑬𝒄𝒐 𝒍’𝒂𝒃𝒃𝒊𝒂𝒎𝒐 𝒕𝒓𝒐𝒗𝒂𝒕𝒂 𝒎𝒐𝒍𝒕𝒐 𝒊𝒏𝒕𝒆𝒓𝒆𝒔𝒔𝒂𝒏𝒕𝒆 𝒆 𝒄𝒐𝒊𝒏𝒗𝒐𝒍𝒈𝒆𝒏𝒕𝒆, 𝒂𝒍 𝒅𝒊 𝒍𝒂̀ 𝒅𝒊 𝒂𝒍𝒄𝒖𝒏𝒊 𝒄𝒐𝒏𝒄𝒆𝒕𝒕𝒊 ( 𝒄𝒉𝒆 𝒄𝒊 𝒓𝒊𝒑𝒐𝒓𝒕𝒂𝒏𝒐, 𝒗𝒐𝒍𝒆𝒏𝒅𝒐 𝒂𝒏𝒄𝒉𝒆 𝒂 𝒊𝒏𝒔𝒆𝒈𝒏𝒂𝒎𝒆𝒏𝒕𝒊 𝒅𝒊 𝑪𝒐𝒍𝒂𝒛𝒛𝒂) 𝒎𝒂𝒈𝒂𝒓𝒊 𝒓𝒊𝒑𝒆𝒕𝒖𝒕𝒊 𝒎𝒂 𝒔𝒆𝒎𝒑𝒓𝒆 𝒊𝒏 𝒓𝒊𝒏𝒏𝒐𝒗𝒆𝒍𝒍𝒂𝒕𝒂 𝒇𝒐𝒓𝒎𝒂 𝒅𝒂 𝒑𝒂𝒓𝒕𝒆 𝒅𝒊 𝑺𝒕𝒆𝒊𝒏𝒆𝒓. 𝑬 𝒍𝒆𝒈𝒈𝒆𝒏𝒅𝒐𝒍𝒂 𝒄𝒊 𝒆𝒓𝒂𝒗𝒂𝒎𝒐 𝒓𝒊𝒑𝒓𝒐𝒎𝒆𝒔𝒔𝒊 𝒅𝒊 𝒄𝒐𝒏𝒅𝒊𝒗𝒊𝒅𝒆𝒓𝒍𝒂. 𝑶𝒗𝒗𝒊𝒂𝒎𝒆𝒏𝒕𝒆 𝒊 𝒎𝒂𝒕𝒆𝒓𝒊𝒂𝒍𝒊 𝒅𝒆𝒍𝒍𝒂 𝒓𝒊𝒗𝒊𝒔𝒕𝒂 𝒐𝒇𝒇𝒓𝒐𝒏𝒐 𝒕𝒂𝒏𝒕𝒐 𝒅𝒊 𝒑𝒊𝒖̀ 𝒐𝒈𝒏𝒊 𝒎𝒆𝒔𝒆, 𝒅𝒂𝒊 𝒑𝒓𝒊𝒎𝒊 𝒂𝒏𝒏𝒊 ’90 (𝒂𝒍𝒍𝒐𝒓𝒂 𝒊𝒏 𝒇𝒐𝒓𝒎𝒂 𝒄𝒂𝒓𝒕𝒂𝒄𝒆𝒂) 𝒆 𝒊𝒍 𝒍𝒆𝒕𝒕𝒐𝒓𝒆 𝒂𝒇𝒇𝒆𝒛𝒊𝒐𝒏𝒂𝒕𝒐 𝒕𝒓𝒐𝒗𝒆𝒓𝒂̀ 𝒔𝒆𝒎𝒑𝒓𝒆 𝒂𝒍𝒕𝒓𝒊 𝒄𝒐𝒏𝒕𝒆𝒏𝒖𝒕𝒊 𝒑𝒆𝒓 𝒍𝒖𝒊 𝒊𝒏𝒕𝒆𝒓𝒆𝒔𝒔𝒂𝒏𝒕𝒊 𝒆𝒅 𝒖𝒕𝒊𝒍𝒊.
𝑫𝒖𝒏𝒒𝒖𝒆 𝒕𝒆𝒓𝒎𝒊𝒏𝒊𝒂𝒎𝒐 𝒍’𝒂𝒏𝒏𝒐 𝒄𝒐𝒏 𝑴𝒂𝒓𝒊𝒏𝒂 𝒆 𝒄𝒐𝒏 𝑳𝒆𝒊 𝒍’𝒊𝒏𝒊𝒛𝒊𝒂𝒎𝒐, 𝒄𝒉e 𝒒𝒖𝒆𝒔𝒕𝒐 𝒑𝒂𝒓𝒕𝒊𝒄𝒐𝒍𝒂𝒓𝒆 𝒑𝒂𝒔𝒔𝒂𝒈𝒈𝒊𝒐 𝒄𝒊 𝒔𝒊𝒂 𝒅𝒊 𝒃𝒖𝒐𝒏 𝒂𝒖𝒔𝒑𝒊𝒄𝒊𝒐, 𝒂 𝒏𝒐𝒊 𝒕𝒖𝒕𝒕𝒊 𝒄𝒉𝒆 𝒂𝒑𝒑𝒓𝒆𝒛𝒛𝒊𝒂𝒎𝒐 𝒊𝒍 𝑺𝒖𝒐 𝒇𝒆𝒅𝒆𝒍𝒆 𝒆𝒔𝒆𝒎𝒑𝒊𝒐 𝒆 𝒍𝒂𝒗𝒐𝒓𝒐, 𝒂 𝒏𝒐𝒊 𝒕𝒖𝒕𝒕𝒊 𝒄𝒉𝒆 𝒅𝒂 𝒐𝒈𝒏𝒊 𝒑𝒖𝒏𝒕𝒐 𝒅𝒆𝒍 𝒘𝒆𝒃 𝒂𝒍𝒍𝒂 𝒇𝒊𝒏𝒆 𝒄𝒊 𝒔𝒊 𝒊𝒏𝒄𝒐𝒏𝒕𝒓𝒂 𝒐 𝒂𝒏𝒄𝒉𝒆 𝒔𝒐𝒍𝒐 𝒄𝒊 𝒔𝒊 𝒔𝒇𝒊𝒐𝒓𝒂, 𝒐𝒈𝒏𝒊 𝒗𝒐𝒍𝒕𝒂 𝒄𝒉𝒆 𝒓𝒊𝒑𝒓𝒆𝒏𝒅𝒊𝒂𝒎𝒐 𝒍𝒆 𝒏𝒐𝒔𝒕𝒓𝒆 𝒏𝒂𝒗𝒊𝒈𝒂𝒛𝒊𝒐𝒏𝒊.

