SUL CONCETTO DI EVOLUZIONE (di F. De Pascale)

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Se me la volessi cavare con poca fatica direi che parola tedesca, che in italiano viene tradotta con “evoluzione” è “Entwickelung”, univesalmente tradotta come “evoluzione”, “sviluppo”. Ma sarebbe una risposta un po’ troppo facile: il concetto vero e proprio di evoluzione è un concetto dal contenuto più vasto.

La cosa non è affatto così semplice, come molti “spiritualisti” superficiali, ed eziandio molti antroposofi credono. Molti hanno appunto un concetto fatalistico dell’evoluzione sia cosmica che umana. Ma Rudolf Steiner stesso avverte che un tale fatalismo sarebbe, nel suo meccanicismo, un influenza materialistica in un pensiero che, invece, dovrebbe essere assolutamente spirituale. Anche nel concetto che molti si fanno del karma, vi è una tale visione materialistica, che col suo fatale automatismo esclude sia coscienza che libertà. Ma la Scienza dello Spirito, appunto, è Scienza della Libertà, non certo fatalismo meccanicistico.

Nel concetto di evoluzione deve essere pensato un duplice aspetto: quello di “evoluzione progressiva”, e quello di “evoluzione regressiva”. Anche in relazione alla “doppia corrente del tempo” – una delle giovanili e più importanti esperienze di Rudolf Steiner, come mette in evidenza Hella Wiesberger. Ad esempio, l’uomo attuale è l’evoluzione progressiva di un essere primordiale, del quale il mondo animale è l’involuzione, o “evoluzione regressiva”. E dallo stesso uomo attuale sorgerà in futuro – attraverso l’evoluzione “progressiva” del bene in meglio – una “comunità dei buoni”, mentre – attraverso una involuzione “regressiva” del male in peggio – sorgerà una “comunità dei malvagi”. Vi sarà, apocalitticamente, una “razza dei buoni” e una razza dei malvagi”. Ma – avverte Rudolf Steiner – bisogna distinguere, e distinguere molto bene, l’evoluzione progressiva o regressiva delle anime, dall’evoluzione progressiva o regressiva dei corpi. Il non compiere una tale, necessaria distinzione, sarebbe frutto di un malsano materialismo, insinuatosi in una concezione spirituale del mondo. Nessun’anima sarà di per sé fatalmente destinata ad incarnarsi nella “razza malvagia”. Potrebbe anche accadere – avverte Rudolf Steiner nella “Scienza Occulta” . che nessun’anima umana fosse così involuta da doversi incarnare nei corpi della “razza malvagia”. Allora quei copri verrebbero animati dal cosmo in altra maniera.

Prorpio questo punto, che mi angustiava non poco, fu oggetto dei discorsi in un incontro con Hella Wiesberger al Lascito di Rudolf Steiner, alal Rudolf Steiner Halde a Dornach, e lei mi illuminò proprio nel senso che Le ho descritto. Inoltre, vi è un terzo tipo di evoluzione, ed è quella di coloro che operano alla trasformazione del Male in un più alto Bene: questa – la redenzione del Male – è la missione dei Manichei. Quella dell’Ordine dei Manichei – diceva Massimo Scaligero – è l’ideale più audace e rivoluzionario. E l’opera di Rudolf Steiner e di Massimo Scaligero la concepisco nel senso di tale audace ideale.

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CH’IO NON PARLI … (Poesia di A. Onofri)

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« Ch’io non parli superbo alla mia gente!

Io molto l’amo ed amo i suoi dolori.

Ma che dal suo travaglio io resti fuori,

perch’io lo senta in me più grandemente.

Ed io vi prego, o uomini in tregenda

che mi lasciate alla mia grande pace,

dove ogni vostro strepito si tace…

Ch’io nulla oda, affinché tutto intenda».

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LETTURA DI TESTI ANTROPOSOFICI: LA SCIENZA OCCULTA (di F. Giovi)

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Il potere di risvegliare, all’interno del pensiero, l’originario elemento creativo, è stato donato da Rudolf Steiner mediante una articolata sequenza di immagini riguardanti la biografia, cosmica e metastorica dell’entità umana.

Tali immagini suscitano nell’anima la forza del ricordo che è uno dei più profondi e segreti poteri del pensiero. E’ una possibile trasmissione iniziatica nella forma richiesta dai nuovi tempi poiché essa si può attuare solo per decisione cosciente e capacità del discepolo di rispondere con corrispondenti forze dell’anima (pensare, volere e sentire) al contenuto trascendente risorgente da quelle immagini.

Un tempo, il discepolo giungeva alla visione delle gerarchie di potenza sovrasensibile in quanto veniva portato dagli Jerofanti ad un distacco dal corpo fisico-eterico per giungere ad una estatica immersione nel mondo dello Spirito, così da ricevere una intensa impressione. Questa, a sua volta si imprimeva nel corpo eterico rinnovando completamente la sua vita.

Nella via iniziatica tracciata da Rudolf Steiner, il discepolo conquista (e simultaneamente riceve) la “visione penetrante e trasformante” in un perfetto stato di destità senza regredire né alla catalessi né a forme, più o meno leggere, di trance. Questo pare risaputo finchè il discepolo non si accorge che, sui primi passi, può bastare l’evocazione e l’immersione in un’immagine per abbassare lo stato di veglia, per cedere impercettibilmente al sogno (da cui le tante “veggenze” che passeggiano per il mondo dell’occulto).

Ogni operazione interiore che declini a condizioni di coscienza inferiori alla comune coscienza sensibile, è già fallita.
Perciò ogni iniziativa deve risultare cosciente e poggiata su un robusto esercizio dell’anima in tale direzione. A fronte delle immagini suscitate sono pure necessarie capacità di reale spregiudicatezza, di silenzio interiore e di calma al limite dell’impersonale.

A mio parere l’ideale potrebbe essere un atteggiamento d’anima e coscienza, magari non percepito ma inteso come il prodotto dalle discipline formative idonee allo sviluppo delle summenzionate qualità. Ciò per permettere una serena Spontaneità nel dedicarsi ai pensieri e immagini senza i lacci e lacciuoli di retro/pensieri di disciplina, che facilmente riempiono di sé l’anima e fatalmente la irrigidiscono.

Già la forma dell’insegnamento può presentare seria difficoltà a molti poiché esso è del tutto privo di enfasi, di retorica e verbalismi affascinanti: persino noioso se il proprio accostarsi desidera dall’esposizione dell’occulto una reazione che soddisfi il piacere dell’intelletto o del sentimento: ciò che giustamente fino a ieri, se confrontato con il ‘sacro’ veniva definito come ‘profano’.

Sperimentalmente è davvero meglio seguire l’indicazione, poco raccolta, del Dottore: pensare i pensieri così come sono esposti (e, per l’amor di dio, null’altro).

Come per il controllo del pensiero e ancor più per la Concentrazione, è un agire quantitativamente minore di quello che la natura umana ordinaria si sente disposta ad elargire. Anche quando non siano impulsi a connettere pensieri estranei, vaganti o antroposofici che possano essere, si pregiudica il percorso dei pensieri che si ravvivano con l’attenta lettura, persino tingendo l’anima di una artefatta sacralità o con la predisposizione alla razionalità critica.

Sull’astensione dalla razionalità critica molti si inalberano, quasi si consigliasse loro il suicidio come presupposto. Qui, in linea di massima, c’è solo il moto di difesa del nostro essere psicofisico che, da usurpatore quale è in realtà, si sente minacciato da ciò che veramente può rovesciarlo dal trono che non gli appartiene. Però, da altro punto di visuale, può anche indicare che il soggetto non è al momento maturo o idoneo per questa esperienza.

Che sia un gioco dell’astrale inferiore, può essere svelato già quando ci si rapporti alla vita ordinaria. Faccio un esempio: siamo sull’ultimo gradino della scaletta che porta al mare. Che si fa? O si torna indietro, ci si riveste e si torna a casa o ci si immerge: immergendosi sperimenteremo il mare. Ma stando sull’ultimo gradino, su quell’ultimo gradino ad almanaccare intorno ai corpi immersi nel liquido e così via, ci manterremmo nella più sterile o stupida posizione possibile. Lo stesso vale con “La Scienza Occulta”.

Il “pensare i pensieri così come sono esposti” stimola immagini. Tali immagini hanno il potere di non accatastarsi nella testa ma di scendere nel torace e negli arti. Ossia nel sentire e nel volere. Se la coscienza pensante continua a dedicarsi “solo” a quest’opera, un contenuto sovraumano (Aurobindo direbbe sovra-mentale) viene, fluisce ed anima il pensare ordinario che stavamo usando.

Compito della pregressa educazione interiore o di un momento di Grazia è permettere che il potere iniziatico interno alle immagini non si perda nella banalità del pensiero che si aliena e nella avida meschinità del sentire personale ma, oltrepassando per propria virtù il limite astrale, giunga ad imprimersi nel corpo eterico. Una più complessa struttura di immagini (come l’insieme completo dell’Antico Saturno) può portare assai oltre: è possibile udire le sonorità espresse dal Principio.

Così “La Scienza Occulta” può divenire la strada e la porta dei Misteri iniziatici, diversa dall’antica poiché dipendente dalla attività individuale e cosciente. Le immagini date dall’Iniziato Solare sono congegnate in modo da ‘contenere’ la Potenza superatrice del pensiero decaduto. Sul confine del pensiero morente, attende la forza originaria dello Spirito e, in momenti di calma dedizione, essa può scendere nell’uomo, attraversarlo in tutti i suoi veicoli, possedendo il potere della Trasmutazione sino al corpo fisico: è davvero la Pentecoste dei nuovi tempi.

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IL SEGNO, LA PAROLA E IL GESTO (Conf. di Rudolf Steiner)

IL SEGNO, LA PAROLA E IL GESTO (1)

Berlino, 4 Aprile 1916

(note esplicative a piè di pagina)

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Oggi affronterò più che altro gli aspetti occulti delle nostre considerazioni della scorsa settimana. Abbiamo visto che alcune correnti che si esprimono attraverso certe confraternite occulte possono ancora assumere un ruolo importante nella vita umana. E le considerazioni piuttosto esteriori dell’ultima volta vi avranno mostrato il modo ben particolare in cui si agisce tramite queste confraternite occulte in Europa occidentale, in particolare nei paesi britannici, per raggiungere certi scopi esteriori. È assolutamente indispensabile che quelli che non penetrano ad occhi chiusi nel movimento moderno di scienza dello spirito guardino da una certa distanza in modo da potersi fare un’opinione obiettiva di tutta la situazione. Ecco perché oggi vorrei mostrarvi come per prima cosa si deve pensare all’attività di questo tipo di confraternite occulte in modo da essere in grado di comprendere come possono diventare uno strumento per altri fini.

Quello che intendiamo qui con il termine di confraternite occulte è, in fondo una cosa assai complicata. Ma in definitivo questa cosa complicata si edifica ovunque su un’infrastruttura che attira delle persone in una certa direzione al fine di riunirle attraverso una sorta di culto e alle quali vengono presentati dei simboli. Le si riunisce grazie a un culto che, per così dire, si esprime in simboli. Oggi molte persone tendono a priori a deridere questo tipo di confraternite fondate su una storia di simboli, e questo al nome di un presunto sapere, finalmente assai superficiale. La ristrettezza di spirito dei nostri contemporanei riguardo a tutte queste cose è straordinario, e si potrebbe semplicemente ribattere a quelli che denigrano con così tanta leggerezza le cerimonie e pratiche simboliche legate a queste confraternite occulte, che certe persone peraltro non tanto più insignificanti di loro, questi materialisti ed altri beffardi o critici molto intelligenti, gente come Goethe ad esempio, hanno attribuito la più grande importanza al fatto di aver potuto partecipare a tali assemblee cerimoniali simboliche. Goethe era perfettamente cosciente, e lo ha espresso tante volte, di questo fatto di non aver potuto andare a scuola, ma di aver ricevuto, più tardi, un insegnamento legato a certi ordini, prima di tutti agli ordini massonici. Per persone di valore più modeste di Goethe, questo contesto massonico avrà dato probabilmente meno, ma Goethe, lui, ci ha trovato moltissimo. Ecco ad esempio quello che si potrebbe rispondere a questi beffardi che prendono in giro queste pratiche, appoggiandosi su una così detta visione monista del mondo rapidamente “impacchettata”. Ma se vogliamo comprendere la realtà nella sua essenza, è necessario cogliere questa realtà più in profondità.

Dal quindicesimo secolo, come sappiamo, viviamo nella quinta epoca postatlantica. Fu preceduta dalla quarta epoca postatlantica che ebbe inizio attorno al 747 prima della nascita di Cristo per terminare soltanto all’inizio del quindicesimo secolo. Le persone di oggi che sono ragionevoli e intelligenti – e lo sono quasi tutti vero? – si dicono: In realtà, non deve esserci così tanta differenza tra quello che un’anima può vivere dal quindicesimo secolo e ciò che un’anima viveva nei due millenni che ci hanno preceduto, dall’anno 747 prima della nostra era. Eppure, se vogliamo, possiamo mostrare, anche attraverso delle cose del tutto esteriori, quanto lo sviluppo dell’anima umana durante la quarta epoca postatlantica, quella che ha preceduto la nostra, si differenzia fortemente da quello che conosciamo. A quell’epoca, ossia dall’ottavo secolo a.C., fino al quattordicesimo secolo d.C., gli uomini avevano un corpo eterico molto, molto più recettivo che in seguito. Beninteso, più ci avviciniamo alla fine di questo periodo, più questa ricettività va calando. Una volta, l’uomo poteva percepire maggiormente ciò che lo circondava. E quando il corpo eterico percepisce, percepisce il mondo elementare. Non percepisce, come il corpo fisico, i minerali, le piante, gli animali, l’acqua, l’aria ecc… ma percepisce gli esseri elementari che vivono nelle piante, negli animali e nei minerali. In quel periodo, gli uomini parlavano ancora di “kobold”, di gnomi che abitavano le montagne o che vedevano uscire dalle faglie delle rocce nelle miniere. Oggi, si dice che si trattava di fantasie poetiche. Eppure gli antenati erano veramente coscienti del fatto che esiste un mondo elementare dietro al mondo fisico.

Vorrei ancora una volta attirare la vostra attenzione – perché tutti quelli che sono seduti qui forse non lo hanno ancora sentito – sul fatto che possiamo anche portarne le prove appoggiandoci su documenti esteriori, che non tanto tempo fa, le persone erano ancora a conoscenza del mondo elementare. Ne ho già parlato, ma mi piacerebbe evocarlo ancora brevemente. Al museo di Amburgo possiamo vedere un dipinto che rappresenta “la Caduta”, questo evento di cui troviamo il racconto all’inizio dell’antico testamento.

(2)

Oggi, quando un pittore vuole rappresentare la Caduta, mostra l’albero del paradiso, vero?, con Adamo ed Eva da una parte e dall’altra, più o meno belli, la maggior parte delle volte peraltro abbastanza orrendi, e in mezzo il serpente; un serpente vero. Ma tutto ciò è realistico, cari amici? Possiamo definire questo come realistico? Anche se Eva non era probabilmente così desta né così intelligente quanto le donne di oggi, è pertanto difficile credere che abbia potuto lasciarsi sedurre da un volgare serpente che striscia per terra, a commettere l’atto prodigioso che sappiamo. Questo non può quindi essere così realistico.

Il tentatore, lo sappiamo, era Lucifero. Ordunque, Lucifero non è un essere che possiamo vedere con gli occhi fisici di oggi. Per vederlo, si necessita di un corpo eterico desto; si necessita di organi della chiaroveggenza desti. Vediamo allora che Lucifero è l’essere rimasto indietro durante la fase lunare dell’evoluzione. Dall’epoca lunare abbiamo ricevuto il nostro corpo fisico tale come è oggi, anche se non era ancora fisicamente visibile. Era interamente eterico. La testa che possiede l’uomo di oggi è la copia fedele di quella che aveva già sull’antica luna. Il resto del corpo umano, per contro, non aveva ancora la forma che gli conosciamo oggi. La testa era semplicemente prolungata da una forma analoga ad un serpente: ciò che oggi costituisce il nostro midollo spinale. Così che se volessimo dare un’immagine di Lucifero così come è rimasto dall’antica Luna, bisognerebbe rappresentarlo con una testa umana prolungata da un midollo spinale, ossia a forma di serpente.

Ed è esattamente così che il Maestro Bertram (2) ha rappresentato Lucifero sul dipinto che possiamo vedere ad Amburgo! Non come lo avrebbe immaginato un pittore attuale, ma tale come deve essere nel senso della scienza dello spirito! Potete vederlo al museo di Amburgo, e questo vi convincerà del fatto che nel tredicesimo e quattordicesimo secolo, un pittore dipingeva ancora le cose come sono veramente. Ma la gente di oggi è ben troppo intelligente per poter distinguere ciò che gli dice questo documento. Eppure ci mostra che gli uomini di una volta percepivano il mondo elementare.

