Il disvelamento non amato, anzi decisamente avversato
Se vi è una cosa che mi è rimasta incancellabile nell’anima sono le parole pronunciate da Massimo Scaligero la sera del 25 gennaio 1980, nell’ultimo incontro che ebbi con lui, poche ore prima che ci lasciasse. Ci ritrovavamo con lui, l’ultimo venerdì di ogni mese, per il comune Rito della meditazione – eravamo sempre alcuni amici della mia città, cui si univano D. e L., risiedenti a Roma – al suo studio a Monteverde Vecchio, un attico all’ultimo piano di un palazzo in Via Cadolini 7. Massimo Scaligero, prima del Rito meditativo, in genere introduceva l’incontro parlandoci di un argomento che a lui premeva, e talvolta rispondendo ad alcune nostre domande. Le parole ch’egli disse in quella memorabile sera – in risposta ad una domanda che mi urgeva nell’anima – le porto tutte, ancor oggi, incise nell’anima a lettere di fuoco. Su di esse ho avuto il modo di meditar a lungo in questi oltre trentasei anni, passati come un lampo, da quando egli lasciò lo scenario dell’apparire sensibile. Taluni aspetti non poco enigmatici del suo parlare, che aveva spesso forma aforistica, come di un meditare ad alta voce, per me solo nel tempo si sono dischiusi ad una chiara comprensione, la quale di quelle parole mi ha mostrato quanto esse, allora, fossero profetiche. D. e L. oramai non sono più, anch’essi, tra noi. Oltre a noi, quella sera, alla riunione meditativa erano presenti altre tre persone della mia città ma, da quel che mostrano le loro successive scelte e le azioni conseguenti a tali loro scelte, esse non paiono ‘ricordare’ o ‘voler ricordare’. Da qui, per me, la necessità di non tacere.
Quelle parole, per effetto della disvelatrice ispirazione della mia Amata, nella mia anima si ricollegano ad altre parole dettemi da Massimo Scaligero in vari incontri personali, parole che apparivano allora anch’esse non poco enigmatiche alla mia giovanile inesperienza, ma che nel procedere del tempo si sono rivelate sempre più limpidamente e dolorosamente chiarissime. Sempre più, nel tempo, mi son reso conto – per prova provata – di quel che ben sapevo sin dal mio primissimo incontro personale con lui, avvenuto nel giugno del 1970, ossia di quanto chiarissimamente Massimo Scaligero leggesse negli eventi, e nelle anime: sin nelle pieghe più nascoste delle anime. E sempre più mi sono reso conto pure, quanto clamorosamente errassero coloro che pensavano di poterlo ingannare. Anni fa una persona mi disse: «Ci siamo assunti [su indicazione di ‘qualcuno’] la responsabilità di mentire a Massimo». All’udire quelle parole – per me di una follia vera e propria – mi venne un colpo al cuore e mi si mozzò il respiro!
Massimo Scaligero era un formidabile lottatore spirituale, e il suo sguardo sulle cose, sugli eventi, sui singoli esseri, non era mai condizionato da un punto di vista “personale”, o “egoico”, bensì era sempre quello dello Spirito, la cui prospettiva è e sarà sempre assolutamente “altra” da quella del punto di vista umano-troppo umano. Potrei far sue le parole di un’amata amica bolognese – eccezionale asceta d’altra dottrina – la quale mi diceva: «Ma dalla continua lotta imparerai a mantenere anche nel corpo agitato sempre vegliante lo spirito: lo spirito che guarda gelido, adamantino, estraneo, seppur legato, all’ansimante agitarsi della materia». Il Purusha, l’Io superiore, non si lascia coinvolgere dalla Prakriti, dalla “natura naturante” e dalle sue inevitabili modificazioni come “natura naturata”, per cui quel Asceta eccezionale, che Massimo Scaligero sempre era, poteva contemplare – al contempo impassibile e compassionevole – quel che si svolgeva segretamente nelle anime, e palesemente nell’apparire esteriore delle loro azioni, che plasmavano a se stessi e agli altri un destino che si rivelava sovente ineluttabile, in quanto non scaturente dalla Conoscenza, dalla “retta visione” e dalla “retta intenzione” dell’Io cosciente, libero, e “attivo” pur nella sua metafisica immobilità, bensì da un’anima, nella sua passività, psichicamente mossa da una natura inferiore, che la illude, la oscura, la domina e tragicamente la agita. Massimo Scaligero poteva assistere impassibile – ossia non coinvolto da quella passionalità che normalmente muove e travolge gli umani – e tuttavia non indifferente, anzi buddhicamente compassionevole, allo svolgersi di un destino del quale vedeva la dolorosa necessità nell’inadeguato livello conoscitivo e nella non libertà di coloro ch’egli – soprattutto a Roma – aveva intorno.
Una delle cose, che disse in quel ultimo incontro del 25 gennaio 1980, mi colpì come un esplicito monito, che nella mia anima si ricongiunse con quel ch’egli mi disse già nel nostro primo incontro del 1970. Parlando dell’Ostile, del Principe dell’Oscuro Pensiero – come lo chiamarono nell’antichissima Persia – egli, dopo aver illustrato le sue molte eccezionali capacità seduttive ed illusive, aggiunse che una tale oscura deità «mènte persino dicendo la verità». Anche una verità può, dunque, divenire una menzogna mortifera in bocca all’Oscuro Signore della menzogna e della morte. Infatti, l’Ostile – attraverso l’uso cinico e spregiudicato dei più diversi vari canali e strumenti – cerca di impadronirsi di antiche, recenti e recentissime verità, lasciandone più o meno intatta la forma esteriore, svuotata della vitalità interiore da lui “uccisa” e “divorata”, e distorcendone poi, o addirittura capovolgendone in maniera ben dissimulata il contenuto, sì da illudere molti, anzi i più.
In séguito, mi ricordai dell’invito fattomi da Massimo Scaligero sin dal nostro primo incontro a quella ‘diffidente prudenza’, che quel paganaccio impenitente di Arturo Reghini affermava essere “madre della Sapienza”; a non dare nulla – assolutamente NULLA – per scontato, e a verificare rigorosamente tutto, compresa la verità delle sue stesse parole. E lo stesso Rudolf Steiner pose tale audace, per non dire temeraria, verifica della verità di quel che si crede, o che ci viene affermato essere verità, come regola assolutamente essenziale per far parte della Scuola Esoterica da lui fondata, e che – sia dentro che fuori di tale Scuola – una menzogna, anche se ritenuta in buona fede esser vera, opera in maniera dirompente e distruttiva nella Comunità spirituale e nel mondo.
E tanto per essere assolutamente chiari ed espliciti, tali rigorose verifiche io le ho ripetutamente fatte, e posso dire che la differenza tra Massimo Scaligero e certi figuri, è che Massimo Scaligero non l’ho visto mai – dico MAI – mentire, o anche solo suadere, o sedurre, o fare affermazioni per ragioni di qualsivoglia opportunità. Egli, se riteneva necessario – per ragioni spirituali, e non personali o d’altro tipo – dire una verità spiacevole per qualcuno, parlava apertamente, e talvolta anche molto duramente, indifferente all’eventuale reazione di ribellione, di rabbia o di depressione di chi lo ascoltava. Altrimenti, sapendo che la comunicazione di una verità spiacevole non avrebbe agito su un’anima impreparata secondo la volontà del Mondo dello Spirito, egli taceva, ma non mentiva mai. Ripeto MAI! Così come non ho visto mai mentire Hella Wiesberger, che invece ho vista vilmente e indegnamente calunniata a Roma e nella mia città da chi neppure la conosceva. Rudolf Steiner, in Risposte della Scienza dello Spirito a problemi sociali e pedagogici, afferma esplicitamente che la menzogna va bollata a fuoco!
Invece, certe persone – le stesse che stoltamente pensavano di riuscire ad ingannare Massimo Scaligero quando era vivo – le ho viste apertamente mentire, coscientemente mentire, volontariamente mentire: ossia con la volontà d’ingannare e danneggiare le persone che avevano di fronte, di portarle inavvertitamente fuori strada, lontano dall’Aureo Sentiero indicato da Massimo Scaligero. Le ho viste mentire per infamare persone innocenti; mentire per la propria vanità; mentire per realizzare i progetti della propria smisurata ambizione; mentire per distruggere alcune persone, facendo loro terra bruciata attorno; mentire per salvare la faccia con ulteriori menzogne, una volta scoperte a mentire spudoratamente; e soprattutto mentire per gettare letame – come fece, per esempio, l’innominato allorché nel 1996 e nel 1997 fu ospite a casa mia, e in seguito anche altrove, con altre persone – sulla figura umana e spirituale di Massimo Scaligero. Ed un’altra persona fu allora presente ai discorsi fatti dall’innominato, ambedue le volte che questi fu ospite in casa mia, ed ascoltò quanto costui disse di Massimo Scaligero.
Vi è, inoltre, chi oltre a praticare le suddette usuali forme e motivazioni per il mentire, ve ne aggiunge una veramente ‘speciale’: il mentire “disinteressatamente”, ossia “asceticamente” al servizio di una “nobile causa”: dunque non proprio soltanto – o non del tutto – per un vantaggio “personale”, ma anche e soprattutto per una spregiudicata, abile e molto interessata “committenza”, che gli ha affidato una ben peculiare ‘missione’. A mio temerario e orsolupesco parere, questo è appunto il caso del mio innominato ospite, del quale ho fatta ripetuta menzione nel mio precedente articolo. È dunque di estrema, oserei dire vitale, importanza, scoprire quale sia una tale ‘committenza’, e quale sia la peculiare ‘missione’, non precisamente ‘nobile’, affidata ad un così ‘disinteressato’ esecutore. Poi vedremo pure ‘quanto’ disinteressato.
Cerchiamo di vederci chiaro nei fini e nei metodi di tale “committenza”. Ad uno sguardo acuto, ad un pensiero conseguente e sagace, possiamo dire sin d’ora che tali fini e metodi appaiono chiaramente essere i medesimi dell’Ostile, dell’Oscuro Signore. Vi è una istituzione che a livello non solo religioso, ma anche culturale e politico, si pone come ‘totalitaria’, ed è la chiesa cattolica. Raramente si riflette al fatto che “cattolico” – in greco antico καθολικός-katholikòs – viene da κατά-katà, “sopra”, “dall’alto”, “contro” e ὅλος-hòlos, il “tutto”, e che il significato di “universale” dissimula molto bene, sia il sottostante significato di “totalitario”, che l’avida e impudente pretesa ad un dominio omnincludente. L’attitudine divoratrice dell’Oscuro Signore in essa si è manifestata sin dai primissimi tempi con l’impadronirsi abusivo della morale degli Ebrei, della filosofia dei Greci, della ritualità religiosa e misterica di romani, greci, egizi, persiani e financo anatolici. E una volta attuata tale “appropriazione indebita”, la chiesa cattolica – giunta con Costantino ad impadronirsi eziandio del potere politico – ha agito sin dai primi secoli manu militari alla soppressione violenta delle religioni del Mondo Classico e dei loro culti, allo sterminio di Sapienti ed Iniziati, alla distruzione pressoché totale della letteratura sapienziale classica – da essa definita spregiativamente “pagana” – , e di quella gnostica e manichea – definita ancor più spregiativamente “eretica” – , ed infine alla chiusura e alla distruzione di sedi dei Misteri come il Serapeum di Alessandria d’Egitto, il Tempio di Iside a Philae in Alto Egitto, il Telesterion di Eleusi in Grecia, e di molte altre. Le stragi, alle quali da monaci nerovestiti furono incitate le masse fanatizzate dei “poveri di spirito”, da subito, furono innumerevoli. E per dirne solo una tra molte nefandezze, il cattolicissimo Patriarca d’Alessandria d’Egitto, Cirillo, perseguitò sanguinosamente cristiani novaziani, ebrei e pagani, e fu altresì il cinico e spietato mandante dell’omicidio efferato – eseguito squadristicamente dai suoi parabolani nerovestiti – della Iniziata, Ierofantide e Filosofa neoplatonica, Ipazia, la figlia del matematico Teone. Per tale mala opra egli fu pure proclamato “santo” dalla chiesa cattolica – in ciò seguita pure da quelle greco-ortodossa e copta, da essa poi separatesi – e addirittura, sebbene monofisita, quindi in teoria anche lui “eretico”, fu fatto, il 28 luglio 1882, per meriti speciali, “Dottore della Chiesa”. Infine, il Vescovo di Roma usurpò pure il titolo di Pontifex Maximus, spettante al vertice della gerarchia religiosa romana.
