SULLA CONCENTRAZIONE (di F. De Pascale)

(CONCENTRAZIONE di Marina Sagramora)

Forse è il caso che venga caratterizzata meglio l’indicazione ascetica che Massimo Scaligero dette in anni lontani a me in incontri individuali, ma anche in quelli ai quali andavo assieme ai miei giovanissimi, che mi accompagnavano negli incontri con lui. E’ bene essere estremamente chiari, per non alterare il modello-archetipo della concentrazione, che rimane una operazione unica, che non patisce arbitrarie alterazioni.

Dico questo perché Rudolf Steiner, nella Scuola Esoterica da lui fondata e diretta a partire dal 1904, afferma esplicitamente che gli esercizi che vengono dati al discepolo della Iniziazione NON sono escogitazione “umana”, che NON sono esercizi e pratiche una sua ‘intelligente’ elaborazione personale, bensì sono ‘rivelati’ e ‘comunicati’ dal Mondo Spirituale, dalle Entità divino-spirituali, dai Maestri Invisibili della Iniziazione.

E aggiunge Rudolf Steiner, che tali esercizi e pratiche devono essere eseguiti ‘wortwoertlich’, ossia ‘ad litteram‘, senza alterazione veruna da parte del discepolo praticante, che NON è lecito al discepolo dell’Iniziazione inventare ‘esercizi’ di sua fattura – se di Iniziazione trasmutatrice dell’umano si tratta, e non di tuttaltro che innocue pratiche in stile ‘new-age’, o forme di training autogeno, oppure le scempiaggini banalizzate, edulcorate, poetizzate, intellettualizzate, emotivamente sentimentalizzate, che vengono in maniera sciocca, insana e improvvida, vengono date per es. a medici – con tanto di ‘obbligo’ di relazione via e-mail degli eventuali risultati ottenuti, e successiva discussione comune di essi, secondo il pessimo costume yankee dei verbosi talk-shows.

L’indicazione di Massimo Scaligero circa la modalità di esecuzione della concentrazione – la quale resta una operazione interiore assolutamente unica – fu che la concentrazione nella fase della ‘descrizione’ – eseguita con attenzione volitiva su ogni pensiero – dell’oggetto, mero pretesto per tale volitivo e concentrativamente attento pensare, può essere eseguita ‘con parole ed immagini’, ‘con sole parole’, ‘con sole immagini’ e, solo quando il processo della concentrazione è veramente dominato e MOLTO a lungo esercitato, evitando di formulare i pensieri della ‘descrizione intuitivamente presenti e posseduti, ‘senza immagini e senza parole’. Ma è una operazione difficile – come il saltare attraverso abissi e voragini – che Massimo ‘alpinisticamente’ paragonò – ne ho ancora fresco nell’anima il ricordo – al “saltare di picco in picco, come uno stambecco”: questa la sua ardita e calzante ‘immagine’.

Non si tratta, dunque, del come “se si trattasse di concentrarmi sul fatto che sono concentrato….spiando la mia volontà, la sua forza di restare “uno” con il pensare con calma e massima determinazione… osservare solo questo nel silenzio interiore più profondo….”, anzi nella radicalità della concentrazione volitiva è proprio questo ‘sdoppiamento’ tra soggetto pensante ed atto pensante che va energicamente abolito. L’atto della concentrazione è tanto più efficace ed energico, quanto più con vera dedizione, abnegazione, e persino immolazione, ci si immerge, ci si sommerge volitivamente in esso con ogni forza, senza riserve, senza residui, senza risparmio.

In genere la prima fase della concentrazione – la ‘descrizione’ volitiva – viene vista come faticosa, come poco o punto gratificante, e molti cercano di arrivare rapidamente, dopo un’affrettata e sommariamente eseguita prima fase, alla seconda fase vista come più ‘appagante, in sostanza – a loro vedere – più ‘riposante’. E’ un errore clamoroso: se non si è capaci di illimitata dedizione alla prima fase della concentrazione – quella della ‘faticosa’, ‘ingrata’ e ‘prosaica’ descrizione volitiva – non si sarà neppure capaci di trarre frutto alcuno dalla seconda fase: quella ‘contemplativa’.

La concentrazione non va affrontata con comodo misticismo, bensì con energica volontà, che deve dare TUTTO di se stessa, TUTTA INTERA la propria energia, spendere TUTTA la propria forza, se vuole che nell’atto volitivamente pensante il Mondo Spirituale riversi la VITA, la prima vita che sia veramente ‘viva’, diversa da quella consunzione della vita animale e biologica, che è sin dalla nascita votata alla morte. Se nella prima fase della concatenazione volitiva di pensieri della ‘descrizione’ – eseguita da ‘teppisti’, mi scrisse in una lettera Massimo – si dà tutto se stessi, sino all’oblio di se stessi, si giunge poi alla immobilità metafisica della contemplazione: ma questo stato del pensiero puro bisogna espugnarlo con feroci, ripetuti, innumerevoli combattimenti interiori alla ‘baionetta’. E’ una operazione o un atto eroico, eseguito con coscienza, libertà, dedizione, amore!

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