Anno XXVIII n. 12
Dicembre 2023
In questo numero:
Anno XXVIII n. 12
Dicembre 2023
🔆
Vi è logica e logica. Vi è una logica, invero, “illogica”, ossia una logica falsa, perché staccata dal Logos, ed è la dialettica. E vi è, invece, una logica vera, una logica autentica, una “logica dell’essenza” – come la chiama Massimo Scaligero – che è la verace logica: quella che scaturisce dal Logos. Solo quest’ultima è vera logica, ed ha il diritto di esser chiamata logica.
Massimo Scaligero nel suo breve scritto, compreso nell’aureo opuscolo La Via dei Nuovi Tempi, Roma, s.d., ma pubblicato nella seconda metà degli anni Settanta del trascorso secolo, con un linguaggio semplice e piano, cosí descrive – ne verrà qui messa in evidenza in grassetto una parte importante – nel capitoletto La Via del Pensiero, a pagina 10, l’essenza della Via solare indicata dalla perenne Scienza dello Spirito per l’uomo di questa travagliata epoca:
«La via “occidentale” di cui sono espressione i cinque esercizi, include in sé e supera quella “orientale”: essa cura che, parallelamente all’addestramento interiore, il discepolo svolga un’energica disciplina del pensare. Ciò dipende anzitutto dal fatto che il pensare è l’attività mediante cui lo Spirito, come Io, ha immediatamente presa nella coscienza. Inoltre il pensare ha una proprietà che le altre facoltà non hanno. Ogni facoltà interiore muove sul piano in cui sorge, senza superarlo, anche se scaturisce da livelli superiori. Si può dire che ogni livello ha le sue proprie percezioni. V’è un’attività, invece, che si muove simultaneamente nei vari mondi. Dal fisico, all’animico, allo spirituale, ed è il pensiero cosciente. Un pensiero logico che sia veste cosciente di una verità, risuona, anche se non lo avverte, nei mondi superiori, come una reale forza. La disciplina da noi indicata addestra prevalentemente il pensiero, trasformandolo in una forza cosciente di ascesa. Il pensiero, divenendo autonomo, si congiunge con le correnti superindividuali del sentire e del volere, costituendo un’unica forza reintegratrice di quel che nell’uomo è originario».
In queste parole, nella loro asciutta sinteticità, vi è l’indicazione e l’essenza dello studio come primo gradino dell’Iniziazione rosicruciana, ossia della elaborazione meditativa e non certo intellettuale dei testi della Sapienza Santa, dei testi della Scienza dello Spirito, nonché della pratica della Concentrazione e della Meditazione. A questo pensiero essenziale – pensiero “logico” secondo il Logos – si contrappone come sua contraffatta caricatura il morto pensiero cerebrale, l’esangue pensiero riflesso, lo stupidissimamente intelligentissimo pensiero dialettico, che di tutto si vuole impadronire senza nulla veramente cogliere, senza nulla voler concretamente afferrare, senza nulla mai voler autenticamente vivere. Per cui, se una parvenza di vita un cotale morto pensiero dialettico deve mostrare, questa è la corrotta vita proveniente dalla sognante sfera emotiva e dalla torpida, guasta ed arrogante sfera della volontà istintiva: zone da millenni fatalmente dominate e manovrate da Deità ostili all’uomo: Deità ostacolatrici e distruttive. E siccome la natura istintiva di ciascuno è al contempo uniforme e varia (mi si passi l’ossimoro), è inevitabile che la soggettività psichica personale di uno venga a contrapporsi a quella altrui, fomentando e accrescendo l’impulso radicale dell’avversione con cui l’Oscuro Signore giuoca e domina il debole, il poco accorto, il non consapevole uomo psichico, sempre piú nevrotico e sempre piú dominato dall’animalità. Infatti, Massimo Scaligero cosí – anche in questa citazione verranno messe in rilievo alcune parole, che il benevolo lettore è invitato a ben meditare – scrive poco oltre, a pagina 11 del suddetto opuscolo:
«La relazione originaria tra concetto e concetto è la reale forza del pensiero e risponde alla reale relazione delle cose, ma il pensiero scisso del razionalista di questo tempo, la sostituisce con la relazione stabilita dall’esterno, che ha la parvenza della verità nella forma logica: onde esistono molte logiche: ciascuno dispone della logica necessaria alla propria limitata verità, che però afferma come tutta la verità. Ed è l’errore. Ciascuno ha la logica del proprio pensiero alienato. La disciplina del pensiero porta invece il discepolo dal pensiero scisso o riflesso, al pensiero che, come forza, vive simultaneamente nel mentale e nel sopramentale, essendo l’essenza delle cose: la logica vera.
L’uomo non è libero, finché non consegua la liberazione del pensiero, o la congiunzione della corrente viva del pensiero con l’Io, secondo il metodo proprio alla «via cosciente», o via occidentale, cui fanno riferimento gli accennati esercizi».
Appare evidente come esista un solo pensiero autentico, un solo pensiero verace, ed è il pensiero che scaturisce dal Logos, e la logica di questo pensare è la logica dell’essenza, proprio perché la sua essenza è il Logos stesso. Pensiero non de-via-to, pensiero vero, e pensiero vivo, poiché solo il Logos poté affermare – ed eternamente afferma – come in Giovanni 12, 44 (che cito dalla Riveduta del valdese Giovanni Luzzi): «Io Sono la Via, la Verità, la Vita». L’altro pensiero, quel pensiero dialettico che ha soltanto la forma logica, ma che è privo di autentico contenuto, è un falso pensiero, ossia non è autenticamente pensiero, bensí è menzogna, una ipocrita menzogna, che ha solo una illudente parvenza di verità. Quindi pensiero s-via-to o de-via-to, pensiero falso, pensiero morto e mortifero: apportatore di morte, perché la menzogna è apportatrice di morte. E il Signore, parlando a scribi e farisei, in Giovanni 8, 44, cosí dipinge l’Oscuro Signore e i suoi assecli: «Voi siete progenie del diavolo, ch’è vostro padre, e volete fare i desiderî del padre vostro. Egli è stato omicida fin dal principio e non si è attenuto alla verità, perché non c’è verità in lui. Quando parla il falso, parla del suo, perché è bugiardo e padre della menzogna».
Nell’ultimo incontro che alcuni di noi ebbero con Massimo Scaligero la sera di venerdí 25 gennaio 1980 – dunque poche ore prima che ci lasciasse – egli cosí caratterizzò il mortifero pensare riflesso e dialettico che emana dall’Oscuro Signore: «Arimane mente anche dicendo la verità». Per cui, non è sufficiente che i pensieri siano formalmente corretti, e logicamente ineccepibili, non è affatto sufficiente nemmeno che siano pensieri “antroposofici”, perché sfuggano alla mortifera presa dell’Oscuro Signore. Se sono meri pensieri riflessi, dialettici e cerebrali, se sono al massimo lucifericamente sentimentalizzati, ma non per questo vivi, essi non escono dalla cerchia inesorabilmente dominata dal Signore della Morte.