La liturgia della chiesa cattolica fu presa di peso dalle liturgie delle religioni classiche, e questo viene ampiamente riconosciuto nell’attuale insegnamento delle facoltà teologiche, anche se, per ovvi motivi, ciò non viene messo particolarmente in evidenza a livello pubblico. Persino il R.P. Antoine Dondaine O.P., domenicano, il quale negli anni trenta dello scorso secolo ritrovò e pubblicò il trattato cataro Liber de duobus principis, riconosce apertamente nei suoi scritti che i pochi e scarni riti del Catarismo sono gli unici che corrispondevano ai pochi semplicissimi riti del cristianesimo primitivo. Tutto il resto è aggiunta posteriore, desunta di peso dalle varie ritualità, saccheggiate ed espropriate, delle religioni del Mondo Classico.
La prassi corrente di molti secoli è stata quella di costruire le chiese cristiane sui templi sanguinosamente profanati delle religioni classiche, sui demoliti Isei consacrati all’Unica Dea, sui Mitrei all’interno dei quali son stati trovati murati i mistriasti massacrati; quella di impadronirsi delle feste, delle ricorrenze stagionali, degli usi, e persino di molte deità pagane trasformate, per appropriazione indebita, in sante e santi cristiani. Lo “scippo” ecclesiale è proseguito non solo con l’impadronirsi della cultura e della sapienza pagana, dall’autorità ecclesiastica svuotate dell’impulso e del significato originari, ma anche di forme dell’antica Teurgia da essa trasformata in un “magismo” inferiore, di colore oscurissimo, e dal sapore spesso fortemente necromantico. Naturalmente, la chiesa trionfante sul Mondo Classico condannava come ‘diabolica’ la Teurgia e la Magia Solare altrui, mentre giustificava (e giustifica…) come ‘santa’, e si serviva (tuttora si serve…) abbondantemente della propria corrotta magia inferiore nerissima.
Un particolare ‘interesse’ – come vedremo – ha condotto la chiesa cattolica a volgere uno sguardo molto ‘interessato’ agli esoterismi, che in molti modi ha cercato di “fagocitare”, sia riguardo a dottrine che venivano regolarmente “ortopedizzate” in senso “cristiano”, che alle forze occulte dai medesimi messe in atto: soprattutto queste ultime le interessavano e le interessano tuttora moltissimo. Quando vuole, la potenza straniera d’Oltretevere sa essere molto, MOLTO spregiudicata ed elastica e, alla bisogna, sa rapidamente e bene “adeguarsi”. Una delle poche cose giuste dette da Benedetto Croce nella sua vita fu, a mio orsolupesco giudizio, che “la chiesa cattolica è uno stomaco che può digerire tutto!”: proprio tutto, come vedremo. Addirittura, essa giunge a creare appositamente e a manipolare – avremo proprio modo di constatarlo – vari pseudo-esoterismi, per lei utilissimi nella sua “navigata” e ben “rodata” strategia del “trasbordo ideologico inavvertito”. Vi son oggi, peraltro, molti conventi domenicani e gesuiti nei quali si praticano tecniche fisiche, posturali e respiratorie, nonché meditative dello Yoga, dello Zen, naturalmente del tutto sradicate dal loro contesto originario ed usate per fini completamente diversi da quelli che avevano quelle Vie metafisiche d’Oriente. I gesuiti in particolare hanno un particolare interesse ad uno Zen derealizzato e debitamente “cattolicizzato”, ma – bisogna proprio dirlo – provano invece un particolare fascino, anzi una forma di vero e proprio innamoramento, per una via antispirituale e controiniziatica par excellence come quella di G.I. Gurdjieff: in quest’ultimo caso si tratta di una sincerissima passione, non di comodo, dettata da una profonda ‘affinità elettiva’ e da una vera e propria ‘corrispondenza di disamorosi sensi’!
Un esempio tipico di tale spregiudicato operare lo si può vedere nell’azione del R.P. Florindo Giantulli S.J., il quale fondò in anni lontani, subito dopo la seconda guerra mondiale, varie associazioni cattoliche a carattere militante. Una di esse fu l’Alleanza Cattolica, da lui diretta attraverso il suo assecla Giovanni Cantoni, ‘maestro’ – come mi fu testimoniato da chi ben lo conobbe – del “trasbordo ideologico inavvertito”. Un’altra di esse, connessa alla precedente, fu una società segreta antimassonica denominata Scutum Michaelis, ovvero lo “Scudo di Michele Arcangelo”. Ma ciò non gli impedì di farsi “iniziare” libero muratore – assieme ad alcuni suoi ‘famuli’ dirigenti di Alleanza Cattolica e della rivista filoborbonica e biancogigliata Controrivoluzione – ed essere ispiratore e co-fondatore della Rispettabile Loggia Jesus all’Oriente di Firenze, all’obbedienza della Gran Loggia d’Italia, allora denominata di “Piazza del Gesù”, oggi “Palazzo Vitelleschi”, da sempre molto “morbida” e deferente nei confronti del Soglio pontificio. La Loggia Jesus “lavorò” sino a che alla Curia romana non convenne appoggiarsi alla più numerosa e forte, ancorché più laica e agnostica, Obbedienza del Grande Oriente d’Italia di “Palazzo Giustiniani”: erano gli anni degli incontri di Savona del Gran Maestro Giordano Gamberini del Grande Oriente coi RR.PP. il gesuita, un tempo antimassone, ma in seguito massone al dire di alcuni autori cattolici, Giovanni Caprile S.J., e il “paolino” Rosario Esposito, il quale nei suoi ultimi anni di vita si fece, lui pure, apertamente “iniziare” libero muratore in una loggia di Piazza del Gesù-Palazzo Vitelleschi. In conseguenza di tale nuovo atteggiamento ‘pragmatico’ della Curia romana, la loggia Jesus venne obbedientemente “demolita” dalla Gran Loggia d’Italia di “Piazza del Gesù”. Nessuna meraviglia, visto che sin dal Settecento i militi della nota Compagnia, e non solo loro, si sono infiltrati nelle logge massoniche. Che il R.P. Florindo Giantulli S.J. fosse un sincero e feroce antimassone, non vi ha dubbio alcuno, e ne è testimonianza un’opera dal titolo L’essenza della massoneria italiana: il naturalismo, pubblicata nel 1973 a Firenze da Pucci Cipriani Editore, recante il nihil obstat quoniam imprimatur del R.P. Sabino Maffeo S.J., Praepositus Provinciae Romanae, e l’imprimatur di Giovanni Bianchi, Vicario Generale, della Curia Arcivescovile di Firenze, ambedue rilasciati il 21 maggio 1973, e quindi opera rispecchiante la posizione ufficiale della chiesa cattolica.
Tale opera del Giantulli è un’abile e perfida mescolanza di affermazioni vere, di verità parziali e monche, e di un vero e proprio oceano di menzogne. Ma non è certo compito mio, né quello di Ecoantroposophia, di giustificare e difendere l’Ordine Massonico, il quale, se vuole, può benissimo farlo da solo, ed è giusto che da solo lo faccia, se, quando, e come meglio crede o crederà. A quel che a me risulta, le logge di tutte le varie Obbedienze massoniche sono oggi ampiamente infiltrate da elementi cattolici oltranzisti, i quali operano in esse in funzione disgregativa. Fa dunque alquanto pensare il candore e la sprovveduta ottusità di un Virgilio Gaito, allora Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, il quale nel 1996 giunse su sollecitazione di Mons. Bettazzi ad offrire l’Ordine di Galileo, una delle massime onorificenze di quella Obbedienza massonica, trasmettendola tramite il Cardinal Ruini, a Karol Woityla, Papa Giovanni Paolo II, ricevendone – come era facile prevedere – un “gran rifiuto”, e facendo così sghignazzare rumorosamente tutti i cattolici integralisti: il languido amore di molti speranzosi massoni nei confronti della chiesa cattolica è proprio un amore ‘infelice’: un amore a senso unico, crudelmente non corrisposto!
Semmai è da rilevare nel suddetto libro la perfidia del R.P. Florindo Giantulli S.J., il quale prendendo spunto da una recensione-presentazione apparsa su un bollettino della benemerita casa editrice romana Atanòr, da lui definita “massonica”, mentre allora era solo “esoterica”, dopo aversela presa col fatto che la suddetta casa editrice pubblicava opere di “reprobi” come Filippo Teofrasto Paracelso e Enrico Cornelio Agrippa, coinvolge il nome di Massimo Scaligero, così scrivendo a p. 20 del suo libellaccio:
«Che non si tenti di sostituire la… magia alla religione e alla fede anche in Italia? Ecco, infatti come viene reclamizzata (Bollettino Editoriale ed. Atanòr. N. 16; giu. 1972) l’opera di M. Scaligero: Magia Sacra: «Una via per la reintegrazione dell’uomo, sintesi delle tecniche d’Oriente e d’Occidente, secondo l’esigenza di potenziamento magico dell’«uomo interiore», automatico e agnostico mitizzato» (sottolineatura nostra)».
La perfidia del R.P. Florindo Giantulli S.J. è quella di lasciar intendere – senza dichiararlo apertamente – che Massimo Scaligero fosse massone, mentre è noto anche ai poppanti ch’egli non lo fu mai, mentre lo fu suo zio Pietro Scabelloni, valente esoterista, che nel Rito Scozzese Antico Accettato di “Piazza del Gesù” raggiunse il 33° grado, come lo furono del resto alcuni amici “pitagorici” di Massimo Scaligero come Arturo Reghini e Giulio Parise, e il duca Giovanni Colonna di Cesarò, antroposofo, ma lui stesso proprio no. Il Giantulli avrebbe potuto anche “allargarsi”, come dicono a Roma, coinvolgendo i nomi di Rudolf Steiner, di Günther Wachsmuth, e la stessa Antroposofia, sol che si fosse ricordato che Atanòr aveva stampato nel 1929 la traduzione italiana del libro del Wachsmuth, Le forze plasmatrici eteriche, rivisto e prefato dallo stesso Rudolf Steiner.
Ora, che la chiesa cattolica abbia visto, sin dall’inizio di essa, nella Scienza dello Spirito un pericolo mortale per se stessa, lo si può facilmente desumere già dagli attacchi feroci e infarciti d’ogni tipo di menzogne del R.P. Otto Zimmermann S.J., nel 1919, sulla rivista Stimmen der Zeit, e da quelli del suo sodale, il R.P. Giovanni Busnelli S.J., sin dal 1909 e successive riedizioni, nel suo Manuale di Teosofia; lo si può desumere dagli attacchi militari, mandante dei quali era la nota potenza straniera d’Oltretevere, volti all’assassinio di Rudolf Steiner, nel 1922 a Monaco di Baviera e ad Elberfeld; dalle diffamazioni del R.P. Max Kully, inviato come parroco ad Arlesheim non tanto per “cura d’anime”, quanto per svolgere ivi opera di agente provocatore e diffamatore, con la parola e con la penna, di Rudolf Steiner e dell’Antroposofia; dall’incendio, preannunciato sui giornali di Basilea, organizzato da Max Kully in una riunione della Lega Cattolica alla Taverna Ochsen di Arlesheim e attuato nella notte di S. Silvestro del 1922, del Goetheanum, di fronte al quale, mentre bruciava, ballavano voluttuosamente gruppi di “fedeli” ubriachi. Lo si può altresì desumere dall’avvelenamento di Rudolf Steiner, avvenuto al cosiddetto ‘Rout’, ossia al festeggiamento del 1° gennaio 1924, organizzato a conclusione del Convegno di Natale del 1923. Su tutto ciò, ho una montagna di materiale probante, che solo la noia di tradurlo e trascriverlo, e lo scrupolo di non stancare troppo il lettore, mi impedisce di pubblicare su questo coraggioso blog, che si ostina ad ospitare i miei esagitati e orsolupeschi articolacci. Ma se proprio ce ne fosse bisogno, vedremo nel tempo di tirarne fuori alcuni documenti di notevole interesse.
