K. Appenzeller – LA GENESI ALLA LUCE DELL’EVOLUZIONE EMBRIONALE UMANA – Il Terzo Giorno – P. 2

Copgenesi

IL TERZO GIORNO

2. L’orientamento nello spazio terrestre.

Collegamento alla parte precedente

Poco dopo l’implantazione11 comincia la differenziazione all’interno dell’embrione. Sulla parte inferiore dell’embrioblasto si forma una radura dapprima a forma di fenditura; questa cresce fino ad uno spazio a forma di crescente lunare, la cavita amniotica. L’embrioblasto, che è appunto il tessuto primordiale dell’intero corpo successivo, giace come disco (disco embrionale) tra la maggiore cavità rotonda della blastula, che ora viene chiamata cavità del sacco vitellino e quella piccola cavità amniotica a forma di crescente lunare (vedi Tavole III e IV). Il corpo embrionale disciforme è ancora circolare. Ora però in un punto del medesimo si forma, vicino al bordo periferico di esso, una delicata condensazione piatta, la placca cordale. Questa contrassegna il capo dell’embrione e determina perciò al contempo l’asse corporeo. La posizione di quest’ultimo diviene visibile subito dopo come sottile striscia sulla parete inferiore dell’embrione. Finora, per l’embrione esisteva soltanto un sopra e un sotto. Mediante questa prima differenziazione, esso riceve tutto in una volta un davanti e un dietro, una sinistra ed una destra. La prima cosa che dunque viene conferita al giovane embrione umano per la sua forma terrena, è il suo orientamento nello spazio terrestre. Nella dualità di sopra-sotto l’uomo si orienta nei confronti di Cielo e Terra, in mezzo ai quali egli sta come un terzo elemento; il suo orientamento sulla Terra è quadripartito.

Nel corso dell’implantazione dell’embrione le cellule embrioblastiche, sino ad ora accalcate in un mucchio, si ordinano in un’unica disposizione disciforme (vedi tavola III, uno stadio intermedio tra le Fig. 1 e 2). Nel frattempo, poi, al di sotto sorge la scissura amniotica, sulla parte superiore si forma, mediante scissione cellulare, da quest’unico strato cellulare embrioblastico una seconda più sottile. Con ciò il disco embrionale viene bistratificato (vedi Tavola III, Fig. 2 e 3, come pure Tavola IV).

TAVOLA IV

Formazione della disposizione del Chorion e della vescica embrionale. Fig. 1: 12 giorni dopo la fecondazione. Ulteriore evoluzione di tutti gli strati; il coelom estraembrionale si dilata, è ancora permeato dal mesenchima (punteggiato finemente). Il sinciziotroboflasto viene sempre più pervaso da lacune blu, che conducono il sangue materno, e viene alimentato dal seno capillare della mucosa materna. Sch: coagulo di chiusura. Fig. 2: 13 giorni dopo la fecondazione. La parte esterna del vecchio arco della blastula è diventato il trofoblasto, che si forma come chorion, quella interna come parete del sacco vitellino; nel frattempo si espande potentemente il coelom estraembrionale C, che da ogni lato è separato da ogni lato del mesenchima (finemente punteggiato). Dal sacco vitellino DS si è distaccato l’exocoelciste E. I ectoderma, II endoderma; 1 sinciziotrofoblasto, 2 citotrofoblasto, 3 mesenchima del chorion, 4 gambo peduncolare, 5 mesenchima del sacco vitellino, nel quale si formano in seguito le isole sanguigne.Il coagulo di chiusura non può più essere scorto, l’epitelio uterino si stende senza cicatrici sul mistero che si sviluppa nell’interno. Il circoletto indicato da una freccetta mostra l’effettiva grandezza di quel che si scorge nella raffigurazione. – LO spessore dell’epitelio uterino diminuisce sempre più dalla Tavola III alla V, via via che aumenta l’età dell’embrione. La misura di ciò si lascia valutare, perché in realtà l’epitelio ha sempre lo stesso spessore (liberamente, secondo LANGMAN).

 

Il primo strato, quello inferiore, si chiama ectoderma, da esso provengono il sistema nervoso e gli organi dei sensi. Quello superiore, che proviene da quello inferiore tramite scissione, si chiama entoderma, e da esso provengono l’intestino e gli organi digestivi. Così come nella scissione cellulare i cromosomi si dispongono e si raddoppiano sul piano mediano tra i due emisferi cellulari, e poi le loro metà si allontanano una dall’altra, così vi è la prima raddoppiantesi disposizione cellulare dell’embrioblasto tra le cavità polari del sacco vitellino e dell’amnion. Anche queste metà un giorno si separeranno – esse un giorno si troveranno l’una di fronte all’altra come sistema dei nervi e sistema del ricambio, come testa e ventre. E chi disperde questa formazione? In questo allontanamento vive la stessa forza del processo della scissione cellulare, vale a dire la forza del Cielo penetrata nell’interno dell’embrione-Terra nel senso della rappresentazione più sopra riportata. Vediamo subito l’inizio di questo processo in ciò che segue. Parimenti, scaturendo dall’ectoderma, si forma ora un terzo strato cellulare, che si insinua tra il primo e il secondo. Esso è mosso sin dal suo primo sorgere ed è anche il plasmatore di tutti gli organi del movimento. Da esso nasce dapprima l’elemento più mosso, il sangue; poi in sostanza le membra, ossia i muscoli, ossa, tessuti connettivi. Questo terzo strato di chiama mesoderma.