ECO

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Lezione esoterica

 

Come nei numeri precedenti, persone presenti alla Lezione esoterica di Rudolf Steiner hanno preso appunti in modo diverso. In questo caso le tre versioni che presentiamo differiscono di poco ma si integrano tra loro, rendendo piú completa la trascrizione.

 

Versione A

Lucifero e Ahrimane

Attraverso i nostri esercizi penetriamo gradualmente nel mondo spirituale, ma ciò non è possibile senza contemporaneamente entrare in contatto con Lucifero e Ahrimane. Nella Bibbia troviamo la storia della caduta dell’uomo nel peccato originale, attraverso il quale Lucifero e piú tardi Ahrimane hanno acquisito la loro influenza sugli esseri umani. Hanno un tale effetto sull’uomo che, quando questi sale nel mondo spirituale, ha difficoltà a sopportare il proprio Io. Alcune persone non tollerano nemmeno il segno esteriore dell’Io nel mondo fisico, cioè svengono quando vedono il sangue.

La caduta dell’uomo ci ha dato l’autocoscienza, ma con una limitazione, e ogni volta che facciamo un passo avanti nella conoscenza di noi stessi, nuove tentazioni si avvicinano a noi nella misura in cui possiamo sopportarle. Come l’uomo è limitato nel suo corpo fisico per quanto riguarda il grado di sopportazione del dolore, cosí sono limitate le forze con cui possiamo sopportare i mondi superiori.

Poiché Lucifero e Ahrimane ci hanno allontanato dal paradiso quando siamo caduti nel peccato, essi sono anche quelli che incontriamo quando vogliamo entrare nel mondo spirituale attraverso la meditazione, e che ci fanno sentire i nostri limiti.

Ahrimane è all’interno di ciò che è spirituale, nei suoni, nelle parole e in tutto ciò che può essere udito. Bisogna sempre diffidare di questi, perché c’è della falsità nel linguaggio umano, che si differenzia nelle varie lingue delle nazioni. Non del tutto, ovviamente, altrimenti chiunque aprisse bocca per parlare sarebbe destinato a mentire. Quanta verità c’è nel linguaggio, altrettanta verità può esserci nelle “voci”. Se le voci dicessero sempre la verità, allora Lucifero non avrebbe dovuto dire durante la tentazione: «Sarete come gli Dei», ma avrebbe dovuto dire: «Sto mentendo».

Lucifero dà le visioni. Dovete superarle, altrimenti non riuscirete a rompere il guscio che circonda ogni essere umano e che copre il vero mondo spirituale. Le visioni e le voci sono intorno a noi come il guscio che circonda il pulcino nell’uovo. Potreste, forse, vedere un angelo in una visione e, quando penetrerete attraverso la visione, l’angelo si trasformerà in un serpente, il segno di Lucifero, perché lui è apparso sotto forma di serpente anche durante la tentazione. O forse vedrete il colore blu nella meditazione: se lo attraversate, il blu può scomparire e diventare rosso, e allora diventa evidente che abbiamo visto le nostre passioni.

A causa della tentazione di Lucifero, l’uomo non ha ricevuto tutto ciò che hanno gli Dei; ha ricevuto una conoscenza prematura, ma non la vita. Ciò significa che tutto ciò che riconosciamo e percepiamo è permeato da Lucifero e Ahrimane. Fondamentalmente è cosí anche per il contenuto dei nostri esercizi. Se si guardano i propri esercizi, si vedrà che sono concepiti in modo tale da non fare mai appello all’egoismo umano, cosa che molte persone trovano molto spiacevole. Non meditiamo sull’“amore” o sulla “verità” perché tutto ciò non farebbe altro che promuovere l’egoismo. Ma concetti come “luce” e “calore” che si trovano nei nostri esercizi sono cose del mondo fisico che l’uomo conosce inizialmente solo attraverso i sensi fisici. Questi sono ancora tutti doni di Lucifero. Pertanto, dopo la meditazione dovremmo abbandonare il contenuto e svuotare completamente la nostra anima anche da queste impressioni; cosí facendo rinunciamo a tutto ciò che proviene da Lucifero e Ahrimane e ci prepariamo per il puro mondo spirituale. Allora il mondo dei sensi scompare per noi e si apre davanti a noi il mondo spirituale, che non ha nulla in comune con il mondo fisico.

 

La persona comune è come un pulcino che considera il suo guscio d’uovo come il mondo reale. Se il pulcino potesse percepire l’interno del suo guscio d’uovo, non lo vedrebbe piccolo, ma molto ingrandito, anzi, grande come noi vediamo il nostro mondo. Vedrebbe il contenuto del guscio come il mondo intero. È cosí che vediamo il nostro guscio d’uovo, cioè la nostra aura, che si estende intorno a noi come la volta azzurra del cielo. Se rompiamo il guscio, il Sole e la Luna si oscurano, le stelle cadono sulla Terra e al loro posto si dispiega il mondo spirituale.

Le persone vivono nel loro guscio d’uovo, la loro aura. Gli Elohim ci hanno dato la nostra aura che, a causa della caduta, e attraverso il peccato originale, è diventata come un guscio intorno a noi, e noi ci siamo dentro come il pulcino nell’uovo. Il cielo e le stelle sono il nostro limite e dobbiamo romperlo con la nostra forza dell’anima, proprio come il pulcino deve sfondare il guscio con le proprie forze. Allora entriamo in un nuovo mondo, proprio come il pulcino ha un nuovo mondo davanti a sé quando si trascina fuori dall’uovo. E poiché in realtà tutti gli uomini hanno attorno lo stesso guscio d’uovo, potrebbe anche nascere un’astronomia come quella che abbiamo oggi, che permette ai corpi celesti di muoversi nella volta celeste.

Il guscio dell’uovo è questo: Ex Deo nascimur. Per poterlo sfondare e portare qualcosa con noi nel mondo spirituale, dobbiamo portare con noi ciò che dal mondo esterno, cioè dal mondo spirituale, penetra nel nostro involucro, ciò che abbiamo in comune: cioè il Cristo. E per ciò diciamo: In Christo morimur e spe­riamo che quando avremo sfondato il guscio con l’aiuto del Cristo, saremo risorti: Per Spiritum Sanctum reviviscimus.

Versione B

Dovremmo percepire la lotta con Lucifero come la soppressione della meditazione [si tratta di spegnere il contenuto della meditazione dopo la meditazione, vedi piú sotto e la versione A]. Dobbiamo acquisire una comprensione della cosiddetta Caduta dell’uomo. Una cosa simile si sperimenta quando si diventa esoteristi. Cosa fa l’uomo quando diventa esoterista? Anticipa qualcosa che l’umanità dovrà affrontare in seguito. E ogni volta che l’uomo non vuole davvero andare avanti nel modo normale, la tentazione arriva per prima. Lucifero ci tenta quando sentiamo delle voci dentro di noi che ci parlano nella nostra lingua. Dall’altra parte non parlano questa lingua, parlano un’altra lingua: ecco perché dobbiamo dire a queste voci: «State tutti mentendo!». Ahrimane cerca di mostrarcelo attraverso le immagini.