Ed è allora, nel corso della quarta epoca postatlantica, che sono apparsi i simboli sui quali le confraternite occulte di cui stiamo parlando si sono fondate. Questi simboli hanno potuto servire da fondamenta a queste confraternite perché in quel periodo li si sentivano vivi; si poteva ancora sapere che erano vivi nella propria interiorità. Vorrei spiegarvi, nella versione di Goethe, quello che è questo principio del simbolismo. A modo suo Goethe tenta di rendere il simbolismo fecondo per la vita esteriore, perché pensa che famigliarizzandosi con esso si può veramente fare progredire l’essere interiore. Ed è per questo che vuole – lo potete leggere nel suo romanzo Wilhelm Meister – che l’educazione permetta al bambino di crescere con certi simboli. Al posto delle cose senza senso che vengono insegnate nelle scuole, Goethe vuole che gli uomini vengano cresciuti con certi simboli. Per prima cosa vuole che tramite i simboli imparino quello che chiama “i quattro rispetti” dell’essere umano: il rispetto per il mondo spirituale, il rispetto per il mondo fisico, il rispetto per ogni anima e il rispetto che può edificarsi soltanto poggiando sui tre altri: il rispetto per sé stesso. La maggior parte dei nostri contemporanei illuminati avrebbe – ancor ancora – capito che l’ultimo, il rispetto per sé stesso, sia posto all’inizio ma, nell’idea di Goethe, quel rispetto è quello che comporta i più grandi pericoli, e può quindi essere edificato soltanto sulla base dei 3 altri.

In che modo Goethe vuole che il rispetto per lo spirituale, il rispetto di quello che è in alto, si radichi per primo nell’uomo? Raccomanda che i bambini imparino un certo gesto: braccia incrociate sul petto, sguardo innalzato verso il cielo. In questa posizione, devono acquisire il rispetto di ciò che, spiritualmente, può avere un’influenza sull’uomo. Ancora in tenerissima età, pensa Goethe, bisogna collegare questo gesto all’acquisizione del sentimento di rispetto per ciò che è in alto. Perché questo ha un senso? Perché, quando l’uomo prova veramente rispetto per lo spirituale, non può che manifestare tale rispetto. E anche se incrociasse le mani dietro la schiena, le sue mani eteriche si incrocerebbero davanti al suo petto, e se mantenesse il suo sguardo fisico abbassato, i suoi occhi eterici si rivolgerebbero comunque al cielo! Questo perché quando si prova rispetto nei confronti dello spirituale, gli occhi eterici si rivolgono del tutto naturalmente verso l’alto, e le braccia eteriche si incrociano davanti al petto. Non può andare diversamente, è un’evidenza: il corpo eterico compie questi gesti. Durante la quarta epoca postatlantica la gente lo sapeva, perché percepivano i movimenti del proprio corpo eterico, e quando le si raccomandava di fare questo o quello, di fatto non le si diceva nient’altro che: dovete fisicamente muovervi un po’ in questo modo, così da poter sentire e quindi percepire i gesti che fa il vostro corpo eterico.

Goethe vuole in questo modo che si cresca nella vita spirituale. Sa quanto è importante vivere interiormente i gesti che sono direttamente legati alle espressioni dell’anima. Inoltre, vuole che l’uomo incroci le mani dietro alla schiena e abbassi gli occhi verso la terra per acquisire il rispetto del corpo e di tutto ciò che è terrestre. Deve essere la seconda acquisizione. Per quanto riguarda la terza, le cose devono essere eseguite in questo modo: le mani aperte, lo sguardo che va verso sinistra e destra. Questo gesto deve permettere di acquisire rispetto nei confronti di ogni anima simile alla sua. Soltanto dopo, si può coltivare il rispetto per sé stessi. Dal quattordicesimo secolo, gli uomini hanno ampiamente dimenticato quello che allora sapevano spontaneamente.

Non sanno più che questi gesti, quando sono giusti, non hanno nulla di arbitrario, ma sono in rapporto con l’organizzazione spirituale dell’uomo. Una volta, quando si insegnava agli uomini questo tipo di gesti, nonché altri più complicati, non si faceva altro che mostrare loro ciò che potevano allora facilmente risvegliare nella loro vita interiore. Più tardi, durante la quinta epoca postatlantica, si può benissimo insegnare a degli esseri giovani, attraverso un insegnamento appropriato, questi movimenti semplici che Goethe raccomandava. Questo è ciò che Goethe voleva.

Ma a partire dal quattordicesimo e quindicesimo secolo non si può più insegnare agli uomini il linguaggio estremamente complicato dei gesti designati da “il segno, la parola, il gesto”, così come si è diffuso nelle confraternite occulte, in modo tale che si possa sentire ancora un po’ la loro realtà.

Le confraternite che esistevano nella quarta epoca postatlantica, nelle quali, tra altri simboli, si insegnava alla gente, in tre stadi, “il segno, il gesto, la parola”, hanno continuato a svilupparsi. Ma negli ultimi secoli, le anime che si legano a queste confraternite sono diventate molto diverse da quelle che erano una volta. Si è continuato ad insegnare – per rimanere alle cose le più elementari – il segno, il gesto, la parola – ma le persone non potevano più collegare nulla a questi tre termini, perché non potevano più rappresentarsi, nel corpo eterico, gli elementi corrispondenti, conformi all’anima umana. È diventato quindi qualcosa di esteriore. Nella quarta epoca postatlantica, l’uomo aveva sviluppato principalmente l’anima senziente o razionale. In quel periodo l’anima cosciente iniziava ad aver più presa su di lui, ossia era sempre più costretto a fare appello al ragionamento legato al cervello fisico. La “sensitività” del corpo eterico, come si potrebbe chiamare, era a poco a poco scomparsa. E cosa appare adesso? Vi prego di essere particolarmente attenti a quanto segue.

Le confraternite occulte comunque continuano ad esistere durante la quinta epoca postatlantica. Nuove confraternite vengono fondate oppure si prosegue con quelle antiche, e vi si accolgono uomini ai quali si fanno conoscere i simboli in questione. Queste persone imparano certi segni mettendo il loro corpo in una posizione ben precisa, che rappresenta un segno. Imparano certi gesti, ad esempio dando una stretta di mano diversa da quelle che si danno solitamente. Imparano a pronunciare certe parole che provocano un movimento ben particolare nel loro corpo eterico, e altre cose del genere. Mi accontenterò di segnalare soltanto qualche elemento. Così dunque, dal quindicesimo al sedicesimo secolo, della gente impara il segno, il gesto e la parola. Ordunque queste persone sono adesso costituite in modo tale che la loro anima cosciente entra in azione. Ma il segno, il gesto e la parola non vi penetrano, perché per l’anima cosciente questo rimane qualcosa di esteriore, un semplice segno esteriore. Eppure non credete che cose come il segno, il gesto e la parola, quando vengono comunicate all’uomo, non agiscano sul suo corpo eterico! Agiscono! Ricevendo il segno il gesto e la parola, l’uomo prende in sé ciò che una volta era legato a loro. Viene quindi insegnato a un certo numero di persone il segno, il gesto e la parola, introducendo in questo modo nel loro subconscio qualcosa di cui non hanno coscienza. È ovvio che bisognerebbe assolutamente evitare di fare questo, e, al contrario, andare avanti sul cammino che è quello dell’evoluzione dell’uomo. Ora, questo cammino moderno implica che si rivolga all’intendimento dell’uomo e che gli si dia in primo luogo ciò che può comprendere, e ciò che può imparare comprendendolo. Ed è precisamente questo il contenuto della scienza dello spirito. Questo contenuto, bisogna per prima cosa comprenderlo ed avvicinarsene progressivamente. In un primo momento ci si lega in un modo o nell’altro al movimento della scienza dello spirito, ed è soltanto dopo un certo tempo che si è portati a ricevere il segno, il gesto e la parola. Perché soltanto allora si è preparati a ritrovare qualcosa di conosciuto, qualcosa che abbiamo capito già da prima. Ma generalmente le confraternite occulte non procedono in questo modo. Li, vi si ricevono le persone nel primo grado senza che abbiano capito alcunché della scienza dello spirito o dell’occultismo. Le si trasmettono allora il segno il gesto e la parola, e altri simboli ancora, e siccome non sanno niente del mondo spirituale, si agisce così sul loro subconscio, ci si rivolge a quello che, in loro, non ha nessun legame con la coscienza.

Quali sono le conseguenze? Risulta evidente che in questo modo si può, se si vuole, fare di queste persone docili strumenti per ogni sorta di piani. Perché se trafficate il corpo eterico di qualcuno alla sua insaputa, e se non date al pensiero ciò che la scienza dello spirito deve essere oggi, annientate le forze che altrimenti questa persona avrebbe nel suo pensiero. Le mettete fuori uso e trasformate queste confraternite in strumenti per quelli che vogliono realizzare i loro piani. Potete in questo modo utilizzarle per realizzare certi scopi politici e nello stesso tempo instaurare il dogma che Alcione (3) è il portatore esteriore del Cristo Gesù. Quelli che saranno stati così preparati diventeranno gli strumenti adeguati per divulgare questo nel mondo. Si tratta in seguito di essere ben falsi e ben disonesti, e si può realizzare allora ogni sorta di disegni forgiando prima gli strumenti appropriati.

Quando si sa cosa distingue il quinto periodo postatlantico dal quarto – e da parte nostra, non smettiamo di insistere su questo – , sappiamo perché è necessario essere a conoscenza della scienza dello spirito prima di poter essere introdotti nel simbolismo. Tutto ciò proviene da una vera conoscenza. E quando, in un movimento di scienza dello spirito, si vuole lavorare onestamente, è ovviamente questa via che si segue. Perché chiunque avesse soltanto preso conoscenza di quello che si trova ad esempio nella mia Teosofia o nella mia Scienza occulta, sforzandosi di capirlo bene, non potrà mai subire neanche il minimo danno per quanto gli venisse comunicato un qualsiasi simbolo.

Possiamo vedere che, in larghissima misura, i paesi anglosassoni introducono il simbolismo senza che sia preceduto da un insegnamento che lo spiegherebbe in un modo o nell’altro. Spiegare non vuol dire semplicemente: tale simbolo significa questo, tale simbolo significa quest’altro, perché in questo modo si può fare credere qualsiasi cosa! Bisognerebbe spiegare le cose svelando, a partire dal decorso degli eventi, i misteri dell’evoluzione della terra e dell’umanità in modo tale che il simbolo ne derivi. Ebbene questo non viene fatto. I simboli vengono semplicemente proposti tali quali. Si va anche oltre  in questo senso, con il fatto che la letteratura occulta stessa non procede come lo fa, ad esempio, la nostra scienza dello spirito, ma che invece, anche lì, tutto viene dato in maniera simbolica.

Sotto tanti aspetti, per quanto riguarda questa letteratura occulta, i danni più spaventosi sono stati causati in Francia da Eliphas Levi (4). Il suo dogma dell’alta magia, oppure la sua chiave dei grandi misteri, che contengono grandi verità mescolate ad errori molto pericolosi, sono concepiti in modo tale che niente può essere afferrato per mezzo della comprensione, come è invece il caso nella nostra scienza dello spirito. Bisogna accettare tutto in maniera simbolica. Leggete Eliphas Levi! Ma si, adesso potete farlo senza pericolo, perché siete abbastanza preparati. Leggete Il dogma dell’alta magia, e vedrete allora che si tratta di un tutt’altro utilizzo del simbolismo. Ed è certo, cari amici, che quando si insegna alla gente soltanto dei simboli, come Eliphas Levi nel suo Dogma dell’alta magia la si mette, per così dire, sotto il proprio controllo per farne ciò che si vuole, tutto ciò per cui la vogliamo utilizzare.

Dopo Eliphas Levi, le cose si guastano maggiormente con Gerard Encausse (5) detto Papus, che ebbe un’influenza terribilmente disastrosa alla corte di San Pietroburgo dove tornò per decenni per svolgervi il suo ruolo politico dei più funesti. Troviamo in Papus, – come egli si nomina – sotto una forma estremamente pericolosa, certi segreti occulti che sono consegnati all’umanità in modo tale che le persone che lasciano Papus agire su di loro, appena superati i primi elementi di quel insegnamento, si attaccano a quello che le viene dato con un fanatismo incrollabile. Per quanto paradossale possa sembrare, non si tratta di confutare Papus, perché il peggio è che ci sono in lui molte cose che sono giuste. Ma il modo in cui le cose vengono date è terribilmente pericoloso. Lasciare cadere goccia a goccia nell’anima delle persone deboli ciò che trovano nelle opere di Papus, significa prepararle, addormentando totalmente il loro intendimento, a essere utilizzati per far di loro tutto quello che si vorrà. E questo tipo di persone ha oggi una certa influenza. Colui che percorre un po’ il mondo avendo occasione di conoscere queste cose sa che Papus ha ovunque una grande influenza! Ho potuto scorgere questa influenza in tutta la Boemia e l’Austria. In Germania è minore, ma è comunque esistita in una certa misura. Ma è soprattutto in Russia che l’impatto di Papus è enorme. Bisogna aggiungere che se l’impatto di questo tipo di cose è così forte, è perché c’è in tutto ciò una buona dose di disonestà.

L’insegnamento di Jakob Böhme (6), di cui abbiamo spesso parlato, è stato introdotto in Francia nel diciottesimo secolo da colui che viene chiamato “Il filosofo sconosciuto”, Louis Claude de Saint Martin (7). È stato allora tradotto in un linguaggio pieno di “charme”, in modo tale che, quando i testi di Saint Martin sono stati ritradotti in tedesco, la gente lo ha trovato molto più leggibile che le opere originali di Jakob Böhme che sono, come sappiamo, molto difficili da leggere!

Questa traduzione del “filosofo sconosciuto” ancora mi fa venire in mente un bel ricordo. Il suo libro Degli errori e della verità, è stato tradotto molto bene in tedesco da un amabile poeta abbastanza conosciuto. E tutto ciò riveste per me un certo interesse, nella misura in cui sarà presto pubblicato un piccolo opuscolo intitolato Il compito della scienza dello spirito e il suo edificio a Dornach (8) , nel quale mi sforzo di confutare brevemente, e in modo molto comprensibile, certi errori molto diffusi a proposito della scienza dello spirito. Questo testo riprenderà una conferenza che ho tenuto in svizzera, perché lì, proprio a Dornach, un pastore protestante particolarmente intelligente aveva diffuso ogni sorta di cose contro il nostro movimento. In realtà, non volevo rispondere soltanto a questo pastore, ma ciò che aveva formulato era tipico. Della gente diffondeva un sacco di rumori e avevo allora l’occasione, senza mirare a questo pastore in particolare, di confutare questi errori a proposito della nostra scienza dello spirito, e in particolare dell’edificio di Dornach. Durante uno dei suoi discorsi, il pastore in questione citò un poema di Matthias Claudius. Ne lesse una strofa con un pathos spinto, al fine di mostrare che la scienza occulta non ha finalmente alcun senso, visto che nemmeno la luna la si può comprendere. Però gli sarebbe bastato leggere la strofa seguente dello stesso poema per mostrare che affermava esattamente il contrario di ciò che il pastore voleva far dire al poeta. E il più interessante di tutto ciò è che Matthias Claudius è proprio il traduttore in tedesco del libro di Louis Claude de Saint Martin, Degli errori e della verità! Vedete cari amici, con quale genere di persone abbiamo a che fare, e come vi presentano delle cosiddette “buone ragioni”, ma vediamo quello che sono in realtà queste ragioni! Potremmo sviluppare più dettagliatamente questo capitolo. Ma è veramente deplorevole perdere tempo in questo modo, per smentire quelli che si oppongono in questo modo.