Occorre vincere la morte, ossia occorre vincere lo stato di morte del pensiero prigioniero nella tomba della cerebralità, ma questo non si realizza senza un aspro e faticoso lottare. A livello spirituale non è concesso vivere di rendita, per cui la liberazione del pensare dalla condizione di abiezione, che è quella del suo servaggio alla corporeità, al sistema nervoso, alla cerebralità, non è un gratuito e comodo dono, ma frutto di duro lavoro e di coraggiosa lotta. Lo stesso Siddhârtha Gautama, il Buddha Śākyamuni, affermava che, sí, gl’Illuminati indicano la Via, ma che poi ognuno la deve voler percorrere e conquistare con le proprie forze. E come dice l’antico adagio: aiutati che il Ciel t’aiuta! Il Mondo Spirituale non aiuta sicuramente gl’ignavi, i pigri, gli opportunisti, i vili. Per questo scomodo ma eccellente motivo, la Via del Pensiero donata da Rudolf Steiner, e che Massimo Scaligero ha rimesso al centro come filone aureo dell’eterna Scienza dello Spirito, non può essere altro che la “Via del sublime eroismo”, perché in essa il discepolo lotta coraggiosamente contro lo stato di morte dell’anima, lotta temerariamente contro distruttrici Deità ostacolatrici, delle quali sfida e vince l’infero potere mortifero.
Un libro come La logica contro l’uomo di Massimo Scaligero, stampato per la prima volta nel 1967 dalle Arti Grafiche Scalia per la prima editrice Tilopa, è un libro d’Iniziazione. Proprio nel senso “tecnico” del libro di Rudolf Steiner Iniziazione. Come si consegue la conoscenza dei mondi superiori? Tutti i suoi libri in realtà lo sono, e solo questo vogliono essere. E, da sempre, l’Iniziazione è stata, ed è tuttora, come negli Antichi Misteri della nostra Età Classica, un affrontare e vincere la prova della morte. Certo, La Logica non è affatto un libro facile, come facile non è e non può essere l’Iniziazione, e come facile non è neppure la vita, per chi veramente voglia vivere vivo e non morto. Un libro come La logica contro l’uomo è un libro che esige moltissimo dal lettore: esige ch’egli sia un praticante interiore, un asceta operante. Massimo Scaligero lo scrisse in modo che il lettore dovesse fare nel percorrerlo, pensiero dopo pensiero, il giusto e necessario sforzo. Il leggerlo more rosicruciano, ossia concentrativamente, meditativamente, deve essere per il volenteroso lettore, appunto, una forma di àskesis, una forma di ascesi, che deve dar luogo ad un allenamento interiore, deve realizzare una fisioterapia delle forze infiacchite o paralizzate dell’anima troppo torpidamente adagiata nella vita corporea, troppo preda nel sistema nervoso e della cerebralità, troppo ipnotizzata dalla falsa concretezza dell’apparire sensibile: di quella illudente irrealtà che gli Orientali chiamavano mâyâ. La logica contro l’uomo di Massimo Scaligero è un libro d’Iniziazione che, come negli Antichi Misteri, vuol far attraversare al discepolo la kàtharsis o purificazione, il photismòs o illuminazione, e l’ènosis o unificazione con l’Uno, con il Logos, che è il risultato autentico della teletè o compimento, o perfezione (nel senso classico di perficere), ossia – latinamente – l’Iniziazione.
Un tale libro non si può dire certo che sia stato amato negli ambienti antroposofici, e lo è stato abbastanza poco anche – salvo le non molte eccezioni che è giusto riconoscere – all’interno di quella “Comunità Solare” alla quale Massimo Scaligero donò, consacrò, per una vita tutte le sue forze. Un sintomo doloroso di una tale incomprensione da parte del milieuantroposofico “ufficiale” – e dispiace doverlo rilevare – è la recensione che apparve sulla rivista antroposofica tedesca Die Drei, nel n° 7 del 1992, da parte di Renatus Ziegler, recensione che, tradotta, fu pubblicata una trentina di anni fa anche nella rivista milanese Antroposofia. La recensione dello Ziegler mostra, purtroppo, tutta l’incomprensione cui può portare un partito preso nato da un pregiudizio. Si può veramente dire che allo Ziegler, per tale motivo, sia davvero sfuggito l’essenziale.
La Logica di Massimo Scaligero era apparsa in tedesco col titolo Die Logik als Widersacher des Menschen. Der Mythos der Wissenschaft und der Weg des Denkens, tradotta da Georg Friedrich Schulz, e con l’introduzione di Michael Kirn, edita dalla Verlag Urachhaus di. Stoccarda nel 1991.
Si può considerare, invece, una felice eccezione quanto scrisse Karen Swassjan nella sua recensione, pubblicata a Dornach su Das Goetheanum nel febbraio 1992. In essa lo studioso armeno, normalmente residente a Basilea, mostra una rara spregiudicatezza conoscitiva, un’ampiezza ed una profondità di vedute invero non frequenti, e vale la pena di ripropor tale recensione ancora una volta alla lettura e alla riflessione del ricercatore spirituale. Essa – tradotta alla lettera – cosí suona:
“Un libro conforme allo spirito delle origini”: Massimo Scaligero, La logica come avversaria dell’uomo (Die Logik als Widersacher des Menschen).
La reincarnazione dei libri esiste. Forse cosí si dovrebbe comprendere il vecchio detto “habent sua fata libelli” (anche i libri hanno il loro destino), sebbene questa verità non sembri esser stata presa in considerazione fino ad oggi. Chi avrebbe l’audacia di scrivere oggi una storia della filosofia come una sequenza ritmica di incarnazioni di una determinata serie di libri? Per esempio, partendo da De principiis di Origene circa il suo ulteriore destino in De divisione naturae di Erigena, in De vita rerum naturalium di Paracelso, nelle Opere scientifico-naturali di Goethe, fino a La filosofia della libertà di Rudolf Steiner. Il passaggio a una tale storia della filosofia, considerato sotto l’aspetto scolastico e tradizionale, verrebbe senza dubbio accompagnato dalla sensazione, come la dovrebbe vivere un botanico, quando questi venisse liberato su un prato in fiore dopo una lunga reclusione in un deposito di legname. Non è un caso, che io abbia scelto la sopraccitata serie di libri. La stupefacente opera di Massimo Scaligero mi ha riempito di sicurezza, già dalla prima pagina, che quella serie di libri è stata continuata nei nostri tempi, e se non oso definire questo libro una diretta incarnazione fisica del capolavoro (chef d’oeuvre) di Rudolf Steiner, ne garantisco però senz’altro la connessione eterica (i grandi libri, come le grandi individualità, non si incarnano sempre nel fisico, ma si accontentano anche di un’esistenza eterica o astrale). Forse non ha molto senso presentare tali libri, nel senso di volerli interpretare con parole proprie. Leggendo ci si deve immergere profondamente in essi, e solo allora portarli fuori, non con una propria interpretazione, bensí con i propri pensieri trasformati. Lo dico senza tanti preamboli: l’impressione era inaspettatamente sbalorditiva. La grande filosofia mi sembrava veramente, secondo il testo di Husserl La crisi delle scienze europee… una “per-sempre-addormentata”… Lo stesso Heidegger, malgrado tutti i suoi talvolta sorprendenti raggi di luce, aveva l’aspetto di una cupa mistica nuvola, che copre il gigantesco e direi quasi già invisibile sole. Il libro di Scaligero mi ha accecato nel vero senso della parola, non come un bagliore arabico-newtoniano di un conglomerato meccanico, ma con quella fonte di vita alla maniera di Goethe o di Giovanni. Poi mi venne in mente che non si trattava per niente solo di un’opera filosofica, bensí di un libro-mistero, di una specie di Iniziazione nel sacramento del pensiero. Il titolo del libro, stranamente, non corrispondeva al suo pieno contenuto: “La logica come avversaria dell’uomo” (con una visibile reminiscenza di “Lo spirito come avversario dell’anima” di Klage, secondo me un’allusione superflua, che del resto manca nel titolo originale La logica contro l’uomo), questo concordava solo con la prima parte del libro, ma non alludeva per niente alla seconda, in cui si tratta della trasformazione della logica divenuta morta in una “logosistica” e in cui, quindi, il confronto passa organicamente all’armonia generale: la logica per l’uomo.
