IL SILENZIO SACRO (di F. De Pascale)

Un nudo silenzio impersonale è ora la mia mente,
un mondo di visione chiara e inimitabile,
un volume di silenzio firmato da una Divinità,
una grandiosità scevra di pensiero,vergine di volontà.

Un giorno sulle sue pagine l’Ignoranza poteva scrivere
in uno sgorbio dell’intelletto la cieca congettura del Tempo
e lasciare pallidi messaggi di luce d’un sol giorno,
cibo per anime che errano al margine della Natura.
Ma ora ascolto una parola più grande
nata dal raggio muto, invisibile, onnisciente:
la Voce che solo l’orecchio del Silenzio ha udito
balza emessa da una gloria eterna di Luce.
Da una vastità e da una pace intatta tutto passa
a tumulto di gioia in un mare di ampio riposo.

(Sri Aurobindo da “Last poems”)

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La mia orsolupesca animaccia – che viene da varie parti, con intenti ingiuriosi, definita “pagana”, ingiuria che mi fa troppissimo onore e che cercherò di meritare sempre più – sente fortemente il fascino delle antiche misteriosofie eleusine, orfiche, pitagoriche, platoniche, mitriache, isiache e osiriane, etrusche e romane. E di quelle antiche misteriosofie – oramai per sempre trascorse, come la “irremeabilis unda” del mio amato Virgilio, nella traseunte espressione formale e storica, ma NON certo nel contenuto di eternità – ho molto amato il SILENZIO sacro!

Il motto – eleusino, orfico e pitagorico – “Sygè kài Alètheia”, ossia “Silenzio e Verità”, è valido oggi come 2000 anni fa, e un grande Maestro d’Oriente, un Saggio molto amato da Massimo Scaligero, Ramana Maharshi, diceva che il Silenzio è l’Upadesha, l’Insegnamento, più elevato, e delle varie “forme” d’Iniziazione che il Guru può donare – quella silente, quella per toccamento, quella verbale, quella rituale – quella del Silenzio è la più elevata ed efficace, della quale purtroppo pochissimi discepoli son tanto maturi da giovarsene. E questo mi ricorda i lunghi silenzi, narratimi da chi lo conobbe, di Giovanni Colazza, o i lunghi, ermetici, silenzi di Massimo Scaligero nei quali immergeva alcuni di noi.

Religioni e filosofie che a tale silenzio si sottrassero degenerarono nella dialettica – la grande traditrice dello Spirito – e nell’intellettualismo – il grande assassino di ogni forma di spiritualità – ed accompagnarono sovente tale tradimento e assassinio con quella sciropposa, edulcorata sentimentalità, spacciata per “via dell’anima”, conseguenza della rinuncia all’autentica impresa spirituale e al coraggio di voler essere liberi, nonché patetico surrogato, assieme all’attivismo, della consacrazione allo Spirito.

Questo, e non un “residuale dono divino” sono quelle forme di spiritualità sfaldata, e la stessa Antroposofia, nella misura in cui cada nella dialettica, nell’intellettualismo, nell’attivismo e nel sentimentalismo, non è certo migliore, anzi è sicuramente molto peggiore delle varie forme di spiritualità sfaldata che oggi si fanno concorrenza in quel mondo di “mercanti di birra e venditori di trippa”, che è l’attuale, mediocre e bottegaio, immondo mercato esoterico!

Meglio tacere.

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3 pensieri su “IL SILENZIO SACRO (di F. De Pascale)

  1. 𝑪𝒂𝒓𝒐, 𝒄𝒂𝒓𝒊𝒔𝒔𝒊𝒎𝒐 𝒂𝒎𝒊𝒄𝒐 𝑭𝒓𝒂𝒏𝒄𝒐.
    𝑻𝒊𝒓𝒊𝒂𝒎𝒐 𝒇𝒖𝒐𝒓𝒊 𝒅𝒂 𝒖𝒏 𝒄𝒂𝒔𝒔𝒆𝒕𝒕𝒐 𝒅𝒆𝒍𝒍𝒂 𝒔𝒄𝒓𝒊𝒗𝒂𝒏𝒊𝒂 𝒅𝒊 𝑬𝒄𝒐 𝒒𝒖𝒆𝒔𝒕𝒐 𝒕𝒖𝒐 𝒊𝒏𝒆𝒅𝒊𝒕𝒐, 𝒆 𝒑𝒂𝒓𝒆, 𝒍𝒆𝒈𝒈𝒆𝒏𝒅𝒐𝒍𝒐, 𝒄𝒉𝒆 𝒕𝒖 𝒔𝒊𝒂 𝒒𝒖𝒊, 𝒑𝒂𝒓𝒆 𝒅𝒊 𝒔𝒆𝒏𝒕𝒊𝒓𝒆 𝒍𝒂 𝒕𝒖𝒂 𝒗𝒊𝒃𝒓𝒂𝒏𝒕𝒆 𝒗𝒐𝒄𝒆… 𝑵𝒐𝒏 𝒑𝒐𝒔𝒔𝒊𝒂𝒎𝒐 𝒇𝒂𝒓𝒆 𝒂 𝒎𝒆𝒏𝒐 𝒂𝒍𝒍𝒐𝒓𝒂, 𝒂𝒏𝒄𝒉𝒆, 𝒅𝒊 𝒔𝒆𝒏𝒕𝒊𝒓𝒕𝒊 𝒅𝒆𝒄𝒍𝒂𝒎𝒂𝒓𝒆 𝒒𝒖𝒆𝒔𝒕𝒊 𝒂𝒍𝒕𝒊 𝒗𝒆𝒓𝒔𝒊 𝒅𝒊 𝑺𝒓𝒊 𝑨𝒖𝒓𝒐𝒃𝒊𝒏𝒅𝒐, 𝒄𝒉𝒆 𝒂𝒈𝒈𝒊𝒖𝒏𝒈𝒊𝒂𝒎𝒐 𝒂 𝒊𝒏𝒕𝒓𝒐𝒅𝒖𝒛𝒊𝒐𝒏𝒆 𝒅𝒆𝒍 𝒕𝒖𝒐 𝒔𝒄𝒓𝒊𝒕𝒕𝒐. 𝑮𝒓𝒂𝒛𝒊𝒆 𝒑𝒆𝒓 𝒔𝒆𝒎𝒑𝒓𝒆, 𝑭𝒓𝒂𝒏𝒄𝒐𝒏𝒖𝒄𝒄𝒊𝒐.

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