Ma possiamo anche incontrare cose ancora ben più curiose. Ad esempio quello che mi è accaduto dopo il nostro ultimo incontro, e di cui non vi vorrei tenere allo scuro, tant’è interessante. Sapete tutti – vi alludevo ancora l’ultima volta – che non ho potuto, né dovuto, semplicemente per rispetto della verità, sottoscrivere a quello che Mrs. Besant, la presidente della Theosophical Society – Società teosofica – fece con la sua gente, di cui una buona parte erano stati preparati secondo i metodi di cui vi ho parlato. Non potevo aderire a questo. Nel nome della verità, dovetti dichiararmi contro questo concetto aberrante del Cristo nella persona del giovane Alcyone, e a maggior ragione quando vidi che anche la gente colta cascava nel tranello del piccolo libro – credo sia intitolato Ai piedi del maestro – di cui Alcyone sarebbe il presunto autore e che viene presentato come uno dei grandi eventi della nostra epoca. Ma lo si intuiva bene, in questi ambiti, che avevo l’intenzione d’intraprendere qualcosa al servizio della verità. Lo si sentiva ma si diceva: “La verità, d’accordo, ma questa verità è veramente tale che si debba opporsi a Mrs. Besant con il pretesto che ci racconta fandonie”? E vedete, ho anche trovato in un opuscolo scritto da uno dei nostri membri, E. Von Gumppenberg (9). che uscirà tra non molto, un giudizio che riguarda me. La Signora Von Gumppenberg allude “a un’ opinione che fu formulata un giorno da una inglese a proposito del Dott. Steiner: questo bravo Steiner è un filosofo, ed è sicuramente per questo che è così puntiglioso sulla verità. Cosa importa alla fine che la Sig.ra Besant racconti fesserie! Non lo facciamo tutti? In ogni modo non è possibile fare altrimenti. Come potremmo vivere sempre nella totale verità? Non possiamo essere soltanto dei filosofi. Lasciamo quindi la gente raccontare quello che le pare! Cercando di opporsi, non facciamo altro che farci il sangue cattivo”.

Cari amici! Non posso fare a meno di pensare che un bandito sia più onesto della gente che ha una tale opinione della verità. Lo penso sinceramente, anche se la persona in questione veste begli abiti di seta, come sia molto probabile nel caso di questa signora! Tutto ciò ci mostra quanto sia pericoloso oggi non prendere sul serio la verità, soprattutto quando si tratta di cose che sfuggono alla nostra percezione sensibile immediata.

Vi ho detto che la propagazione della corrente spirituale fondata da Encausse, Alias Papus, poggia anche esso su una impostura. Queste persone si fanno chiamare dei “martinisti”. Bisogna assolutamente proteggere l’onesto “filosofo sconosciuto”, che era un vero ricercatore della verità, e con lui tutto ciò che si sforzò di fare per servire il diciottesimo secolo, contro l’utilizzo abusivo del suo nome da parte dei partigiani attuali di Papus.

È importante sapere che ogni confraternita occulta si edifica sulla base di tre gradi. Al primo grado, quando il simbolismo viene utilizzato correttamente – e intendo qui, ovviamente, a quanto ho accennato e che corrisponde alla nostra quinta epoca postatlantica –, le anime arrivano al punto in cui possono avere una chiara esperienza interiore grazie al fatto che esiste una conoscenza indipendente dal sapere fisico sensibile ordinario. Oggi, nel cuore della quinta epoca postatlantica, colui che sta in questo primo grado dovrebbe conoscere quello che si trova, all’incirca, nella mia Scienza occulta. Colui che raggiunge il secondo grado dovrebbe conoscere – ossia conoscere in modo tale che viva in lui – ciò che si trova nel libro Iniziazione, come si conseguono conoscenze dei mondi spirituali, e colui che raggiunge il terzo grado e riceve gli importanti simboli corrispondenti, il segno, il gesto e la parola, costui dovrebbe sapere ciò che significa vivere fuori dal proprio corpo. Ecco la regola che bisognerebbe raggiungere.

Ebbene, fino all’ottavo, nono secolo, questi tre gradi sono effettivamente stati raggiunti in certe regioni d’Europa. In Irlanda, ad esempio, fino all’ottavo, nono, decimo secolo, un gran numero di personalità raggiunse i gradi che vi ho appena descritto (10). Fu il caso anche in altre regioni d’Europa, ma lì, queste personalità furono meno numerose. Però si ha sempre eluso qualcosa, semplicemente per incapacità: non si è lavorato ad una vera scienza dello spirito. Per tante ragioni, soltanto adessouna tale scienza dello spirito può esserci proposta. Ma ci sono sempre state delle confraternite occulte che lavorano soltanto a partire dai simboli. Queste cose assumono un significato particolare quando si lavora a partire da simboli in un popolo che non ha ancora raggiunto la sua piena maturità. Ecco perché ci sono state tante difficoltà in Russia quando, sotto il regno di Caterina la Grande, e in seguito sotto quello del suo successore Paolo, l’influenza di Voltaire essendo fortemente diminuita, si tentò di trapiantavi certe confraternite segrete dall’occidente alla Russia. Questi tentativi furono molto numerosi, e quello che è successo lì sotto l’influenza di tutte queste confraternite occulte venute da occidente ha avuto molto più importanza di quello che possiamo immaginare su tutto lo sviluppo della Russia. Beninteso, questa influenza assume forme diverse a seconda dei diversi ambiti: la si ritrova nei romanzi così come nella politica. Ma i canali esistono sempre, e questa azione prende sempre più importanza per l’evoluzione a venire. Possiamo dire che tutto ciò che, fino a Tolstoi, ha assunto un ruolo nella vita culturale della Russia ci richiama, in un modo o nell’altro, a ciò che è accaduto nell’epoca della quale vi ho parlato, quando certe confraternite occulte sono state trapiantate dall’Europa in Russia.

Ho accennato a una certa infrastruttura in tre gradi. È un fatto. Ma esistono anche delle persone che pervengono a dei gradi superiori, quello che chiamiamo gli alti gradi. Ovviamente, siamo allora in un ambito dove si annida una dose formidabile di vanità; esistono infatti delle confraternite dove si può conferire fino a novanta gradi e ancora di più. Immaginate ciò che significa raggiungere un grado così elevato in un ordine! Se il sistema degli ordini scozzesi, che si edifica peraltro su una base di tre gradi così come vi li ho descritti, ne comporta trentatré, è semplicemente dovuto ad un errore. Abbiamo per prima cosa i tre gradi che, come lo vedete, hanno un senso profondo. Ma di seguito ce ne sono ancora altri trenta. Se già con il terzo grado si è sviluppata la facoltà di sentire sé stessi fuori dal proprio corpo, potete immaginare quale grandioso essere dobbiamo diventare quando ci si è levati di trenta gradi supplementari! Ebbene tutto ciò si fonda in realtà su un grottesco errore di conoscenza. Nelle scienze occulte, si leggono i numeri in modo diverso che nel sistema decimale. Quando si scrive 33 gradi ciò significa in realtà, nel sistema di numerazione che conviene: 3 volte 3 = 9. Questo problema di numerazione assume un ruolo importante per Blavatsky. Nella sua Dottrina segreta troverete un lungo dibattito a proposito del numero 777. La gente ha elaborato ogni sorta di ipotesi su quello che poteva mai rappresentare questo numero. In realtà si tratta di 7x7x7, ossia 343. In occultismo, si scrive un numero in modo tale che si debba moltiplicare tra loro le cifra. Se vogliamo ottenere il numero reale, conviene quindi dire: 7×7=49 e 49×7=343. E nello stesso modo, 33= 3×3=9. È perché la gente non sa leggere che capisce 33 invece di 9.

Ma dimentichiamo tutta questa vanità. È vero che esistono 6 gradi oltre i primi tre. E quando vengono superati, ne risulta già qualcosa di molto significativo. Ma alla nostra epoca è del tutto impossibile pervenirci. Non possiamo raggiungere questi gradi perché l’umanità non è abbastanza progredita, in questa quinta epoca postatlantica, per essere in grado di attraversare le prove corrispondenti. Non in materia di conoscenza, ma bensì di messa in pratica delle conoscenze, ancora ben poche cose hanno potuto essere tratte dai mondi spirituali. Questo avverrà soltanto a poco a poco. Considerate che siamo nella quinta epoca postatlantica soltanto dall’anno 1413, e che dovrà durarem circa 2160 anni. Terminerà quindi soltanto nel 3573, e siamo soltanto all’inizio. Succederanno tante, tante cose durante questo periodo. In particolare si vedrà sviluppare la scienza dello spirito con tutte le sue conseguenze. Ma tutto questo può essere rivelato soltanto a poco a poco. Sicuramente possiamo già tracciarne le grandi linee, e riportare numerosi dettagli. Ma tanti tanti elementi saranno manifesti soltanto dopo essersi fortificati confrontandosi a delle resistenze. E queste resistenze andranno sempre crescendo.

Viviamo oggi in un’epoca ancora relativamente idealista e spirituale, in confronto a ciò che deve venire. Potete dedurlo da quello che vi ho già esposto e che andrò a completare. Viviamo alla fine del secondo millennio dopo Cristo. Ora, non bisognerà aspettare molto dopo l’anno 2000 perché l’umanità abbia da vivere cose molto strane, che si preparano ancora lentamente. Le due correnti che corrono, in qualche modo, incontro all’evoluzione futura si preparano a partire dall’est e dall’ovest. Nelle regioni orientali si vedranno sempre più svilupparsi un tutt’altro modo di pensare a proposito degli uomini. Questo non avrà origine dalla cerchia degli attuali dirigenti che conducono i popoli  dell’Europa dell’est contro ogni logica, ma da questi popoli stessi. In un tempo non tanto lontano, si verrà a considerare l’uomo in sviluppo del tutto altrimenti di come tendiamo a farlo oggi. Quando un bambino nascerà, ci chiederemo: cosa potrà mai venire fuori da questo bambino? Si avrà coscienza di aver a che fare con un essere spirituale nascosto che si sviluppa a poco a poco, e cercheremo di decifrare questo enigma. Si farà della crescita di un bambino una sorta di culto. Questo si prepara a est e si diffonderà ovviamente in Europa. La conseguenza è che si svilupperà un interesse formidabile per tutto ciò che chiamiamo la genialità; saremo in cerca di genialità! È chiaro che se le cose vanno in quel senso le vecchie barbe pedagogiche che danno il tono oggi dovranno essere sparite nel frattempo, vero? Ecco ciò che si prepara da questo lato. Ma questo riguarda soltanto una parte infima dell’umanità.

La maggior parte dell’umanità sarà sotto l’influenza dell’ovest, dell’America, e si tratterà allora di tutt’altra evoluzione. Le premesse idealiste che possiamo percepire già oggi sono ben simpatiche in confronto a ciò che sta arrivando. I tempi presenti sono in realtà una vera felicità in confronto a quello che avverrà quando l’ovest raggiungerà l’apice del suo sviluppo. Non bisognerà aspettare molto oltre il 2000 per vedere apparire, venendo dall’America, una sorta di interdizione di pensare, non diretta, ma indiretta; una legge che avrà come scopo di reprimere ogni pensiero individuale. Ne vediamo già un abbozzo in quello che fa la medicina materialista: l’anima non ha più il diritto d’intervenire perché si tratta l’essere umano come una macchina, basandosi soltanto sulla sperimentazione esteriore.

Non fraintendetemi su quello che ho appena detto, cari amici, perché commettiamo tanti errori in questo ambito, soprattutto da parte dei così detti “spiritualisti”. Ad esempio, incontro persone che mi vengono a dire: ho provato di tutto con i medici, ma non sono ancora guarito. Allora alla fine sono andato a trovare qualcuno che mi ha guarito spiritualmente. – Ebbene, che vi ha fatto? – mi ha detto che il mio corpo era abitato da spiriti maligni e che dovevo prima di tutto pregarli di uscirne. – Ho allora chiesto a queste persone, visto che era per questo che erano venute a trovarmi; – E questo vi ha aiutato? – No, va peggio, va anche molto peggio. – Riflettete un po’ dissi loro, in quale situazione vi siete messi. Non state a credere che quell’uomo vi abbia raccontato storie. Aveva del tutto ragione a dire che degli esseri spirituali abitavano il vostro corpo e che sono loro ad avervi messo in cattivo stato. Ma è proprio perché quello che vi ha detto è giusto, e che dovevate saperlo, che quell’uomo vi ha fatto tanto male. Riflettete un po’: un apprendista calzolaio maldestro rovina una macchina. Per colpa sua, la macchina non funziona più. Questo è la causa reale. E adesso, come faccio a fare ripartire la macchina? Se applicassi il metodo del vostro medico spirituale, dovrei convocare il maldestro, dargli una bella strigliatina, e dirmi che quando sarà andato via le cose torneranno di nuovo a posto. Ve lo ha detto: appena gli spiriti maligni se ne saranno andati, la vostra macchina sarà di nuovo in ordine. Però, il fatto che l’apprendista sia andato via non ha per nulla riparato la macchina! Bisogna adesso ripararla grazie a tutt’altri mezzi, che siano in rapporto con la meccanica. E la stessa cosa per voi. Che cacciate o meno gli spiriti maligni non ha finalmente più importanza per la vostra guarigione quanto se striglio il mio apprendista perché scappi oppure se lo lascio guardare. Perché potrei anche lasciarlo guardare; questo non mi impedirebbe di rimettere la macchina in funzione.

Se pecchiamo così tanto oggi, è perché non sappiamo più pensare. Ci accontentiamo di dire: È vero, è falso… Pero ciò che importa, è di capire veramente le cose. Bisogna sapere che c’è dello spirito in ogni materia, e che possiamo guarire la materia soltanto grazie alla conoscenza dello spirito. Ma lo spirito, vogliamo che sia ovunque eliminato! E siamo soltanto all’inizio.

Un altro inizio: già oggi abbiamo delle macchine per addizionare, sottrarre… È molto comodo, perché non abbiamo più bisogno di calcolare. Tra poco, si farà così con tutto. Tra qualche tempo, un secolo o due, tutto sarà finito. Niente più bisogno di pensare, niente più bisogno di riflettere; si premerà un pulsante. Oggi ad esempio, si vede scritto: “330 balle di cotone Liverpool” n. Questo faceva ancora pensare un po’ no? Ma tra non molto si premerà semplicemente un pulsante e l’affare sarà fatto. E in modo che la struttura sociale conservi la sua solidità, si faranno delle leggi nelle quali non sarà scritto esplicitamente: è proibito pensare, ma che avranno per effetto di mettere fuori uso ogni pensare individuale. Questa è l’altra corrente verso la quale stiamo correndo. Vedete che la nostra vita attuale, in confronto, non è poi così spiacevole. Se non varchiamo certi limiti, abbiamo ancora il diritto di pensare. Beninteso, non bisogna oltrepassare questi limiti, ma se restiamo dentro, si può ancora pensare. Tutto ciò fa parte dell’evoluzione dell’ovest, e questo si avvererà.

In tutta questa evoluzione anche la scienza dello spirito deve trovare il suo posto. Deve vedere chiaramente ed obiettivamente la situazione. Deve sapere che ciò che oggi ci sembra paradossale succederà lo stesso un giorno, verso l’anno 2200 e negli anni successivi. Assisteremo ad un’oppressione generalizzata di tutto il pensare nel mondo. Ed è in questa prospettiva che dobbiamo lavorare grazie alla scienza dello spirito. Il contributo delle scoperte deve essere tale – e lo sarà – che un contrappeso sufficiente possa essere introdotto nell’evoluzione del mondo.