Sí, un libro-mistero che conduce il lettore attraverso gli infiniti riti dell’orrore della moderna mancanza di pensiero e lo porta sulla via del pensare. La prima parte – “Il mito della scienza” – sembra essere proprio una specie di kamalokadell’attuale filosofia, in cui l’idolo cartesiano-kantiano che si è appropriato da usurpatore tutti i diritti sull’Io, in una sorprendente panoramica degli eventi postumi è dato alla purificazione di sé. È significativo che la struttura stessa della prima parte è stata trattata, direi quasi, in modo regressivo, cominciando dall’immagine totale delle forme logiche del declino interiore fino al punto di partenza del realismo ingenuo codificato: la nuova logica analitica. In fondo si potrebbe definire tutta questa prima parte anche come una logica e concreta realizzazione delle raccomandazioni che purificano il pensare nella teoria della conoscenza di Rudolf Steiner (del “Maestro dei Nuovi Tempi”, come è chiamato nel libro di Scaligero). Si richiamino alla memoria queste raccomandazioni: «Se ora si dice: elimino tutte le definizioni mentali conseguite mediante la percezione della mia visione del mondo e trattengo solo quello che appaia all’orizzonte delle mie osservazioni senza che io faccia qualcosa, allora ogni malinteso verrà escluso» (Verità e scienza). E ancora: «Se si vuole veramente comprendere il conoscere in tutta la sua reale entità, si deve indubbiamente comprenderlo anzitutto dove è esposto al suo inizio, dove comincia» (sic). Questo suona estremamente semplice e chiaro, ma solo colui il quale ha provato a realizzare quel che è stato detto, sa quale enorme abisso sta nascosto dietro a queste parole. Qui la teoria della conoscenza sperimentò per la prima volta una valenza di mistero iniziatico, perché non posso definire diversamente queste affermazioni di Rudolf Steiner se non come la preparazione del pensiero (in fondo l’abitudine agendo solo come pilota automatico di frasi fatte) all’incontro con il Guardiano della Soglia e la sua vera scaturigine, dov’è attribuito al pensiero incantato da una nomenclatura narcotica, di riconoscere la sua origine in un alto grado angelico. Quindi era quello che era stato espresso in maniera metodicamente cosí dura in questo libriccino Verità e scienza, implicante nient’altro che l’Iniziazione attraverso la morte – la morte di tutte le definizioni pensanti raggiunte tramite la conoscenza – e una riduzione della coscienza al grado zero, cioè a tale vuoto originario secondo cui la conoscenza non poteva essere nessuna sciocchezza di tutti i generi di sistemi e discorsi, bensí solamente un esame eseguito davanti alle Gerarchie, ed una licenza per collaborare con loro alla creazione continua del mondo. In questo modo trovo il motivo per cui il filosofo Rudolf Steiner è stato logicamente passato sotto silenzio dai filosofi del XX secolo – accoglierlo, seriamente parlando, significherebbe pronunciare irrevocabilmente su se stessi una condanna a morte. Forse Husserl era l’unico che osò questa purificazione della coscienza dalle stalle di Augia – stranamente senza avere una pallida idea di Rudolf Steiner e partendo soltanto da una fonte di verità profondamente sentita (del resto a questo punto sarebbe importante seguire la sua relazione intellegibile attraverso la ‘mediazione’ di Franz Brentano). Ma Husserl stesso non si decise ad andare fino in fondo rispetto all’inizio – in modo bello e profondo ha parlato di ciò Michael Kirn nella sua introduzione al libro di Scaligero. Nel sopraccitato libro, questa grande autopurificazione del pensiero si è ora realizzata in modo radicale (“radicale fino al delitto”, come avrebbe detto Nietzsche). Comunque io temo che anche questo libro sarà circondato dal complotto unanime dell’occultamento filosofico. I filosofi si sono abituati strettamente al “comfort” e alla “praticability” del pensare. Se gli psichiatri americani, svolgendo un incarico del rettore di un “college”, sono riusciti a diagnosticare come… schizofrenico l’autore della Fenomenologia dello Spirito, che cosa resterebbe da dire sul probabile destino in questo mondo del libro di Scaligero? Non si dovrà tuttavia perdere la speranza. Non è da escludere che un bel giorno appaiano altri psichiatri profondi, la cui diagnosi sarà totalmente contraria, pressappoco nel modo seguente: tali libri, come quello di Scaligero, non sono per niente trattati filosofici, bensí una “conditio sine qua non” della salvezza animica. Chi rifiuta la purificazione offerta da essi e la Via, si condanna a priori al cretinismo, dal quale nessuna cattedra e nessun premio Nobel potrà salvarlo. Experto crede!
Karen Swassjan
Questa recensione è uno scritto che allarga il cuore, proprio perché proviene da uno studioso non direttamente connesso con la Comunità Solare impulsata da Massimo Scaligero, e che tuttavia ha mostrato di possedere una spregiudicatezza conoscitiva ed un coraggio davvero notevoli. A tale proposito, viene davvero da pensare a quel che è possibile leggere nel Vangelo di Marco 9, 38-40, ove il Signore cosí rispose ad uno dei discepoli, il quale gli diceva:
«Maestro, noi abbiam veduto uno che cacciava i demonî nel nome tuo, il quale non ci seguita; e glielo abbiamo vietato perché non ci seguitava». Ma Gesú disse: «Non glielo vietate, poiché non v’è alcuno che faccia qualche opera potente nel mio nome, e che subito dopo possa dir male di me. Poiché chi non è contro a noi, è per noi».
L’autore di questa bella recensione è Karen Araevič Svas’jan (cosí viene traslitterato scientificamente dai glottologi il suo caucasico nome), nato il 2 gennaio 1948 a Tblisi in Georgia, ma è di origine armena, e si è formato ad Erevan in Armenia, ove ha studiato filosofia, filologia inglese e francese, e si laureò con una tesi sul filosofo francese Henri Bergson. Divenne professore di Filosofia, Storia della Cultura ed Estetica all’Università Statale di Erevan, la capitale dell’Armenia. Egli curò anche la prima traduzione postsovietica delle opere di Friedric Nietzsche, nonché traduzioni di Oswald Spengler (Il tramonto dell’Occidente) e di Rainer Maria Rilke (I sonetti ad Orfeo).