Oltre che a questi metodi più diretti e brutali, la parte avversa è ricorsa e ricorre eziandio a strategie meno “frontali”, ma molto più insinuanti e pericolose. Per esempio, attraverso l’azione di Valentin Tomberg, che cercò da una parte di oscurare l’Opera di Rudolf Steiner, affermando che lo stesso Rudolf Steiner e l’Arcangelo Michael avevano “fallito” la loro missione, e che questo costringeva il Mondo Spirituale ad anticipare l’èra dell’Arcangelo Orifiel, e che – a suo dire – alla Comunità spirituale non rimaneva, per salvarsi, da far altro che porsi sotto la “dittatura del Mondo Spirituale” e sotto la protezione della chiesa cattolica, il cui Pontefice, in quanto successore di Pietro, è il vero “Rappresentante dell’Umanità”, e – sempre a suo dire – non ciò che Rudolf Steiner aveva indicato nelle sue comunicazioni e plasticamente raffigurato nel suo artistico “Gruppo” statuario. Nelle sue opere scritte, Valentin Tomberg fa l’esaltazione aperta di Ignazio di Loyola, fondatore della nota, non proprio commendevole, Compagnia, della gesuitica “oboedientia perinde ac cadaver”, e della infallibilità del papa, del “martinismo” papusiano e di altre simpatiche cosucce pseudo-esoteriche, molto gradite alla parte avversa. Per decenni, dopo la morte di Valentin Tomberg, presentato dai suoi fanatici seguaci niente-poco-di-meno-che come il “bodhisattva di questa epoca” (e scusate se è poco…), l’infiltrazione tomberghiana ha operato pesantemente in Germania, in Inghilterra, in Francia, in America e nella nostra stessa Italia. A questo proposito, vedremo, a suo tempo, come il veleno catto-tomberghiano sia giunto a insinuarsi persino in una rivista romana, che si presenta come “scaligeropolitana”, e su vari siti, blog, e social network.
L’interessata “attenzione” e la divorante azione della chiesa cattolica si è rivolta pure nei confronti di quella che Rudolf Steiner considerava una delle “figlie” della Scienza dello Spirito: la pedagogia antroposofica. Ed è inquietante dover constatare come gli antroposofi – i quali raramente sono stati delle “aquile” – in Italia si siano concessi in questo campo, per volgare interesse e pura imbecillità, all’abbraccio stritolante della chiesa cattolica. Il 6 e il 7 febbraio 2016 scorsi – quindi recentissimamente – si è svolta in quel di Sagrado, in Lombardia, una riunione dei “Fiduciari”, ossia dei “Capigruppo”, della Società Antroposofica in Italia. In tale riunione, alcune persone coraggiose e di buon senso hanno tirato fuori un “problema” – una vera e propria “magagna”, come si direbbe con linguaggio pittoresco – che da troppo tempo andava avanti e che, per mero opportunismo e imbecillità, si cercava di nascondere, tacendolo agli ignari “soci” della Società Antroposofica. Alcuni “Fiduciari” – evidentemente di maggiore sensibilità morale – venuti a conoscenza dei fattacci, non hanno voluto condividere la vile omertà, che li avrebbe resi consapevoli, e quindi colpevoli, complici di una vera e propria porcheria che durava da ben quindici anni, ed hanno “parlato” facendo scoppiare il bubbone malefico. Essendo cose che ormai stanno circolando ampiamente nelle cerchie antroposofiche, suscitando accesi dibattiti e furiosi litigi, non vi è motivo di non renderne partecipi i lettori di “Eco”.
Si tratta dell’affiliazione sin dal 2001 delle Scuole Steineriane, che cercano di operare secondo la pedagogia Waldorf, al FOE (Compagnie delle Opere-Federazione Opere Educative), ossia ad una delle istituzioni che fanno capo a Comunione e Liberazione, associazione ultracattolica fondata da don Giussani, che Karol Woityla, Giovanni Paolo II, fece addirittura “Prelatura Personale”, come del resto lo stesso Opus Dei, ossia sia Comunione e Liberazione che l’Opus Dei dipendevano e rispondevano non alla gerarchia territoriale dei Vescovi, bensì direttamente e unicamente al papa. Difficile pensare, quindi, che la cosa non fosse a conoscenza di lui, che non fosse avvenuta per esplicita volontà di Karol Woityla, e con il suo placet. Ma perché il candido lettore non creda ch’io m’inventi alcunché, riproduco, col classico sistema del copia-incolla, una e-mail di una “Fiduciaria”, inviata nel dicembre 2015, e un documento comune, firmato da vari partecipanti al suddetto incontro di Sagrado. Ovviamente, non renderò pubblici i nomi di tali persone, per non esporle alle prevedibili rappresaglie che vi sarebbero nei loro confronti. Ecco, tal quale – ho corretto solo gli evidenti errori di battitura o d’ortografia – la suddetta e-mail:
«Cari Amici
chiedo scusa, ma la risposta della Federazione Scuole Waldorf sulla vicenda dell’iscrizione al FOE è talmente problematica che non mi è possibile, come iniziativa personale, non rispondere PRIMA dell’incontro del prossimo 6-7.
Per cui, in base alla lettera suddetta, chiedo che all’incontro qualcuno possa chiarirmi il punto della Triarticolazione Sociale nel quale Rudolf Steiner dice che la Necessità terrena giustifica il compromesso, anche quando questo compromesso significa sottoscrivere l’impegno ad attenersi ai dettami di Dottrine Sociali contrarie all’Antroposofia, quali quella (nel caso in oggetto) della Dottrina Sociale della Chiesa Cattolica. Quella stessa che sostiene dall’869 l’inesistenza dello Spirito umano.
La devastazione Sociale e culturale derivante da questa asserzione dogmatica infatti, quale ultima odierna manifestazione indirettamente derivata dall’assioma della negazione dello Spirito umano, sta equiparando la procreazione naturale a quella cosiddetta eterologa con gestazione estranea a pagamento, cosa che sconvolge il processo karmico dell’incarnazione dell’IO umano. Infatti, là dove esistono solo corpo ed anima, la scienza e la legge possono giustificare tutto ed il contrario di tutto e ogni cosa diventa relativismo possibilista.
E queste implicazioni sarebbero ininfluenti ai fini della utilità pratica derivante dall’iscrizione al FOE (alias Compagnia delle Opere, alias Comunione e Liberazione)? Per cui, per utilità pratica, è accettabile sottoscrivere l’iscrizione a queste matrici che come DOGMA DOTTRINALE rifiutano lo Spirito nell’uomo condannandolo al solo moralismo derivante dalla polarità Inferno-Paradiso?
Quanto al “…sarebbe stato più opportuno chiedere a noi della Federazione anziché porre la questione nell’ambito dell’incontro dei Fiduciari” contenuta nella lettera in oggetto, ritengo personalmente che il Collegio dei Fiduciari sia il luogo Centrale dove possano (e forse debbano) avvenire i confronti inerenti ad OGNI espressione della vita Antroposofica. In questo modo il Centro può essere coscientemente presente nelle attività operanti, figlie dell’Antroposofia.
A questo proposito ricordo che alcuni anni or sono proprio alcuni membri del Collegio di Presidenza della Federazione Waldorf parteciparono ad un incontro dei Fiduciari (credo fosse a Conegliano) per chiedere buoni pensieri da parte dei Gruppi Antroposofici verso le situazioni difficili in cui si trovavano le Scuole italiane.
Saluto cordialmente».
E segue la firma da me omessa.
Sempre col sistema del copia-incolla, e con l’omissione di tutti i nomi coinvolti, ecco il documento – del quale ho corretto solo punteggiatura e ortografia – presentato da una serie di “Fiduciari” alla riunione di Sagrado:
«Spett. Collegio di Presidenza
della Società Antroposofica in Italia
[seguono cinque nomi]
Via privata Vasto, 4 – 20121 Milano
E per conoscenza ad ogni Fiduciario dei Gruppi Antroposofici
In riferimento agli articoli pubblicati sulla rivista “Germogli”, grazie ai quali i firmatari della presente lettera, tutti membri della Società Antroposofica in Italia, vengono a conoscenza dell’iscrizione della Federazione delle Scuole Steineriane-Waldorf in Italia al FOE (Compagnie delle Opere-Federazione Opere Educative), dal 2001
si richiedono:
a) Un parere sulla natura spirituale e le conseguenze spirituali e karmiche per l’Antroposofia, La Società Antroposofica e il Movimento Antroposofico, le quali espressioni in essere, benché unificate dal Convegno di Natale, ancora rivestono sigle differenti.
b) Il grado di conoscenza e di coinvolgimento, in tale decisione, dei membri del Collegio di Presidenza
c) L’apertura di un processo di approfondimento tra tutti i membri della Società Antroposofica in Italia e in particolare tra i Fiduciari della medesima che operano con la Federazione delle Scuole Steineriane-Waldorf in Italia, al fine di stabilirne il grado di coinvolgimento, di consapevolezza e di adesione, che riguarda ogni partecipante attivo nella Società Antroposofica.
d) La messa all’ordine del giorno di tale argomento nel prossimo incontro dei Fiduciari, al fine di sensibilizzare l’attenzione e di consentire l’espressione di un dialogo di confronto.
Si esprimono le seguenti considerazioni:
Ci sembra banale ed inverosimile che la Federazione della Scuole Steineriane-Waldorf in Italia proponga l’adesione al FOE alle Scuole associate con una stringata proposta che il maestro X.Y. riporta testualmente nelle sue spiegazioni (pag. 27, n. III “Germogli”, in allegato):
“Si propone all’assemblea di aderire alla Federazione delle Opere Educative (FOE) per poter fruire dei servizi consulenziali specialistici gratuiti a supporto delle scuole private che tale organizzazione è in grado di fornire; si ritiene opportuno sottoporre l’adesione all’Assemblea”
L’assemblea approva con il seguente testo:
“Viene deciso di aderire alla Federazione delle Opere Educative per poter fruire dei servizi consulenziali specialistici gratuiti a supporto delle scuole private che tale organizzazione è in grado di fornire”
Non si fa cenno né alla natura spirituale, né alla natura animica che comporta tale decisione.
Basta leggere lo Statuto del FOE, la cui accettazione è ovviamente vincolante per tutti i soci, per capirne l’identità e la natura spirituale.
All’art. 2 dello Statuto–Finalità, si legge:
– Comma 2 –
L’associazione trae la propria ORIGINE e mantiene il proprio RIFERIMENTO IDEALE nella ESPERIENZA CRISTIANA e nella DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA.
Ne deriviamo la sintesi che una figlia dell’Antroposofia, la pedagogia Steineriana, si trova, per motivi unicamente utilitaristici, a servire le finalità della Chiesa Cattolica.
Riteniamo l’identità spirituale di una figlia dell’Antroposofia, che coincide con l’Entità Spirituale, non debba confondersi con altre qualsivoglia Entità Spirituali, in quanto ne verrebbe a meno la funzione di fonte ispiratrice dell’evoluzione della Pedagogia Antroposofica, costringendo le Scuole Steineriane in un agire solo riferito ad un arido piano terreno.