Siamo soltanto all’inizio, e andrà sempre più intensificandosi. Certo, possiamo oggi lavorare per raggiungere i sei gradi più elevati, ma soltanto fino ad un certo punto. Possiamo anche, al posto di questo, divertirci con un gioco del tutto diverso. Possiamo divertirci a fare passare delle persone attraverso i tre primi gradi in modo del tutto simbolico. Esistono infatti delle confraternite nelle quali non si dà agli addetti nient’altro che simboli. E la gente ne va molto fiera! Vengono accolti nel primo grado, poi spediti nel secondo, poi nel terzo, e imparano in realtà soltanto la simbolica, senza assimilare nulla di una scienza dello spirito. E spesso, quando viene chiesto loro se sono contenti d’imparare questi rituali, questi gesti, questi segni, e di assistere a questi atti simbolici che vengono mostrati loro nel tempio, molti di questi rispondono: Oh sì, siamo contenti, perché non c’è bisogno di pensare mentre tutto ciò succede, e ognuno può interpretare le cose come vuole! Ma il corpo astrale provoca un vero sapere nel corpo eterico, e si fabbricano in questo modo persone che hanno nel corpo eterico un enorme sapere. E se oggi passate in rassegna gli “zii”(11) massoni i più ottusi – scusate l’espressione, ma ogni tanto bisogna adoperare parole che colpiscono un po’ – vedrete che possiedono nel corpo eterico un incredibile sapere – non nel loro corpo fisico, perché non è un sapere cosciente, ma nel loro corpo eterico – , in particolare quando sono stati elevati fino al terzo grado. Possiedono un enorme sapere inconscio. E questo sapere, che è stato comunicato loro attraverso simboli, può essere utilizzato in modo onesto o in modo disonesto. Le diverse società occulte si concentrano di fatto attorno a 2 poli. L’uno riveste un carattere cristiano profano, l’altro un carattere cristiano ecclesiastico. Mentre i massoni fanno parte di confraternite simboliche a carattere cristiano profano, i gesuiti per conto loro hanno un carattere cristiano ecclesiastico. In effetti, anche il gesuita passa attraverso tre gradi, e gli si inculca un’intera simbologia grazie alla quale impara a dare una terribilemefficacia alle sue parole. Ecco perché i predicatori gesuiti sono così efficaci; sanno come costruire un discorso che possa agire sulle masse ignoranti, procedendo con intensificazioni successive. Le orecchie colte trovano questo piuttosto triviale, ma è terribilmente efficace. Un giorno, ad esempio, ho voluto vedere gli effetti, sul piano occulto, della predica di un gesuita. Tanti anni fa, andai ad ascoltare il padre Klinkowström, uno degli predicatori gesuiti più attivi, che voleva convincere i suoi fedeli – una folla di gente totalmente ignorante, ovviamente – della necessità della confessione pasquale. Ecco pressappoco come fece. Voleva dimostrare a queste persone, non perché lo comprendessero, ma in modo che lo ricordassero bene, perché sapessero che era una necessità, che il papa non aveva istituito la confessione pasquale in modo arbitrario, ma che essa proveniva da potenze divine superiori. Disse allora:

Miei cari cristiani! Immaginatevi di vedere un cannone. Vicino al cannone, il cannoniere che tiene la miccia e gli uomini che sono sotto il suo comando. Bisogna sparare. Rappresentatevi la scena, cari cristiani! Cosa succede quando bisogna sparare? Il cannoniere, impaziente, si tiene vicino al cannone. Aspetta un ordine: Fuoco! È ciò che vive nella sua anima. Sta per succedere, lo sa. Fuoco! Spara. Il cannone tuona. Rappresentatevi bene questo. Ditevi che il cannone è l’insieme dei riti che riguardano la confessione pasquale. Una volta le leggi, i comandamenti riguardanti la confessione di Pasqua non erano stati dati agli uomini. Ma il cannone, lui, c’era! Bisognava sparare. Il Papa era lì: era il cannoniere con la miccia. L’ordine è venuto dal cielo, cari cristiani: Fuoco! Il Papa lo ha sentito. Ha avvicinato la miccia! Il colpo è partito! E la confessione pasquale è arrivata! Non è che possiamo confrontare questo cannone con l’apparizione della legge sulla confessione pasquale? E ci sono deimiscredenti! Ci sono dei miscredenti, cari cristiani, che pretendono che il Papa avrebbe inventato la confessione pasquale! Ma pensate al cannone. Al comando: Fuoco! Tuona. Direste che il cannoniere che, al comando: Fuoco! accende la miccia, ha inventato la polvere da sparo? Ebbene, non potete nemmeno dire che il Papa ha inventato la confessione pasquale. Il Papa non ha inventato la confessione pasquale cosi come il cannoniere non ha inventato la polvere da sparo!

Tutta la gente era convinta. La chiesa intera era convinta. Il modo di utilizzare le immagini è estremamente abile. Anche questa gente supera, a modo suo, i tre gradi. All’interno di questo tipo di confraternite esiste, là ancora, ogni tipo di sfumatura; così come, d’altra parte, non tutte le confraternite sono per forza massoniche. Qui, in Germania, troviamo ad esempio gli “illuminati” e tanti altri dello stesso genere.

Ma da una parte come dall’altra, esistono ancora tre gradi al di sopra dei tre primi. Quelli chedetengono questi gradi superiori, quelli che sono titolari dei gradi particolarmente elevati, fanno parte di certe confraternite – non di tutte ovviamente, ma soltanto di alcune – e costituiscono una sorta di società. È del tutto possibile, ad esempio, che il superiore di una comunità di gesuiti faccia parte di una tale società. Beninteso, i gesuiti combattono furiosamente le comunità massoniche, così come lo fanno i massoni che combattono furiosamente le comunità gesuite. Ma gli alti dignitari dei massoni e gli alti dignitari dei gesuiti appartengono ai gradi superiori di una certa confraternita che forma uno stato nello stato e ingloba tutte le altre. Immaginate dunque tutto quello che si può realizzare nel mondo quando si è, ad esempio, l’alto dignitario di una confraternita massonica che viene utilizzata come uno strumento e che ci si può accordare con l’alto dignitario di una comunità di gesuiti per intraprendere un’azione che si può realizzare soltanto a condizione di aver un tale sistema a disposizione: da una parte si mandano tutti i massoni i quali, attraverso tante vie, si impegnano nell’azione con una incredibile energia. Perché bisogna difendere a spada tratta ciò che va intrapreso. Ma liberare il toro soltanto da una parte non serve a granché. Bisogna fare in modo che la cosa sia combattuta dall’altra parte con lo stesso fuoco, lo stesso entusiasmo. Immaginate ciò che si può provocare con un tale sistema a disposizione! Con una notevole efficacia, ad esempio, si è potuto fare agire i gesuiti e i massoni senza che, né da una parte né dall’altra se ne sapesse qualcosa. Questo è successo in un paese del nord ovest dell’Europa, situato da qualche parte tra la Olanda e la Francia… e questa azione ha avuto degli effetti particolarmente potenti – non soltanto negli ultimi tempi, ma durante un lungo periodo – effetti che si servivano da entrambe le correnti e che hanno permesso di compiere tante cose.

L’ora è passata. Tra otto giorni, miei cari amici, vi introdurrò in ambiti ancora più concreti. Oggi ho esaminato piuttosto gli aspetti astratti del nostro argomento. Ma bisognava aver la visione di tutto l’edificio, perché soltanto in questo modo potremo comprendere quello che, nel mondo esteriore, può agire in questo modo in questo ambito.

 

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https://www.liberaconoscenza.it/rudolfsteiner/rudolfsteiner-inediti.html

1 Traduzione di Muriel Noury della oo 167 Fatti presenti e passati nello spirito umano dalla versione francese La liberté de penser et les mensonges de notre époque (La libertà di pensare e le menzogne della nostra epoca) Ed. Triades – giugno 2000 dall’opera tedesca Gegenwärtiges und Vergangenes im Menschengeiste – 2° edition, 1962, Rudolf Steiner Verlag,

2 – Maestro Bertram (circa 1345-1415). Quadro della pala d’altare di Grabow, 1379, Amburgo, Kunsthalle. Qui sopra un particolare.

3 Con l’aiuto dell’ordine della Stella d’oriente, fondata con questo scopo, Annie Besant e i suoi propugnarono che J. Krishnamurti, sotto il nome d’Alcyone, era il Cristo incarnato

4 – Pseudonimo dell’abate Alphonse Louis Constant (1810-1865), autore di Dogme et rituel de la haute magie (1854-56), Editions Niclaus Bussière, Paris, 1967; La clef des grands mystères (1861), G. Trédaniel, Paris, 1991. Il dogma dell’alta magia, Ed. Atanor.

5 – Scrisse, con il pseudonimo di Papus, tra l’altro: Traité méthodique de Science occulte Paris 1891; In italiano: Iniziazione alle scienze occulte. Traité élémentaire de magie pratique Paris, 1893. In italiano corso di magia pratica 1989.

6 – Jacob Böhme (1575-1624): vedere Rudolf Steiner, O.O. 59 Che cos’è la mistica? – 10 febbraio 1910

7Des erreurs et de la vérité ou les hommes rappelés au principe universel de la science par un Philosophe inconnu (1775) Ed. Le Lis. 1979. In italiano: Degli errori e della verità, ovvero gli uomini richiamati al principio universale della scienza. 2009

8 – O.O. 35  Filosofia e antroposofia. Raccolta di articoli dal 1904 al 1929

9 – E. Von Gumppenberg, Was ist und was bewirkt geisteswissenschaftliche Schulung? Leipzig, 1916

10 – Altrove Rudolf Steiner indica Scoto Eriugena sotto questo aspetto.

11 – “Zio” in francese oncle… è il termine utilizzato da un lupetto (figlio di massone), per designare un altro massone. L’inverso è “nipote”. (Daniel Ligou, Dictionnaire de la franc-maçonnerie, 1991, pag. 871)

 

JACOB BÖHME: IL CALZOLAIO DI GORLITZ (di F. Giovi)

🥾

E’ un nome che ricorre in conferenze del Dottore, nelle panoramiche dei mistici tedeschi, in trattati di alchimia, in genere nei testi volti all’esoterismo occidentale ma anche in libri editi da case editrici di espressione vaticana; parrebbe buono per tutti: ognuno prende un pezzo del suo mantello. Molto notevole per un calzolaio vissuto a cavallo tra il XVI e XVII secolo.

Voglio tratteggiare qualcosa della sua figura.

Jacob nacque nel 1575 ad Alt-Seidenberg, villaggio nell’Oberlausitz, da contadini benestanti. L’educazione fu severamente religiosa e relativamente limitata.

Probabilmente poco atto a proseguire nel lavoro paterno, fisicamente impegnativo, a 14 anni fu mandato a bottega come apprendista da un calzolaio della sua città, rinomata per questo lavoro anche nei secoli successivi.

Ma (pare per il disgusto provocato dalle sconcezze e dalle bestemmie che riempivano la bottega) ben presto se ne andò, vagabondando per la Germania – aveva probabilmente 18 o 19 anni – sperimentando l’odio dilagante tra chiese e sette cristiane. E’ possibile che la continua visione di queste liti lo indussero ad una ricerca spirituale maggiormente volta all’interiore.

L’Occultismo racconta però una storia interessante: Un giorno, solo nella bottega entra uno sconosciuto e chiede un paio di scarpe. Il giovane gliene propone uno ad un prezzo più elevato del suo valore. Lo sconosciuto paga senza esitare ed esce. Poi, giunto nel mezzo della strada grida: Jacob! Vieni qui!” L’apprendista, sebbene spaventato che un estraneo conoscesse il suo nome, ubbidisce all’ingiunzione. Lo sconosciuto, presa la sua mano destra e fissandolo con occhi penetranti, gli dice con tono grave e pacato: ”Jacob, tu sei umile ma diverrai grande; diverrai un uomo diverso e stupirai i cuori degli uomini. Sii dunque pio, onora la parola di Dio, leggi sempre la Scrittura; vi troverai conforto e istruzione, poiché occorrerà che tu soffra molto. Ti troverai nel dolore e sarai perseguitato. Ma rimani costante, in quanto sei amato da Dio ed egli ti è favorevole”. Ciò detto, lo straniero gli strinse forte la mano e se ne andò. L’impressione rimase fortissima nell’anima del giovane che poco tempo dopo ebbe un’altra esperienza e furono poi il costume austero e la purezza che inquietarono i colleghi fino al licenziamento.

Probabilmente ardente ed inquieto si occupò lungamente della Bibbia, ma studiando poi opere di Paracelso, di Weigel, di Schwenkfeld e di altri alchimisti: opere assai diffuse nella sua epoca. Ciò che leggeva diveniva sempre più spesso occasione per lunghe meditazioni.

Dal 1594 al 1599 visse a Görlitz come garzone-calzolaio senza abbandonare la sua fatica interiore. Nel 1599 fu promosso “maestro calzolaio” e si sposò con una ragazza della città.

Visse la vita famigliare con armonia e affetto, ebbe sei figli. Con i risparmi comperò una bella casa che porta ancora oggi il suo nome e nulla trapelava del suo lavorio interiore, nemmeno con gli amici.

Nel 1600 ebbe una visione estatica, suscitata dalla luce del sole riflessa su un piatto di peltro (lucentezza gioviale) che svegliò il suo “interiore” ad una superiore chiarezza sui misteri delle cose.

Lasciò passare in silenzio altri 10 anni e solo allora, conseguente ad una fortissima illuminazione, scrisse delle sue visioni e concezioni nella sua prima (e forse più importante) opera: Morgenröte im Aufgang (L’Aurora nascente), dove, con abbondanti immagini alchemiche, descrive lo sviluppo interiore dal buio al Risveglio. Copiata a mano e rapidamente diffusa, l’opera cancellò la tranquilla vita esteriore di Böhme.

Iniziarono le persecuzioni. Le autorità cittadine, cedendo alle pressioni del parroco, lo imprigionarono ed il libro fu sottoposto ad esame. Poco dopo l’autore fu rimesso in libertà dietro la promessa di non pubblicare più nulla.

Promessa che il Nostro onorò per 5 anni, infine, sostenuto da amici, ammiratori ed eminenti studiosi, riprese la penna, pubblicando in successione, sino alla morte, una trentina di Opere.

Assorbito in questo lavoro ebbe a lottare per le difficoltà economiche e nel 1624 dovette fuggire dalla rinnovata campagna del parroco: si recò a Dresda dove in precedenza era stato invitato. Le autorità ecclesiastiche di Dresda, esaminate le sue Opere, non trovarono alcuna eresia e devianza dall’insegnamento ufficiale. Ma, poco dopo, deluso di trovare a Dresda un asilo sereno, tornò a Görlitz assai malandato. Morì il 17 novembre 1624 per un “attacco di febbri”, consolato dai cori angelici che riusciva ad udire.

Mentre la luce del piatto lo aveva portato al Centro della natura delle cose, la seconda esperienza fondamentale avvenne nei campi poco lontani dalla porta della Neiss a Görlitz, dove gli fu rivelata la Segnatura degli esseri: allora potè decifrare la Natura Interiore.

Di sfuggita, nel 1620, dimorò per tre mesi da un certo Balthazar Walter che, sembra, gli impartì insegnamenti segreti.

Sappiamo della sua veggenza da un fatto accaduto presso la famiglia von Schweinitz: il cognato di questi lo tormentò per ottenere una profezia: allora Böhme gli svelò tutte le frivolezze e turpitudini della sua vita.

Dopo la sua morte, gli insegnamenti proposti dai suoi libri dilagarono nella Slesia, in Sassonia, in Olanda e in Inghilterra, dove fu fondata la setta dei “Filadelfi”. Un altro gruppo, i “fratelli angelici” curò una magnifica edizione di tutte le sue opere. Alla fine del ‘700 lo studio di Böhme si intensificò: tra i suoi estimatori troviamo Schlegel e Novalis, mentre Schelling e Hegel parlarono di lui con ammirazione.

Mi sembra degno di nota il suo esser stato capace di continuare la sua grande opera spirituale senza abbandonare il proprio ambiente e il suo lavoro di calzolaio: è la dimostrazione di una non comune libertà interiore!

Böhme (la sua visione del mondo) non è particolarmente difficile. Innanzi tutto egli sostiene che la vittoria dell’idea sulla natura già esiste come trionfo ab aeterno di Dio. La maestà divina, come l’acqua di fonte che nel suo getto contiene la tendenza alla caduta, consiste nel contenere alla sua base la potenza delle tenebre.

Dio è il bene, ma non per la sua natura quanto ad un atto di volontà procedente dal suo essere eterno che gestisce la tensione di due opposti principi. Ciò poggia sull’idea, conferendole il dominio sulla natura ed il potere di trasformare l’oscurità in gloria d’eterna luce (e già qui si intende l’ammirazione di Schlegel).

Il male (è un punto cruciale in Böhme) non è assenza di bene ma è il polo che genera tensione necessaria al divenire del mondo: il principio di negazione coopera,sia pure in costante opposizione a Dio.

Vi sono tre mondi: quello divino (luminoso) in cui la natura e completamente sottoposta alla mente;
l’infernale (oscuro) che contrappone all’idea facendo regnare le forze della natura; quello terrestre (esterno) in cui bene e male, negazione e affermazione, caldo e freddo, Dio e Satana sono mescolati nella tensione.

Il concetto di “tensione” è predominante: nulla può nascere senza il contributo del Diavolo che si presta ai piani divini, animato dal desiderio del male e contro la sua volontà.

Da ciò, in Böhme, diviene carattere sia di tragicità, sia di completezza.

Dio è tutto: cielo e inferno, interno ed esterno: è il fondamento (Ungrund o Urgrund) originario di tutto: silenzio eterno non manifesto neppure a sé stesso in cui il male offre la possibilità del contrasto.

Ciò opera anche nell’uomo (microcosmo), essere dei tre mondi, accogliente i principi di tutti tre: però “libero” di realizzare o meno il trionfo del bene: con la rinascita e la redenzione l’uomo nuovo ritorna in Dio (in Cristo) avendo ucciso in sé il “vecchio Adamo”.

La radice di tutti i misteri è l’Ungrund o Urgrund (lett.: non base, fondo originario. In Italia tradotto come “Insondabile”, in Francia con S.Martin come “Abisso”).

Pare che Böhme “vedeva” in esso l’origine dei contrasti, dove la natura si scinde da Dio in 7 qualità contrapposte: essenzialmente sono unità e amore e la separazione e l’ira. Dualità anche presenti nell’uomo come contrasti tra bene e male.