Lo Swassjan negli anni 1993-1994 collaborò come ricercatore con la Alexander-von-Humboldt-Stifung di Bonn in Germania, fu “professore ospite” (Gastprofessor) all’Università di Innsbruck in Austria nel 1997, e dal 1993 vive in Svizzera, a Basilea, ove opera come scrittore e docente.
Quel che colpisce della recensione di Karen Swassjan, è l’aver egli còlto il lato “misterico”, e concretamente operativo de La logica contro l’uomo di Massimo Scaligero. Libro che mi è sommamente caro perché fu, assieme a Rivoluzione. Discorso ai giovani, il primo libro che mi donò l’amico L., libro che fu per me motivo della mia connessione con la Via Solare, e soprattutto con chi con immensa generosità ed abnegazione tale Via stava donando al mondo. Su richiesta di Massimo Scaligero, tenni, per quattordici anni, nella mia città un gruppo sulla Logica contro l’uomo, che mutò il destino di molti giovani. Davvero posso attestare che – come mi disse una persona a me moltissimo cara – colui che ti ha fatto conoscere Massimo Scaligero è il tuo piú grande amico: colui che ti ha fatto il piú grande dono!
Vorrei proporre, per la sua estrema importanza, al benevolo lettore la meditazione ripetuta e approfondita di tre capitoli della Logica. Sono, nell’ordine, nella prima parte del libro, Il mito della scienza, il capitolo intitolato “Il problema a cui si sfugge”; nella seconda parte, La via del pensiero, il primo capitolo “La ricerca dell’Io”, e il quinto ed ultimo “L’«Io Sono»”. La meditazione – ripetuta e approfondita – di questi tre capitoli della Logica ha un valore formativo fondamentale sulla maturità dell’anima, valore che difficilmente potrebbe essere esagerato, e che quindi non può, e non deve, essere affatto trascurato.
Voglio porre termine a queste considerazioni con quanto scrive Massimo Scaligero, alle pagine 269 e 270 in chiusura della Logica:
«Coloro che cercano il vero, cercano lo spirito: se cercano lo spirito, cercano l’Io. Ma non possono giungere all’Io, se non conoscono il suo essere come presenza che di sé rende conto, in quanto rende conto di ogni assunzione di verità.
Soltanto il Logos può dire di sé «Io sono». L’Io sono è il nome del Logos, come l’Io è il nome che solo colui che lo pronuncia può dare a se stesso. Coloro che giungono all’Io trovano come fondamento dell’Io il Logos, onde possono dire: «non Io, ma il Logos in me», che è la libertà vera, non facendo leva su alcuna condizione, ma sul fondamento. Identificati con il quale, possono operare nel mondo.
Coloro che volgono alla ricerca del Logos possono attuare sulla terra la fraternità, perché dall’intimo dell’anima sono uniti, secondo la parola vera dell’Io, nel principio che di sé può dire: «Io sono».
Hugo de’ Paganis
per gentile concessione de L’Archetipo
.
A chi ha suscitato l’essere vivo
di queste pagine. Al nome pronunciato
nel segreto dell’anima.
.
Con Massimo Scaligero entriamo in un altro piano di pensiero, seguendo il suo. Lo dico a bassissima voce, e solo per quelli che vorranno. Qui vi è qualcosa di immenso e sacro, di assoluto.
Certo, è vero, non è questo il testo più adatto dal quale partire per seguire la via indicata. Ossia, bisognerebbe, quanto meno, aver praticato prima [per molto tempo] la concentrazione del pensiero [e la meditazione], secondo i canoni indicati proprio dallo stesso Scaligero. Però questo testo ha uno splendore così originario, e poi nel suo prologo, come un richiamo da lontano, lontanissimo – tanto che, per i lettori de Il Cipresso Bianco, ho scelto, tra i 27 libri di Scaligero, di iniziare proprio da questo qui.
_____________________________________________________________
.
PREFAZIONE
Questo libro non va letto, né studiato: forse neppure meditato, ove il meditare non sia il muoversi stesso del pensiero nel suo contenuto. Va messo da parte, in attesa che una situazione senza uscita, o una crisi, lo renda veicolo delle forze di risoluzione proiettate nelle imagini e nei pensieri.
Può essere conosciuto anche prima di simili situazioni, ma a condizione che il lettore, per determinazione volitiva, dissuggelli quel che nelle parole è stato racchiuso, tenendo conto che la struttura del discorso, indipendentemente dalla sua necessità dialettica, è stata tratta dall’immediato movimento epperò dalla sonorità delle idee evocate.
La logica di un simile discorso è la forma stessa di ciò da cui deriva il processo logico identificabile dai logici come forma inseparabile dai vari contenuti, compreso quello «spirituale» che non è mai lo spirito.
La possibilità di una simile lettura, perciò, appartiene parimenti al destino come alla volontà che cominci a valere come un potere di destino. Se la virtù delle idee evocate è tale che opera già nel mondo, in quanto è parte della sua vita, non può non rispondere alla richiesta di uno spirito che giunga al punto in cui il suo volere e il suo destino coincidono. Ciò che è stato ideato allora si riaccende, germina di ulteriori forme, continua ad essere sostanza del divenire umano.
DEL VOLERE CHE AMA
L’amore è l’essere dello spirito: lo spirito che opera nell’umano, ordinariamente dandosi come evento corporeo: talora risorgendo come evento incorporeo: manifestando così la sua vita più alta, epperò più profonda.
Anche il più oscuro e ottuso amore, è in sé vita sovrasensibile: che si altera nelle forme sensibili: senza speranza, perciò, di penetrarle. La vita in ogni suo grado segretamente chiede all’amore revivere secondo il mistero della origine, essendo l’amore la possibilità del suo immediato ricongiungersi con tale mistero: in ogni punto e in relazione a questo. Mistero che l’amore sempre sfiora, evoca e smarrisce: per ritrovarlo. Senza mai ritrovarlo, finché esso stesso non riviva di quella sostanza immortale di cui la vita, in quanto vita egoica, necessariamente si priva e si va privando, sino ad esaurirsi.
Non v’è evoluzione che non si compia come ricongiungimento della forma creata con il suo principio. Essenziale moto d’amore: apertura del limite che limita la forma in cui necessariamente l’essere, in quanto creato, si separa dall’essere originario e si reclude.
Il limite che resiste, il limite che si spezza, è il dolore: che unicamente si dà per ciò in cui ha segrete radici: per l’amore in cui ogni volta, spezzandosi il limite, possa estinguersi. Ma lo spirito che si attua, ogni volta ritrovando se stesso oltre il limite, si riconosce in quella forma di sé che è «l’altro»: nel creato, nelle creature: in una creatura che le riassuma tutte.
Nel riconoscersi, comincia a conoscere la sua storia: da fuori del tempo, nel tempo. E intende il senso della sua solitudine: la ravvisa come il lungo preludio all’incontro con l’essere il cui nome ha sentito pronunciarsi nel segreto dell’anima. Ma è simultaneamente l’incontro con se medesimo: con il soggetto che sperimenta il nuovo moto di vita. Egli è colui che può infine essere con l’altro, perché ritrova se stesso nella sua illimitata solitudine: nel cui segreto è il segreto della solitudine di ogni essere: della profonda unità degli esseri. Che un giorno l’amore renderà manifesta.