Dobbiamo penetrare sia le voci che le immagini per arrivare alla verità. A titolo di esempio si riporta quanto segue: pensiamo al pulcino che è nell’uovo prima di uscire. Ha il guscio dell’uovo intorno a sé, questo è ciò che il pulcino sa e ciò che vede, ciò che vede dall’interno, proprio come noi, che come guscio dell’uovo intorno a noi abbiamo e vediamo il cielo e tutto, tutto ciò che l’occhio vede. Questo è tutto l’uovo visto dall’interno. Anche la nostra aura la vediamo dall’interno. Dobbiamo attraversare, rompere questo guscio d’uovo, proprio come il pulcino lo fora con il suo becco, lo butta via ed entra in un nuovo mondo, solo allora entriamo nel mondo degli esseri divino-spirituali, delle Gerarchie.

 

Per raggiungere questo obiettivo, dobbiamo abbandonare tutto nella meditazione, spegnere tutto ciò che vuol presentarsi a noi sotto forma di altri pensieri e sentimenti, a parte il contenuto della meditazione. Ma poi dobbiamo anche abbandonare questo, spegnerlo e rimanere comunque coscienti, questa è la parte significativa, questo è ciò che dobbiamo sentire.

Lucifero vive nel pensiero, anche nel pensiero della meditazione. Perciò facciamo un patto con Lucifero nel pensiero della meditazione. Ora dobbiamo lasciar cadere il pensiero nella meditazione, cioè renderci vuoti, far cadere il contenuto della meditazione, staccare il potere del pensiero dal pensare. Attraverso la volontaria soppressione con la coscienza sveglia uccidiamo consapevolmente ciò che viene da Lucifero.

È la creazione di un’attenzione focalizzata senza un oggetto. Essere attenti a un oggetto è l’inizio della meditazione, poi bisogna distogliere l’attenzione e restituire il pensare agli Dei; questa è la cosa importante. Solo allora si entra nel vero mondo spirituale.

Dopo che l’uomo ha ceduto alla tentazione di Lucifero, che gli ha detto: «Sarai come gli Dei!», allora la divinità disse: «No». E gli Dei tolsero la vita a ciò che Lucifero gli ha dato, cioè gli infliggono la morte.

Quando si entra nel mondo spirituale, si fa l’esperienza della forza che forma plasticamente la corporeità umana; ci si ritrova dietro se stessi. La forza del giudizio, del discernimento tra il bene e il male è quello che l’uomo impara a conoscere attraverso Lucifero.

Il corpo ha dei limiti su come può sopportare il dolore. Quando questo limite viene superato, si verifica lo svenimento. Anche l’anima ha dei limiti, in essa allora si verifica l’incoscienza.

Staccando il pensiero dal cervello, si sperimenta se stessi al di fuori del proprio cervello. È come avere delle correnti che circolano nel proprio cervello; è cosí che ci si sente. In seguito, ci si muove letteralmente intorno al proprio cervello. Se si continua a pensare in modo ordinario e ci si sente connessi con i processi che altrimenti lo precedono sempre, [ci si sente connessi] con ciò attraverso cui sorge il processo di pensiero, allora si conosce una sensazione che si può esprimere in questo modo: si ha letteralmente paura di arrivare al punto di avere un pensiero. Nella comunicazione di tali verità e fatti, di queste idee spirituali, che si sono sperimentate al di fuori del cervello, è necessario un certo superamento, perché ora si conosce ciò che funziona effettivamente nell’essere umano. Si vede il processo di distruzione del pensiero ordinario. Il ricercatore spirituale riesce per un po’ a non esercitare il processo di distruzione. Si mette lí accanto al suo cervello. La devozione all’universo senza attività fa parte della ricerca spirituale. Allora il ricercatore spirituale impara a fare volontariamente tutto ciò che gli uomini altrimenti fanno involontariamente nel sonno. Il ricercatore spirituale impara a sentire tutte le funzioni del corpo, la respirazione, le ghiandole eccetera eccetera, e sta di fronte all’intero essere umano esternamente, lo sente dall’esterno. A ciò arriva il ricercatore spirituale attraverso la devozione e l’approfondimento delle forze dell’anima, del pensiero e soprattutto del sentimento.

 

Vedersi fuori di sé

In una tale meditazione, in una simile immaginazione, bisogna essere con il cuore. Dovremmo meditare emotivamente, allora non solo saremo fuori dal nostro cervello con la nostra forza di pensiero, ma gireremo intorno all’intero essere umano. Allora sorge la consapevolezza: «Tu c’eri prima del concepimento, sei sceso in questa incarnazione!». Si guarda oltre la vita terrena. Questa è una tipica esperienza occulta: è come se un fulmine dividesse il corpo in due! L’esperienza è descritta con un’im­magine: è come se il fulmine attraversasse una casa, attraversasse il vostro corpo e lo portasse via.

È un’esperienza sconvolgente! È l’esperienza di avvicinarsi alla morte! Ora sapete e vedete qual è l’essenza animico-spirituale dell’uomo!

Poi si deve anche imparare a concentrare la propria volontà in modo disinteressato sull’attività esterna e quotidiana nel campo del parlare. Proprio come attraverso il sentimento si può staccare il potere del pensiero dal cervello e dall’intera persona, cosí si può staccare la forza della parola può essere distaccata dalla parola stessa. I movimenti della parola devono essere silenziosi, non si deve permettere che si arrivi a parlare. Bisogna esercitarsi in questo senso, interiormente, spiritualmente e animicamente, ma interiormente si continua a esercitare la stessa attività di quando si parla. Bisogna portarlo a un punto tale da non permettere al suono di entrare nei nostri nervi. Ciò che altrimenti si usa per parlare deve rimanere nel gesto.

Il mantra, la meditazione non è un concetto, ma è semplicemente sperimentare il suono internamente. Ascoltiamo noi stessi, ma non lasciamo che si arrivi al punto di parlare. In questo modo conosceremo le nostre vite terrene precedenti: questa è la vera memoria. Le forze dell’anima ci permettono di guardare nella vita oltre la nascita e il concepimento; le forze della volontà ci mostrano le vite precedenti sulla Terra.