Poi la lettura, al giorno d’oggi si fa difficile per la nostra estraneità all’uso dei termini alchemici (Sale, Zolfo, Mercurio sono, ad esempio i principi pervertiti dei tre mondi; l’iliaster è lo stato paradisiaco pre-naturale ma è, in certi contesti il fiattenebroso: terra di generazione del terzo principio; il salniter può essere divino o terrestre secondo l’origine che è in Dio o nella natura; il magnete è la cupidigia essenziale della natura, ecc.).

Böhme divise la sua attività in periodi distinti: Filosofia, Astrologia, Teologia.

Una delle sue più alte tesi fu che le forze naturali hanno, in ultima analisi, un carattere puramente morale. Il mondo fu creato quale rimedio ad un declino, poi diviene un equilibrio di forze, infine è la testimonianza della vittoria del bene sul male ed è a questo che dobbiamo tendere: “Perciò la parola d’ordine è: LOTTARE; non con la bocca o la spada, ma con lo spirito e con l’animo, senza cedere, seppure l’animo e il corpo si fiaccassero, affinché Dio resti a consolazione del cuore; e seppure taluno credesse che tutto il mondo sia empio, se vorrà diventare un figlio di Dio, cercherà d’esserlo con ferma costanza” (Sex Puncta Theosophica. X, 23).

Credo che il massimo elogio (in memoriam) lo ebbe da un altro grande: il mistico e poeta Angelo Silesio con questa quartina, che, per brevità, traduco in italiano.

Il pesce vive nell’acqua, la pianta sulla terra,
L’uccello vive nell’aria, il sole nel cielo,
La salamandra si mantiene nel fuoco;
Ma l’elemento di Giacomo Böhme è il cuore di Dio.

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CAGLIOSTRO E LA NASCITA DEL RITO EGIZIANO (di F. De Pascale)

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“Il culto interiore della Verità, l’indipendenza dall’<<opinione pubblica>>, dalle propagande, dal <<sentito dire>>, la ricerca della realtà dietro la parvenza, la continua lotta contro lo Spirito della Menzogna, la volontà di conoscere il contenuto non evidente delle situazioni e ciò che si cela dietro le generali calunnie o esaltazioni umane, costituiscono la disciplina della Verità, che libera dal Male: disciplina che viene assunta come un dovere di fondamento da chi segue la via spirituale.

È una simile disciplina che, esigendo il continuo sacrificio delle simpatie e delle antipatie personali, porta l’intimo dell’anima alla relazione vera con gli altri: relazione sostanzialmente possibile grazie a una confidenza di fondo con il Divino, da cui si vede scaturire in ciascun essere la reale forza: la forza della guarigione spirituale.

Si sa di essere a contatto con la forza che può tutto e da cui può fluire la Verità, o la Rivelazione, su tutto”.

Massimo Scaligero

Guarire con il pensiero, pag 179

Edizioni Mediterranee

Roma, 1975

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Animæ sidereæ

meæ dilectæ reginæ cælestis,

in gaudio atque luce,

in æternum fideli corde,

mea cum anima tota,

hoc opus dicavi.

Auctor

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Anteprima 

Cagliostro e la nascita del Rito Egiziano

 

«Ogni luce viene dall’Oriente, ogni iniziazione viene dall’Egitto».

Mémoire pour le comte de Cagliostro

accusé par le Procureur Général – Paris, 1786.

 

Queste parole, davvero emblematiche, (in Appendice, pag.765 e segg. il testo integrale) – pronunciate dal Conte di Cagliostro di fronte ai giudici del Parlamento di Parigi, riuniti come Tribunale Regio, in occasione del famoso “Processo della Collana della Regina”, processo nel quale egli, assolutamente innocente, fu coinvolto a causa delle false accuse e delle calunnie mossegli contro da quell’intrigante scellerata e ladra che era Jeanne de Saint-Rémy, ovvero la sedicente contessa de La Motte-Valois, e nel quale, con voto unanime, fu mandato assolto in quanto, checché ne dica tuttora la parte avversa, riconosciuto totalmente innocente e assolutamente estraneo alla scabrosa vicenda – riassumono tutta intera l’essenza del suo pensiero e la storia della corrente spirituale alla quale egli apparteneva.

Ma in questo, Cagliostro non faceva che seguire le orme di quelli che fuor li maggior sui, giacché sin dall’antichità l’Egitto fu considerato essere non solo una terra sacra, ma addirittura l’Alma Mater di quella Tradizione Mediterranea che per millenni generò ed alimentò la Sapienza spirituale d’Occidente.

Alla Sapienza egizia attinsero i Greci non solo per la Religione e l’istituzione dei Misteri – per loro, infatti, i Misteri Eleusini non erano altro che la traduzione in forme, in immagini e in lingua ellenica dei Misteri egiziani d’Iside e d’Osiride – ma anche per le Scienze, le Arti e la legislazione sociale.

Alla medesima fonte di Sapienza attinsero per quasi due millenni, dopo il crollo del Mondo Classico e il sorgere di una nuova, gelosa e intollerante visione del mondo, molti di coloro che cercarono l’Iniziazione ad una Conoscenza superiore all’illusione dei sensi e alla labilità mortale.

Malgrado l’intolleranza confessionale e l’odium theologicum da allora imperanti, molti cercarono quell’occulta Sapienza egizia, che per segreti canali si trasmise sotto le forme dell’Ermetismo, dell’Alchìmia, della Teurgia, della Filosofia pitagorica, platonica e neoplatonica, durante tutto il Medioevo sino alla Rinascenza, allorché, come dopo un percorso carsico, il Nilo della Sapienza Egizia riemerse in parte alla luce visibile assieme a molta parte dell’antica Sapienza Classica greca, italica e romana.

E così si espresse, verso la fine dell’Ottocento, François Jollivet-Castellot, appartenente a quel variopinto, nonché alquanto agitato e bizzarro milieu parigino, risvegliatore dell’Occultisme (il termine occultismo era stato creato solo una generazione prima dal kabbalista Eliphas Levi), nella sua Histoire de l’Alchimie, pubblicata tra il 1897 e il 1898 sulla rivista Hyperchimie, da lui diretta (trad. it. a c. di Pietro Bornia, riedita da Bastogi, Foggia, 1992, p. 11):

«Il vero nome della Scienza Occulta, è Ermetismo.
Il simbolismo di questa parola ci esprime una pregevole rivelazione. Difatti sappiamo che i sacerdoti egiziani dichiaravano essere Ermete figlio di Osiride o di Misraim e di Iside.

Ora Osiride, il dio maschio, aveva per corrispondenza nel piano fisico il Sole; nel piano astrale, il principio animatore o creatore; e nel piano supremo, l’Essere, Colui che è!

Iside, poi, era la Natura feconda, sempre vergine e sempre pregna del Verbo, del figlio di Dio.
Iside simboleggiava il principio femmineo, la realizzazione, il polo fisso e materiale del fluido astrale, della sostanza eterna!

Ma questo Verbo di Dio, figlio della Vergine, chi poteva essere se non Ermete? – Ermete che è lo Spirito Santo Vivificatore o trasformatore senza posa di tutto, ch’è la Parola vitale, ch’è il Messia di tutti i secoli, ch’è la corporizzazione dei due termini precedenti? – Ermete, cioè, per dirlo più semplicemente, il Sale, che possiede in se stesso il Solfo e il Mercurio?».

Ora, poco importa che queste espressioni, figlie romantiche d’un Occultisme parigino fin-de-siècle, suonino errate alla disseccata filologia universitaria, ch’esse contraddicano i dati disanimati di un’archeologia e di una disciplina storico-religiosa, riducenti tutto alla bidimensionale astrattezza di un intellettualismo esangue e meccanico. Esse, pur nella loro imprecisione e genericità, evocano ed alludono ad un contenuto vero, come vere sono tutte le cose eterne.

Contenuto, comunque, che vanamente si tenterebbe, nella sua estraformale potenza, di racchiudere in parole umane. Queste parole divengon vere nella misura in cui il loro contenuto ineffabile viva nell’anima di chi le pensa o le pronuncia o le medita come veicolo e veste di una verità-realtà intuita.

Verità o realtà che non può essere conosciuta se non amata, essendo la conoscenza vera, appunto, amore. È noto come di Cagliostro venisse detto: Pour savoir ce qu’il est, il faudrait être lui-même (ovvero, per sapere quello ch’egli è, bisognerebbe essere lui stesso).

È noto, altresì, come lo stesso Cagliostro amasse dire: Per conoscere una cosa, bisogna diventare quella cosa, per sapere che cosa sia l’amore, bisogna amare. E cioè che per conoscere ermeticamente qualcosa – ossia: veramente – bisogna diventare quella stessa cosa nella immedesimazione contemplativa.

L’oggetto del nostro studio è rappresentato da quella forma particolare che, a partire dal XVIII secolo in poi, l’Ermetismo ha assunto in taluni ambienti come massoneria egiziana, all’interno della quale le espressioni più notevoli furono l’Antiquus Ordo Aegypti seu Misraim, fondato a Napoli dal Principe Raimondo di Sangro di Sansevero il 10 dicembre 1747; il Rito dell’Alta Massoneria Egiziana ufficialmente fondato da Cagliostro a Lione nel 1784, anche se risalente in realtà a diversi anni prima; e il Rito di Misraim seu Aegypti, sempre da lui fondato o risvegliato a Venezia nel 1788, il quale, come vedremo nel corso della nostra trattazione, delle precedenti formazioni fu veicolo ed erede.

Questi Riti Egiziani – massonici solo fino ad un certo punto – della Sapienza Ermetica rappresentarono un veicolo all’interno di un movimento massonico, che già allora aveva largamente perduto il contenuto iniziatico: perdita che è la causa prima di quella degenerazione involutiva della quale si è ampiamente parlato nella Introduzione.

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L’ARCHETIPO-MARZO 2025

Anno XXX n. 3

Marzo 2025

LA FEDE NELLA DISCIPLINA INTERIORE (di F. Giovi)

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Metto giù qualche parola dettata dalla sonorità del cuore.

La fede che l’asceta ha in sé non è una fede ignorante, oscura, ma una fede luminosa: fede nella Luce, non nell’oscurità.

Può essere chiamata cieca dall’intellettualismo scettico già solo perché rifiuta di essere guidata dalle apparenze esteriori o da quelli che sembrano essere fatti, perché essa cerca il vero dove sono altri coloro che non vedono e non poggia sulle grucce della prova sensibile e dell’evidenza.

E’ un’intuizione che non attende l’esperienza per essere giustificata: è la potenza che conduce all’esperienza.

Se io credo nella capacità dell’autoguarigione, troverò domani o tra mille anni il modo di guarirmi. Ma se comincio la disciplina con il dubbio e continuo con dubbi ancora più grandi, fino a che punto potrò proseguire il viaggio che cerco di intraprendere?

Questa fede speciale non dipende dall’esperienza diretta. E’ qualcosa che esiste in me prima dell’esperienza.

Quando si inizia la Concentrazione del pensiero, tale inizio non è quasi mai basato sulla forza dell’esperienza, nemmeno la logica del processo, anche compresa, non è sufficiente.

Esso principia con un profondo atto di fiducia, che chiamo con lo scandaloso nome di fede. E’ così non solo nella vita spirituale ma anche nella vita comune.

Tutti gli uomini d’azione, esploratori, inventori, creatori di conoscenza, procedono con fede incrollabile finché la prova non si presenti o l’impresa riesca… e vanno avanti malgrado delusioni, fallimenti, contraddizioni, negazioni: solo perché vi è qualcosa che dice loro che sono sul campo della verità e che l’impresa va portata a termine.

Secondo il grande Ramakrishna la fede o è fede oppure è altro: deduzione ragionata, convinzione provata, conoscenza accertata.

La fede che qui intendo è la testimonianza dell’anima verso qualcosa che non è ancora manifestato, compiuto, realizzato, ma che Colui che è in noi conosce anche senza previe indicazioni e ci avverte che è vero, che è il valore estremo da seguire e realizzare.

Qualcosa in noi persiste, resiste anche se la mente viene tormentata e la psiche corporea si rivolta e rifiuta. L’ascesi del pensiero comporta lunghi periodi di delusione, di smacchi, di stanchezza e oscurità. Eppure qualcosa in noi ci sostiene, ci spinge nostro malgrado: sentiamo che ciò che seguiamo è vero e davvero, in fondo, lo sappiamo.

La fondamentale fede nell’ascesi del pensiero, nel risveglio di sé, è che l’uomo spirituale esiste e che reintegrarsi a esso è il valore supremo della vita.

Finché un uomo ha questa fede, è segnato dallo Spirito, e se anche la sua natura fosse piena di ostacoli, gremita di negazioni e difficoltà e dovesse lottare per la vita e ancora oltre, è destinato al Risveglio della Vita spirituale.

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LA REALTA’ OLTRE LA LOGICA (di M. Scaligero)

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Nella Ragione i concetti si raccolgono da sè a formare le idee. La Ragione porta alla luce l’unità superiore dei concetti intellettuali che l’intelletto, nelle sue configurazioni, ha già, ma senza essere capace di vederla.

(R. Steiner)

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Questa Ragione è il pensiero puro.

E’ il pensiero in cui c’è la trascendenza del pensiero; mi sono permesso di usare questo termine perché era ora di non vedere più il trascendente come qualcosa che sta al di là: no! Questo al di là sta qua! Ed è in ogni pensare che pensa. E allora è questa la Ragione: la forza radicale, essenziale della Ragione, sta proprio nella trascendenza del pensiero.

E questa trascendenza è una luce profonda che collega il pensiero con ciò che di originario è nell’anima.

E quando l’uomo pensa secondo il pensiero della meditazione, della contemplazione, attinge alle profonde forze dell’anima. Ma come  attinge? Con l’Io. E quindi c’è una comunione: Io, Pensiero, Anima: che è la speranza della salvezza dell’uomo, della salvezza cosciente. E qui lo possiamo anche dare come tema di meditazione …

Che questa Trascendenza del Pensiero in sostanza è la forza della Fede dei Nuovi Tempi, perchè non si tratta di credere o di non credere: ma semplicemente di identificare l’Essenza con l’Essenza: è questo è il moto del Cristo: il vero senso del Pensiero Vivente.

M. Scaligero

(Estratto da una trascrizione di Ecoantroposophia di un audio conferenza tenuta a Roma nel 1979)

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LA REALTÀ OLTRE LA LOGICA

Arrivare al pensiero puro significa arrivare ad avere (cosciente) il pensiero da cui si sta movendo verso il pensiero puro: questo muovere iniziale è il pensiero puro, che tutti, considerando un punto d’arrivo, dialettizzano. Il punto d’arrivo è il punto da cui si parte.

Il vero pensiero non è quello che pensa il mondo e perciò si lascia modellare dal mondo, ma quello che trascende il mondo, lo nega, lo trasforma, lo interiorizza, lo materializza. Quello che si pensa non è il mondo che appare, ma un mondo diverso, interiore, non esistente ma essente.

Cosí la realtà risorge nell’interiorità umana, ed è la vera realtà, non quella che s’impone dal di fuori e asserve a sé il pensiero. Cosí il Pensiero sorge come interiore vita del mondo, ed è il tessuto di Luce del mondo, cioè la segreta forza d’Amore del mondo: che deve divenire un evento individuale per essere Amore creatore.

Il miracolo è sempre il pensiero piú forte di ciò che ci aggredisce come fatto, realtà esistente: il pensiero che è il contenuto reale della realtà: senza il quale questa sarebbe un nulla. Questo pensiero diviene forte, si carica della sua realtà, realizza la sua verità, che è l’universale affiorante verità: questo pensiero si crea, crea se stesso, per essere realtà, la vera realtà, perché l’uomo non ha altro modo di fare sua la realtà che il conoscere: la forza del conoscere deve divenire potere diretto.

Non trascendere il pensiero, ma entrare nella sua trascendenza: lí si trova l’essenza del mondo, il germe della verità del mondo.

Intorno, tutto preme vorticoso. E tuttavia al centro poniamo il pensiero che conta: il Logos, l’opera di fraternità, il dovere di ogni momento, perché l’esistere sbocchi nell’eterno da cui si trasse. Tutto preme logorante e vorticoso, tuttavia al centro è l’ispirazione ordinatrice del pensiero. Elfi, gnomi e puri esseri elementari tessono la connessione di ogni contingenza con la sfera degli Angeli.

Intorno, vige la logica, che è sempre il prodotto di un razionale come di un irrazionale: è ancella. Può esprimere potenza o impotenza. Non è essa che decide, come vuole la dialettica, o la cultura del tempo. Assumere tutta la forza è ritrovare la scaturigine della logica, il Logos.

La realtà non è logica, ma è presentabile o accostabile mediante logica. Occorre superare la logica per entrare nel tessuto della realtà, comprendere quale potere rechi il pensiero in quanto flusso di vita non ancora caduto nella forma logica. Esso cerca, esige la propria forma di vita, piuttosto che la sua morte logica: esige il potere della sua entrata nel mondo, la sua espressione immediata, cosí come il suono, il calore, la vita.