…
Massimo Scaligero, Dell’amore immortale (Tilopa 1963), pp 4-5
Massimo Scaligero, pseudonimo di Antonio Massimo Sgabelloni (Veroli, 17 settembre 1906 – Roma 26 gennaio 1980)
foto di Bernard Hermant su Unsplash
________________________________
per gentile concessione de
https://ilcipressobianco.it/chi-siamo/
Anno XXVIII n. 11
Novembre 2023
.
Rudolf Steiner
.
Da R. Steiner, Il Vangelo di Marco, Editrice Antroposofica, Milano 1980, pp. 188-189
Immagine: Hieronymous Bosch «Ecce Homo» Olio su tavola Statlisches Kunstinstitut, Francoforte |
per gentile concessione de L’ Archetipo di Marina Sagramora
AUREO SIGNORE DELLE FOLGORI
(29 SETT. 2022)
*
1/18061
ORO SOVRAMENTALE
NEBBIE ESALATE DALL’AURA DEI FEGATI
IN CUI DOMINA OSSESSIVA LA CERTEZZA MATERIALISTA
DEL TROPPO UMANO RAZIONALIZZARE NELLA FANTASIA MALATA.
NEBBIE CEREBRALI IN CUI L’ARROGANZA DELLA CERTEZZA ANIMALE
PERMETTE OGNI CONTORSIONE MORALE
FRA LE BRAME SCATENATE NEL BESTEMMIARE FISICAMENTE.
USANO I CORPI FISICI E LE LORO ENERGIE
PER RIBELLARSI CONTRO LE ARMONIE CELESTI.
TUTTA UNA MASSA DI PERSONALITA’ IMPAZZITE
PERCORRONO I SENTIERI DELLA FOLLIA URLANTE
TENTANDO DI EVOCARE INFERNI CUI PALLIDAMENTE SENTONO DI APPARTENERE.
INFERNI IN CUI VOGLIONO SPROFONDARE.
SI AGITANO INTENSAMENTE CERCANDO DI IMMETTERE
NEI PENSIERI COLLETTIVI QUANTO DI ORRENDO E DI DEFORME LI ATTRAVERSA E LI MUOVE.
EPPURE LE LORO VERTEBRE DI ENERGIE ABISSALI SI TORCONO SQUASSATE QUANDO UN RAGGIO DI SOLE LE ATTRAVERSA.
LE COLPISCE.
LE PORTA AL COSPETTO DELLA SOVRUMANA SANITA’.
IMPREVISTE E IMPREVEDIBILI FOLGORI SORGONO E SCOCCANO DALL’IMPOSSIBILE RISOLLEVARSI DELL’UMANO IN CUI LA TRACCIA DELL’IDEA GIUNGE A SFIORARE LE ARMONIE CELESTI.
ARMONIE MORALI.
RISORTI CIELI CHE LE POTENZE ARCANGELICHE CONCEDONO A QUELLA PARTE DI UMANITA’
CHE NEL SOVRAMENTALE SI RICONSACRA.
AVE AUREO SIGNORE DELLE FOLGORI.
UNICA ARMA ED UNICO RITO.
FOLGORE DEL PENSARE CHE CONTEMPLA IL PROPRIO UNIRE LOGICO
NELLA POTENZA DA CUI SORGONO I CONCETTI.
ARCANGELICA VITU’ CHE INNALZA SINO AL SOLE LOGOS.
OPERATIVO ORO SOVRAMENTALE.
________________________________
2/18062
NEL CENTRO DEL PENSARE
NELLE OSCURE PIEGHE CEREBRALI SI ACCUMULA L’INFERNO.
LA CARNEA ENERGIA DEL NEGARE.
DENSA VOLONTA’ CHE FINGE DI NON CREDERE A NULLA
MENTRE DEVOTAMENTE BRAMA L’APPIATTIRE NEL BESTIALE.
PIEGHE CEREBRALI : PIAGHE DI MEMORIA
IN CUI VIENE RIBADITA
– COME FOSSE EVIDENZA –
L’AMARA VIGORIA DELLA RABBIA CHE CALPESTA E OSCURA.
PIAGHE DI MEMORIA IN CUI SOLO L’OCCULTO FETORE
RIEMPIE I VUOTI DELLA OTTUSISSIMA INDIVIDUALITA’.
E’ L’AFFIORARE DEI SEMI DI VERGOGNA
ENUCLEATI NEL FISICO VIVERE COLMO DI DISPREZZO.
I SENZA DIO CHE ADERISCONO ALL’ESCA DELL’OPPOSITORE.
EPPURE TUMULTUA FORTE E TREMA IL CORO DEGLI INFERNI
QUANDO DALL’ALTO VI SI ABBATTE UNA FORZA CHE LI VEDE
LI VIVE
E CHE LI ARRESTA.
IMPOSSIBILE APPARE E AGISCE L’INCOMPRENSIBILE FULGORE.
TENUISSIMO ATTO DI TEMPESTA CHE RIMANIFESTA IL SOLE.
OVE IL DECORO ILLUMINA L’ALTARE E LI CANCELLA.
UNA CORRENTE DI VOLONTA’ UNITIVA
SCONVOLGE I POTERI DELLA BASSA CEREBRALITA’ NEGANTE.
OVE IL FARFUGLIARE FISICO DEVE CEDERE IL PASSO AL SILENZIO IN CUI IL SIGNIFICATO DI UN CONCETTO RICORDATO :
MANIFESTA UNA POTENZA CHE PURIFICA REINNALZA E LAVA.
SPAZZANDO VIA LE DENSITA’ :
LUCE IMPOSSIBILE REINTESSE LE ARMONIE MORALI
REALIZZANDO ACUME CONSACRATO.
ATTO DELLA FOLGORE NEL FUOCO DELL’IDEA.
ATTO DELL’IO NEL CUORE DELL’ARCANGELO.
OVE IL PENSARE GIUNGE A FARSI RITO
POICHE’ NELL’ALTA SINTESI LA LOGICA E’ DEL LOGOS.
ATTO COSCIENTE DEL PENSARE CHE CONTEMPLA IL NUCLEO DEL CONCETTO
DIVENUTO A TALI ALTEZZE :
FORZA FORMANTE IN CUI LA RAREFATTA INTELLIGENZA E’ CUORE.
METEORA CRISTALLINA DEL VOLERE
NEL MISTERO DELL’INTELLIGENZA.
AVE NEL CENTRO DEL PENSARE :
AUREO SIGNORE DELLE FOLGORI.
________________________________
3/18063
FERREO CONTEMPLARE
I DENSISSIMI VOLTI INTERIORI DEGLI APPIATTITI NEL BASSO PENSARE.
CADAVERI DALLE VIVENTI CARNI
CHE SI MUOVONO SENZA SCOPO
ENTRO MASSE DI PAROLE CEREBRALI CAOTIZZATE.
BLOCCHI DI PAROLE CEREBRALI SI URTANO E SI FONDONO
MENTRE L’ASSENZA DI VITA INTERIORE
OSSERVA QUELLO SCENARIO DI FOLLIA
E CREDE DI PARTECIPARE AD UN VIVERE
DEL QUALE SUBISCE SOLTANTO I MUTAMENTI SEMPRE PIU’ BLASFEMI.