Come avviene in particolare la formazione del mesoderma? Nell’ectoderma la massa cellulare protoplasmatica si trova in movimento e da ogni parte fluisce dalla periferia dell’embrione al centro e alla linea mediana posteriore. Ivi le cellule s’incontrano, si gonfiano un po’ insieme, scivolano poi però all’interno della placca embrionale, ed ora, in quanto strato intermedio tra ectoderma ed entoderma, dapprima migrano nuovamente alla periferia, piegano poi in avanti e si dirigono alla placca cordale, ove il movimento termina (vedi Fig. 7). In luogo della linea mediana posteriore, ove all’interno scompaiono le cellule migranti, nasce dapprima una stria (stria primitiva), poi attraverso il rigonfiarsi d’ambo i lati dell’ectoderma si forma, mediante rigonfiamento del davanti, una scanalatura (scanalatura primitiva), sulla sua terminazione anteriore, all’incirca al centro del disco embrionale, il nodo primitivo.

Figura 7. Rappresentazione schematica di un disco embrionale durante il sorgere del canale primitivo 1, del nodo primitivo 2 e della placca cordale 3. Si vede dalla cavità amniotica all’ectoderma. Le masse cellulari a1, b1 e c1 migrano verso la scanalatura primitiva, lì penetrano in profondità e scorrono ulteriormente come strato intermedio a2, b2 e c2 (mesoderma, invisibile all’osservatore, perciò punteggiato). Da b1-b2 si forma la disposizione della colonna vertebrale (nella Tavola V si trova una rappresentazione schematica di questo processo di ripiegamento in sezione).

 

Questo è il punto di svolta per un particolare piede cellulare che viene dal davanti, che qui in egual maniera penetra all’interno dell’embrione, poi però proprio alla linea centrale tende in avanti in direzione della placca cordale. Da questa corda centrale sorge presto un bastone rotondo, «cartilagineo», la chorda dorsalis, che forma la base per la colonna vertebrale. Durante questo evento l’embrione cresce fortemente, in modo particolare la sua parte anteriore, ed ora ha assunto una forma piuttosto allungata, leggermente appuntita all’indietro.

Tutto il materiale afferrato dal movimento scorre via dall’ectoderma e si dirige come fluido strato intermedio alla placca dorsale. Ad eccezione della migrazione cellulare assiale, tutte le correnti cellulari sfociano nella regione della placca dorsale, ove giungono a quiete. In tale luogo pochi giorni dopo sorge, da questo materiale dello strato intermedio, dal mesoderma, la prima disposizione del cuore. Dall’ectoderma, dal quale originano le correnti, sorge la prima disposizione del cervello.

Ma lasciamo adesso parlare la Genesi:

E DIO DISSE:

SI RACCOLGA L’ACQUA SOTTO IL CIELO

IN UN LUOGO, CHE APPAIA ASCIUTTO.

E FU COSÌ.

E DIO CHIAMÒ L’ASCIUTTO TERRA,

E LA RACCOLTA DELLE ACQUE CHIAMÒ MARE.

E DIO VIDE CHE CIÒ ERA BUONO.

Nella massa cellulare-plasmatica del mesoderma scorrente come acqua vivente riconosciamo l’«acqua sotto il Cielo». Essa si raccoglie «in un luogo12», la regione della placca cordale. Lì, ove defluisce la corrente, l’«asciutto» diviene visibile, la prima disposizione del cervello. Nell’«asciutto» riconosciamo la sostanza nervosa primordiale; essa diviene la «Terra» per il primo sviluppo embrionale. Lì, ove fluisce il mesoderma, nasce il cuore. Nel cuore sfoceranno in seguito tutte le correnti sanguigne del corpo, perciò nel luogo della «raccolta» delle «acque» mesodermali, nello spazio del cuore, può essere visto il «mare». L’«acqua» stessa è il rappresentante del sangue. Ancora non è nato alcun sangue, ma il mesoderma, che più tardi formerà l’intero sistema del circolo sanguigno incluso quello del cuore, esegue alla sua nascita una sorta di movimento ritmico, che ricorda il successivo movimento sanguigno. In maniera archetipica esso presenta la sua immagine della funzione posteriore. Tuttavia questo primo «fluire» è un processo affatto lento, un poco del tipo dello scorrere dei succhi delle piante.

