K. Appenzeller – LA GENESI ALLA LUCE DELL'EVOLUZIONE EMBRIONALE UMANA- Introduzione

Copgenesi

INTRODUZIONE

In questo scritto si cercherà di confrontare l’evoluzione embrionale umana con la storia biblica della creazione. Il punto di partenza per quest’impresa fu un’idea che sopravvenne all’autore allorché questi, nell’anno 1964, si trovò di fronte alla rappresentazione fotografica della blastula umana.

Si chiama blastula uno stadio precoce dello sviluppo embrionale nel quale l’embrione ha la forma di una sfera vuota. Fino a pochi decenni fa veniva insegnato come nel caso dell’uomo il primo agglomerato di cellule che si sviluppa dall’ovulo formi proprio una sfera, così come si scorge nel caso dello sviluppo dei vertebrati, ma che, al contrario dello sviluppo di quelli, in quello dell’uomo in questa formazione sferica, non sorgerebbe alcuno spazio cavo. Perché mai l’uomo nel suo sviluppo non ha un tale “Cielo” interno, si disse una volta l’autore durante il periodo delle sue scuole superiori non appena venne a conoscere lo sviluppo embrionale della rana, non ha forse l’uomo perfezionato in maniera estrema nel suo essere quello spazio interiore che lo separa e lo distingue dal mondo come anima – e ciò che è organico deve essere in armonia con l’essere interiore. In questo caso, però, ciò non sembrava verificarsi, e allo studente liceale non rimaneva altro se non invidiare alla rana la sua magnifica cupola, che sembrava riprodurre il mondo intero, il cosmo intero e che, con una parola così incalzante, viene designata come blastocele.

Ma la ricerca procedette oltre. Sinora i limiti delle possibilità tecniche impedivano ai ricercatori di venire in possesso degli embrioni umani più precoci. Ancora un ultimo segreto misterioso, come ultimissimo residuo di quel mistero del divenire corporeo umano, un tempo avvolto in profonda oscurità, separava l’occhio del ricercatore dalla completa comprensione del processo embriologico. Tuttavia anche le ultime barriere dovevano cadere, questa era una necessità dell’evoluzione. I ricercatori americani HERTIG e ROCK scoprirono per primi la blastula umana. La trovarono in preparati provenienti da operazioni ginecologiche. Poi si procedette alla fecondazione in vitro e da pochi anni si conoscono quasi completamente i rapporti morfologici dell’embrione umano, durante le prime ore dopo la fecondazione e durante questa medesima.

La ricerca procedette su vasta scala e divenne sempre più profonda la conoscenza dei processi fisici e chimici che si svolgono sul piano materiale nei processi biologici. La ricerca trasforma il mondo. E più profondo diventa il nostro sapere, più elevata diventa la nostra responsabilità. Sorsero gli anticoncezionali biologici, sorse la “pillola”. Come mai prima, una droga si diffonde così rapidamente sull’intero globo terrestre. Come mai in precedenza l’intera umanità, quasi in ogni suo singolo rappresentante, venne chiamata in siffatta misura alla responsabilità come dai risultati di queste ricerche. Tuttavia dobbiamo prepararci a portare responsabilità anocra maggiori, giacché stiamo imparando ad adoperare su vasta scala forze il cui uso in tempi precedenti era riservato soltanto alla Natura. E poiché ci manca la superiore visione generale, attraverso tale uso disturbiamo continuamente innumerevoli equilibri biologici e superbiologici, mettendo a poco a poco addirittura in questione l’esistenza dell’uomo e della Terra. Indietro non possiamo più tornare. Neppure lo vogliamo. Dobbiamo però cercare vie che ci conducano ad una comprensione e ad una conoscenza dell’Uomo e della Terra sempre più profonde, onde possiamo in futuro avere la superiore visione generale e con essa la forza di sopportare i frutti della nostra scienza.

Andando alla ricerca di tali vie, l’autore allora trovò la blastula umana e con essa una idea. La blastula fu il punto di partenza di una via, della quale l’idea era la mèta spirituale sfolgorante. Da lungo tempo la vita gli aveva portato la certezza che lo spirituale sta alla base di tutto l’elemento fisico – ma qui vi era ora un punto che concedeva una vista su di una tal cosa. – Chi abbia trovato un cotal punto, ne troverà anche altri di questo tipo, ed infine riconoscerà che ogni creazione della natura può servire per gettare uno sguardo in un mondo spirituale. Ma dalla conquista scientifica di un tale sguardo dipende il fatto se possiamo o meno liberarci dalla fascinazione secondo la quale l’essere umano si esaurisce nella materialità.