Senza entrare nella natura Spirituale della Chiesa Cattolica e dei suoi molteplici aspetti, ricordiamo solo la decisione del Concilio di Costantinopoli dell’anno 869, di abolire dalla costituzione umana lo spirito; vogliamo altresì sottolineare che rimane il paradosso della messa all’indice di Rudolf Steiner da parte della Chiesa Cattolica con conseguente scomunica ai cattolici che avrebbero aderito al suo pensiero, scomunica emanata nel 1910 dal Papa Pio X, promulgata dal Papa Benedetto XV (1914/1922) e ancora in vigore “ipso facto”.
Come membri della Società Antroposofica in Italia ci scusiamo per il nostro sonno e l’ignoranza su questa situazione che permane da ormai 14 anni e per questo riconosciamo ancora più fortemente il nostro compito di portare, unitamente agli altri membri, il peso karmico della Società Antroposofica Universale per essere al servizio dell’evoluzione spirituale dell’umanità. Né possono valere a riguardo le obiezioni trapelate, emesse da singoli appartenenti alla Presidenza, secondo le quali detto argomento sarebbe di pertinenza esclusiva della Federazione Scuole. Riteniamo infatti che l’argomento in essere, per le evidenti implicazioni karmiche sopra ricordate, riguardi TUTTI gli antroposofi.
In attesa di Vostre indicazioni in merito rimaniamo a disposizione per un fecondo lavoro.
Cordiali saluti
[seguono undici firme]
Milano/Como, li 20 dicembre 2015.
Allegati:
– fotocopie articoli della rivista Germogli
– fogli con firme autografe degli aderenti alla petizione, ovviamente minimi per comprensibili difficoltà alla circolazione del foglio, ma significativamente presenti al fine della richiesta contenuta nella presente lettera…».
E poi, lo strano sarei io… A parte la “venustà del periodare” – come lo chiamerebbe causticamente quel paganaccio cattivissimo e impenitente di Arturo Reghini – periodare nel quale ammiriamo sinceramente molto il singolare neologismo ‘consulenziali’ attribuito a non meglio specificati ‘servizi’ che fornirebbe la potentissima organizzazione di Comunione e Liberazione attraverso la Compagnia delle Opere e la subordinata Federazione Opere Educative, vi sarebbero un bel po’ di domande scomode da porsi e, soprattutto, da rivolgere a chi originariamente ha avanzato una così esiziale proposta. Essendo io, come il buon Arturo di cui sopra, pel quale nutro profondissimo affetto e altrettanta ammirazione, un vecchio paganaccio occultista, che di battaglie ne ha fatte mille e poi mille, ed essendo eziandio, anch’io come lui, un lupaccio cattivissimo e impenitente, son uno che non crede affatto al “caso” e, per diffidente prudenza, personalmente credo poco o punto alla “buona fede”: in special modo per tutto ciò che, a qualsiasi titolo, coinvolge la nota potenza straniera d’Oltretevere. Inoltre, in questo genere di cose, l’ingenuità e l’imbecillità sono – a mio orsolupesco modo di vedere – un’aggravante e niente affatto un’attenuante.
Ora, se – come è facile verificare – per insegnare in un qualsivoglia istituto cattolico educativo o d’istruzione, dall’asilo infantile, alle scuole elementari, alle scuole medie inferiori e superiori, agli istituti universitari cattolici, occorre ricevere un nihil obstat dall’autorità ecclesiastica superiore, la quale concede tale nullaosta solo dopo che il docente ha firmato un documento impegnativo, nel quale egli dichiara apertamente di uniformarsi alla dottrina religiosa e sociale della chiesa cattolica, ed anche alla dottrina e ai metodi pedagogici della chiesa. Conciosiacosaché, se viene richiesto che prima delle lezioni si recitino da parte di insegnanti ed allievi le prescritte preghiere, o che attivamente si partecipi al rito annuale della benedizione delle aule, o periodicamente alla messa collettiva della scuola, non è che un insegnante possa sottrarsi o rifiutarsi, ché verrebbe immediatamente cacciato – ed è comprensibilissimo – essendo venuto meno ad un impegno “liberamente” preso, e firmato. E ancor meno, un insegnante può sostenere dottrine dal magistero ecclesiale dichiarate eretiche, o scelte di vita e comportamenti, da essa dichiarati immorali e peccaminosi, quali divorzio, rapporti sessuali prematrimoniali, convivere more uxorio, et similia perché in tal caso verrebbe attuato nei suoi confronti un piano di distruzione totale in ogni campo. Come più volte avvenuto.
Ora, che l’Antroposofia rientri in pieno nelle scomuniche e negli anatemi della chiesa cattolica – checché ne dica o ne pensi l’anonimo scrittore della rivista romana “scaligeropolitana” – è fuor di ogni dubbio. Basta leggere i testi dei vari concili da Nicea e Costantinopoli in poi, per rendersene conto. La chiesa cattolica esplicitamente condanna a chiare lettere – e commina la scomunica maggiore a chi vi aderisce – la tripartizione dell’essere umano in corpo, anima e spirito; condanna e scomunica la dottrina origeniana della preesistenza delle anime e quella della reincarnazione; condanna e scomunica la concezione ariana, di origine platonica, del Logos emanato e subordinato al Padre, la concezione nestoriana della distinzione del Gesù umano e del Cristo cosmico, la concezione gnostica e manichea degli eoni, degli spiriti e delle anime “emanati” dall’Uno, dall’Assoluto – e quindi consustanziali ad esso – e non creati dal nulla. La chiesa cattolica condanna e scomunica, che più chiaramente non potrebbe, il concetto stesso d’Iniziazione, la quale porta l’essere umano ad una “conoscenza” diretta del Mondo Spirituale al di fuori della comunità ecclesiale e facendo a meno della imposta mediazione liturgica e sacramentale, della quale la chiesa cattolica pretende avere monopolio e privativa. La chiesa condanna e scomunica, infine, ogni forma di occultismo e di esoterismo, antico o moderno, orientale o occidentale, che non si sottomettano ciecamente e disciplinatamente al suo magistero. Essa scomunica e condanna chi non crede nell’infallibilità del papa – proclamata dal marchigiano Giovanni Maria Mastai Ferretti, papa Pio IX, carnefice di molti patrioti italiani, esaltato, per presunti suoi meriti d’infallibilità teologica, dall’anonimo sulla “scaligeropolitana” rivista romana – allorché egli affermi di parlare, in questioni di dottrina e morale, ex cathedra. Tesi apertamente sostenuta, peraltro, da Valentin Tomberg, un cui seguace – dirigente di una casa editrice catto-tomberghiana – scriveva e talvolta ancora scrive sulla suddetta rivista romana.
Per togliere ogni dubbio al candido lettore circa la posizione della chiesa cattolica nei confronti della Scienza dello Spirito, posizione di aperta condanna e di lotta spietata, basterebbe il fatto che il R.P. Otto Zimmermann S.J. formulò, dopo la prima Guerra Mondiale, in tre articoli, pubblicati nell’estate del 1918, sulla rivista gesuitica «Stimmen der Zeit», una sorta di condanna, ancora non ufficiale dell’Antroposofia, assimilata alla Teosofia, da parte della chiesa cattolica. Comunque la condanna pienamente ufficiale ebbe luogo, invece, il 18 luglio 1919, allorché la Congregazione della Fede ovvero il Sant’Uffizio a Roma decise che la Antroposofia, assimilata alla Teosofia, era inconciliabile con la fede cattolica. Ma inconciliabilità significa per la chiesa cattolica, in ultima istanza, lotta con ogni mezzo, anche i più “sporchi”, contro l’Antroposofia. A sua volta, passò all’attacco il R.P. Giovanni Busnelli S.J., il sordido calunniatore di Rudolf Steiner, la cui azione viene descritta da Marco Pasi, in Teosofia e antroposofia nell’Italia del primo Novecento, in: Gian Mario Cazzaniga (a cura di), Storia d’Italia. Annali 25. Esoterismo, Torino, Einaudi, 2010, p. 592: «Nei suoi quattro sostanziosi volumi le dottrine teosofiche vengono passate al setaccio per evidenziarne l’incompatibilità con quelle cattoliche. E non è difficile immaginare i punti dolenti su cui batte il martello di padre Busnelli: il concetto di Dio, la reincarnazione, la cosmogonia emanazionista e panteista, la pretesa di autodivinizzazione dell’uomo tramite pratiche di tipo iniziatico o magico. Infine, nel 1919, la Chiesa si mosse anche formalmente, con una condanna del movimento teosofico da parte del Sant’Uffizio che sancì una presa di posizione definitiva sulla questione e rese la teosofia poco appetibile per chi desiderasse rimanere buon cattolico». Ed ecco il decreto di condanna, riportato da Marco Pasi a piè della p. 592: «Così recita il testo della condanna: «An doctrinae, quas hodie theosophicas dicunt, componi possint cum doctrina catholica; ideoque an liceat nomen dare societatibus theosophicis, earum conventibus interesse, ipsarumque libros, ephemerides, diaria, scripta legere. […] Negative in omnibus» (Sanctum Officium, De theosophismo, in Acta Apostolicae Sedis, 9 [1919], p. 317, cit. in j. Rousse-Lacordaire, Ésotérisme et christianisme cit., pp. 205-6, n. 1). Cfr. anche La condanna della teosofia nel recente decreto del S. Offizio, in «La Civiltà Cattolica», III (1919), pp. 272-76; G. Busnelli, Teosofia e teologia, in «Gregorianum», I (1920), pp. 154-59». Ora, che nella bella Terra d’Ausonia molti antroposofi, “scaligeropolitani” compresi, come del resto molti massoni ed esoteristi di vario orientamento, malgrado la scomunica loro comminata, frequentino assiduamente le chiese, partecipino con devota compunzione alle liturgie cattoliche, si accostino ai sacramenti, facciano tranquillamente la comunione, ecc. ecc., fa parte dell’incoerenza più illogica, tipica della circense mancanza di serietà, della faciloneria mentale, del sentimentalismo facente appello alle molte e contraddittorie pulsioni subrazionali dell’anima, del pressappochismo morale più non chalant, dell’opportunismo, attraverso i quali diciassette secoli di ecclesiale “cura d’anime” hanno ridotto gl’italiani al rango di stupidissimi e accomodanti ‘italioti’. Comunque, antroposofi, “scaligeropolitani”, massoni ed esoteristi vari, sappiano – e lo tengano per detto – che la scomunica maggiore è loro comminata ipso facto, che per la chiesa essi sono in stato di peccato mortale, che l’accostarsi ai sacramenti è loro vietato, e se lo fanno vengono considerati sacrileghi. Con tutta la buona volontà, ci sono momenti nei quali non mi riesce proprio di capacitarmi come gli esoteristi possano farsi così scioccamente infettare da quella “sindrome di Stoccolma”, che le rende vittime complici e innamorate del loro stesso carnefice!
Il candido lettore è pregato di non meravigliarsi troppo anzi tempo, ché ora ne vedrà sùbito di ben peggiori. Se quello delle Scuole Steineriane Waldorf, attuato per ben quindici anni con la connivenza della direzione della Società Antroposofica in Italia, è un grossolano errore, più che altro dettato da opportunismo e imbecillità, oltre che da inconsequenzialità logica, quanto attuato in quel di Roma dalla cerchia vicina all’innominato è – a mio orsolupesco modo di vedere – una vera e propria opera coscientemente corruttrice e volutamente disorientatrice, sicuramente ben più grave. Decenni fa, venne messa su nel quartiere di Monteverde a Roma, per la fattiva iniziativa di una personalità romana, un asilo e una scuola elementare nei quali si attuavano metodi pedagogici e didattici messi a punto e insegnati dalla suddetta personalità, ispiratrice dell’iniziativa pedagogica, che si occupava con molto zelo altresì della formazione degli insegnanti. Non vi apparivano ufficialmente né il nome di Rudolf Steiner, né quello del metodo Waldorf. Nei primi anni, asilo e scuola vennero generosamente ospitati in un edificio, con annesso giardino, appositamente affittato a Monteverde da un’altra persona, la quale vi aveva stabilito pure, all’ultimo piano dell’edificio, la propria abitazione.
