IL MITO È VITA (di Raul Lovisoni)

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Fin dai primordi della civiltà il colloquio tra le entità di luce e gli esseri umani ha preso i sentieri leggendari della mitopoiesi colmando di segni ogni vicenda terrestre degna di nota.

Gli Dei vivono nel mito perché esso dà compimento al loro canto che si trasforma in vicenda terrestre.

Non c’è evento significativo che non promani dal canto sapiente delle gerarchie che sostengono la missione cosmica della libertà affidata a quell’essere, per ora incompleto, che viene chiamato uomo.

Gli Dei luminosi e perenni in cerchie solenni accordano le voci intonando cosmiche melodie e sulla terra sgorgano idee che come onda sollevano i popoli ciascuno con una missione precisa, ciascuno con la sua tonalità di colore, ciascuno con la sua lingua, ciascuno con la sua identità. Un Dio è l’anima della missione di ogni nazione, un Dio è la lingua, un Dio è la terra stessa dove quella tribù sarà collocata. Poco cambia se a queste entità diamo nome di elfi, pianeti, deità orientali, angeli o arcangeli o potestà, cherubini,troni o dominazioni; poco importa se il loro nome viene dalla mitologia norrena o dall’Olimpo degli Dei della Grecia, o dallo stuolo delle divinità che s’incontrano nell’iconografia dell’induismo o del buddismo.

Restano pur sempre esseri di luce il cui sfolgorare si trasforma in volontà ed azione nella vita vissuta, che si trascrive in cronache diventando storia e infine mito.

Certo la storia può essere deformata, o può venire nascosta, alterata falsata dai servi della menzogna. Ma le bugie con le loro gambe corte e falsità dei giornali e dei media non vanno lontano ed alla fine la falce della verità raggiunge i servi della menzogna e sega la fuga dei disonesti mentitori. Allorquando la realtà è negata sotterrata dal falso luogo comune la verità, quella forza che scalda i cuori, rinasce sotto la forma di mito essendo il mito la lama spietata che ristabilisce il vero. Allora la storia riprende il cammino di ciò che è veridico ed eterno si solleva e profuma come rosa in giardino, ed il roseto s’espande curato dai Giardinieri: uomini e Divinità che coltivano lo stratificarsi delle memorie condivise nelle diverse civiltà. Cresce allora, sintesi di sintesi una Storia per metà umana e per metà divina e questa storia archetipica divenuta ormai perenne ed eterna che non si può cancellare prende il nome di mito.

Il mito si invera sempre e si ripete nel suo archetipo fondante. Diversificata invece è la forma che rivestirà sulla terra in quanto il mito rispetta la libertà delle forme d’ogni diversa epoca. Il Dio Odino per i Longobardi cristianizzati, si chiamò san Michele Arcangelo, troviamo tutta l’Italia costellata di santuari a lui dedicati. Cambiarono le vesti ma non l’ identità spirituale dell’entità in questione.

E questo vale anche per i luoghi: a Chartres, sorse una cattedrale sopra la sede di misteri druidici antichi. Così a Lourdes a Roma ed in mille altri posti, la terra mantenne memoria dell’incontro tra Dei luminosi ed umani capaci di rilevare la potenza in lande speciali intessute di forza.

Alessandro il Grande non poteva nascere ateniese imbrigliato dalla democrazia e senza falange. Certe intuizioni speciali si possono ottenere soltanto in paesi lontani, il realismo magico di Marquez è tutt’uno con la sua Colombia, Borges doveva nascere a Buenos Aires, Ezra Pound era americano ma scappò in Europa e tornò a Washington recluso per pazzia, dileggiato dai suoi compatrioti. Dante non avrebbe scritto la Commedia restando a Firenze. Soltanto a Vienna certa musica sublime sgorgò dal cuore di Mozart o Beethoven. Haendel dovette lasciare il continente e vivere circondato dall’acqua di un’ isola, per trovare il fulgore e la soavità della sua arte. I Beatles dovevano provenire da una brutta città portuale posta di fronte alla magica Ibernia e nel loro sangue ed in quel suolo scorreva il ricordo ancestrale delle ballate irlandesi assieme ai suoni dell’India, colonia britannica.

Il mito s’accende in taluni esseri e in luoghi prestabiliti nei tempi predisposti ad accogliere l’entità di un Dio che entra nella storia e quell’entrata o incorporazione per gli psicologi materialisti risulta essere una semplice e banalissima predisposizione.

IL MITO NON E’ LETTERATURA

IL MITO E’ VITA.

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