Versione C

 

Cos’è la Caduta dell’uomo? È successo qualcosa che ha effettivamente plasmato lo sviluppo dell’umanità in modo diverso da come avrebbe dovuto essere secondo il volere degli Dei e di Jahvè in particolare. L’uomo sarebbe dovuto diventare una creatura che avrebbe dovuto seguire gli istinti degli Dei, proprio come l’animale segue i suoi istinti. Ma ora gli veniva data la distinzione tra bene e male, la conoscenza terrena. Essa gli ha insegnato a giudicare, ma prima gli ha anche tolto la conoscenza del cielo. E l’esoterista, oltre alla conoscenza terrena, si impegna a conquistare “l’altra” conoscenza, quella del mondo spirituale. Non si sente piú a suo agio come il resto delle persone che semplicemente vivono; per lui si presentano, in effetti, doveri e responsabilità gravi, per esempio verso la verità. Sa che se in una incarnazione ha detto a qualcuno una falsità, deve fare ammenda dicendo la verità. Questo non è sempre facile, può anche essere terribilmente difficile, ma deve essere fatto, perché il karma deve essere compiuto. L’esoterista può sentire, ad esempio, che qualcosa lo soffoca in gola, quello è lo spirito della verità che vuole che la falsità venga sradicata. L’esoterista deve accettarlo come un avvertimento a dire la verità. Oppure, in un altro caso, può sentire una sensazione di formicolío nel sangue. Questi sono gli egoismi nascosti che sono presenti nell’Io; finché l’uomo li nasconde, non vuole vederli, ciò si esprime nel fatto che l’uomo non può vedere l’espressione dell’Io egoistico, il sangue. Sviene alla vista del sangue, cioè si nasconde agli egoismi che formicolano dentro.

Le forze luciferiche ed ahrimaniche agiscono ovunque, e l’esoterista le conosce molto da vicino, deve combattere con loro e non deve sottrarsi alla lotta. L’uomo ha ricevuto la conoscenza terrena attraverso il serpente, attraverso Lucifero; deve portarla avanti fino alla morte, perché la morte è una conseguenza della conoscenza terrena. L’uomo deve imparare a sentire la Terra interiormente morta [illeggibile nel testo manoscritto…], deve essere in grado di spegnere il suo pensiero e tuttavia rimanere un essere umano sveglio e consapevole. Il contenuto della sua meditazione gli è stato dato nelle parole del linguaggio umano, ma il linguaggio è opera di Lucifero (la Torre di Babele); [le parole] hanno oscurato il vero linguaggio umano, la lingua originaria. Cosí l’uomo ha dovuto ricevere un contenuto luciferico sin dentro la sua meditazione. Se ora l’uomo crede di sentire delle voci in certi stadi dello sviluppo spirituale, e se queste parlano in una lingua qualsiasi, deve già sapere da questo: quello è Lucifero, quella è una menzogna, e attraverso un’ener­gica forza interiore deve rompere il guscio di queste menzogne per arrivare alla verità, cioè al vero mondo spirituale, che gli viene coperto da questo involucro. E quando crede di vedere immagini, lí per primo è all’opera Ahrimane.

 

Angelo e demonioL’essere umano è come un pulcino in un uovo, che crede che il guscio di questo uovo sia come uno specchio e legge da esso ciò che è lui stesso. Poi l’uomo deve avere di nuovo la forza interiore, se per esempio gli appare un angelo, di penetrare attraverso questa immagine con il potere interiore della conoscenza, e allora un diavolo apparirà dalla trasformazione dell’angelo. Il pulcino poteva credere che il suo guscio fosse l’universo, e anche la gente crede la stessa cosa. Sono bloccati nel loro guscio d’uovo e credono che questo involucro blu dell’uovo del mondo, in cui vedono le stelle, il Sole e la Luna, sia il mondo. Non è cosí. Fanno la stessa cosa che fa il pulcino, ma quando questo pulcino rompe il guscio con la sua forza, allora è come una persona che, con la sua forza interiore, rompa il guscio dell’uovo cosmico, che crede essere tutto il mondo. Allora vede che ciò che gli astronomi dicono del Sole, della Luna e delle stelle è velleitario, vede il mondo delle Gerarchie e il loro regnare e il loro operare, ma per lui le stelle cadono e il Sole e la Luna perdono il loro aspetto fisico. Poi esce nel mondo del Padre, che è il creatore dell’uovo del mon­do che in precedenza era il suo mondo. L’uomo entra in questo mondo attraverso la morte, ma anche attraverso l’Iniziazione. Il Cristo appartiene ad entrambi i mondi, al mondo originario ma anche al mondo dell’uovo, perché ha fatto il sacrificio di entrarvi e di operarvi, affinché attraverso di lui gli uomini potessero trovare la forza interiore per rompere il guscio ed entrare nel mondo delle Gerarchie: il mondo dello Spirito Santo. In Christo morimur significa lasciar morire la conoscenza terrena affinché la conoscenza celeste possa risplendere.

Come il corpo raggiunge i limiti della sua capacità di sopportare e poi non può andare oltre e sviene per l’eccesso di dolore, cosí anche l’anima ha dei limiti nella sua capacità di sopportazione. Allora non può piú andare oltre e deve fare ciò che lo spirito di verità le chiede: tagliare il nodo.

L’anima si sente circondata dalla propria forza come da un guscio. Deve rompere questo guscio e Lucifero e Ahrimane sono proprio lí.

Versione D

La Caduta dell’uomo può essere sperimentata nuovamente sul sentiero esoterico, poiché la tentazione si frappone a ogni progresso umano.

Chi diventa esoterista deve rendersi conto che deve prendere la vita in modo diverso dall’exoterista. Fisicamente si può anestetizzare il dolore, ma mentalmente non si può piú intorpidire se stessi. Bisogna sapere che se si dice una menzogna, la si dovrà correggere in una vita successiva, che si dovrà dire la verità, ma con un senso di vergogna. Il corpo può sopportare solo una certa quantità di dolore, poi sviene e si perde il controllo del proprio Io. Anime deboli, possono anche svenire per paura o terrore. Quando un’anima immatura che ha un’inclinazione psichica entra rapidamente attraverso gli esercizi nel mondo spirituale, allora cade anche lí in uno stordimento: sono le voci che ci parlano nelle nostre lingue che Lucifero pone davanti al mondo spirituale. Bisogna quindi fare appello a una grande forza d’animo per gridare loro: «State mentendo». Allora si fermano. Ahrimane si oppone a noi nell’immaginazione. Alcune persone vedono un angelo; quando focalizzano lo sguardo su di lui, scompare nella nebbia e al suo posto si erge un diavolo. Un’apparizione ha un colore blu; se la si guarda da vicino, diventa rossa e indica che c’è ancora un desiderio dentro di noi.

 

Oltre le stelleL’essere umano si trova nell’aura delle sue illusioni, anche per quanto riguarda l’ambiente fisico, come un pulcino nel guscio di un uovo. Per en­trare nel mondo spirituale dobbiamo superare questa barriera. Dobbiamo quindi prima imparare a capire il lin­guaggio del mondo spirituale, e per farlo dobbiamo riempirci di qualcosa che ci è arrivato da lí, nel nostro gu­scio d’uovo: dobbiamo portare quello con noi, cioè è l’Impulso-Cristo. Die­tro la maya della volta celeste troviamo allora le Gerarchie. Nelle nostre meditazioni abbiamo qualcosa (una parte) che appartiene al regno di Lucifero, quindi ci colleghiamo con Lucifero. Se poi spegniamo la meditazione, spegniamo ogni pensiero, chiamiamo la nostra anima a combattere con Lucifero.