In seguito, scuola e asilo vennero spostati in altro punto di Monteverde, in locali che appartenevano ad un individuo, a dir poco “problematico” per moralità e legami politico-confessionali. In un colloquio avuto allora con l’innominato, lo avvertii del fatto che l’individuo, al quale egli si affidava per i locali nei quali sistemare asilo e scuola, individuo che io conoscevo per motivi professionali, ma con il quale non avevo mai avuto, né tampoco volevo avere rapporti di qualsiasi sorta, era una scelta ‘infelice’ e potenzialmente foriera di “guai”. Lo informai del fatto che quel individuo era ben noto per i suoi rapporti con una importante e potente personalità politica, legata alla potenza straniera d’Oltretevere; che l’individuo in questione era molto attivo come riclicatore, in quanto uomo di “fiducia” e “sicuro”, di “soldi sporchi” di un alquanto discusso istituto finanziario; che l’individuo in questione, estremamente corrotto e corruttore, col suo “diplomificio” violava alla grande le leggi dello Stato italiano, ma che la protezione di quel inossidabile uomo politico e della potenza straniera d’Oltretevere faceva sì che godesse di un’assoluta impunità. Naturalmente – in questi casi faccio sempre agli occhi altrui la parte del rompiscatolone – sconsigliai vivamente l’innominato di mettersi nelle mani di un individuo così “problematico”, per usare un eufemismo, ché se un domani fosse convenuto alla potenza straniera d’Oltretevere, asilo e scuola si sarebbero trovati rapidamente senza locali. Come poi è avvenuto in anni recenti, ma – come vedremo – non a caso… L’innominato fece le viste di sottovalutare il problema e scherzò, prendendomi in giro per i miei scrupoli.
Allora, pensando soltanto ad una sua eccessiva ingenuità. non capii, ma capii sin troppo bene in seguito, allorché i fatti su di lui mi aprirono – devo dire con mio grande disappunto – gli occhi, e mi fu evidente che l’ingenuo, terribilmente ingenuo, invece, ero stato io che troppo a lungo mi ero ostinato a fargli credito d’esser in buona fede, mentre mi resi conto di aver avuto a che fare soltanto con un abile simulatore. Ma, come ho avuto già modo di dire – per la dura legge della vita – noi lupacci impariamo molto in fretta dall’esperienza. Infatti, quasi un annetto prima che Alfredo Rubino – del quale come asceta, nonché come leale e fraterno amico, non posso dire altro che un gran bene – ci lasciasse, dissi ad una persona di Roma, da me moltissimo stimata: «Vedrai che qualche mese dopo che Alfredo ci avrà lasciati, si faranno vivi l’innominato e i suoi famuli, e diranno che “siamo tutti discepoli di uno stesso Maestro, ed è uno scandalo che vi siano divisioni, nate in fondo solo da deprecabili incomprensioni”, e che, quindi, secondo loro, dovremmo lavorare ed operare tutti insieme appassionatamente», incomprensioni che loro attribuivano tutte ad Alfredo Rubino, o addirittura ad una mia – in realtà mai esistita – influenza nefasta su di lui. Almeno così diceva e dice tuttora, nella mia città, la “regista” della “manovalanza indigena” dell’innominato. Quella persona di Roma – persona molto ‘sveglia’, che già in passato mi aveva messo sull’avviso circa le capacità simulatrici dell’innominato – fu perfettamente d’accordo con me.
E così, in effetti, avvenne. Alfredo ci lasciò nel gennaio del 2014, e ai suoi funerali si presentò al gran completo la “squadra” dell’innominato, sia quella romana che quella della mia città, ostentando amicizia e apprezzamento nei confronti di Alfredo defunto – che in vita avevano tradito, sabotato, calunniato e deriso in ogni maniera – e addirittura venendomi persino a salutare con apparente grande cordialità. Cordialità apparente, perché alcuni di loro avrebbero preferito, forse, che di me si facesse il roast-beef a Campo dei Fiori. Un paio di settimane prima della Pasqua successiva, mi sento telefonare da T., un amico della mia città che non vedevo da anni, il quale mi dice: «Mi ha telefonato da Roma X. [costui, molto legato all’innominato, è magna pars nella direzione del suddetto asilo-scuola] il quale mi ha pregato di dirti che lui era rimasto molto commosso pel fatto che, al funerale di Alfredo Rubino, ci si era ritrovati [a suo dire] tutti uniti e concordi. Allora, X. propone di ritrovarsi prima di Pasqua, in ricordo di Alfredo Rubino, come bravi discepoli di uno stesso Maestro, per una semplice lettura e meditazione insieme. X. ha invitato tutti noi della nostra città». Risposi a T. che non vedevo perché X. avesse telefonato a lui e non direttamente a me, visto che aveva il mio numero di telefono. Comunque telefonai, a mia volta, alla persona molto ‘sveglia’ di cui sopra, la quale mi comunicò che anche lei aveva ricevuto la stessa esternazione telefonica da parte di X., il quale proponeva che tale riunione si svolgesse non nel consueto luogo a Monteverde, ove per alcuni decenni si erano svolte le riunioni di Alfredo Rubino e quelle dello storico, e glorioso, Gruppo Novalis, bensì nei locali dell’asilo-scuola, a suo dire, «perché lì vi era più posto per accogliere le molte persone che sarebbero venute». Spinto da un Angelo malizioso, decisi di recarmi a Roma e con alcuni amici romani, tutti ‘vispi’ e piuttosto ‘svegli’, andammo insieme alla annunciata riunione “ecumenica”, alla scuola-asilo.
Appena giuntovi, ebbi un colpo, una sorta di flash-back che mi riportò indietro di 50-60 anni, quando – per le tragedie della mia famiglia – a 4-5 anni di età, destinatovi dal Tribunale dei Minori, finii in una serie di collegi, che a quella epoca erano tutti religiosi. L’asilo-scuola era in un edifico in una tenuta, recintata da un alto muro e cancello “schermato”, di un istituto religioso di preti. All’entrata della tenuta, subito dopo il cancello, vi era – come nei collegi dove ero stato da piccolo – la tipica grotta artificiale, riproducente quella di Lourdes, con una statua della Vergine e relativa fontana. Di fronte all’edificio, ospitante l’asilo-scuola, ve n’era un altro, del quale mi fu detto da coloro che ci vennero incontro a salutarci con ostentata cordialità: «Là ci stanno i preti». Dire che ero oltremodo perplesso, è dire davvero troppo poco. Naturalmente, la riunione non si svolse – e la mia orsolupesca diffidenza se lo aspettava – secondo quel che X. mi aveva fatto annunciare telefonicamente da T., ossia con una semplice lettura e meditazione. Come direbbe la mia cara amica Fang-pai, «La parola di quella gente non è affidabile, non è “oro”, perché essa non viene da loro onorata». Dalla mia città, a parte T. e sua moglie, non vennero altri, contrariamente a quanto annunciatomi. Alla suddetta riunione “ecumenica”, X. prima fece una “concione” introduttiva, durata una ventina di minuti, in arido stile universitario, dopo di che lesse una conferenza di Rudolf Steiner e, dopo la lettura della medesima, X. procedé a propinarci una sorta di noiosissima e aridissima “lezione universitaria” sulla medesima, allargandosi ad illustrare ogni due per quattro allo strabiliato popolo catecumeno in ascolto, come con Jorge Bergoglio, l’attuale papa Francesco, «la morale cattolica sia diventata una morale mondiale, una morale globalizzata», e via di seguito, per oltre mezzora abbondante, con affermazioni – per me oltremodo discutibili – della stessa risma. Addirittura, finita la “lezione” catechistico-universitaria, Y., uno degli amici ‘vispi’ romani che mi aveva accompagnato, si alzò e non partecipò al breve esercizio finale, tanto l’intera cosa gli era andata di traverso. Era chiaro che, senza avvertire, erano state cambiate le carte in tavola, e che venivamo messi di fronte al classico fatto compiuto. L’altra persona ‘vispa’, quella alla quale avevo fatto la sin troppo facile profezia di come sarebbero andate le cose dopo la dipartita di Alfredo Rubino, addirittura disse: «Mai e poi mai accetterò di partecipare più in questo luogo ad una riunione così».
Tornato nella mia città, feci alcune ‘birbonissime’ ricerche – aiutato nell’intrapresa dal mio terribilissimo amico C. – e da cotal fatica, vennero fuori risultati a dir poco sorprendenti. Riporto, qui di seguito, con un pedissequo ‘copia-incolla’ – onde non si dica che m’invento qualcosa – quanto chiunque può agevolmente verificare essere pubblicato su internet, in vari siti, anche “ufficiali”, delle varie istituzioni citate. Da tali ricerche, X., un tempo assistente e ricercatore in una delle università statali di Roma, risulta esser stato dal 2004 professore associato di Economia Politica presso la Facoltà di Economia della Libera Università LUSPIO (ora Università degli Studi Internazionali di Roma), dove è stato altresì membro del Consiglio di Amministrazione, delegato del Rettore per l’orientamento, delegato annuale del Preside della Facoltà di Economia per varie funzioni, componente della Commissione Rettorale per la riforma della Facoltà di Economia: tutti incarichi di estrema fiducia, che di regola non si affidano al primo venuto, e senza precise garanzie di totale e verificata ortodossia. Ha inoltre svolto attività di docenza presso la Libera Università Maria Santissima Assunta (LUMSA), che è – come la precedente – una università non statale italiana d’ispirazione cattolica, con sede principale a Roma e altre sedi a Palermo e a Taranto.
Attualmente, X. risulta esser docente di ruolo, per le materie di Economia politica I, Economia politica II, Economia dei beni e delle attività culturali, alla Libera Università degli Studi “S. Pio V” (in sigla LUSPIO), e collaboratore dell’Istituto di Studi Politici “S. Pio V”, fondato a Roma nel 1972, il quale tra le sue finalità ha quella di «promuovere e incoraggiare, in Italia e all’Estero, gli studi nelle discipline economiche ed umanistiche, con particolare riferimento a quelle storico politiche e linguistiche, nonché ai problemi della società contemporanea” ispirando la propria attività “all’affermazione e alla difesa dei valori della civiltà, alla luce dei principi e della tradizione cristiana”. (Statuto art. 1)». Infatti, «Nel 1996 l’Istituto ha fondato la Libera Università degli Studi “S. Pio V” (oggi LUSPIO), con cui l’Istituto mantiene stretti rapporti di collaborazione scientifica e didattica, ispirandone in particolare le direttrici e le iniziative di ricerca».
Naturalmente, la “tradizione cristiana” è, per il suddetto Istituto e per la Pontificia Università dal medesimo emanata, esclusivamente quella ortodossa cattolica, alle cui “direttrici” si devono uniformare strettamente tutti i docenti nelle loro “iniziative di ricerca” e nel loro insegnamento. Che X., nei suoi studi di economia e nell’insegnamento universitario, aderisca pienamente a tale indirizzo di “ortodossia” cattolica è dimostrato dalla sua partecipazione, per esempio, alla “Pastorale Universitaria”, indetta dal Vicariato di Roma, e alla Settimana dell’economia 2015, indetta dal medesimo Vicariato e intitolata: L’UMANESIMO NELL’ECONOMIA GLOBALIZZATA: UTOPIA O PROGETTO FUTURO?. Naturalmente nella produzione scientifica e letteraria di X., come nel suo insegnamento universitario, non viene mai fatto verbo di Rudolf Steiner, dell’Antroposofia, delle opere di Massimo Scaligero, né tampoco della Tripartizione dell’organismo sociale, che pure una qualche relazione con le materie da lui insegnate ce l’avrebbe.