Massimo Scaligero

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  AcCORdo – Lettera a un discepolo, 1975.

Grazie a Marina Sagramora

PICCOLI GRADINI (di F. Giovi)

(La scala fenicia nella roccia-Capri)

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Quando scrivo alcune cose che riguardano quanto attornia la disciplina fondamentale è per fornire qualche consiglio che vorrei avuto quando ero molto più giovane.

A essere del tutto sincero, quando ho iniziato il mio tortuoso cammino nell’Occultismo, avevo ricevuto alcuni buoni consigli ma non li presi troppo sul serio perché, primo, non giudicavo di grande livello (mi parevano troppo “alla buona”) le persone ed i consigli che mi avevano dato e, secondo, proprio i concetti che riguardavano un occultismo semplice e senza fronzoli, non mi furono ripetuti in continuazione.

Così ignorai quelle che in realtà erano indicazioni semplici e sane e seguii le più complicate ed oscure direttive propinate in arcani testi magici e che, sebbene ancor più diluite sono la stessa roba che si insiste a proporre oggi, più per far cassa che per fermezza di idee.

So per diretta esperienza, e dai resoconti di parecchi, che bisogna essere assai ben determinati per restare sui binari delle operazioni semplici e del tutto coscienti, così da non essere risucchiati dalla baraonda che predomina nelle teste e nelle librerie.

Ma anche con idee chiare e un buon programma, gravi problemi e gli estremi rigori della vita corrente possono ostacolare brutalmente il progresso interiore; ma passare a più complesse meditazioni e ad ausili psicofisici o implementando tutta la giornata con i “5”, gli “8” o i “12”, state tranquilli che non servirà a niente.

Sebbene il porsi qualche immagine grandiosa delle nostre mete possa essere motivante, è la gestione dei passi giornalieri che determinerà il raggiungimento dell’obbiettivo finale.

E’ nel lavoro giornaliero che viene preparato il futuro raggiungimento. Se fate il vostro meglio oggi, domani, il giorno dopo, ecc…, si sommeranno mesi ben fatti e poi anni. In questo semplicissimo modo si creeranno tutte le modificazioni interiori indispensabili per raggiungere gli obbiettivi a lungo termine.

Anche adesso vi esorto a impegnarvi per gli obbiettivi che vi siete prefissati per il resto della giornata e per domani.

Impegnatevi a dare nutrimento spirituale all’anima, a soddisfare il suo bisogno perenne. Quando è il momento di una lettura “ispirata” o di Silenzio interiore, siate sicuri e adempienti. Se avete programmato uno spazio serale per la Concentrazione, impegnatevi a farla più dedita ed intensa del solito.

Ma impegnatevi anche – dovrei dire: disimpegnatevi – a chiudere porte e finestre del lavoro occulto e dedicatevi alla vita e alle persone che vi sono care.

Liberi di non credermi, ma vi sono non pochi occultisti, disciplinatissimi, che non riescono più a vivere con spontaneità e naturalezza. Per molte persone il vivere la vita è così difficile che preferiscono irrigidirsi in esercizi e valori. Ciò è tutt’altro che salutare, sia per l’anima che per il corpo.

Contemplate con calma e serenità il programma che vi siete dati: ricontrollate per la centesima volta che esso sia formulato sull’intensità e non sulla mera quantità e che inoltre sia dominato dagli esercizi di fondamento.

Impegnatevi ad aggiungere intensità a tutti gli esercizi principali, impegnatevi a passare qualche minuto in interiore silenzio ogni giorno: finché nel tempo esso diverrà la “normale” condizione della mente.

Esaminate con calma tutti i fattori che possono influenzare indirettamente il lavoro interiore, comprendendo anche sonno ed alimentazione e stabilite per ognuno obbiettivi giornalieri molto specifici. Che raggiungerete costantemente, settimana dopo settimana.

Se i piccoli gradini giornalieri non venissero mai raggiunti, è quanto mai difficile raggiungere in un futuro gli obbiettivi più grandi.

Concentratevi nel raggiungere ciò che è possibile nel breve termine, sempre, sempre e sempre, e l’obbiettivo a lungo termine giungerà da solo: questo è il fulcro del progresso e deve essere ripetuto.

Sarà il fulcro del progresso anche nella prossima settimana, nel prossimo anno, nel prossimo secolo.

E se voi o io non lo affronteremo nel modo giusto oggi e domani, la prossima settimana e in quelle successive, sprecheremo le nostre attuali possibilità per progredire.

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CONFERENZA DI MASSIMO SCALIGERO DEL 3/11/1979: AUDIO E TRASCRIZIONE

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(San Romano di Roma-Chiesa di S. Romano-Roma)

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Me so’ accorto che devo diventa’ più bbòno, ma mentre faccio sto proponimento m’accorgo pure che sto già a esse’ più cattivo… ah no! più bbòno!. E’ vero o so’ buggerato dall’ego?

Ma perché l’ha messo in romanesco questo? Qui gatta ci cova. Perché… è vero che qui il romanesco lo capiscono tutti: anche se c’è qualcuno venuto da fuori che ha la pianta di Roma in tasca, credo che il romanesco lo capisca.

Mi sono accorto che sto per diventare più bbòno. Attento… alle cantonate, e ricordati: scopri in te il buono che sembra cattivo; scopri in te il cattivo che vuole sembrare buono: questa è la massima.

Però lui è furbo, è furbo e se cèca un occhio!  Mentre faccio sto proponimento, de diventa’ bbòno, me sa’ di’ che vor di’ esse bbòno? Perché se tu lo chiedi  a qualcuno, per lui essere bbòno significa andare la mattina a comprare il pesce e poi rivenderlo come si deve, e poi procurare tutto quello che è necessario. E per un altro essere bbòno significa prendere la droga, per un altro essere bbòno significa regalare un pochino di avanzi al prossimo, al prossimo che è un pochino indigente.

E quindi essere bbòni… qualcuno può ricordare la famosa iniziativa del riarmo morale, che vennero…: era una corrente americana, il riarmo morale, che alla fine della guerra, la seconda guerra – avevamo capito che avevamo perduto – dovevamo essere corretti perché eravamo cattivi, allora venivano loro e ci insegnavano a essere bbòni. E interrogati da noi dissero che essere bbòni non ci vuole niente perché basta che all’improvviso uno dice: da adesso io divento bbòno. E … e lì ci furono dei furbacchioni che finsero di essere bbòni e questi je dettero soldi… uno aveva bisogno della bicicletta e fingendo di essere bbòno gli dettero la bicicletta, ché ancora non funzionavano le macchine. E quindi dopo finì a risate; una cosa abbastanza deprimente però, perché… essere bbòni è difficile, e quindi… noi possiamo dire: siamo d’accordo con coloro che vogliono diventare bbòni, però attenzione… alle finzioni. Quindi l’amico qui se ne accorge, quindi non c’è bisogno di aggiungere altro, mentre…

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Si può controllare la paura, vincere l’ira, smettere di fumare, smettere di mettersi le dita nel naso, ma il sesso no.

Ma perché? E chi l’ha detto? Smettere di fumare, eh non è mica facile. Quindi vincere l’ira: vinci l’ira e già hai vinto per quattro quinti il sesso; vinci il sesso.. (e chi lo vince? eh) e hai veramente vinto l’ira , perché sono insieme: ira, sesso e… qualche altra cosa.

Ora, abbiamo scherzato con l’amico che vuol diventare bbòno, qui non possiamo scherzare, perché questo problema del sesso lo abbiamo trattato e lo tratteremo sempre, perché ognuno ha il suo livello di redenzione.

Quindi ci sono dei personaggi che per vincere il sesso devono cominciare a sperimentarlo. Quella è già per loro una vittoria. Altri invece l’hanno sperimentato abbastanza e devono cominciare a… e capire che cosa è avvenuto di loro; e altri se hanno capito sono su una strada in cui loro possono anche prendere la decisione di una di una è difficile dire se redenzione oppure trasmutazione, o sublimazione: mettiamo una trasformazione. E però proprio allora si presentano dei problemi gravissimi, perché ci sono radici profonde proprio nel fatto che l’uomo è fatto è fatto di materia e spirito, però noi dobbiamo guardare l’essere spirituale dell’uomo come un recipiente in cui c’è dentro materia morta con cui lo spirito deve lottare. Materia proprio nel senso di calcio, fosforo, fluoro, silicio, metalli come l’oro: questa materia è una specie di cadavere minerale che noi ci portiamo addosso. Se non l’avessimo saremmo tutti degli angeli simpaticissimi; Lucifero sarebbe felice, perché vuole spiritualizzare tutti.

E invece abbiamo a che fare con una situazione veramente complessa. Perché siamo… abbiamo questo cadavere animale minerale, che però , la vita che noi abbiamo non ammette che ci sia un cadavere in noi, e questa vita è il  flusso delle  forze delle gerarchie le quali in noi affrontano tutto ciò che è minerale e lo tolgono allo stato di materialità. Non esiste minerale in noi che non sia compenetrato di spirito, soltanto che non è un’operazione che facciamo noi, è fatta da forze altissime mediante le quali noi viviamo in questa materialità; poi però piano piano, siccome noi scompigliamo l’ordine, questa materialità comincia a riprendere il sopravvento, il calcio, il ferro, l’oro cominciano a dire: io voglio essere io come sono, non il calcio, il ferro l’oro dominate dallo spirito… e quindi tradotte ad altro valore… perché non esiste una materia organica che esista da sé.

E allora quando comincia questa stanchezza delle forze comincia, comincia la  malattia, e le malattie già sono queste, e poi la vecchiaia e poi la morte, in cui il minerale finalmente è quello… raggiunge il suo stato di indipendenza, ossia di vera materialità.

Questo scompigliamento per cui ci si ammala e si muore, viene dal fatto che l’uomo non  è in grado, cosi insaccato nella materia, di conoscere le leggi dello spirito che un tempo gli rivelavano il rapporto che aveva con il corpo, e gli davano e questa rivelazione non era soltanto un conoscere: un operare era.

Quindi l’uomo l’uomo perde il cliché spirituale che gli rimane dopo l’ Atlantide; è un cliché, non è una potenza, lo va perdendo e piano piano arriva al punto in cui questo problema lo travolge e… non lo travolge del tutto perché ci sono le antiche mistiche, poi viene il misticismo cristiano, eccetera… ma nei tempi moderni questo problema si riaffaccia in una maniera piuttosto severa, e perché siamo a una svolta decisiva del rapporto che ha lo spirito con la parte materiale… questa materia, e siccome però c’ho delle domande qui la risposta verrà tra due domande, quindi, voleva dove sta questa… ah ecco, mi è sfuggita la domanda… ah, ecco:

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La paura del dolore come opposizione al Karma.

La paura del dolore è in relazione a quello che noi dicevamo, perché sono le Entità spirituali che aiutano l’uomo: le possiamo chiamare per intenderci le entità spirituali «buone», che immettono questo cadavere minerale nell’uomo: per materializzarlo. Lucifero tende a spiritualizzarlo.

Realmente noi siamo pieni, ripieni di una materia morta, contro la quale combattono appunto quelle forze, che noi dobbiamo capire che sono le forze che rispondono alla coscienza più elevata dell’uomo, la coscienza che l’uomo ha perduto, la coscienza intuitiva, corrispondono alla coscienza ispirata, la coscienza immaginativa, quindi a stati di coscienza molto elevati che l’uomo ha perduto: dall’Atlantide in poi è finita. E’ entrato il Kali Yuga e quindi si è vissuto di ricordi e di riti con cui alcuni esseri aiutavano i popoli, intanto questi popoli ancora erano permeabili dalla parola dello spirito, in quanto l’uomo vero, autocosciente, non era nato.

Le Entità spirituali «buone» aiutano l’uomo con questa potenza della parte materiale, della parte oscura, eh ma voi vedete come tutti quanti temono, appunto, questo. Noi seguendo la Scienza dello Spirito incontriamo un’ esperienza, descritta come quella del Guardiano della Soglia, e impariamo che il Guardiano della Soglia è quello che ci impedisce di ignorare questo cadavere minerale che noi portiamo, e che non ammette che noi siamo passivi dinanzi ad esso, perché abbiamo detto che questo cadavere oscuro, questo cadavere, questo buio che noi portiamo della materia viene dominato da entità che rispondono appunto al grado di coscienza che noi abbiamo, ai gradi di coscienza che noi abbiamo perduto, e che sono gradi che… vogliamo usare termini indiani, sanscriti: Manas, Buddhi, Atman, che significa coscienza immaginativa, coscienza ispirata, coscienza spirituale.

Però è cominciata l’epoca in cui l’uomo deve avere l’ esp… ha l’autocoscienza, perché deve cominciare a realizzare quello che un tempo gli veniva fornito direttamente dalle Gerarchie e che oggi continua a essergli fornito, ma non ha più la relazione antica perché l’uomo si è veramente staccato dallo spirituale. Il Kali Yuga ha operato, ma era previsto, e la via non è il partirsene verso i valori spirituali accumulati, perché ognuno di noi ha una storia spirituale che per fortuna non si incarna nella terra, ed è bene che l’uomo non  conosca certi valori spirituali perché se li conoscesse direbbe: ma io allora non faccio più niente perché già c’è lo spirito in me. Per questo sarebbe un terribile egoismo, perché significherebbe lasciare nei guai gli altri uomini che invece sono affondati in questa tenebra, sono affondati per dare, per aver dato modo a quelli, ad essi, di accumulare forze spirituali. Ma queste forze spirituali non vengono accumulate per fuggirsene nel Nirvana, ma per affrontare decisamente l’oscurità della Terra, per affrontare appunto, fare i conti, con questa materialità che pesa nell’uomo, e allora si tratta di capire che cosa è questo. La paura del dolore qui – è già data la risposta – è veramente un’opposizione al karma, perché il karma è  un aiuto.

Il karma è la direzione dell’Io superiore che si continua attraverso un processo di compensazione, oppure di pareggio con debiti contratti e il cui pagamento vuole dire acquisizione di qualità necessarie all’integrazione interiore, quindi il karma è un grande aiuto. Siccome il karma però si presenta certe volte attraverso forme dolorose, c’è una specie di opposizione ad esso, che è la paura del dolore. Per noi, questo è un assurdo, perché noi possiamo avere la massima comprensione per questa paura del dolore, anzi, la possiamo sentire anche noi, però per noi è fondamentale una conoscenza che trasforma qualsiasi dolore in una… in una forza che, in quanto contemplata per quello che è il suo senso ultimo, si trasforma in un aiuto.

Quindi noi cominciamo a fare un lavoro interiore di integrazione del dato sensibile mediante il contenuto interiore, questo contenuto interiore viene dal pensiero che pensa, e con questo qualsiasi percezione diviene una realtà interiore, e quindi diventa un aiuto. La paura del dolore è ingenua, non ha senso, e quindi… quella conoscenza diviene cooperazione al karma.

E a questo punto devo afferrare le domande che mi portano nel cuore del tema. Per cui continuo a rispondere alle domande che già ho letto. E una è questa:

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“Puoi parlare sulla spiritualizzazione della materia?”

L’altra:

“Come si supera il dualismo tra mondo della materia e  mondo dello spirito?”

Poi c’è n’è un’altra, potrei leggere anche questa:

“La Lemuria fu distrutta dal fuoco, l’Atlantide dall’acqua, il diluvio, l’attuale civiltà sarà distrutta ad opera del male. C’è per quest’ultima una possibilità concreta di salvezza? Oppure il trionfo delle forze del male corrisponde ad un fine evolutivo cosmico, di modo che sono vani anche se meritevoli gli sforzi di coloro che tentano di raddrizzare la situazione?”

Adesso vedremo. Ma… “finirà per il Male…”   ma in quanto il male verrà espulso, e quindi il trionfo apparterrà alle forze capaci di trasformare il male. Soltanto che ci sarà un residuo che serve come materia di un’evoluzione successiva, perché ci saranno degli esseri che saranno come dei relitti, come dei sopravvissuti, che avranno bisogno d’aiuto e si reincarneranno in modo che possano tentare ancora la prova, e allora è importante che ci siano degli esseri che hanno già operato questa trasformazione.

Comunque: “dualismo tra il mondo della materia e il mondo dello spirito”. La materia adesso noi la stiamo considerando, prima abbiamo parlato di questo «insaccamento»,  di questo cadavere minerale che vive in ciascuno di noi e che gli costituisce la parte oscura, subcosciente, la parte da cui salgono gli istinti, eccetera… in cui c’e’ tutto… la radice… dopo la morte piano piano noi ci liberiamo … e arriviamo a una zona in cui finalmente respiriamo, però dopo capiamo l’importanza di avere questo cadavere minerale in noi, e il fatto che il Guardiano della Soglia sta lì a fare in modo che noi non lo ignoriamo, ma lo consideriamo come uno strumento dell’ascesa. 