 

Rudolf Steiner

 


Conferenza tenuta a Copenaghen il 15 ottobre 1913.

O.O. N° 266/3.

Traduzione di Marco Allasia.

Da appunti dei presenti non rivisti dall’autore.

Grazie a MARINA SAGRAMORA

L’ARCHETIPO-GENNAIO 2025

Anno XXX n. 1

Gennaio 2025

In questo numero:

ALLELUJA (di Händel) e NATALE (di R. Steiner)

ALLELUJAH-Händel

⭐️

QUEST’ANNO IL GRUPPO DI ECO E’ PIU’ SPARUTO. E’ UN NATALE PIU PROFONDO E SENTITO NELLE NOSTRE ANIME. TANTO PIU’ CI MANCANO I NOSTRI CARI AMICI FRANCO DE PASCALE E FABRIZIO CARUSO, TANTO PIU’ ESSI SONO PRESENTI CON IL LORO CALORE POTENTE. INESPRIMIBILE LA NOSTRA GRATITUDINE PER CIO’ CHE CI HANNO DONATO E INSEGNATO.

ECOANTROPOSOPHIA AUGURA BUON NATALE A TUTTI I SUOI AMICI E LETTORI.

*

NATALE

Dorme

L’anima della Terra

Nel caldo tempo d’estate;

Chiaro allora

Lo specchio del Sole

Irradia nell’esteriore spazio.

.

Sveglia

E’ l’anima della Terra

Nel freddo tempo d’inverno;

Spiritualmente allora

Risplende il vero Sole

Nell’essere interiore.

.

Gioioso giorno d’estate.

E’ sonno della Terra

Notte sacra d’inverno

E’ giorno della Terra. 

*

(Rudolf Steiner)

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Traduzione versi Steiner-  Editrice Trani- Trieste – 1939

 

SOLSTIZIO INTERIORE (di F. Caruso)

🔴

SOLE LOGOS DELL’IO

LA NOTTE NEL GELO E’ SILENZIO ASSOLUTO.
ALTISSIMA FIAMMA SI MUOVE E COSTRINGE LE OMBRE A DANZARE.
CUORI RIUNITI OSSERVANO IL SOLE CHE NELLA FIAMMA IN PARTE RINASCE.
IN ATTESA DELLA RINASCITA VERA CHE IN CIELO SI ANNUNCIA.

ORO SOLARE SI APPRESTA NEI CIELI INFINITI
E L’ANIME UMANE ATTENDONO IL POTERE DI LUCE CHE INCORONA LA GLORIA.
ORO E CELESTE FULGORE DISSETANO I CUORI CHE MANTENNERO FEDE.
CHE RICORDO MANTENNERO DEL SOLE FULGENTE NEL PIU’ NERO AFFOGARE.

LA NOTTE COMINCIA A TREMARE MENTRE L’AUREO CELESTE RISORGE AL CALORE.
E’ VITTORIA PERENNE CHE PERENNE RINNOVA IL MISTERO DEL VERO SPLENDORE.

UN ABISSO E’ TRASCESO E SQUARCIATO POICHE’ IL SOLE RISORGE
E DISEGNA LE FORME DEL VERO CHE LA LUCE STRAPPA ALLA NOTTE DEL CIECO AMMASSARE.

LA LUCE RISORGE E IMPONE LE FORME DEL LORO VERO VALORE A TUTTI GLI ENTI DEL MONDO.
LA TERRA SI PIEGA ALLE GERARCHIE DEL NUDO INTERNO VALORE CHE LE FORME DEL MONDO RIAPPARSE NON POSSONO PIU’ NELLA NOTTE DISTRUTTA CELARE.

IL SOLE DISCENDE NEI CUORI DEGLI UOMINI ATTRAVERSO IL LORO RINATO VEDERE LA LUCE OPERARE NEL MONDO TERRENO.
IL SOLE SI RIACCENDE NEI CUORI STREMATI E CONCEDE IL POTERE DI TRAVOLGERE IL MALE POICHE’ LA NOTTE NON PUO’ PIU’ ALLEVARE GLI OSCURI LANGUORI-MENZOGNA.

RISORTA E’ LA LUCE E PERMETTE IL RICORDO MORALE DEL CALORE DEL BENE.

SOLE LOGOS RIAPPARE PER CHI ELEVANDOSI LO PUO’ RICORDARE.


HELIOS FK AZIONE SOLARE

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DAL DIVIN FONDO DELL’ESSER NOSTRO

Il culto del Sol Invictus

*

Io sento

Come sciolto da incantesimo

Il Figliuol de lo Spirto

In seno all’anima;

In chiara purità di cuor

L’ha generato

Il sacro Verbo dei Mondi,

Della Speranza Frutto celestiale,

Che giubilando cresce

In lontananze eteree,

Dal divin fondo

Dell’esser mio.

(Rudolf Steiner)

*

In molti settori della spiritualità moderna si crede oggi che sia giusta volontà il caricare gli impulsi ed emozioni, gli entusiasmi verso i pensieri positivi o piacevoli, credendo ciò bastante ad assicurare conseguimenti di forza di pensiero tali da assicurare, quantomeno, comportamenti sinceri, buoni e fraterni .

In parole povere non pensiamo a liberare la volontà ma a caricarla ed alimentarla sempre e solo col sentire prigioniero: un solo sentimento generico deputato al cambiamento di quel pensiero, al mutamento di quella mente che porterebbe così a raggiungimenti di dimensioni solari credute mete profetizzate già dall’antico.

Direi che questa pratica, invece che un pensiero forza genera un pensiero… forzato, di quella energia che tiene oggi in piedi molta new age e svariati spiritualismi da banco, il grande nuovo bussiness del secolo, che ha contaminato anche l’antroposofia.

Parole vuote di un linguaggio romantico e positivo ma rigide come involucro, ingabbiante, e nello stesso tempo impermeabile allo Spirito.

Le verità spirituali sono ridotte a luoghi comuni in cui si insinua il proprio personale brevetto riducendo impunemente il sacrificio di Iniziati a comuni e universali ineluttabili iniziazioni… per esaltare se stessi.

Le verità di Steiner sono ritenute bruscolini quando vanno a cozzare con le nostre debolezze: rimandare la disciplina interiore è vizio risaputo. E questo sarebbe il minimo se non che si può peggiorare la situazione andando ad avversare per sciocco ed inutile amor proprio, ma sempre per interesse personale, proprio l’essenza  su cui si regge quella scienza spirituale che tanto ha ammaliato e nella quale si continua a sguazzare senza decidersi a nuotare.