Proprio quei rami della scienza che trattano questioni biochimiche e biofisiche trasmettono sempre più, oggi, la coscienza del fatto che tutti gli oggetti delle loro scoperte alla fine sono soltanto il lato esteriore di un evento svolgentesi su un piano rispetto ad essi più elevato. E. GRUNDMANN dice nella sua opera Cittologia Generale: “La cellula vivente è qualcosa di più della somma dei legami molecolari in essa contenuti e qualcosa di più della somma delle reazioni che si svolgono in essa. Il mistero del suo primo sorgere è al tempo stesso il mistero della prima formazione della vita, del primo connettersi di processi chimici in strutture ordinate”. Qui sorge la domanda: Come si giunge ad una visione di àmbiti posti su un piano più elevato? GRUNDMANN a tale proposito dice sùbito dopo: “Forse una ‘evoluzione strutturale’ potrebbe, nella dimensione submicroscopica connettersi là dove i metodi dell’ ‘evoluzionismo chimico’ giungono ai propri limiti”. Noi chiediamo ancora: Ma che cos’è una struttura? E potremmo rispondere: Una struttura è un ritmo che si è arrestato nello spazio. Quest’ultimo [il ritmo] ha la sua vita nel mondo temporale e diviene struttura soltanto allorché si irrigidisce nella forma, si congela nello spazio. Se quindi cerchiamo la struttura nel suo scaturire vivente, ci ritroviamo nell’elemento temporale, nel mondo dei ritmi – ma questo è il mondo dei suoni e dei toni. Forse l’intero evento della vita si lascia disciogliere, secondo la proposta di GRUNDMANN, in singole strutture. Si ammettano allora ritmi, nella fattispecie elementi sonori di diverse frequenze, che nelle più svariate maniere si sovrappongono ed interferiscono con altri suoni. Ma anche in questo caso rimane aperta la domanda: Qui chi sta suonando? Oppure: Chi parla?

Nel presente scritto si tenterà d’indicare come le due vie, quella della storia biblica della Creazione e quella dell’evoluzione embrionale, si corrispondano e fondamentalmente siano identiche. Ciò che la Genesi dice in parole, nell’embrione diviene vita organica. Mediante la conoscenza e l’esperienza di questa identità può essere ottenuta la possibilità di scrutare più profondamente nell’operare dei principi formativi. Con ciò proprio i risultati della ricerca del nostro tempo diventano finestre attraverso le quali si riesce a gettare uno sguardo in domìni più elevati. La metodica attraverso la quale sono stati trovati i risultati che verranno presentati nel prosieguo è scaturita da quella della moderna Scienza dello Spirito di Rudolf Steiner, sul cui terreno sta l’autore.

A qualche lettore apparirà forse temerarietà il fatto che il contenuto di un tale testo [la Genesi] venga paragonato con fatti che per le nostre rappresentazioni convenzionali sono bassamente fisiologici ed embriologici. L’autore stesso ha avuto ripetutamente di tali scrupoli, egli però oggi crede che attraverso una tale trattazione, se viene condotta con la serietà e la volontà di verità a ciò assolutamente necessarie, la venerazione di fronte a un tale testo possa soltanto accrescersi.

Egli è persino dell’opinione che un tale tipo di trattazione comparativa sia addirittura la sola appropriata a risvegliare in modo giusto in qualche lettore la coscienza della grandezza e della sublimità di tale testo.

L’idea, sulla quale si accesero i pensieri del presente scritto, fu la seguente. Allo scorgere quella prima memorabile raffigurazione che mostra la sezione di una blastula umana (vedi Fig. 1), fu come se l’autore avesse avuto di fronte a sé l’immagine illustrante il primo versetto della Genesi che proclama: “In principio Dio creò il Cielo e la Terra”.

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Figura 1: Blastula umana, sezione; disegnata a partire da una fotografia. Da HAMILTON et al. , Human Embriology, 1962. (Sezione mediana da una serie di sezioni microscopiche, HERTIG e ROCK et al., Carnegie, Coll. No. 8663)

E con incrollabile sicurezza, nel vivere questo pensiero, egli seppe che la Genesi, la storia biblica della Creazione, sin dal suo primo versetto altro non era che la descrizione dell’incarnazione dell’uomo. Con il presente scritto deve essere mostrato come questo pensiero si trovò via via dimostrato vero. Il contenuto di questo scritto in sostanza venne già presentato in forma orale in conferenze che l’autore tenne già negli anni sessanta di fronte a medici ed ad altri ascoltatori.

Il discorso libero ha molti vantaggi nei confronti della parola scritta o stampata. Attraverso di esso, con l’aiuto della gestualità e del disegno può facilmente essere portato a divenire esperienza qualcosa che solo a fatica viene cavato fuori dalla parola prigioniera dello scritto. Per la redazione scritta risultò perciò la necessità di descrivere con sufficiente precisione i processi embriologici ai quali si ricorreva rispettivamente nei singoli casi per la comparazione con la Genesi.

Le raffigurazioni aggiunte al testo, così come alcune tavole, possono inoltre facilitare lo studio e condurre il lettore a rappresentazioni il più possibile vitalmente vicine alle forme presentate nel loro trasformarsi. Il testo biblico appare nel corso dell’esposizione solo in forma di versetti o di frasi. E’ consigliabile consultare sempre nuovamente il testo in questione (vedi Appendice).

Ove nelle considerazioni sulla Genesi o sul suo rapporto con l’evento embriologico e con i dati anatomici non venga citata espressamente una fonte, ciò che viene presentato proviene dalla ricerca propria dell’autore.

Questo scritto non presuppone conoscenze specialistiche. Esso si rivolge a tutti i lettori per i quali la conoscenza dell’uomo è una questione del cuore.

(Continua)

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