Risulta, appunto, dalle suddette diligenti verifiche, come l’Università degli Studi Internazionali di Roma (o UNINT) sia un istituto privato di istruzione universitaria fondato a Roma nel 1996 dall’Istituto di Studi Politici “S. Pio V” con il nome di Libera Università degli Studi San Pio V, successivamente modificato nel 2010 in Libera Università degli Studi Per l’Innovazione e le Organizzazioni, o LUSPIO; la denominazione attuale è del marzo 2013 e la gestione del suddetto Ateneo è dal 2011 della Fondazione per la Ricerca sulla Migrazione e Integrazione delle Tecnonologie (FORMIT). Nel 2006 la LUSPIO fu pure oggetto di inchiesta giornalistica da parte del settimanale televisivo Report in ragione della relativa facilità con cui, a detta degli autori del reportage, si poteva accedere al titolo di laurea anche tramite le convenzioni di università come la LUSPIO con ministeri ed enti pubblici, che permettono di avere un percorso universitario più breve e grazie alle quali si possono convalidare esami con minor controllo rispetto alle università pubbliche: tutte notizie verificabili da chiunque abbia accesso a internet.
Per chi avesse dubbi in proposito circa la “santità” di Antonio Ghisleri, il futuro “San” Pio V, divenuto frate e sacerdote domenicano col nome di Michele Ghisleri, sappia ch’egli fu il papa della battaglia di Lepanto, ma fu soprattutto, sin dagli anni giovanili entusiasta sostenitore dell’Inquisizione. Nel 1528 fu ordinato sacerdote a Genova e presto diede prova delle opinioni che avrebbero trovato realizzazione pratica nel corso del suo pontificato, sostenendo a Parma trenta proposte a supporto del seggio pontificio contro le eresie. La Santa Sede lo nominò Inquisitore a Pavia, Como e Bergamo. Nel suo nuovo compito, frate Michele difese con zelo i principii della religione cattolica, suscitando viva impressione nel cardinale Gian Pietro Carafa, che lo segnalò a papa Paolo III. Nel 1557 fu creato cardinale; e dal 14 dicembre 1558 al 7 gennaio 1566, Grande Inquisitore dell’Inquisizione romana.
Per la Santa Inquisizione romana, ossia per il Sant’Uffizio, “San” Pio V scelse una nuova sede della congregazione, dopo che quella precedente era stata distrutta dopo la morte del predecessore Pio IV. Tenne in elevata considerazione il lavoro degli inquisitori e alcune volte assisté personalmente alle riunioni. Riordinò i poteri dei cardinali inquisitori nella bolla Cum felicis record. Nel 1571 istituì la Congregazione per la riforma dell’Indice dei Libri Proibiti (nota come Congregazione dell’Indice), attribuendole l’esclusivo compito di aggiornare l’elenco dei libri proibiti, che pertanto sottrasse all’Inquisizione. Pio V stabilì quali fossero i criteri in base ai quali si poteva definire un’opera come fonte di eresia. La Congregazione aveva il compito di esaminare i testi, applicando i criteri imposti dal pontefice. La lista dei libri proibiti veniva inviata a tutti gli inquisitori locali, i quali informavano gli stampatori su cosa non si potesse pubblicare. Durante il pontificato di Pio V si svolsero i processi agli umanisti Pietro Carnesecchi, fiorentino, e Aonio Paleario, che era di Veroli come Massimo Scaligero, processi che si conclusero entrambi con la condanna a morte (rispettivamente, 1567 e 1570), ossia con la morte atroce sul rogo. “San” Pio V confermò nel 1570 i privilegi accordati alla Società dei Crociati per la protezione dell’Inquisizione e ordinò loro di difendere con le armi le azioni dell’Inquisizione. Istituì a Roma il Ghetto per gli Ebrei, che perseguitò in molti modi vessatori.
“San” Pio V «…perseguitò con furore ancor più sfrenato i protestanti veri e propri…» [Leopold von Ranke, Storia dei Papi, p. 269]. Dopo l’adesione alla riforma protestante dei Valdesi che, in seguito alle persecuzioni subite nelle valli d’origine, si erano trasferiti da Bobbio Pellice nel paese di Guardia Lombarda (oggi Guardia Piemontese) in Calabria, l’allora ancora solo cardinale Michele Ghislieri (futuro papa Pio V), deliberò che venissero annientati sia i valdesi del Piemonte che quelli della Calabria. Scatenò così contro di loro una crociata e li fece sterminare. La persecuzione religiosa giunse fin dentro le mura della parte antica di Guardia (il cosiddetto “paese”) con inenarrabili violenze e l’uccisione di gran parte della popolazione, comprese donne e bambini, 118 persone in totale [Cesare Cantù, Gli eretici d’Italia, Vol. 2, Unione Tipografico-Editrice, Torino 1866, p. 359]. I pochi superstiti scampati al massacro furono costretti alla conversione. Rimane a testimonianza la porta del sangue, chiamata così dal 5 giugno 1561, giorno del massacro di circa 2000 valdesi, che viene commemorato dal 2008 con la Giornata della Memoria.
Non c’è che dire: proprio un bel tipino, questo papa, con la sua bella scia di sangue… E a “San” Pio V, al suo Concilio di Trento, al suo Catechismo, alla sua messa ‘tridentina’ in latino, si richiamano con entusiasmo tutti gl’integralisti cattolici: quelli di Alleanza Cattolica, della rivista Sodalitium, della rivista Controrivoluzione, del gruppo politico di estrema destra “Lepanto”, della “lefevriana” Fraternità Sacerdotale S. Pio X, e tutta una vasta e varia congerie di gruppi, associazioni politiche e religiose reazionarie, che sognano una Restaurazione come quella voluta da Metternich al tempo del Congresso di Vienna, col ritorno all’Ancien Régime, ante 1789, all’asburgico Sacro Romano Impero della Nazione Tedesca, allo Stato della Chiesa e al Papa Re, alla monarchia borbonica nel Meridione d’Italia, gruppi e associazioni che la noia e la fatica soltanto mi impediscono di trascrivere più in dettaglio.
Ora, le gerarchie superiori della chiesa cattolica e i suoi prelati, in quasi venti secoli, sono state accusate di tutto, ma mai di essere degli sprovveduti, o gente che per sentimentalismo si faccia facilmente ingannare. Perciò, se all’Istituto di Studi Politici “S. Pio V”, e alla Libera Università degli Studi “S. Pio V” (oggi LUSPIO), ad X. sono state offerte ben tre docenze di ruolo, ossia la cattedra in tre materie, immagino docenze lautamente compensate, e collaborazione ad un prestigioso istituto culturale con molteplici relazioni internazionali, opino che ciò sia avvenuto – così almeno mi fa intravedere la mia orsolupesca ‘fiutoveggenza’ – non solo per meriti “scientifici”, che sicuramente ci saranno, e che non intendo minimamente mettere in dubbio, in quanto un’apposita Commissione esaminatrice, “in scienza e coscienza” li ha stimati validi, ma anche perché egli presentava quelle qualità che la chiesa cattolica ritiene essenziali e necessarie per insegnare in un qualsivoglia Istituto, che sia conforme per “Statuto” alla dottrina sociale e religiosa della chiesa, quindi presentante ai loro occhi precise “garanzie” ideologiche e, soprattutto, di certissima affidabilità confessionale, come del resto tutto il discorso fatto da X. all’esterrefatto uditorio “scaligeropolitano”, all’asilo-scuola, lasciava chiaramente trasparire. Del resto, sempre da diligente indagine, risulta che all’indirizzo romano del suddetto asilo-scuola vi sia la sede di una congregazione sacerdotale, con tanto di ‘noviziato’, e che tutta la tenuta sia direttamente dipendente dal Vicariatus Urbis, ossia direttamente dipendente dalla Curia romana della potenza straniera d’Oltretevere, mentre la sede principale di detta congregazione risulta essere in Via Merulana, dove e/o nelle adiacenze son pure locate sedi importanti delle congregazioni dei R.P. Rogazionisti, Redentoristi, Salesiani, della nota Compagnia, e molte altre maschili e femminili, che tralascio.
Tra le altre istituzioni squisitamente cattoliche, sempre in Via Merulana 124, vi è eziandio la Pontificia Universitas Antonianum, del cui Comitato Scientifico della Commissio Sinica fa parte il nostro innominato, assieme ad altri suoi stretti collaboratori. L’innominato ha rapporti altresì con la Pontificia Universitas Urbaniana, che ha persino pubblicato suoi lavori, editi direttamente in Vaticano. Conoscendo i legami molto stretti che intercorrono tra l’innominato e X., e penso pure – questa la mia orsolupesca opinione – tra l’innominato e la rivista romana, che si presenta come “scaligeropolitana”, sulla quale si leggono molti articoli di un anonimo che non possono non lasciare alquanto perplessi molti discepoli di Massimo Scaligero per le tesi confessionali chiaramente espresse, vi è proprio da chiedersi che cosa costoro direbbero se partecipassero, nell’ambito di una “Pastorale Universitaria” indetta dal Vicariatus Urbis, ad una Settimana della Pedagogia, e se ivi parlerebbero di Rudolf Steiner e dell’Antroposofia, la cui visione dell’uomo e del mondo, la cui concezione del Logos e della Iniziazione sono in frontale contrasto con quanto dogmaticamente proclamato ex cathedra dal magistero papale come obbligatoria materia di fede per ogni cattolico, pena la scomunica.
In effetti, dopo la Settimana dell’Economia, la suddetta “Pastorale Universitaria” del Vicariato di Roma, organizzò, il 3-9 maggio 2015, anche una Settimana delle Scienze Sociali; il 10-16 maggio 2015, una Settimana del Diritto, e il 17-23 maggio 2015, una Settimana delle Scienza Educative, ma non credo proprio che X. sia andato in sì auguste assisi, ad esporre quanto l’Antroposofia e Rudolf Steiner hanno da comunicare sull’economia, sul diritto, sulla Tripartizione dell’organismo sociale, sulla pedagogia alla luce della Scienza dello Spirito. argomenti di cui X. – come magna pars del suddetto asilo-scuola, e come scrittore, sotto prudente eteronimo, della citata rivista romana “scaligeropolitana” – ha o dovrebbe avere ampia conoscenza e competenza.
Tutto questo mostra ad abundatiam quanto siano, alla bisogna, elastiche e spregiudicate la politica e le strategie operative della potenza straniera d’Oltretevere, quanto sia elevata ed efficace la sua capacità di penetrazione insinuante negli ambienti “esoterici”, e quanto siano ingenui e sprovveduti coloro che in campo spirituale ed iniziatico sognano un accomodamento, una convivenza, una “coesistenza pacifica” – che si rivelerà sempre esiziale – con tale potenza straniera d’Oltretevere, la quale usa, a seconda delle occorrente o delle opportunità, ogni mezzo violento o pacifico, per attuare il proprio progetto di potere totalitario.
Tra chiesa cattolica ed esoterismo autentico, tra chiesa cattolica e Scienza dello Spirito, vi è stato, vi è, e vi sarà sempre, un contrasto fatale ed una inconciliabilità d’origine, congenita. Su questo punto – veramente cruciale – vi sono innumerevoli pagine, chiarissime, e dichiarazioni orali sia di Rudolf Steiner che di Massimo Scaligero, e solo la comodità interiore, la pavidità, la sciocca e superficiale sentimentalità, nonché la volontà di autoillusione, l’inconsequenzialità logica di molti esoteristi, di molti antroposofi e “scaligeropolitani” possono portare a pensare che le cose stiano diversamente.