Una contraddizione plateale e chiarissima alla quale sarebbe preferibile un bel silenzio compunto, almeno non si cadrebbe nel ridicolo, facilmente individuabile ad una semplice analisi logico razionale di ciò che senzientemente si dichiara.

E’ caratteristica umana formularsi pensieri alti e comportarsi non di conseguenza. La natura è forte. Così anche la nuova meta raggiunta e conseguita da pochi nel sacrario occidentale rischia di diventare per gli altri natura morta, pensato, una medicina fra tante che come unici effetti sa dare unicamente assuefazione ed effetti collaterali, una droga, un ritornello, un mantra che ci ripetiamo solo per illuderci e per non “pensare quello che si dovrebbe pensare”.

E così dell’Io solamente si parla, si studia e si fanno conferenze e congressi, ma non se ne fa esperienza. Sì, è giusto pensarne come siamo abituati a fare, spinti dal dovere e dal sentimento, è giusto usare il nostro pensiero migliore, quello forte pensante spinto fino alla sua ultima istanza, ma al limite di questo pensiero pensante non c’è un termine, una fine: un altro grande scenario si apre, lo scenario dell’Uomo. Si tratta di uno scenario che va oltre la forza del razionale, oltre la barriera cerebrale, quella forza che può essere cavalcata e domata, convertita perché conduca oltre, al nostro Io e….

Eppure l’uomo può aver ragione della forza della natura per farne il proprio “sacro finalismo”.

Ma il metodo non è  visualizzazione, non è donarsi a ossessivi pensieri suggeriti dalle leggi di attrazione che vorremmo attivare per sperimentare poteri occulti e poteri terreni di abbondanza. Questi sono i lacci più stretti che possano esistere… : desideri primitivi che si convertono in altre brame più raffinate. E’ merce antica che non merita nemmeno di essere messa in saldo, il negoziante disonesto la camuffa perché non venga riconosciuta e la riespone come nuova ai maniaci dello shopping.

E le promesse e le descrizioni delle nuove schiere di profeti da strapazzo che siamo tentati di imitare e/o seguire, affondano ancora di più l’uomo nelle sabbie mobili, nominando invano il nome del Cristo per rifiutarlo e tradirlo nello stesso momento della sua pronuncia: nella perpetuazione di quella forza d’inerzia che ci conduce, sorda ed inesorabile: la stessa della natura.

Il metodo non è godimento nè sogno, non è parola morta nostra o di altri che possa regalare alcunchè di vero.

Morire davvero bisogna, morire davvero con tutta la nostra volontà vera conquistata in una viva esperienza quotidiana e fedele, morire di una morte che non dona sensualità e piacere terreno, di una morte che possa testimoniare la verità di quell’amore che diciamo di amare. Di quell’amore che non è un sentire malato da nutrire ancora con rinnovate dosi di sostanze allucinogene, di quell’amore che non bisogna rivestire di tecniche di PNL e similari, o di linguaggio di moda del momento.

Di quell’amore che non si trova nelle stanze dei congressi o nei luoghi di eventi e raduni, che non si trova nei libri, che non si trova nemmeno qui in internet ma bensì nel luogo più ignorato, più reietto e disprezzato del mondo (disprezzato prima di tutto da se stessi).

Un luogo da scoprire, raggiungere, conoscere e poi da inabitare: in noi è la Via, la Verità e la Vita. Quella piccola luce del pensiero  deve accendersi e volgersi a se stesso, ripercorrersi su quella via che dal riflesso può portare fino alla causa della sua sorgente: la Verità; dalla immagine morta a Ciò che la produce, per individuarsi, conoscersi.

Per  poi Vivere, veramente.

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La traduzione dei versi di Rudolf Steiner: Casa editrice Trani-Trieste-anno1939

IL PIENO DEL VUOTO (di M. Sagramora)

(Catacombe di S. Callisto-ROMA)

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Dal GianicoloEra un sabato mattina. Una passeggiata lungo il viale del Gianicolo con Massimo Scaligero. Pace, calma, tempo sereno. Poi, sul piazzale, confusi ai tanti turisti in ammirazione davanti al panorama, uno sguardo dall’alto della città di Roma. Un panorama fantastico, unico. Io mi espressi con frasi di meraviglia per la bellezza di quanto si offriva ai nostri occhi. Lui mi guardò e aggiunse, alle mie parole: «Dobbiamo essere grati al mondo spirituale per vedere il vuoto là dove è il pieno: questa per noi è una protezione».

Stetti per un po’ a pensare a cosa significassero quelle parole, poi chiesi: «Da cosa siamo protetti?».

«Dal vedere ciò che ci circonda e che potrebbe essere fonte per noi di paura, di smarrimento o di angoscia».

«In che senso?».

«Non siamo preparati a “vedere”, quindi vediamo il vuoto là dove c’è il pieno».

«Ma chi lavora con gli esercizi, con la disciplina interiore, potrebbe arrivare a vedere?» insistetti io.

«Certamente, ma al termine di un lungo cammino».

«Ma io non potrei vedere?…». La mia sfrontatezza, a distanza di anni, mi fa vergognare di me stessa. Ma allora ero sicura di essere già abbastanza avanti nella strada. Non sapevo certo a quell’epoca che dopo sessant’anni avrei realizzato di essere ancora all’inizio del percorso».

«Ti spaventeresti e non sarebbe giusto per il momento».

«Anche se potessi solo per poco tempo?».

«Sarebbe una visione difficile da accettare».

«Eppure io vorrei averla, questa visione, anche solo per un attimo».

La mia insistenza continuò per un po’, con l’improntitudine della giovinezza e la sicurezza di me stessa che con il tempo si è, giustamente, del tutto ridimensionata.

Alla fine Massimo mi accontentò.

Mentre guardavo davanti a me, in silenzio, improvvisamente vidi.

Tutto il vasto cielo che incombeva sul panorama era fitto di esseri di ogni genere, e cosí il piazzale in cui stavamo insieme ai visitatori e ai turisti. C’erano entità luminose insieme a entità oscure, esseri elementari di ogni tipo e grandezza, dai piú piccoli ai piú grandi, di bell’aspetto o buffi o anche alquanto sgradevoli alla vista. E poi una quantità di esseri demoniaci, scuri, orribili a vedersi, alcuni anche attaccati alle persone che gremivano il piazzale. Tutto era in movimento e gli esseri, muovendosi, sia i luminosi, angelici, sia i cupi, demoniaci, si intersecavano l’uno nell’altro, non avendo uno spazio delimitato ognuno escludente l’altro, ma piuttosto fluido e mutevole.

Ero ghiacciata dalla testa ai piedi, impietrita. L’immagine credo sia durata pochi secondi, ma per me è stato un tempo lunghissimo, che mi ha lasciato senza parola.