INDIVIDUI TOTALMENTE SEPARATI DALLE FORZE ETERNE DELLA PROPRIA INTERIORITA’ :
SI IMMERGONO IN UNO SCENARIO DI AUTOMATISMI RAZIOCINANTI
IN CUI VI E’ SOLO ACCUMULO DI MENZOGNA ED ERRORE.
I NON VIVENTI AGITATI DALLA BREZZA DEGLI INFERI :
VOCIFERANO IL NULLA CHE LI CONTRADDISTINGUE
MENTRE SEGUONO IN BRANCO LE ORME DELLA BESTIA.
SOLO UNA CATASROFE PUO’ ESTINGUERE QUEL BALBETTANTE CRETINISMO MALIGNO.
SOLO UNA CATASTROFE O UNA LUCE TANTO INTENSA DA FORARE QUELLE NEBBIE.
ED INFATTI E’ UNA FOLGORE CIO’ CHE QUEL DIFFUSISSIMO RETORIZZARE MALIGNO
CHIEDE OCCULTAMENTE.
FOLGORE SCATURITA DAGLI ATTI DELL’ASCESI.
COLORO CHE NELL’ATTIMO GIUNGONO A SFIORARE
– SECONDO DEGNITA’ –
IL COSMO DELL’ARCANGELO.
NELLA VOLONTA’ SPESA PER MANTENERE EVIDENTE IL SIGNIFICATO DI UN CONCETTO.
OLTRE LA BARRIERA CEREBRALE L’ORIZZONTE E’ COLMO DI SPLENDORE CHE CONSUMA E SOVRASTA OGNI DENSITA’.
FRA OSSEE POTENZE OSTACOLANTI CHE VENGONO CONSUMATE.
FORZE FORMANTI SI IRRAGGIANO DAI LUOGHI INTERIORI
IN CUI IL SILENZIO CONTEMPLA IL POTERE DEL RICORDO.
SINO AL CREARE ARMONIE IN SENO ALLA TEMPESTA CHE PURIFICA.
E CHE INNALZA.
SANITA’ RIESCE A PROGREDIRE POICHE’ SQUASSA E INDEBOLISCE LE FORZE DELLA MALATTIA INTERIORE.
ESPANDENDO I LUOGHI OCCULTI IN CUI L’ESSENZA LOGOS
PUO’ IMPRIMERE
SECONDO LIBERTA’ D’ASCESI
IL SUO REDIMERE SUPREMO.
ARCANGELICO FERREO CONTEMPLARE NEL CENTRO
DEL PENSARE.
ESSENZA UNITIVA DEL CONCETTO CHE GIUNGE A FARSI RITO SOLARE.
__________________________________
4/18064
RESPIRO DEI CIELI
NELL’ALTO PENSARE SI UNIFICA IL VOLTO INTERIORE.
E RISORGE.
LA VERA QUALITA’
(IMPOSSIBILE E NEGATA NEL PLAUSIBILE MENTIRE CEREBRALE)
SI IMPRIME E SVELA E MANIFESTA IL SUPREMO VALORE.
LE RAZIONALITA’ SORRETTE DAL TANGIBILE VIVERE NEL MONDO FISICO :
SI SVELANO ATTRAVERSATE E DOMINATE DA UNA CORRENTE CHE BRAMA PIATTEZZA E PESO.
FRANTUMATE E BALBETTANTI VITE INTERIORI
IN CUI LE BANALITA’ RAZIONALI SONO ASSEDIATE E MOSSE DALL’ANTIAMORE.
TUTTO CIO’ NELL’ATTO DELL’IDEA :
E’ COME SE VENISSE POSTO DINANZI AL RISORGERE DEL POTERE DI CUI ERA LA NEGAZIONE.
RESURREZIONE CHE IN QUANTO SI MANIFESTA
URTA CONSUMA E CANCELLA QUANTO LA ODIAVA.
NELL’ATTIMO IN CUI LA SINTESI RIESCE AD ATTUARSI
E PUO’ ESSERE CONTEMPLATA :
SORGE NELL’ACUME L’ESSENZA DI UN VALORE
CHE FRANTUMA L’ANIMA PERVERSA DEL NEGARE INTERNO AL RAZIOCINIO.
IL METRO DI OGNI VALORE SI CREA RISORGE E AGISCE NEL RITO DELL’IDEA.
E L’INTIMA VIRTU’ DELLE ARMONIE FOLGORA.
ATTO DI ACUME NEL FERRO CELESTE DELL’ARCANGELO.
STRENUA VOLONTA’ SPESA INNALZANDO I LIVELLI DEL PENSARE.
SINO AL CONSACRARE IL CUI RESPIRO GIUNGE SINO AI CIELI.
___________________________
5/18065
INCENDIA L’ORIZZONTE
DENSI PENSIERI CARNEI GIUNGONO A FARSI OSSEI.
PEGGIORANDO.
RIGIDA NEL DISPREZZO L’ARIDA CORRENTE DEL MALEDIRE :
QUASI TANGIBILE COME CORRENTE DI ENERGIE :
SOMMERGE GLI INFETTATI PORTANDOLI AL DELIRIO.
EPPURE MASSE STERMINATE DI OTTUSI NELLA RABBIA :
PERDONO POTERE.
DIVENGONO ACCESSIBILI AGLI STRALI DEL DESTINO RETTIFICATORE.
VENGONO COLPITI DAL DISVELARSI DEL LORO MENTIRE.
VI E’ LUCE SACRA CHE COME FORZA DELL’ALTRUI ACUME
ORA LI FERISCE E LI RENDE VULNERABILI.
CROLLANO SECOLARI BASTIONI DI PERFIDIA E DI MENZOGNA.
LA TELLURICAMENTE FERREA ALBIONE ORA ARRUGINISCE.
AFFILATISSIMA INTANGIBILE MISTERIOSA FORZA DI VERITA’ :
ORA COLPISCE GLI ASTUTISSIMI DEMENTI.
NEI PIU’ RAREFATTI ALTISSIMI LAMPI DELL’IDEA :
TENUISSIMA LAMA DELL’ARCANGELO IMMETTE CORRENTI DI VERITA’.
NEL MONDO DELLE FORZE ORA UN IRRADIARSI DI METALLO CELESTE HA LA FACOLTA’ DI RISVEGLIARE NUMEROSI MOTI DI ACUME.
NEL FUTURO ORO E NELL’ACCIAIO.
NEL PURISSIMO LAMPEGGIARE
IN CUI DALLA LIBERA VOLONTA’ NASCE L’INCANTO.
VERITA’ VIVENTE CHE SEPPURE NON COMPRESA NELL’UMANO :
AGISCE ALL’ORIZZONTE.
SCULTOREO IMMETTERSI DI ARMONIE MORALI.
_____________________________
HELIOS FK AZIONE SOLARE
_____________________________________________________
https://essenze-scultoree.webnode.it/
http://fuocoimmateriale.blogspot.com/
http://folgoperis.blogspot.com/
http://lampisilenti.blogspot.it/
http://i-semi-delle-folgori.over-blog.it/
https://www.ecoantroposophia.it/2014/07/arte/fk-azione-solare/ascesi-del-pensiero/
http://folgoperis.blogspot.it/2014/07/ascesi-del-pensiero.html
Certo, ognuno ha la propria rispettabile storia, ma sarebbe offensivo se dicessi che probabilmente 1 o 2 anni d’antroposofia sono troppo poco, non tanto in termini di tempo convenzionale quanto nel senso di conoscenza e del livello di questa?
