RITO DI PRIMAVERA (di F. Di Lieto)

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I glutini vischiosi ancora avvolgono 

i nostri corpi, inadeguate ali
stentano a distaccarsi dagli alveoli,
dai gusci di crisalide.

Mutiamo dentro la scorza dove si perpetua
una vita piú alta, che prescinde
dalla carne e dal sangue, ci trascende.

Nel fresco alone di un’acacia in fiore
l’anima colma di stupore canta.

Una luce affilata incide il giorno:
il profilo dei tetti ricavato
nell’etere turchino si delinea:
torri, verande, chiome verdeggianti
di alberi che mettono le foglie
o percossi dal vento già si spogliano
dei loro inimitabili candori.

Con l’estro culminante dei cipressi,
plasmano cirri i sogni della terra.

Nell’inesausta lotta per durare,
la pietra sfida l’aria, ma si sfalda:
grifi, leoni, satiri si arrendono
alla lebbra dei secoli: corrosi,
saranno anch’essi polvere. Ma tu,
anima sempre nuova, tu vivrai,
ripeterai la tua segreta storia,
nel tuo strenuo persistere, l’arcana
musica delle sfere ti accompagna.

Leggera, ad ogni maggio, danzerai
nel fresco alone di un’acacia in fiore.

(Fulvio Di Lieto)

3 pensieri su “RITO DI PRIMAVERA (di F. Di Lieto)

  1. Quelle del caro Fulvio sono, come direbbe Omero: “Parole alate!”.

    Hugo de’ Paganis,
    che cerca, insonne,
    l’occulta palingenesia,
    che fa batter nel cuore
    un palpito di poesia.

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