Ci siamo incamminati in silenzio sulla via del ritorno. Non avevo il coraggio di commentare.

Massimo ogni tanto mi dava un sguardo per vedere come avevo reagito alla visione. La sua presenza era per me una sicurezza, per cui non mostravo segni di angoscia.

Però quella fu una lezione che ho serbato sempre gelosamente in me e che mi è servita a capire quanto ci sia da lavorare interiormente per arrivare ad avere uno sguardo sulla realtà del mondo che ci circonda, di cui cogliamo soltanto quanto ci permettono i nostri sensi fisici. Ed è una vera protezione, come diceva Massimo.

Alcuni hanno come dono la possibilità di vedere “il pieno del vuoto”, sia perché sono dei Maestri, sia perché forse l’hanno conquistato, come discepoli, in una vita precedente.

Ci sono però anche delle persone che per qualche ragione karmica hanno squarciato il velo di protezione e vedono ciò che non sono in grado di sostenere, e allora vengono considerati pazzi e per questo tenuti dalla medicina ufficiale sotto psicofarmaci.

 

Istruito da un Angelo

Altri possono invece essere degli aiutatori, e pongono il loro dono di veggenza al servizio degli altri. Questo è ciò che ognuno di noi dovrebbe aspirare ad essere: un aiutatore in grado di vedere e comprendere i nostri fratelli, in accordo con le entità angeliche che si mostrano e danno il loro consiglio, se ne siamo degni.

Questo era il lavoro che facevano i “buoni uomini” del catarismo, nel periodo che va dal 1100 al 1250 circa, cosí come in passato era accaduto per i bogomili e ancora prima per i manichei. Essi consigliavano, imponevano le mani sul capo dei malati, che venivano guariti, e dei posseduti, che venivano liberati. L’efficacia del loro aiuto poneva un termine di paragone troppo alto per la Chiesa petrina, che li sterminò con la “Santa Inquisizione” e i roghi.

Ed è quanto potrebbe ripetersi anche per chi oggi, seguendo in maniera vera e attiva, non passiva e dialettica, volesse attuare fino in fondo ciò che la Scienza dello Spirito insegna.

Il nostro è il nuovo catarismo, tanto che un giorno Rudolf Steiner, durante una riunione e guardando il pubblico, disse che molti seduti lí in passato erano stati dei catari.

 

Nuove catacombeMassimo Scaligero affermava che dopo il Duemila si sarebbe verificato un periodo che lui definiva “delle nuove catacombe”. Era evidentemente un modo per esprimere il fatto che il lavoro esoterico piú alto scientifico-spirituale sarebbe stato avversato e si sarebbe dovuti ricorrere al segreto “catacombale”. Non siamo ancora giunti a questo, ma dato ciò che la comunità umana sta esprimendo in questo periodo, non sembra lontano quel tempo, né evitabile.

Prepariamo quindi le forze necessarie per sostenere la visione del “pieno del vuoto”, e anche la conseguente possibilità di ricevere il sostegno dei Maestri e delle Entità angeliche, per dare a nostra volta aiuto e consiglio a chi ne ha necessità, in questa società che non ha ancora trovato la Via che Duemila anni fa ci è stata insegnata dalla Divinità fattasi uomo tra noi: la sola che conduce alla salvezza.

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Grazie a Marina Sagramora-L’Archetipo

Immagini testata e di copertina: affresco e cunicoli catacombe San Callisto-Roma

AGIRE NEL PROFONDO DELL’ANIMA

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Sto parlando ai ribelli angosciati che in questi giorni bui avvertono la disperazione di un mondo che sembra franare verso l’oscurità liberticida.

Ricordo a tutti loro che la vera libertà si conquista nell’arrestare il flusso di pensieri angoscianti e di paure e quindi essa inizia da un lavoro quotidiano su noi stessi.

Dobbiamo imparare a dominare il flusso di pensieri che ci perseguita. Non esiste libertà senza silenzio interiore. Non esiste silenzio senza il dominio dei concetti. Il pilota automatico di pensieri che ronzano nella nostra testa è il vero nemico.

L’Arte della Concentrazione ci insegna ad esercitare il dominio su questo mortale intossicamento dell’anima. Come il musicista si esercita con lo strumento musicale noi dobbiamo esercitarci quotidianamente nell’Arte della Concentrazione interiore. Come il musicista si abbandona all’ascolto dei grandi compositori prediletti, cosí noi dobbiamo trovare la Luce nella direzione spirituale verso cui ci sentiamo chiamati.

Non esistono piú religioni imposte, neppure quella della cosiddetta scienza che viene inculcata nelle menti dei piú deboli. Sta alla nostra libertà trovare la direzione verso il Divino. E vi garantisco che la giusta pratica del dominio del concetto, ovvero l’arte quotidiana della Concentrazione, unita agli esercizi indicatici come fondamentali da Rudolf Steiner e approfonditi nella loro esecuzione da Massimo Scaligero, sono la porta verso la Luce e verso l’Amore.

Sto parlando ai ribelli angosciati che in questi giorni orrendi di ingiustizie tremende (e paventate), si rendono conto della situazione aberrante verso cui le Forze Oscure ci stanno sospingendo.

Sto parlando a quelli che avvertono la disperazione di un mondo che sembra franare in direzione di una barbarie tecno-informatica.

Non trasformerete nulla nella società senza la volontà di trasformare voi stessi. Non concluderete nulla se non troverete il coraggio di esercitarvi quotidianamente nell’Arte della Concentrazione, della disciplina interiore e nella preghiera riconoscente e quotidiana.

Seduti in silenzio in una comoda poltrona iniziate la rivoluzione! Quando Luce e Amore saranno scesi in voi, allora avrete l’autorevolezza e la serenità per parlare al vostro prossimo.

E la vostra parola allora avrà vita e sarà esempio trascinante nei confronti degli spaventati e degli atterriti.

Vi accorgerete ad un certo punto che il Male (quello vero) non è degli uomini o degli esseri medium che ne sono portatori (l’élite che sembra oggi comandare il mondo), ma di potenze invisibili che possiamo combattere solo partendo da noi stessi.

Per la nostra salvezza e per quella di coloro che verranno dopo di noi, è giusto manifestare, ma ancor piú giusto agire nel profondo dell’anima.

Decidete allora se volete stare dalla parte dei travolti o dalla parte dei salvati. Salvati dalla consapevolezza che il lavoro interiore quotidiano è la chiave di volta della salvezza.

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🪈

ANIMA NOBILE E’ LA META (di F. Caruso)

🏔️

𝑵𝒐𝒏 𝒗𝒊 𝒆̀ 𝒂𝒍𝒕𝒓𝒂 𝒍𝒊𝒃𝒆𝒓𝒕𝒂̀.

𝑨𝒍𝒕𝒓𝒂 𝒈𝒊𝒖𝒔𝒕𝒊𝒛𝒊𝒂.