*
Comprendere è lunga e pugnace impresa, così è difficile comprendere con qualche lettura d’attacco che l’antroposofia sia una corrente iniziatica, cioè un evento spirituale mediato nel mondo tramite eccezionali figure umane operanti concordemente a esseri sovraumani.
*
Il fatto che essa sembri accessibile poiché è facile reperire testi, non dovrebbe trarre in inganno: come in fondo è sempre stato, la Scienza dello Spirito è “moderna” nella misura in cui si è voluto che essa fosse adeguata ai tempi e, cosa più importante, alla struttura della coscienza umana contemporanea.
*
Coscienza che dapprima, leggendo i testi magari senza impegno, capisce poco rispetto ai molti livelli che si aprono in perfetta corrispondenza al pensiero che diventi attivo, insieme al sentire e al volere. Un paragone concreto e comprensibile del divario iniziale potrebbe venir dato dall’esercizio di “asta e filetto” che si eseguiva in prima elementare e che precedeva gli iniziali tentativi di scrittura. Scambiare l’asta e filetto con il saper scrivere porta a pasticci senza fine.
*
Pur nel rispetto dei sentimenti di tanti, mi sembra che troppo sovente si sia scambiata la Scienza dello Spirito per uno dei tanti spiritualismi all’acqua di rose della new age e se non lo si è fatto spesso si fa il possibile per farlo sembrare.
Ridurre o tradurre l’antroposofia a schematizzazioni, farne dei “Bignami”su cui per sopraggiunta pure discutere, è possibile e molti l’hanno già fatto: sapendo tutto senza aver capito nulla.
*
Se dico che l’antico Saturno fu una massa di calore che si evolse in una massa gassosa che chiamiamo antico Sole, non faccio sintesi spirituale ma esprimo un contenuto simile a: «Luigi l’altro ieri ha mangiato cinque biscotti e ieri ne ha mangiati sei». E il prodotto è solo una caricatura che non porta da nessuna parte.
Quello che mi domando è: cosa si legge veramente? Non di certo le opere dedicate al Metodo conoscitivo goethiano o La Filosofia della Libertà – sono troppo difficili con il loro linguaggio filosofico – ma almeno Teosofia… dove però il Dottore ricorda che la comune lettura «non vale per questo libro» in cui «ogni pagina, spesso anche pochi periodi dovranno essere conquistati con sforzo» poiché «chi si limiti a scorrerlo, non lo avrà affatto letto», e aggiunge che quanto in esso viene comunicato, va pure “sperimentato”.
*
Oppure La Scienza Occulta dove, poveri noi, nella sua caratterizzazione (1° Capitolo) l’Autore sottolinea l’importanza primaria dell’attività psichica, «ché il lettore perviene ai fatti descritti solamente se riesce a svolgere egli stesso, in modo adeguato, tale attività».
Ecco: mi sono permesso di usare il Dottore (e di ciò mi scuso) per affermare che lo studio dell’antroposofia non può, per il carattere dei suoi contenuti e per lo scopo che si prefigge, essere ‘facile ’e neppure ‘facilitato’.
*
L’apparente facilità con cui possono venire letti i Testi è il primo, occulto, ostacolo che si presenta all’anima del ricercatore. Il Dottore già in un testo complessivo come La Scienza Occulta dice tutto ed è già la perfetta sintesi di ciò che può venire afferrato dalla ragione e quanto può manifestarsi al ricercatore dello Spirito.
*
Ma dico: chi, di fronte ad un testo in latino medievale o ad una complessa dimostrazione matematico-geometrica o davanti all’Etica di Spinosa, chi potrebbe pensare di capire evitando gli sforzi necessari?
Persino per farti diventare uno con la divisa, ai Centri Addestramento Reclute, ti facevano marciare otto ore al giorno per tre mesi! L’uovo di Colombo consiste in uno sforzo disciplinato, in un pensiero che si rianimi dalla passività del percepito sensibile adeguandosi al contenuto della lettura, al suo percorso: riattivandolo con una attività logico-immaginativa per iniziativa nostra ma strettamente conforme all’architettura di ogni singolo rigo del testo. Questo è il primo lavoro che andrebbe fatto, proprio per “motivarsi” e non perdere tempo.
*
È scorretto, sbagliato (questa l’ho sentita), confrontare L’Iniziazione con il Manuale. L’Iniziazione di Steiner non è una semplice somma di indicazioni, ma un complesso dialogo su come e cosa l’anima debba sperimentare nel lungo cammino che la separa dalla condizione ordinaria sino alla soglia di una totale reintegrazione spirituale a cui sono chiamati pochissimi, e nessuno nel breve tempo di una singola esistenza.
Ciò nondimeno le indicazioni più elementari che il ricercatore trova nelle prime pagine del testo sono tutte condizioni necessarie, come avere le gambe per camminare.
*
Il Manuale, invece, è ciò che il suo titolo suggerisce: un manuale. Scaligero, voglio ricordare, nell’arco di oltre vent’anni aveva scritto già 15 libri che non trattavano ippica o cucina. Poiché da un lato eravamo un po ’scemi e dal lato opposto qualcuno era ormai attivo e preparato, scrisse con il Manuale un testo d’uso, rivolto, in primis, a chi già operava avendo compreso cosa fosse la Via del Pensiero di cui, a parer mio, i primi capitoletti sono comunque una splendida sintesi molto concreta. Studiarli e comprenderli alla radice offrono all’anima il terreno più solido che possa presentarsi.
*
L’antroposofia è una Scuola di vera vita interiore ma non deve essere una imitazione della scuola in cui, pigramente, si chiede al compagno la risposta su di un argomento che, per inettitudine o indolenza, non si è studiato. Così si va qua e là e si chiede a qualcuno di dare una risposta facile ad interrogativi che non dovrebbero nemmeno esistere se almeno si possedesse il prodotto più ottuso dello studio antroposofico: il nozionismo relativo alle Opere fondamentali. In questo campo l’orientatore deve sviluppare la massima comprensione ma non una sorta di buonismo ideologico che diviene complicità, poiché in tale modo sorregge e dignifica difetti e mancanze: l’opposto dell’atto morale di cui, a sproposito, si parla spesso.
*
So che queste righe possono sembrare dure (il che non vuole assolutamente essere): possono essere sentite persino come rimproveri o schiaffi; però mi si lasci passare nell’anima un’osservazione di Scaligero: «A volte uno schiaffo salva una vita».
*
Stare da soli con se stessi sembra non essere piú una cosa piacevole e ricercata. Si desidera la presenza dell’altro, degli altri, magari con il telefonino, in chat, sui social, nelle mail o anche guardando la Tv, ascoltando la radio o la musica in cuffia. In strada si vedono persone camminare parlando a voce alta, a volte agitando le braccia per sottolineare il discorso.
Ho assistito, involontariamente alla fine di un amore, mentre mi recavo a fare la spesa mattutina. Una giovane donna in lacrime chiedeva spiegazioni del perché veniva lasciata, cosí, per telefono: uno strano modo di interrompere una relazione, da lontano, senza guardarsi negli occhi, forse per impedire una possibile riconciliazione.