La realtà è appunto che il dualismo materia-spirito è una costruzione intellettuale, è un’impressione dell’uomo intellettuale, perché l’uomo che percepisce, qualsiasi uomo della terra che percepisca, già nel percepire supera la dualità. La percezione è un atto interiore meraviglioso, di cui l’uomo non ha coscienza se non della parte che riguarda il sistema nervoso, la coscienza legata al sistema nervoso e quindi la sua sensazione. Però in ogni sensazione è presente questo contenuto, e noi questo all’infinito lo stiamo ripetendo, che si tratta di avere delle percezioni pure per capire che cosa avviene nel percepire come superamento della dualità, perché nel percepire già è superata questa dualità: quando noi vediamo un colore, una forma, noi già siamo entrati in una zona dello spirito, che agisce attraverso di noi. Già si può dire che ciò che è stato diviso si sta riunendo, e che ha come primo risultato la forma, il colore, e poi anche il pensiero. E il pensiero che pensa è già questa riunione, soltanto che il pensiero non è consapevole.

Quindi, ecco la fondamentalità di un metodo che non parta da dottrine del passato, che oggi non sono più sufficienti. A questo proposito ci sono serie di imbroglioni che rispolverano lo Yoga, che conoscono lo Zen, che conoscono il Tantrismo, e tutto quello che c’è di sensazionale lo rimettono a posto,  poi siccome sono degli esseri colti, ti combinano dei trattati sulla meditazione dinamica, e imperversano, e questi sono degli ingannatori.

Loro sono delle bravissime persone, ma loro hanno il compito proprio di impedire che l’uomo conosca la Via vera, perché la via vera non ha pubblicità, non ha propaganda, non ha trionfo pubblicistico-editoriale: è molto difficile, si può dire che deve lavorare da anima a anima, attraverso pubblicazioni che si sostengono perché i cuori sostengono queste pubblicazioni, mentre – ed io ogni tanto uno di questi libri lo devo leggere per capire come lavora l’Ostacolatore – e l’Ostacolatore mica si presenta stupido, o scorretto, o privo di cultura, perché allora sarebbe subito scoperto.

L’Ostacolatore si presenta in regola con tutti i canoni dell’occultismo moderno, tutto quello che c’è nei diversi Gurdjieff e i loro discepoli, nei diversi Crowley e i loro discepoli, e hanno anche un apparato critico-filologico non indifferente.

Tuttavia, il loro ruolo è contro lo Spirituale, è contro il Logos,  è contro la possibilità che l’uomo per esempio scopra le leggi del pensiero, che non si imparano mica con la Logica di Hegel. Hegel tentò il lavoro di Hegel è meravigliosoma arriviamo alla dialettica, non al pensiero. E le leggi del pensiero non le ha potuto scoprire nessuno finora perché il pensiero che è stato finora pensato secondo luce interiore, vedi Socrate, Platone, vedi persino Cartesio, checché ne dica Guénon, ma persino Hegel ma com’è che il Dottore dice “Hegel lo considero l’ultima luce di un tramonto” ma perché il pensiero rigorosamente logico può nascere solo ora, perché solo ora l’uomo ha una esperienza autocosciente, come non c’è mai stata.

Oggi un ragioniere ha un’autocoscienza che un filosofo del secolo scorso non aveva, e malgrado la sua ragioneria può avere una forza-pensiero che prima non era possibile. Speriamo che  non ci sia un ragioniere qui, comunque, non è che… ho detto ragioniere, mi è venuto in testa… tu sei geometra, non sei ragioniere… M’è venuto così, scusate, ma è che qui parliamo a braccio, o a bersagliere, quindi…

Ora siamo in un momento in cui l’uomo può veramente sperimentare le leggi del pensiero, non perché sia più evoluto spiritualmente, ma perchè è più forte nell’Io, perché spiritualmente l’uomo del secolo scorso forse era più aperto; oggi è più chiuso, ma è più forte come Io, e se come Io comincia a operare in sé, si incontra il pensiero, e incontra, e sa fare quella distinzione tra prodotto e  producente, perché tutto quello che l’uomo crea è prodotto dal pensiero, e il producente è più importante del prodotto. E se guardiamo la natura è il prodotto d’ un altro pensiero: il pensiero del cosmo. Quindi per l’uomo è importante capire che questo prodotto lui lo pensa, e lo può anche identificare come prodotto. Lui ripercorre il pensiero che ha pensato l’oggetto, ma questo lo porta al punto in cui ciò che è dato nasce, e questa è l’esperienza potente che viene data dalla Via dei nuovi tempi.

Ora, io quando mi trovo dinanzi testi di questi «yoghisti» … che poi c’hanno organizzazioni economiche di miliardi, perché vendono persino i dischi per la cantilena che deve fare l’oscillazione della testa per avere il terzo occhio, perché una volta andando a sinistra l’occhio va verso destra, e viceversa, quindi qui tra la destra e la sinistra si mettono d’accordo e ti danno il terzo occhio… te faccio n’occhio: il terzo occhio!

Però questo è propiziato da una cantilena, per cui c’è una vendita di dischi, e siccome ci son centri in tutto il mondo, potete immaginare che messe di quattrini  e che interessi, e questo povero Yoga, questo  Rajneesh che gia si vede, è un «bonòmo», ma non alla Luce dello Spirito: sembra un appuntato dei carabinieri, siciliano, un viso bonario, una guardia di finanza, ecco, calabrese,  un viso simpaticissimo che abbracceresti, ma la Luce del pensiero non c’è; perché quando mi capitano questi testi io vado subito a vedere che cosa… lo frugo,  e ho visto, vedo come se la cavano riguardo al problema del conoscere; lì mi sono accorto che questo sa tutto, il tantrismo lo conosce benissimo, poi ogni tanto spiffera qualche principio Zen eccetera, ma le leggi del pensiero gli sono assolutamente estranee, quindi non può aiutare l’uomo di questo tempo, che non ha bisogno di Zen, non ha bisogno di Yoga.

Scusate, ci sono degli esseri che hanno bisogno di questo, ma non sono uomini di questo tempo; ma quelli hanno bisogno anche dello spiritismo, come hanno bisogno di andare a messa, dal parroco, eccetera, ma noi  qui stiamo parlando della corrente evolutiva del tempo, che quando assume la forma dell’occultismo, o dell’esoterismo, eh! in un certo senso deve essere in regola, perché ci sono dei giovani che cercano, e cercano con grande impeto, e io ricordo me stesso che ero così. Però si vede che non ero assolutamente passivo dinanzi agli ingannatori, quindi ogni tanto cambiavo strada, e questo m’ ha molto aiutato, perché quando bussavo alla porta di qualcuno io lo ritenevo un maestro, ma dopo un po’ se vedevo che quello che lui faceva non corrispondeva a quello che diceva lo piantavo, ma oggi ci sono dei giovani che si trovano una letteratura occultistica enorme: non vengono aiutati; aiutati vengono dal fatto che noi proponiamo una Via della Conoscenza che parte dai mezzi che già sono in atto nella indagine delle  verità matematiche e logiche, nella indagine del mondo fisico, quindi percezione e pensiero, come cominciò Kant del resto.

Quindi quando noi sperimentiamo in questa direzione, eh, ci accorgiamo che, nel pensare che pensa già è superata la dualità del mondo: si tratta di continuarla.

Quando il pensiero si immerge in un dato, si può dire che ciò che nasce come essenza si unisce all’ oggettività del mondo perché il dato già appartiene all’ oggettività del mondo, e quindi avviene una sintesi e si tratta poi di ripetere per tutto. Noi ci alleniamo, per esempio, con la natura, la più pura, la più innocente che è il mondo dei cristalli e il mondo vegetale, ma dopo questa esperienza continua col mondo animale, col mondo umano.

L’altra forma di sintesi, eh, noi l’abbiamo nella percezione, perché non nascerebbe un colore dinanzi a noi, non nascerebbe una forma se non ci fosse un’unione della nostra anima con l’anima della terra, ossia con l’etere nostro con l’etere dell’ oggetto. Se il cristallo, il cristallo ha l’etere fuori, si può dire che l’etere del cristallo è una potenza che tiene nella fissità minerale il cristallo, e noi questo lo percepiamo. Si tratta semplicemente di continuare quell’operazione per cui il cristallo lo guardiamo e lo troviamo bello, non ci dobbiamo fermare lì: si tratta di continuare aspettando che si riveli qualcosa che esige da noi silenzio della psiche.

Questo silenzio della psiche è, tecnicamente, un mezzo, e ad un certo punto noi ci arriviamo anche se non conosciamo le leggi del silenzio, le discipline del silenzio, ma capiamo che se vogliamo avere una percezione che non è assolutamente abituale, ma che tuttavia continuamente si presenta a noi e noi la perdiamo, noi dobbiamo fare silenzio e in questo silenzio abbiamo, a un certo momento, il risonare di questa mirabile sintesi dell’ etere nostro con l’etere che sta intorno al cristallo e noi possiamo, dentro di noi, sentire qualcosa che appartiene al cristallo, ma può avvenire anche l’esperienza, questo è più difficile, che uno veda fuori qualcosa che appartiene all’ interiorità del cristallo. Ma questo con la pianta è anche più facile, col cristallo è più difficile.

Quindi, ecco, la sintesi spirito-materia comincia nel percepire, noi dobbiamo continuarla lì e tutta la vita dell’anima, per esempio le trasformazioni morali, veramente dipendono da questo, perché ad un certo punto, senza questo accompagnamento dell’anima, noi non possiamo proseguire nell’esperienza cognitiva, nell’ esperienza della unità del mondo e quindi più profonda esperienza del pensiero, maggiore necessità di ordine interiore nell’anima, fino a che si scopre che la luce che noi vediamo nelle cose ha un centro in noi ed è il cuore. E allora qui, noi possiamo concludere. Perfetto.

La Lemuria fu distrutta dal fuoco, l’ Atlantide dall’ acqua. L’attuale civiltà verrà distrutta ad opera del male. Perché?

Perché si diverrà abbastanza forti per espellere il male dalla natura spirituale dell’ uomo, ma questa espulsione non sarà una, un fatto mecc… un fatto materialistico, per cui questo male passa ad altri; sarà un’ espulsione che trasforma il male in una… in una quantità di esseri che non sarà la maggioranza degli uomini, ma saranno degli esseri che avranno il potere di trasmettere poi questo agli altri, quindi un’élite spirituale che agirà, e questo ci fa capire il senso ultimo di quello che abbiamo detto, perché questo cadavere minerale che sta nell’uomo e che lo obbliga ad essere esistente sulla terra, e obbliga, quindi, quella continua lotta delle forze interiori per vivere di giorno in giorno, per elaborare la materia fisica, per mangiare, per digerire, per combattere le malattie, poi però l’uomo piano piano cede e allora questo cadavere trionfa e diventa finalmente la materia che è: il male è lì. Il male è il fatto che questo cadavere condizioni la vita interiore e questo è il male di questa civiltà perché quando noi diciamo che il mondo è materiale e non solo questo, ma lo indaghiamo, e costruiamo una scienza che è solo una scienza della materia, della materia fisica: non mi dite che ci sono indagini di altro genere, non esistono. La psicologia è condizionata da questo, qualsiasi disciplina:  la pedagogia, la filosofia è condizionata da questo. C’è solo la Via che dà la possibilità di trovare il punto di partenza per un’azione interiore che muti questa situazione; però in realtà noi siamo immersi, siamo condizio…siamo dominati da un sistema del sapere che è fondato sulla concezione materiale del mondo e questo rende inevitabile il male; ed è importante che il male ci sia perché, come dicevamo prima, l’ uomo è bene che ignori i suoi valori spirituali, altrimenti non vorrebbe più saperne di stare sulla terra.

C’è una frase interessantissima di Maitre Philippe, quando dice: “Ci sono… quasi tutti gli uomini ignorano che cos’è l’anima, ma è bene che lo ignorino, altrimenti molti non vorrebbero più fare nulla”.

E invece bisogna lavorare perché coloro che oggi sopportano il male, e ne fanno uno strumento della loro azione, ne fanno una vita sociale, ne fanno un’ organizzazione, un sistema di vita, una politica: questi lavorano per il futuro e purtroppo bisogna sopportarlo questo. Magari il futuro va modificato e questa modificazione dipende dal fatto che vengano degli esseri capaci di vedere questo retroscena, è questa la via d’uscita. La via d’ uscita è la Tripartizione, ma una Tripartizione che sia fondata sul fatto che degli esseri operino nel senso della trasformazione del male, ossia nella risoluzione del cadavere.

Guardate, c’è questa frase, appartiene al taoismo, a quelle storie taoistiche in cui si parla di un asceta che muore e poi viene seppellito, dopo un po’ si scopre la tomba e non c’è più nessuno, il cadavere è scomparso: la risoluzione del cadavere. In un altro caso si scopre la tomba di questo asceta, non c’è il cadavere ma c’è una spada, e allora qualcuno tenta di prendere questa spada e questa spada si invola nell’aria e sparisce. C’è una serie di racconti taoisti che narrano questo, c’è un fondo di verità perché nell’ antichissimo medio-oriente… nell’ antichissimo estremo oriente, c’è stata un’ incarnazione di Lucifero, ma un Lucifero sapientissimo e potente. E quegli esseri navigavano verso lo spirito, erano capaci di trasformare la materia in spirito. Questo ritorna, e noi abbiamo visto i segni del ritorno.

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Qui il nostro potentissimo Sergio dice: “Puoi parlarci del vino eucaristico? «In verità, in verità vi dico: io sono la porta delle pecore, tutti coloro che sono venuti prima di me sono ladri e assassini, ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta, chi per me passerà sarà salvo, entrerà, uscirà e troverà pascoli».

Ora la via è quella, noi abbiamo parlato di via del pensiero, via della percezione pura, ma il sentiero è quello. E per afferrare questo, noi dobbiamo ricordare come viene descritto il risveglio di Piero, di Pietro, nella Pentecoste. E’ un periodo in cui il Dottore dice che, a un certo punto, Pietro si sveglia come da un sogno e si accorge che, dalla vigilia dell’ arresto del Cristo, egli è entrato in una specie di sonno e rivive tutti gli avvenimenti fino alla Crocifissione, per cui capisce il suo rinnegamento, arriva a capire che, il mondo dell’ oscurità, il mondo della materia, quello che lui ha subito in questa specie di sonnolenza, ha trovato il Risolutore. Ha capito che l’ oscurità della Terra ha trovato la sua Luce, capisce che è nato lo Spirito della materia, ossia lo Spirito che annienta la materia e la risolve. Allora capisce che l’uomo può essere salvato e ha, in quel momento, la forza della Pentecoste che in lui agirà veramente da forza trasformatrice.

In sostanza, quello che lui comprende, importantissimo perché lui era il più chiuso –  il più chiuso naturalmente era Giuda, però dopo veniva lui –  e lui però riesce ad avere questa visione, e questa visione è quella di cui ci possiamo servire noi perché, quando abbiamo parlato del cadavere astrale, del cadavere minerale, noi abbiamo parlato della parte oscura, la parte terra, ma è ciò che deve essere usato come veicolo perché si manifesti lo Spirito della materia, lo Spirito della Terra.

Perciò il Guardiano della Soglia fa in modo che l’ uomo non sfugga il male, non sfugga la materialità della vita, anzi, la guarda come la materia della trasformazione.

Quindi, dinanzi all’esperienza di Pietro noi sentiamo questa intuizione che dà il senso vero alla Pentecoste, per il fatto che riguarda un’ esperienza attuale, perché ricordate l’ ultimo capitolo del Vangelo di Giovanni, il colloquio tra il Cristo e Pietro, e poi l’allusione a Giovanni;  noi siamo nell’ epoca lì prevista, perché quello che salva Pietro è proprio l’intuizione del senso positivo dell’ oscurità della terra e quindi della materialità, che fino allora era veduta come un pericolo, tutte le tradizioni guardavano questa oscurità come qualcosa da evitare, gli ultimi erano gli Esseni, che cercavano di espellere da loro questa esperienza del buio della materia.

Doveva venire il Cristo per affrontare questa morta materia e farne materia dello Spirito, per cui veramente esiste uno Spirito della Terra, esiste il Logos della Terra, ossia ciò dinanzi a cui la materia è risolta, il male è risolto, ma è questo il compito: di capire quali sono oggi le vie per cui è possibile una simile operazione.