𝑨𝒍𝒕𝒓𝒐 𝒔𝒄𝒐𝒑𝒐.

𝑺𝒐𝒍𝒐 𝒖𝒏𝒂 𝒂𝒔𝒄𝒆𝒔𝒂 𝒅𝒂 𝒄𝒐𝒎𝒑𝒊𝒆𝒓𝒆.

𝑼𝒏𝒂 𝒑𝒖𝒓𝒊𝒇𝒊𝒄𝒂𝒛𝒊𝒐𝒏𝒆 𝒅𝒂 𝒂𝒕𝒕𝒖𝒂𝒓𝒆.

𝑼𝒏 𝒍𝒊𝒎𝒊𝒕𝒆 𝒖𝒎𝒂𝒏𝒐 𝒅𝒂 𝒕𝒓𝒂𝒔𝒄𝒆𝒏𝒅𝒆𝒓𝒆.

𝑳𝒖𝒄𝒊𝒅𝒂 𝒂𝒔𝒄𝒆𝒔𝒂 𝒅𝒆𝒍 𝒑𝒆𝒏𝒔𝒂𝒓𝒆 𝒄𝒉𝒆

– 𝒒𝒖𝒂𝒍𝒆 𝒄𝒉𝒊𝒂𝒓𝒐𝒓𝒆 𝒅𝒆𝒍𝒍𝒆 𝒗𝒆𝒕𝒕𝒆 –

𝒆̀ 𝒑𝒖𝒓𝒂.

𝑺𝒐𝒍𝒊𝒕𝒂𝒓𝒊𝒐 𝒆𝒅𝒊𝒇𝒊𝒄𝒂𝒓𝒆 𝒏𝒆𝒍𝒍’𝒂𝒏𝒊𝒎𝒂

𝒒𝒖𝒂𝒏𝒕𝒐 𝒅𝒊 𝒆𝒍𝒆𝒗𝒂𝒕𝒐 𝒆𝒔𝒔𝒂 𝒈𝒊𝒂̀ 𝒄𝒐𝒏𝒕𝒊𝒆𝒏𝒆,

𝒄𝒖𝒔𝒕𝒐𝒅𝒊𝒔𝒄𝒆, 𝒆̀.

𝑨𝒎𝒑𝒊𝒐 𝒐𝒓𝒊𝒛𝒛𝒐𝒏𝒕𝒆 𝒅𝒆𝒍𝒍𝒆 𝒗𝒆𝒕𝒕𝒆

𝒄𝒉𝒆 𝒕𝒓𝒂𝒔𝒎𝒖𝒕𝒂 𝒊𝒍 𝒑𝒍𝒖𝒎𝒃𝒆𝒐 𝒄𝒓𝒆𝒑𝒖𝒔𝒄𝒐𝒍𝒐

𝒅𝒆𝒍𝒍𝒂 𝒖𝒎𝒂𝒏𝒂 𝒎𝒂𝒍𝒊𝒛𝒊𝒂 𝒊𝒏 𝒄𝒓𝒊𝒔𝒕𝒂𝒍𝒍𝒐 𝒅𝒆𝒍𝒍’𝒂𝒖𝒓𝒐𝒓𝒂.

𝑨𝒏𝒊𝒎𝒂 𝒏𝒐𝒃𝒊𝒍𝒆 𝒆̀ 𝒍𝒂 𝒎𝒆𝒕𝒂

𝑻𝒂𝒍𝒆 𝒆̀ 𝒍𝒂 𝒍𝒖𝒄𝒆 𝒄𝒉𝒆 𝒊 𝒕𝒆𝒎𝒑𝒊 𝒂𝒕𝒕𝒆𝒏𝒅𝒐𝒏𝒐.

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L’ARCHETIPO-DICEMBRE 2024

Anno XXIX n. 12

Dicembre 2024

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In questo numero:

FABRIZIO CARUSO, IN MEMORIA

🟠

Due giorni fa, il 27 novembre, Fabrizio Caruso, FK AZIONE SOLARE per noi di Ecoantroposophia, discepolo di Massimo Scaligero, ha varcato la soglia.

Silente ma sempre presente, ci è stato sempre accanto da prima che nascesse Ecoantroposophia. 

Silenzioso si affiancò a noi, allora alquanto rumorosi, sul forum on line della Società Antroposofica che poi fu chiuso, dal quale fummo cacciati, ma ci restò al fianco sempre e noi abbiamo sempre sentito il calore, il fuoco, della sua presenza. Non abbiamo fatto in tempo a raccontargli che quella stessa Società, ben 15 anni dopo, ha spedito un invito di partecipazione per il Convegno di Napoli,  a quegli “stessi ragazzi” che fondarono il Blog Ecoantroposophia.

Umile, discreto e dignitoso, Fabrizio suscitava in noi sempre un grande rispetto senza richiederne, però un rispetto mai più grande di quello che lui a noi riversava, che riversava a tutti: un grande Asceta, un essere nobile,  di una razza superiore. 

Sempre il suo pensiero si levava in alto fra le nubi a ritrovare la Luce, nella certezza della Vittoria: ogni sua lirica lo testimoniava – mentre, con la prosa, nei suoi scritti declinava la sintesi dei suoi Pensieri – e sempre tutto col suo tipico stile virile e nobile spirito.  

Quale dono più grande di questo suo Pensiero costante alla Vittoria  poteva lasciare ai suoi amici?

Perchè non sarà facile rimanere anche senza di Te Fabrizio, e non avremmo creduto di rimanere così dolenti per la separazione, un vuoto sconcertante: cercheremo nel tempo di fare tesoro del Tuo esempio fedele alla Via,  in questa maniera Ti terremo sempre con noi. 

Grazie infinite per averci onorato della  Tua amicizia.

Continua a vegliare su di noi.

Ave, Fabrizio!

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PICCOLO SOLE (Poesia di Savitri)

(Assunta-Tintoretto-Dipinto in Chiesa di S. Fosca-Venezia)

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“Un giorno ti leverai col tuo vero corpo.

Non sognerai piú oasi nel miraggio del sogno.

Separerai la parte di te che è sempre presente: 

sulla terra – dove chi eri entrerà nel sogno – 

percorrerai sentieri che trattengono l’orme.

Ma il miracolo è adesso: la forza di colui 

che sta destandosi mentre sogna se stesso 

sveglio e addormentato, è questo il mistero:

il continuo tendere a raggiungere il Sé

che sfugge alle apparenze.”

☀️

Ora all’orizzonte il piccolo sole si leva 

con amore penetrando la notte:

e la Madre apre il manto sulla Vite 

vittoriosa dal grembo della terra.

Ha inizio dei Tralci il primo giorno di vita: 

l’unione mistica nel sacrificio del sé

Al Sole di Mezzanotte.

(hierós gámos-verso Il Santo Graal)
( S. S. )

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