Restare in silenzio con se stessi è corroborante: si recuperano quelle forze che continuamente vengono disperse nella nostra partecipazione con altri all’impegno quotidiano.
Dobbiamo sempre rendere conto del nostro operare alle persone che ci circondano, ne subiamo il giudizio, espresso o sottaciuto, anche se a volte ne condividiamo volentieri azioni e pensieri. Siamo esseri sociali, e non dobbiamo isolarci. Ma riservarci dei momenti di silenzio fisico e mentale ci restituisce il giusto equilibrio per tornare a collaborare senza tensioni o avversioni. Distaccarci per rimettere al centro il nostro “Io”.
E se durante questo distacco inseriamo la disciplina interiore, torneremo a operare con energie rinnovate e una serenità di spirito che coinvolgerà le persone vicine a noi.
Esperienza vissuta durante un recente viaggio aereo verso la Scozia: alla partenza si era imbarcata una nutrita comitiva di italiani che si recavano a Glasgow per un evento ciclistico internazionale. C’erano i partecipanti alle gare che sarebbero state disputate, con accompagnatori, tecnici e familiari. Tutti chiacchieravano festosamente, e anche piuttosto rumorosamente. Si scambiavano i posti, chiamavano ripetutamente la hostess per richieste di vario genere. Quando il carrello con le vivande e le bibite è passato, molti hanno chiesto alcolici e brindato allegramente, altri invece discutevano animatamente.
La cosa sarebbe continuata cosí fino al termine del volo, se non ci fosse stata una improvvisa turbolenza, con la voce del comandante ad imporre di restare seduti e di tenere allacciate le cinture. Anche le hostess e lo steward hanno interrotto il servizio e si sono seduti. L’aereo continuava a dare forti scossoni e vuoti d’aria. Un silenzio è calato all’interno del velivolo. Tutti in quel momento sono rientrati in sé. Passati cinque minuti o poco piú, l’aero ha ritrovato il suo assetto e tutto è tornato alla normalità. Ma l’atmosfera era del tutto cambiata. Quel ciarlare precedente non è ripreso, e all’arrivo le persone che si erano imbarcate in maniera chiassosa sono scese composte e tranquille. Il loro “Io” era tornato al centro.
Il silenzio e il raccoglimento in sé, anche di pochi minuti, è una terapia, e quando è fatto insieme, rappresenta una feconda terapia di gruppo.
C’è però un silenzio che ha un profondo aspetto negativo, ed è il silenzio di chi non parla ad altre persone, persino nel proprio ambito famigliare, chiudendosi in un mutismo che pesa e intende colpire, che mostra un aperto disinteresse, un voluto isolamento che gli altri cercano di superare ma non riescono a scalfire. Molti drammi di questo genere si consumano nelle case o negli ambienti dove si vive a stretto contatto.
C’è il silenzio di figli che non visitano e neppure telefonano ai genitori da anni, per una colpa a loro attribuita che non riescono a perdonare. Quel mutismo si sbocca a volte solo dopo la loro morte, e allora ci si chiede perché non si era fatto quel passo, non si era interrotto quel duro silenzio accusatore.
Un tempo la religione aiutava a vincere questi blocchi. Si andava dal confessore e questi suggeriva di agire con carità e compassione anche verso chi si presumeva avesse sbagliato. Citava il vangelo e la parabola del Cristo nel discorso della montagna: «Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza nell’occhio di tuo fratello».
Ora si va dallo psicologo, un confessore laico, e per di piú a pagamento, il quale, se non è un illuminato, non farà che sviscerare traumi subiti nell’infanzia, fissazioni attuali e pregresse, incontri sbagliati che hanno lasciato ferite non ancora cicatrizzate, colpe dei genitori o dei partner incontrati e lasciati. Tutto ciò non aiuterà certo a trovare un equilibrio, e a tentare una necessaria riconciliazione.
Ne hanno fatto di danni questi presunti aiutatori, in realtà spesso persone che hanno scelto tale disciplina perché a loro volta disturbate e cariche di quei “complessi” da cui presumono liberare i loro pazienti!
Cosí scrive Massimo Scaligero in quel mirabile libro che ogni serio e sano psicologo o psicanalista dovrebbe conoscere, Psicoterapia – Fondamenti esoterici: «Dagli Psicoterapeuti del presente tempo la dimensione metanoetica della coscienza invero è stata ignorata, onde si sono scientificamente coltivati nella psiche impulsi d’autonomia non riferibili al loro fondamento, bensí alla corporeità, epperò si è confusa la fenomenologia della libertà con quella della istintività. Le psicologie, le pedagogie e le filosofie hanno cessato di conoscere l’organismo dell’uomo come struttura sorretta da gerarchie di forze estrasensibili, operanti parimenti nella Natura e nel Cosmo, secondo un ordine che tende a manifestarsi nella coscienza e la cui conoscenza è il reale principio della Psicoterapia».
Lo psicoterapeuta dovrebbe quindi essere una sorta di novello sacerdote, per poter aiutare a sciogliere nodi, a salvare dal silenzio colpevole e a riportare serenità nei rapporti famigliari e sociali.
L’immagine che mi diede un giorno Massimo, rimasta indelebile nella mia mente, è quella di un calmo lago che riflette il cielo. Lo psicologo che fruga nel passato del paziente alla ricerca di drammi e colpe da attribuire, è come un agitatore della mota che giace sul fondo del lago, facendola salire in superficie a intorbidare l’acqua: questa non rifletterà piú il cielo, cosí come il paziente non farà che rimuginare sul torbido del suo passato, che deve invece restare là dove è decantato, lasciando libera la psiche di affrontare, con luminosa trasparenza, il presente e il futuro.
Ognuno è il vero e unico costruttore di se stesso, senza appigli informatici, telematici o psicoterapeutici. Nel silenzio della propria interiorità, lontano dalle eccessive stimolazioni esteriori – spesso ricercate per tacitare quella che in altri tempi veniva chiamata “la voce della coscienza” – si ritrova la centralità del proprio essere e la soluzione a problemi spesso risolvibili con una generosa disponibilità verso l’altro: si attiva la forza del perdono.
Sulla porta dello studio di Via Cadolini Massimo mi chiese di scrivere con il pennello giallo, sulla porta verniciata di verde, una frase che alcuni ricorderanno, e che intendeva suggerire la giusta atmosfera interiore a chi arrivava: «Pax et bonum. Silentium!».
Marina Sagramora
_______________________________________________________________
per gentile concessione de L’Archetipo
https://www.larchetipo.com/2023/09/socialita/luce-e-tenebra-del-silenzio/
(“Autunno nel villaggio” di M.Chagall)
*
AUTUNNO
Un venticello autunnale
spira tra i pallidi rami
mentre la foglia già frale
quasi da molli richiami
tratta di dolce usignolo
si stacca e tremula e lenta
va a riposare sul suolo.
🍁
Già son le foglie appassite,
già gli arboscelli son spogli,
co’ pampini s’erge la vite,
sorgono nuovi germogli
pe’ fertili ed umidi campi
vi regna il porifero autunno
calcatis sordidus uvis.
🍁
2 agosto 1919 (Massimo Scaligero)
Anno XXVIII n. 9
Settembre 2023