Abbiamo visto, inoltre, quanto siano vere le parole ammonitrici di Massimo Scaligero di come l’Ostile giunga a mentire persino dicendo la verità. A queste parole vorrei accostare quelle, parimenti severamente ammonitrici, di Rudolf Steiner di non permettere che venga separata la sua Opera dal suo nome; di non permettere che vengano separate le tecniche del metodo ascetico, da lui dato nel libro L’Iniziazione. Come si conseguono conoscenza dei mondi superiori e nella sua La Scienza Occulta nelle sue linee generali, dalla visione antroposofica dell’uomo e del mondo, e dalla Via iniziatica rosicruciana; di non permettere che vengano separati dalla Scienza dello Spirito, asceticamente e iniziaticamente sperimentata, doni del Mondo Spirituale come la pedagogia antroposofica, la pedagogia curativa, la medicina antroposofica, l’agricoltura biodinamica, l’arte della parola, l’euritmia. Rudolf Steiner ammonì che una tale separazione della sua Opera dal suo nome sarebbe stata una grande vittoria dell’Ostile, dell’Oscuro Signore della morte e della menzogna. In tal caso, tutto il dono degli Dèi si sarebbe mutato in venefica menzogna: che è quanto costantemente tenta di fare la potenza straniera d’Oltretevere. Ma Marie Steiner ripeteva sempre di nuovo il motto goethiano, da Rudolf Steiner e da lei scelto, nel 1913, come divisa della prima Società Antroposofica: Die Weisheit ist nur in der Wahrheit!, ossia: La Sapienza è solo nella Verità!. Appunto, nella Verità, e non nella menzogna, nell’intrigo, nella simulazione, nella seduzione, nella corruzione, nella disinformazione, nel disorientamento degl’ingenui, nella doppiezza, nel trasbordo ideologico inavvertito.
Quanto al rapporto tra esoterismo e chiesa cattolica, e all’azione disgregatrice di alcuni ‘inviati non invitati’ – come direbbe il mio terribilissimo amico C. – in “missione speciale”, che attuano all’interno della Comunità Solare opera deliberata di “trasbordo ideologico inavvertito”, avrò modo di ritornare con un ulteriore articolo di incomodo disvelamento. Quanto a me, tengo sempre ben presente quel che mi disse Massimo Scaligero:
«Ricordati: prima o poi tutti i traditori dello Spirito finiscono tra le braccia della chiesa cattolica».
Gran brutte cose narra il nostro Hugo sulle derive delle scuole Waldorf!
Uso il plurale poiché sapevo qualcosa sul (vergognoso) strappo di molte – ben oltre i confini dell’Italia – dalla connessione con il Dottore. Nelle “figlie” dell’antroposofia (e negli stessi sodalizi antroposofici) questi allontanamenti fanno peggiorare la situazione che buona non era. Tempo fa avevo scritto di una fiorente ed efficiente attività biodinamica di un Paese del vicino Est, in cui la responsabile, ad una domanda che ora non ripeto, mi disse che di Steiner e dell’antroposofia non ne sapeva(no) praticamente nulla.
Comunque, di quanto scrive Hugo, non c’è da meravigliarsi troppo. La “debolezza” (eufemismo) di tanti ambiziosi si fa attrarre dalle grandi forze sensibili (II eufemismo) che, nell’ordine, iniziano con Chiesa e Governo.
Vorrei sottolineare che la Comunità dei Cristiani, fondata sulle rivelazioni che il Dottore elargì nei seminari per sacerdoti, sempre dimenticata dai Cenacoli e nelle comunicazioni per i Soci, qui in Italia è una tra le poche a non aver chiesto allo Stato le condizioni di favore che le spetterebbero con le vigenti leggi.
Per quanto riguarda la innaturale osmosi tra Esoterismo e Chiesa, se, come è scritto nell’articolo, ti scomunica dalla Chiesa ed i suoi Riti, ti sbarra pure l’accesso alla penetrazione nel vero Esoterismo. Forse è vero che l’uomo comune – il figlio della Materia – può trovarsi naturalmente in questa situazione.
Ma penso sia lecito chiedersi cosa sia o cosa sia diventato quello che, nominalmente e a proprio lustro, si vende su due direzioni diametralmente opposte. Non è certo una stupida questione ideologica: qui ci muoviamo in ambiti occulti ben precisi e persino sperimentabili per chi non si fermi alle chiacchiere: se le strade vengo scelte radicalmente, ogni cedimento verso l’opposto versante è davvero un tradimento a tutto tondo.
E la frase, pronunciata da Scaligero, con cui l’autore conclude l’articolo, riassume con implacabile chiarezza tutto quello che c’è da dire.
Terribilissime atque quaterribilissime Isidore, dal fausto isiaco “nomen mysticum”, la situazione è ben più grave di quanto a molti non appaia al primo sguardo, e tu sei stato sin troppo “educato” e “moderato” nell’uso dei termini rispetto a quanto vien perpetrato dalle due parti che principalmente conducono a rovina il mirabile dono che il Maestro dei Nuovi Tempi – per usare l’espressione di Massimo Scaligero – ha portato all’uomo e al mondo.
Ma, siccome io sono un lupaccio appenninico, proveniente da lunghi trascorsi nelle steppe dell’Asia, non ho avuto la sfortuna e la malgrazia di ricevere una “buona” educazione borghese, e pur ammirando grandemente – secondo la provvida indicazione di un vecchio iniziato – sapienza e saggezza dell’ottimo Orazio Flacco, non applico alla mia condotta il savio e romano “est modus in rebus”. Questo perché buona educazione, dai modi eleganti, e invito alla “moderazione”, sono oggidì gli ingredienti principali – a tale proposito ho davanti agli occhi le esperienze di vari decenni – dei riti di quella ipocrisia sociale, oramai ovunque dilagante, e che sempre più infetta gli stessi ambienti esoterici, che più di altri dovrebbero esserne immuni.
Isidoro, rispetto alla questione delle Scuole Waldorf in Italia, e della pedagogia antroposofica, tu parli di “strappo” delle “figlie” dell’Antroposofia dalla connessione col Dottore. In realtà, lo strappo è molto più radicale e ben più antico, e nasce – queste le parole di Rudolf Steiner – dalla “opposizione interna” che, lui vivo, già sordamente operava ad erodere e rovinarne l’opera, e dall’inadeguatezza, dalla diserzione rispetto alla pratica interiore, che dopo la dipartita del Dottore, in molti casi è divenuto tradimento aperto: sempre più aperto col procedere degli anni e dei decenni. Ne parleremo.
Nel caso delle Scuole Waldorf in Italia, non si tratta di uno “strappo” – già avvenuto nella Società Antroposofica da troppi decenni – delle “figlie”, bensì di vera e propria “prostituzione” delle “figlie”, pel fatto che esse vengono concesse per calcolo e vantaggi alla “parte avversa”. Tra noi lupacci, non o mai “educati” ed eziandio “immoderati”, un connubio che NON sia per un qualsivoglia amore, sia pure il più passionale – per il quale, in spregio dell’ipocrita “moralina” borghese, noi lupacci abbiamo comunque grande rispetto – bensì che sia determinato dalla calcolata previsione di “vantaggi” di qualsivoglia tipo, non è, e non può essere, “amore”, bensì un connubio mercenario, che in linguaggio lupesco si chiama “prostituzione”. Ed è significativo che vi siano antroposofi che ad una tale segreta prostituzione apertamente si ribellano.
Nel caso della “iniziativa pedagogica”, che nella Città Eterna si fa “ospitare” nella sede di un istituto religioso totalmente dipendente e dominato dal Vicariato di Roma, non si può parlare di un “concedersi” alla parte avversa, ma il contrario. Ossia è la parte avversa che è riuscita ad “insinuare” – per usare un termine delle associazioni segrete del Settecento e dell’Ottocento – la Comunità Solare animata per decenni da Massimo Scaligero, ritenuta dalla potenza straniera d’Oltretevere ben più pericolosa della imbelle e insipiente Società Antroposofica, oramai andata all’aceto. In questo caso, a mio lupesco modo di vedere, devesi parlare non di “connubio mercenario” – ove le due parti almeno sono consapevoli e consenzienti – prima di “seduzione” della inconsapevole vittima, abilmente “insinuata”, e poi di “violenza” portata contro la volontà della vittima stessa non consenziente. Ovviamente, il tutto in nome del santissimo e giustificatissimo “trasbordo ideologico inavvertito”!
Gran brutta situazione, caro Isidoro, di cui la “Quaestio paedagogica” è solo una parte della “guerra occulta” in atto contro la Via Solare, e neppure la più grande. Anche di questo di sicuro riparleremo.
Hugo, che al mattino,
godendosi il fresco,
diventa sempre più
cattivo e lupesco.
Forse una svista o una imprecisione ma Sagrado non è un comune della Lombardia.
La levatura tua, sì più estesa da qui al Gange,
viva e implacabile negli scritti tuoi,
fa sì che in me qualcosa trema e piange.
Hugo, il mio Grazie per te,
si va scrivendo a fuoco in me!
Sì Maurizio. Hai ragione. La Scuola, dedicata a Silvana Corazza, defunta capogruppo o come si dice ora,democraticamente, fiduciaria del Gruppo di Trieste è sita nella amena Sagrado in provincia di Gorizia (Friuli-Venezia Giulia) e credo sia retta, per la pedagogia, dalla mia vecchia amica Severina Lanci.
Oltre ad avere asilo, elementari e medie inferiori, è importante per i corsi quadriennali di formazione di Insegnanti Waldorf con l’assenso della Sezione pedagogica di Dornach.
Comunque il refuso mi pare ininfluente rispetto al contesto generale.
Certo, imprecisione ininfluente.
Ottimo Isidoro, un mio caro amico, della nobil “furlana” famiglia dei Conti Colloredo Mels, raffinato cultore di studi medievali, di avite tradizioni, fecondo poeta della lingua lingua friulana, ed eziandio conoscitore d’esoterismo classico, mi parlava delle origini winnile o langobardiche della sua nobil schiatta.
Egli ha l’antico costume di chiamar “Langobardia” la parte dell’Italia settentrionale dominata dai suoi antenati Winnili o Longobardi, mentre chiama, per contro, “Romània” quei territori rimasti sotto la dominazione bizantina, ultimo residuo dei quali è quella Romagna, cantata da Giovanni Pascoli, celante nel suo ascoso seno alquanti misteri.
Alla fierezza delle sue origine nordico-germaniche, il mio nobil amico unisce una forte avversione per l’opera corruttrice che la potenza straniera d’Oltretevere ha esercitato, per quasi venti secoli, sulle genti d’Italia, e per il fatto ch’essa sempre chiamò lo straniero – a principiar dall’appello ai Franchi, nell’ottavo secolo, a distruggere il Regno longobardo dei suoi antenati – avversione che in lui, per i suoi studi esoterici, si tinge di un forte paganesimo e di un feroce anticlericalismo, per i quali egli ha tutta la mia complice, più delinquenziale, colpevole, simpatia e solidarietà.
Essendo io altresì, per vaghezza, studioso del vetusto parlar langobardico, che nell’italico idioma ha lasciato centinaia di vocaboli, chiedo benevola indulgenza se, pel mio amor d’un medieval mondo, amo ed uso antiche denominazioni, ché le attuali son sovente aridamente burocratiche e vuote. Conciosiacosaché piacemi divider la Terra d’Ausonia, la mia amata Italia, cara agli Dèi, in Langobardia, Romània, Tuscia o Etruria, Bruzio, Sannio, Campania, Lucania, Apulia, Calabria Sardegna, e Terra di Sicilia. Così è se mi pare!
Hugo de’ Paganis,
che non sarà mai troppo tardo
nell’amar l’idioma langobardo,
e venerando lo svevo Federico,
ricorda il gotico Teodorico.
Penso sia lecito affermare che nei “paeselli” della provincia profonda italiana, piuttosto che nelle città, dove ho vissuto e vivo, l’educazione cristiana cattolica è stata insieme formativa e deformante. Poche le persone che dalle frequentazioni spensierate adolescenziali di ricreatori parrocchiali abbiano intrapreso la carriera ecclesiastica oppure una qualsiasi forma di ascesi esoterica. I più si lasciano preda di conformismi moraleggianti, tali e quali i frequentatori delle desuete parrocchie comunisteggianti. Tutto altro ambito di quello che nell’articolo di HDP viene minuziosamente descritto quale fenomeno di un “…trasbordo ideologico inavvertito…” diciamo che appartiene più alla necessità che anche Massimo Scaligero, nel dicembre 1979, ci accennava in un incontro con diversi amici di quegli stessi “paeselli”.