Apposta cercavo di indicare i possibili inganni, perché l’uomo cerca ciò che è facile, ma ciò che è facile non conduce alla verità. Le belle frasi di un libro che ti dicono “Ah, ritirati, fai questo”: eh no! Ci vuol altro, ci vuole una forza, una volontà di conoscenza che veramente insista, che veramente si ponga dinanzi alla vita dell’anima, scoprendo le forze che gli dànno questa possibilità. Porsi dinanzi alla vita dell’ anima: perché quando è possibile questo, le forze del Logos si affacciano all’ uomo come potere della individualità e nella individualità pura si affaccia il Christo, che vuole continuare a operare come già ha cominciato ad operare nel percepire e nel pensare.

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L’ARCHETIPO-FEBBRAIO 2025

Anno XXX n. 2

Febbraio 2025

In questo numero:

AL REGINA COELI (di F. De Pascale)

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Massimo mi raccontò – con dovizia di particolari – tutta l’affaire, sia per la parte esteriore degli eventi – arresto, interrogatori da parte degli inglesi e degli americani, con le loro differenti ‘modalità d’approccio’, basso livello del servizio in camera e della pulizia della suite, inefficienza della reception, ecc. – sia per gli eventi e le esperienze ‘estradialettiche’, come le definirebbe lui stesso.

Egli mi disse esplicitamente che il suo arresto ebbe motivi unicamente politici, a causa di quel che sino ad allora aveva scritto come giornalista.

Egli venne arrestato dagli inglesi per strada, e poiché gli trovarono addosso il commento di Shri Aurobindo alla Bhagavad Gita, gli dissero che quel autore era un terrorista indiano, nemico della Corona inglese.

Venne passata al setaccio, naturalmente, anche la sua vita professionale dal punto di vista finanziario – ma non per cercare elementi per una inesistente “appropriazione indebita” – per ‘provare’ la sua compromissione diretta col regime fascista, compromissione che risultò poi essa pure inesistente.

In sostanza lo accusarono di ‘reati d’opinione’, come si direbbe oggi.

Li interessò molto – per una comprensibile curiosità – l’enorme attività esoterica di Massimo, probabilmente – ma questa è una mia congettura, ancorché plausibile – perché sia molti ufficiali inglesi dell’Intelligence Service, che quelli americani dell’OSS di Allan Dullas, erano massoni, e una parte del mondo anglosassone – non tutta a dire il vero – ha fatto un uso spregiudicato dell’esoterismo a fini politici, ed anche della politica a fini esoterici, non precisamente limpidi e commendevoli.

Nei sei mesi di forzata ‘ospitalità’ al suddetto Hotel, tali ufficiali – soprattutto gli inglesi – si dovevano essersi fatti una alquanto strana e, loro malgrado, molto lusinghiera opinione del nostro Massimo, visto che – come lui stesso mi raccontò – lo vollero accompagnare quegli stessi ufficiali a casa in jeep, porgendogli le loro scuse, e salutandolo molto cordialmente.

Visto che siamo nel campo dell’aneddotica, vorrei aggiungere alcuni ricordi, sempre relativi alla forzata e ‘piacevole’ permanenza di Massimo Scaligero al Grand Hotel Regina Coeli, per non sembrare ‘tenero’ nei confronti degli anglosassoni ufficiali, addetti alla reception e al servizio in camera alla suite che ospitava il nostro Massimo.

In effetti il servizio lasciava alquanto a desiderare, conciossiacosaché il Grand Hotel Regina Coeli non ricevette le cinque stelline della nota Guida Michelin, e non fu compresa tra gli alberghi da questa raccomandati.

I sistemi di interrogatorio adoprati degli ufficiali inglesi erano – a quel che mi disse Massimo – piuttosto brutali e cinici.

Usavano ogni mezzo per fiaccarne la volontà: per es. lo svegliavano alle 03.00 di notte in cella e gli dicevano brutalmente: “Prepara la tua roba, ti portiamo a Centocelle, dove all’alba verrai fucilato!”, et similia. Negli interrogatori lo accusavano di avere sentimenti di ostilità e di aggredire con i suoi scritti il popolo inglese, e Massimo a queste accuse rispondeva, calmissimo, che lui non provava alcuna animosità nei confronti del popolo inglese, e che lui aveva scritto unicamente contro la politica dei governanti inglesi.

Gli americani usavano metodi psicologici un po’ più insidiosi. Massimo mi raccontava, che negli interrogatori erano cordiali, gli offrivano la tazza di caffè, cercavano di conquistarne la fiducia, di destabilizzarne la tenuta del carattere forte, ‘ammorbidendolo’ con queste tecnicuzze da psicologia comportamentale. Poi se volevano, sapevano essere alla bisogna essi pure brutali quanto necessario.

Massimo affrontò questa non breve ‘vacanza’ al Grand Hotel Regina Coeli, trasformando le difficoltà in occasioni interiori. Esattamente come per Sri Aurobindo nella prigione indiana di Alipur, ospite nell’albergo di Sua Maestà Imperiale Britannica, quello per Massimo fu un periodo di ininterrotta ascesi. Addirittura egli ebbe a dirmi: “Il tempo illimitato e la pace, la necessaria solitudine che ebbi allora, non mi fu più dato in seguito con tanta generosa abbondanza!”.

Il clima di raccoglimento interiore profondo, la ininterrotta tensione della volontà consacrata al Divino e all’Opus iniziatico, l’ardore – il tapas – che mise in atto nell’ascesi, fecero di lui un altro uomo, infransero i limiti ai quali si arresta negli esseri umani la loro labile ed incerta natura, e dimostrarono che è possibile vincere anche nelle condizioni più avverse ed impossibili.

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LA FEDELTÀ (di F. Caruso)

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LA FEDELTÀ È INNANZITUTTO RICORDO.

CAPACITÀ DI RICORDARE.

RICORDARE CIÒ VERSO CUI SI VUOLE ESSERE FEDELI.

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INOLTRE LA FEDELTÀ È CALORE.

POICHÈ IN ESSA VI È SEMPRE UN ALCUNCHÈ DI PIETOSO.

DI SINCERO E DI PIETOSO.

E CIÒ NELL’ANIMA PRODUCE CALORE.

CREA CALORE.

CALORE SOTTILE.

IMMATERIALE.

CALORE METAFISICO.

IL VERO CALORE.

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VI È PIETÀ PERCHÈ È INSCINDIBILE DALLA FEDELTÀ UN SENSO DI INTIMA DEVOZIONE E DI INTIMA PROTEZIONE E DI INTIMA VENERAZIONE VERSO CIÒ CUI SI È FEDELI.

DEVOZIONE È VOLER DEDICARE LA PROPRIA ANIMA ALL’IDEALE  CUI SI È FEDELI.

È VOLERE CHE LA PROPRIA ANIMA DIVENTI UN LUOGO IN CUI IL PROPRIO IDEALE VIVA.

GLI SI DEDICA LA PROPRIA ANIMA.

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PROTEZIONE È VOLERLO PRESERVARE DA OGNI CONTAMINAZIONE O IMBARBARIMENTO O DECADENZA.

VENERAZIONE È RISPETTARLO COME FOSSE UN’ENTITÀ SOVRUMANA.

RISPETTARLO PROFONDAMENTE COME UNA REALTÀ SUPERIORE, DIVINA, QUALE IN REALTÀ È.

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OGNI IDEALITÀ PROFONDAMENTE SENTITA, PROFONDAMENTE AMATA, È IL MANIFESTARSI NELL’UOMO DI QUALCOSA CHE LO SUPERA.

DEVOZIONE, PROTEZIONE, VENERAZIONE, ASSIEME CREANO LA PIETÀ.

IN TALE AMBITO LA SINCERITÀ DIVIENE SPONTANEA ATTITUDINE.

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LA FEDELTÀ È MANTENERE EVIDENTE TUTTO CIÒ. È RICORDARLO CONTINUAMENTE.

RICORDARLO COME EVIDENZA CHE PERENNEMENTE TORNA A RIVIVERE OGNI QUALVOLTA VI SI FACCIA APPELLO.

OGNI QUALVOLTA LO SI VOGLIA.

A TAL PUNTO RICORDARE È RIVIVERE DELLE EVIDENZE AMATE.

È RINNOVARE UN PATTO DI AMORE SPIRITUALE.

CIO’ IN DEFINITIVA È LA FEDELTÀ.

MANTENERE VIVO UN AMORE VERSO DELLE EVIDENZE INTERIORI.

VERSO ALCUNE QUALITÀ ANIMICHE.

VERSO IL MANIFESTARSI DI ALCUNI VALORI NEI SENTIMENTI, NEL SENTIRE.

TALE FEDELTÀ, TALE RICORDARE CHIEDE CHE VI SIA ACUME.

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ACUME È LA CAPACITÀ DI PENSARE NELLE ESSENZE.

È LA CAPACITÀ DI ACCORGERSI CHE A VOLTE LE EVIDENZE IDEALI SONO PIÙ FIEVOLI, PIÙ FIOCHE, PIÙ OSTACOLATE.

ACUME È UNA ESTREMA FEDELTÀ.

LA FEDELTÀ NEL PENSIERO.

L’ACUME È UN LIVELLO PIÙ ALTO DI RICORDO. È LA MEMORIA SOTTILE.

L’UNICA FORZA CHE SIA IN GRADO VERAMENTE DI MANTENERE FEDELTÀ.

L’ACUME È UN LIVELLO DI PENSIERO IMMATERIALE IN CUI QUANDO LE ANIME SI APPESANTISCONO (E LE IDEALITÀ NON SONO PIÙ IN GRADO DI INFIAMMARE E PALPITARE PER CIÒ CHE SI AMAVA) È POSSIBILE CONTINUARE A VENERARE I VALORI UN TEMPO AMATI.

L’ACUME È IL LUOGO INACCESSIBILE AL NORMALE DECORSO DI DETERIORAMENTO DELLE IDEALITÀ.

UNA LIMPIDITÀ DI PENSIERO OLTRE LA NATURA.

OLTRE LA SPONTANEITÀ DEI SENTIMENTI.

È LA VITA SUPERIORE DELL’IDEA.

È LA REALE LIBERTÀ DALLA MENZOGNA.

È IL LUOGO DELLA VERITÀ PERENNE.

LÀ OVE CONTINUAMENTE SI RICREA CIÒ CHE SOSTIENE LA VITA.

LÀ OVE I PENSIERI RISORGONO A SE STESSI.

OVE INCESSANTEMENTE SI RICREANO.

EMERGENDO DA QUELLA CORRENTE DI CONTINUA VITA SOVRUMANA CHE  È IL PENSARE COSMICO.

IN CIÒ È LA CHIAVE DELLA FEDELTÀ.

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Collana Helios Fuoco Solare – F. Caruso: “La Fedeltà” – cap. 1

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https://www.ecoantroposophia.it/2014/07/arte/fk-azione-solare/ascesi-del-pensiero/

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MASSIMO SCALIGERO: AMICO E MAESTRO (di P. Filippani Ronconi)

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«Il 26 gennaio 1980 “alle prime luci dell’alba”, mentre attendeva al lavoro con la sua abituale solerzia, Massimo Scaligero penetrava cosciente in quel mistero che già piú volte aveva indicato come l’unica realtà, con cui ha a che fare l’operatore dello spirito». Con queste parole io annunciavo la scomparsa di un Amico e di un Maestro insuperabile, uno di quei testimoni dello Spirito che compaiono sulla scena del mondo forse solamente ogni cinquecent’anni.

In quella tristissima circostanza mi ricordai di una pia narrazione che correva fra gli Ebrei ortodossi, gli Hassidim, secondo la quale nella comune Umanità è sempre presente, inconosciuto da tutti, un Uomo Giusto, uno teodéo, che a cagione della sua rettitudine, misteriosamente sopporta il peso dei peccati, delle speranze e delle attese di tutta la sua generazione, finché stremato da tale immane fatica non soccombe, per venire sostituito da un altro Uomo Giusto che ne eredita le funzioni, e cosí avanti nei secoli fino alla redenzione finale. I Mussulmani parlano, invece, di un Polo, o di un Asse del Mondo, al-Qutb, qualità alla quale assurge un derviscio a cagione della sua virtú, che, però, dopo un giorno di tale fatica, muore ed è sostituito da un altro suo simile. Orbene, questo è stato il mio pensiero quando Egli scomparve. Soltanto che un altro Uomo Giusto non venne a riempire il suo posto, poiché egli era l’epigono di una generazione di ricercatori dello spirito che da noi si incarnarono in Giovanni Colazza, Evola, Colonna di Cesarò, Arturo Onofri e, fuori d’Italia, in Guénon, Râmana Mahárshi, Shrî Aurobindo e qualcun altro. Massimo, lo sconosciuto, era il punto finale di un ciclo, la cui caratteristica fondamentale era l’esercizio di quell’Arte Regale che risolve il mistero della Materia nell’esperienza di una spissitudo spiritualis, in cui questa si svincola come pensiero puro. L’abituale opacità minerale del mondo che ci circonda essendo determinata non da una realtà obiettiva bensí da un pensiero – il nostro – paralizzato nella sua funzione riflessa, cerebrale, che tale se la rappresenta. Ma, a parte il necessario supporto filosofico, tutta la sua vita fu caratterizzata da un’incessante azione di ricerca e di disciplina interiore: il suo insegnamento, consegnato in una ventina di opere, è un energico stimolante del metafisico. Suscita come in nessun altro l’esigenza della correlazione dell’Io con Sé, su cui – fra l’altro – è basata la conoscenza, come rapporto fra Io e Altro, fra Atman e Brahman, come direbbe un Indiano. «L’unità dell’Io con il mondo è già realizzata nel percepire – dice Massimo – ma rispetto ad essa la coscienza ordinaria è in stato di sonno, onde la potenza magica dell’atto percettivo le sfugge».

Importantissima fu la sua interpretazione dello Yoga e di altri movimenti spirituali dell’Asia, di cui Evola fu il banditore nel suo Uomo come potenza. Tutta la sua opera, e in particolare Dallo Yoga alla Rosacroce, quest’ultima un’autobiografia spirituale, volge ad una reinterpretazione dello Yoga, di cui riconosce i limiti, dovuti soprattutto alla diversa costituzione interiore dell’antico yogin, e in generale del pensiero orientale, rispetto all’uomo di occidente, assiato sulla funzione autocosciente del pensare, a cui paradossalmente non attribuisce importanza primaria nella sua Via interiore, pur vivendo in funzione di un mondo percepito nella sua modalità materiale, che è bensí il figlio del pensiero astratto, logico-discorsivo. Questa interpretazione, da Lui rigorosamente sperimentata sulla guida della Scienza dello Spirito, implica anche una esegesi delle modalità fisico-eteriche su cui opera lo Yoga classico. Dice, in particolare: «Le vie allo Yoga oggi non portano allo Spirito, bensí al corpo (qui tratta del prãnãyãma, la Scienza del Respiro) perché non muovono piú dallo Spirito, bensí dal corpo. Non è lo Yoga che va ritrovato, bensí lo Spirito: del quale lo yogi non aveva da preoccuparsi, perché lo aveva già: doveva solo giungere a servirsene».

Sua opera fondamentale, non solo per sé, ma per l’Umanità avvenire, fu l’aver tracciato una “Via rosicruciana” di cui, date le regole per la sua attuazione, ne afferma la connessione con «il Mistero cosmico del Cristo», «ossia con ciò che il Cristo è, oltre ogni rappresentazione o sentimento umano: il senso ultimo della Iniziazione solare» …«la meditazione rosicruciana, come la piú alta che operi sulla terra, porta il discepolo a scoprire che, non nell’anima, ma nell’intimo Io, egli reca il Principio che vince i due Ostacolatori», cioè quelli denominati: Lucifero – vettore delle forze di entusiasmo, ma anche di orgoglio, vanità e presunzione – e Ahrimane – il “Satana” della tradizione persiana, quello che induce all’illusione materialistica e meccanicistica del mondo, che conducono alla paralisi delle forze pensanti ed all’esaustione di quelle viventi.Il Rosicruciano, piú che combatterle, deve saper utilizzare queste forze cosmiche e trasformarle in strumenti dello Spirito, perché tale è la loro funzione mediatrice. Il punto di partenza per lo Scaligero resta sempre l’ascesi del pensiero, tramite le discipline della concentrazione e della meditazione, sí da ricondurlo alla sua primordiale natura di Verbo, essenziata di “volontà di essere”. Da questo momento in poi inizia la Operatio Solis, volta a riconquistare la verticalità operante dell’Io, di là dai poteri dell’anima, vincolati ad un’esperienza sensibile del mondo materiale. E la restituzione di quest’ultimo alla sua primordiale dimensione di luce, che è il fine della Grande Opera alchemica, a cui Massimo si era dedicato sin dall’adolescenza.

Pio Filippani Ronconi

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Grazie a Marina Sagramora – L’Archetipo

https://www.larchetipo.com/2001/gen01/testimonianze.htm