Nella parola «raccogliere» vi è uno scorrere concentrato. E poiché anche questo impulso opererà ulteriormente attraverso l’ulteriore evoluzione, questa parola ci indica il futuro circolo venoso e scorgiamo ovunque il raccogliere e il forare insieme di tutti i futuri circoli sanguigni che fluiscono al cuore. Nella parola «raccolta» il movimento giunge a quiete. Ma è una quiete agitata, la quiete della quale appunto il sangue è capace. È il presagio per la quiete del sangue nel cuore durante la diastole. In queste due parole «raccogliere» e «raccolta» vive il pensiero del sangue scorrente, che nel cuore giunge ad una sorta di quiete. Abbiamo di fronte a noi la prima diastole13 del futuro cuore in un momento nel quale né sangue né cuore sono formati. Già all’interno del tessuto primordiale vive la funzione dei successivi organi. Per il sangue il movimento concentrato delle masse mesodermali, per il cuore la congestione del medesimo nel «luogo» – makòm. Makòm porta dapprima il movimento alla quiete. È interessante considerare il significato delle parole che cominciano con la stessa coppia di consonanti come la parola makòm («luogo»), e che perciò sono interiormente affini con questa: luogo consacrato, ciò che è santificato, luogo di rifugio, asilo, cavità, profondità; assemblea; speranza, fiducia; martello, scaturigine, sorgente, punto d’inizio. Tutte queste parole si addicono alla caratterizzazione del cuore e risultano collettivamente un’ampia descrizione della funzione del cuore. Anche il cuore come sorgente e punto d’avvio di un ulteriore movimento del sangue sta all’interno della parola, anche se sino ad ora viene descritto il decorso del movimento del sangue soltanto fino alla sua raccolta. Di passaggio, inoltre, venga [ora] menzionata la parola che l’ebreo adopera per il cuore. Essa suona Lev e significa pure coraggio, sentimento, pensiero, sapere, interiorità, centro. Appartiene ad un gruppo di termini nel quale vi sono parole col significato di fiamma, leone ed anche splendore. Perciò si ha quasi tutto insieme quel che può essere riferito al cuore. Lev descrive il cuore secondo il suo lato animico-spirituale, makòn secondo quello organico-fisiologico. La Genesi descrive l’aspetto corporeo, giacché l’elemento animico-spirituale è ancora intessuto dentro alla corrente formatrice organica.

La Terra non nasce attiva, bensì al principio quiescente. Attraverso ciò viene a manifestazione il fatto che l’acqua agitata l’abbandona. Prima, l’elemento agitato e quello quiescente formano un’unità in questo dominio. Ora essi vengono separati, come un tempo vennero separati Luce e Tenebre. Ma l’acqua che si raccoglie in un luogo costituisce anche la via dal movimento alla quiete. E dell’«asciutto» vien detto che esso diviene «visibile». Ora, tuttavia, nella parola teraeh (divenir visibile, apparire) è racchiuso inoltre un altro significato, vale a dire quello del contrapposto guardarsi e perciò del vedere, del mirare. L’asciutto, il terrestre, comincia a divenire organo di senso; comincia dunque fuori della sua quiete, a considerare processi di movimenti che avvengono ed entra perciò in un rapporto percipiente con questi. La Parola creatrice dà a ciò che è mosso la tendenza alla quiete, a ciò che è quiescente la tendenza al movimento. Un elemento riceve il seme dell’altro. Con ciò riconosciamo l’autentica polarità di questi esseri neocreati: terra e mare. Essi si contrappongono ancora. Il mosso tende al quiescente, il quiescente fa avvicinare ciò che è mosso come percezione. Perciò questo necessiterà di un nuovo atto di creazione, che una polarità possa trapassare nell’altra secondo l’archetipo del Giorno, che attraverso la Sera penetra sin nelle profondità della Notte, e quello della Notte, che attraverso il Mattino tocca il Giorno. Poi l’Acqua riceverà la facoltà della riflessione speculare, della vitrea quiete, e la Terra il dono di far crescere piante in se stessa e così muoversi interiormente. E allorché il sangue nascente nell’organismo si è separato dalla sostanza nervosa, il sangue riceve la facoltà della quiete diastolica nel cuore, il sistema nervoso nondimeno la facoltà di farsi muovere dal pensiero.

 


11«Implantazione» dell’embrione nella mucosa uterina. Usuale è anche l’espressione nidazione, annidamento. 

12Secondo Lutero: «in luoghi particolari». Nel testo ebraico vi è la parola makòm: luogo, al singolare. 

13Diastole= dilatazione del cuore (riempimento sanguigno), sistole=contrazione del cuore (svuotamento sanguigno).

(Continua)

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