Alla fine del quale notava di come tutti i presenti avessero chiesto qualcosa all’infuori di uno. Questi disse
che la sua presenza aveva l’intenzione del solo, semplice ascolto. Scaligero quindi si rivolse ai presenti,
come rispondendo comunque a quell’unico, dicendo che vi sono delle persone che hanno la necessità
di una figura di riferimento simile a quella che è stata per molti, a suo tempo, quella del parroco.
Immaginai allora la precisione nel cogliere “la tonalità” di quella persona e di relazionarla a noi da un
altro punto di vista.
Simpatica, decisamente simpatica, oggi, l’atmosfera da “strapaese” nella quale si richiede d’esser solo dei sempliciotti bisognosi di un pastore, ovviamente rimanendo pecorelle nel gregge bene ordinato: pecorelle e candidi agnelli semplici d’animo e fidenti, che non si fanno domande “inopportune”, ossia importune, e pronte a farsi mungere, tosare e alla bisogna anche finire sulla brace di un “barbecue” a fare l’abbacchio scottadita per la gioia del felice pastore.
Oggi, purtroppo i tempi sono cambiati dall’epoca della virgiliana prima “Ecloga”, del suo “Bucolicon carmen”, nel quale il buon Titiro riposando all’ombra sotto i rami d’un faggio, poetava alla maniera che, molti secoli dopo, sarebbe stata quella dei sodali dell’Arcadia. Inoltre, stando a quel che m’insegnavano Iniziati dell’Antica Sapienza, forse il senso delle virgiliane “Bucoliche” era alquanto diverso, e ben più profondo, di quanto possa apparire alla profana ignoranza.
Oggi, una tale “semplicità” può essere pericolosetta anziché no, se si considerano le mire che si propone la voracità della belva d’Oltretevere, come abbiamo avuto modo di vedere dai fatti – obbiettivi e da chiunque verificabili – riportati nell’articolo. E ancor più sarà evidente da quelli che verranno mostrati, e provati, nel successivo articolo, che ne sarà il completamento.
Certo, in quest’epoca, che dovrebbe esser quella dell’anima cosciente – attivamente cosciente soprattutto nel conquistarsi e plasmarsi una visione spirituale del mondo in pensieri – la scelta della “semplicità” d’animo, alla quale instancabilmente chiama i “poveri di spirito” il sommo magistero della potenza straniera d’Oltretevere, può rivelarsi un’accidiosa comodità animica dagli effetti disastrosi. Specialmente se, come dice il mio amato Dante nel XXVII Canto del Paradiso, son
“in vesta di pastor lupi rapaci
si vedon di quassù per tutti i paschi”.
Ma i lupi dei quali parla il divin Poeta, non son quelli che affrontan neve e tempesta nelle sterminate steppe dell’Asia, o i miei fratelli che ululano alla candida luna sugli alpeggi o nelle radure appenniniche: sono le belve vestite di morbide vesti talari, alloggianti in belle ville e lussuosi attici, belve che predicano – come riporta il sapiente Iniziato Enrico Cornelio Agrippa – “Popolo, TU non rubare!”.
Son quelle belve, che chiaman le anime eretiche, “lupi che devastan la vigna e disperdon la greggia”, come scrive nel suo infame “Compendio della vita di Giuseppe Balsamo, detto il Conte Cagliostro” l’inquisitore e fiscale del Sant’Uffizio Monsignor Giovanni Barbéri nel denigrare Alessandro Conte di Cagliostro, umiliato e torturato in ogni maniera, ed infine assassinato nel carcere di San Leo.
La pastorale voce di queste belve d’Oltretevere sa essere dolcissima e seducente. La loro strategia sa essere, all’occorrenza, “insinuante” e pericolosa, e non rifuggono, quando lo ritengon necessario per i suoi nefandi fini, dall’estrema violenza. Come dimostra la storia di quasi venti secoli. E proprio gli esoteristi – se son cercatori di Verità e Conoscenza – dovrebbero esser di sguardo acuto nel discerner la maschera allettante dal volto bestiale, ed esser molto accorti, evitando di concedersi all’abbraccio stritolante di una istituzione a loro da sempre fatalmente avversa.
Hugo, lupaccio combattente,
che non crede alla dolce parola
che in ogni loco ognor mente.
Non c’è alcun dubbio che l’offerta dell’Ordine di Galileo a papa Woityla da parte del Gran Maestro della più importante comunione massonica italiana sia stato uno scivolone senza precedenti, ma sono disposto a giurare sulla buona fede di Virgilio Gaito che con questa iniziativa commise un errore grave, ma che è stato pur sempre l’ultimo vero libero muratore a guidare il Grande Oriente d’Italia, non potendosi attribuire tale nobile qualità né ai suoi successori né alla più parte dei suoi predecessori. Non perchè mi onori di averlo quale amico, ma per la rettitudine e la rigorosa laicità che lo ha sempre contraddistinto, non posso condividere il giudizio di Hugo circa la sua “ottusità”.
Altri e condivisibili punti sono: 1) la “sindrome di Stoccolma” che moltissimi liberi muratori – in particolari quelli che come il sottoscritto hanno una formazione “teista” 🙂 – condividono con esoteristi di varia provenienza nei confronti della chiesa cattolica; 2) l’infiltrazione perdurante e distruttiva di tradizionalisti cattolici opportunamente mimetizzati nelle logge massoniche; 3) il parallelo accrescersi nei ranghi delle obbedienze italiane di uomini e donne provenienti dal neofascismo militante o da circoli evoliani, persone spesso coincidenti con quelli di cui al punto precedente.
Ciò spiega, anche se non interamente, lo stato agonizzante in cui è precipitato l’ordine massonico e non solo in Italia.
Carissimo Salibus, il mio caustico linguaggio lupesco era tutto vòlto a mostrar la perfidia e la cinica spregiudicatezza della potenza straniera d’Oltretevere, e non voleva vessare l’ex Gran Maestro del Grande Oriente, Virgilio Gaito, la cui laicità, onestà e perfetta buona fede non ho mai avuto intenzione di mettere in dubbio. Semmai intendevo deprecare una ingenuità che in campi diversi da quello esoterico può esser meno disastrosa che in quello esoterico. Ma l’essere onesto e in buona fede non significa affatto avere automaticamente ragione.
L’Ordine massonico – in tutte le sue “Obbedienze” – non brilla certo per amor di sapienza, anzi la maggior parte dei massoni sono del tutto indifferenti ad ogni forma di autentica spiritualità, mentre dilagano affarismo pulito e sporco, politicantismo perlopiù soltanto sporco, e in molti la concezione del laicismo va a coincidere con quella del positivismo materialista più volgare.
Ad aggravare una situazione già pessima – non c’è davvero mai fine al peggio – vi è il fatto che il vuoto pneumatico spinto lasciato nell’Ordine massonico dai cosiddetti liberi pensatori – i quali perlopiù non son affatto liberi e ancor meno pensatori – esercita un’ambigua attrazione nei confronti di una quantità di formazioni pseudo-esoteriche che cercano di approfittarne per cercare di riempire tale vuoto con un sedicente “esoterismo”, trasgressivo e deviato, proponendo velatamente o apertamente vie di magia cerimoniale, o di magia sessuale, spacciate per “teurgia” o “magia divina”, o per “alchimia” o “yoga tantrico”.
A questi si aggiungono – e spesso colludono con essi – gli “inviati non invitati” che, per conto della potenza straniera d’Oltretevere, “insinuano” logge, capitoli, collegi e accampamenti templari, con dottrine e riforme rituali tendenti ad omologare e rendere accettabile simboli e liturgie massoniche con quelli della chiesa cattolica. Quanto alle infiltrazioni di formazioni politiche radicali, o addirittura “bombarole”, beh, lasciamo perdere…
Si dirà che il movimento antroposofico rischia di non essere messo granché meglio, e si avrebbe più di una ragione ad affermarlo. Ma proprio per questo. su questo temerario “blog” verranno mostrate verità oltremodo scomode, e si indicheranno le vie e le ascesi che portano a realizzare il fine precipuo della Scienza dello Spirito, ossia la realizzazione della Iniziazione attraverso la pratica della Via del Pensiero e della Concentrazione. Che ciò non piaccia all’accidiosa comodità di molte tremule anime pusillanimi, e ancor meno a coloro che si sforzano di attuare attraverso un “trasbordo ideologico inavvertito” lo snaturamento della Via, la paralisi e la dispersione della Comunità Solare in favore della potenza straniera d’Oltretevere, è cosa che ci lascia perfettamente indifferenti. Noi tireremo dritto verso la Mèta!
Hugo de’ Paganis,
che stravaccato sul divano
or si fuma un bel toscano.
Gentilissimo Hugo, mi trovo a condividere totalmente quanto da te puntualizzato e mi permetto di aggiungere l’autorefenzialità e l’inutile carrierismo di chi ambisci a dignità, gradi, onori ma anche – e qui in Italia siamo maestri – succulente prebende posto che le tre principali Obbedienze italiote vedono al loro vertice gran maestri con appannaggio cosa alla quale i Fratelli stranieri guardano con un po’ di ribrezzo ed un po’ di invidia. Mi sono trovato ahimé più volte nella sensazione di vivere in un guscio vuoto e, pur non rinnegando alcunché ed anzi sforzandomi di mostrare riconoscenza e affetto per quel che mi ha dato la Libera Muratoria, ho deciso che con certe organizzazioni e certe certe persone ancorché sedicenti iniziati, nulla ma proprio nulla voglio avere a che fare.
Una “APPENDICE NECESSARIA AL DISVELAMENTO AVVERSATO” apparirà tosto su questo generoso e temerario “blog” mostrando, con ulteriore materiale documentario – quale pericoloso e non disinteressato “interesse” abbia l’avida e vorace potenza straniera d’Oltretevere nei confronti delle “figlie” dell’Antroposofia, e quanto scioccamente, e colpevolmente, la dirigenza della Società Antroposofica in Italia e la Federazione delle Scuole Waldorf si concedano – in un volgare connubio mercenario – allo stritolante abbraccio della parte avversa, passando, da oltre tre lustri, tranquillamente sulla testa degl’ignari soci della Società Antroposofica.
E per rispondere a Salibus, in un ulteriore articolo verrà affrontato il problema generale del rapporto tra esoterismo e chiesa cattolica, e verrà mostrato quale perfida “insinuante” strategia attui quest’ultima nei confronti delle varie formazioni esoteriche di vario tipo, per portarle a perdizione, fagocitarle e digerirle. Certo, a considerare il disinvolto e stolido atteggiamento negligente e possibilista di molti dirigenti e membri di Ordini e Associazioni – ai quali, e alle quali, in molti casi, oramai, di autenticamente spirituale e di esoterico è rimasto ben poco – c’è proprio da stare poco allegri Ma se così a loro piace, che farci? Il mio terribilissimo amico C. in questi casi consiglia di bere “un bicchiere di ‘menefrego’ al mattino ed un bicchiere di ‘menfrego’ alla sera”, e tirare avanti dritto senza curarsi degli stolti, dei pavidi, degli opportunisti e degl’ipocriti.
Gli antichi Iniziati della nobil schiatta dei Ràsena, detti anche Tirreni, Etruschi, Toschi e Tusci, usavano ammonire: “Chi si fa pecora, viene il lupo e se lo mangia”, nonché il fatto evidente che “per i bischeri non c’è Paradiso”. E, alludendo a quella che l’etrusco Arturo Reghini chiamava la “serena, oceanica, cotennosa ignoranza”, e alla intelligentissima stupidità ad essa immancabilmente correlata, aggiungevano che: “le uova più tu le cuoci, e più esse rassodano!”.
Hugaccio terribilissimo,
lupaccio cattivissimo.