SPIRITUALITA’ (di F. Giovi)

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Può esser utile, talvolta, spendere qualche parola sul gassoso concetto di Spiritualità?

Niente di originale, essa in fondo è come un lontano lembo di terra intravisto dalla caravella, e di cui, dopo una vita sul mare e le sue correnti, nemmeno ci si ricorda della sua reale esistenza, anche se, stando in mare, se ne parla continuamente in maniera del tutto astratta, vitalizzata semplicemente da un sentire automaticamente acceso.

Si dovrebbe insistere sul fatto che la spiritualità non andrebbe mai ridotta ad un’alta intellettualità né all’idealismo né a qualche inclinazione morale della mente o ad una purezza e all’austerità etica, neppure a una religiosità o ad un fervore emotivo anche ardente o fanatico e neppure all’insieme di tutte queste cose (in parte eccellenti).

Una credenza della mente, un credo particolare o una fede o un’aspirazione emotiva, oppure un disciplinamento della propria condotta secondo una formula religiosa o etica, non sono affatto “ esperienze spirituali” né “realizzazioni spirituali”.

Tali caratteri hanno un considerevole valore per l’anima. Sono persino valide per una certa evoluzione interiore in quanto movimenti preparatori che disciplinano, purificano la natura umana, danno ad essa una forma più adeguata: ma appartengono ancora all’evoluzione dell’uomo sensibile. Non v’è in esse l’inizio di una esperienza, di una realizzazione e di una trasformazione nello Spirito.

La Spiritualità è essenzialmente un risveglio alla realtà interiore del nostro essere, al Sé profondo, all’Anima superiore: ben diversa dalla ordinaria coscienza, dal famigliare mondo interiore e dal senso comune della corporeità.

Piuttosto è una intensa aspirazione – del tutto interiore – verso la Realtà infinita, quella che trascende l’universo pur compenetrandolo, e che risiede anche in noi. Un’aspirazione ad unirsi con questa Realtà che è un capovolgimento, una conversione, una trasformazione di quanto chiamavamo l’essere nostro.

Esiste allora un divenire nuovo, un nuovo essere, un nuovo “Io”, in una nuova natura.

La disciplina esoterica è trasformazione della coscienza attuale in coscienza spirituale: ciò non è astrazione ma un cammino che giunge all’estinzione della coscienza comune e del suo mondo.

Chi ha avuto (vissuto) il “momento”, anche declinato in sfumature diverse, ha provato questo: improvvisamente qualcosa dentro di lui si è capovolta, (anche bruscamente) rovesciandosi verso l’interno e verso l’alto: dall’interno verso l’alto. Non un alto esteriore, bensì interiore e profondo, del tutto diverso da altezze note fisicamente.

Ciò modifica il nostro punto di vista sulle cose del mondo, le considerazioni e gli atteggiamenti: può essere parziale e temporaneo, in rari casi definitivo ed irrevocabile.

Rivolgersi (letterale) alla vita e alla realtà spirituale significa toccare l’Eterno: capacità quantitativamente invalutabile e nemmeno si può dire che si sia più o meno capaci di vivere spiritualmente, bensì che si giunga più o meno pronti affinché il rivolgimento interiore avvenga in modo decisivo.

Solo in ciò si vive veramente.

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