IN DIFESA DI MARIE STEINER-VON SIVERS E DELLA VERITA'

Marie St.

Non è nelle mie abitudini entrare in discussione con persone, i cui metodi sono palesemente sleali e in pessima fede, perché lo ritengo moralmente improduttivo e, sotto ogni aspetto, totalmente inutile. Al massimo posso trovare divertente rileggere nelle ore notturne dedicate alla mia dolcissima insonnia, quanto di comico viene scritto da coloro non solo non hanno amore per la verità, ma credono altresì di avere a che fare con dei tonchi totali.

Infatti ci è capitato di leggere che, in un qual certo sito nel quale, coloro che vorrebbero snaturare e corrompere la Scienza dello Spirito attraverso un processo di cattolicizzazione strisciante abbastanza palese, vengono a dire a quelli che da oltre quattro decenni seguono con amore, ardore e disciplina, la Via Solare indicata da Massimo Scaligero, che tali discepoli  – i quali Massimo Scaligero lo hanno davvero incontrato e ascoltato centinaia di volte, per anni hanno meditato con lui, ne hanno ritualmente (ossia meditativamente e non intellettualmente) studiate con dantesco e virgiliano amore l’Opera – di lui e del Maestro dei Nuovi tempi non avrebbero capito un bel niente e per di più, per la loro intransigenza ideale e ascetica, sarebbero proprio dei ‘bambini cattivi e discoli’, mentre per fortuna ora arrivano loro ad apportarci il verbo salvifico e correttore di tanta nequizia, che la Potenza Straniera d’Oltretevere si degna di ammannire generosamente all’esoterico popolo catecumeno.

Naturalmente, noi rimaniamo stupefatti ed estasiati da cotanta «teologica» esegesi dell’Opera di Massimo Scaligero e del Maestro dei Nuovi Tempi, per cui lacrimando ci battiamo il petto, scoprendo quanta riottosa ed eretica pravità noi alberghiamo nel nostro corrotto cuore, e come coperti di sacco, a piedi nudi nella neve, ci dovremmo trascinare lacrimanti e flagellanti fin in sul sagrato della michelagiolesca basilica trasteverina, a chieder d’esser mondati e redenti di ogni nostra precedente imperdonabile colpa, anelando di esser illuminati dall’ignaziano ierofante circa supremi arcani del vero.

Peccato che in colloqui personali, e in lettere – che conservo come un piccolo personale e prezioso tesoro – Massimo Scaligero mi dicesse e mi scrivesse esattamente il contrario di quanto costoro affermano, e aggiungesse con tagliente severità: «Ricordati: prima o poi tutti i traditori dello Spirito finiscono nelle braccia della Chiesa Cattolica». Conciosiacosaché di colpo mi risveglio dalla mistica estasi e dall’ammirata stupefazione e, ritrovato sangue freddo e sguardo lucido, me ne ritorno tutto contento sui mali sentieri dell’eretica pravità. Tanto più che, nell’Ellade, la parola «hairesis» onorevolmente significava «elezione», «scelta», «preferenza» ed aveva eziandio financo il senso di «scuola filosofica»: pitagorica, platonica, stoica e così via. Solo con la venuta al potere dell’intollerante ignoranza confessionale, vittoriosa sulla Sapienza Classica, tale parola assunse un dispregiativo significato settario.

Si sa come il gregge credulone, obbediente e bene inquadrato, non debba mai prendere iniziative di sorta, non debba mai compiere autonomamente scelte di pensieri né di azioni, bensì debba incondizionatamente «credere» a ciò che gli viene prescritto di pensare dal ‘Sacro Soglio’, e debba altrettanto diligentemente «adempiere» a quei precetti emananti dal Supremo Oracolo d’Oltretevere. Disobbedire ai quali è mettere a repentaglio la salvezza eterna  dell’anima immortale, e in certi periodi anche quella del corpo. Perciò è d’uopo, in tale stato di obbediente cecità, farsi mungere, tosare e peggio.

Divertente poi, è il susseguo da professorino di liceo col quale agli ostinatamente riottosi «scaligeropolitani» vien da costui rivelato che: «Il Metodo Scientifico a cui ha fatto riferimento Rudolf Steiner nella sua opera, prevede due metodologie principali: il metodo Induttivo e quello Deduttivo». Veramente, Massimo Scaligero ci insegnava come il ragionar induttivo ed eziandio quello deduttivo, siano frutto di quella impotenza conoscitiva che reclude negli angusti limiti dell’anima razionale-affettiva, paralizzando l’anima cosciente. La verità non la si scopre certo lungo le vie pedestri della cartesiana logica induttivo-deduttiva, bensì nell’intensità volitiva di un atto pensante che, «ardendo», consuma e dissolve ogni «forma» dialettica del pensare e del conoscere. La verità è lampo, è folgore che trapassa l’anima – trasformandola – e nella cosciente immedesimazione intuitiva la rende «una» con l’essenza indicibile del reale. Mentre è proprio del metodo della Potenza Straniera transtiberina  offrire o una disseccata teologia razionale, fatta di dialettiche discettazioni e di casuistiche distinzioni, o – in sostituzione o a lato della medesima – porgere la pratica di una sensuale e subrazionale (meglio se collettiva) sentimentalità devozionale: ambedue nascenti dalla frattura prodottasi nell’anima tra idea e vita, tra pensiero e volontà. L’asciutta – e temuta – disciplina della concentrazione è la terapia – l’unica, ma assolutamente necessaria e in sé sufficiente – che possa rimarginare una tale frattura e scissura dell’anima, laddove i metodi propugnati e predicati dalla suddetta Potenza Straniera d’Oltretevere coltivano e ampliano assai tale frattura e scissura.

La Scienza dello Spirito è fondata sulla sovrarazionale esperienza del pensiero vivente, conseguente alla pratica radicale della concentrazione e della meditazione secondo il canone indicato dalla Via Solare, e non sulla frantumazione logico-razionale propria al pensiero riflesso. Il pensiero  vivente non è il pensiero razionale saturato di intensa sentimentalità: è la radicale estinzione, o il «vuoto», l’annientamento che della loro disanimata forma la volontà pensante attua nel suo stesso movimento.

Comunque decenni di studio e di insegnamento scientifico mi hanno reso familiari i metodi scientifici, sia logici che sperimentali. Non aspettavo certo l’arrivo di un teologizzante catto-scientista per iniziare a conoscere i metodi dell’operare scientifico che, pur nei loro inevitabili limiti, per limpidità di procedimento e fecondità di risultati obbiettivi, giudico ben superiori ai soggettivi sogni di una farlocca teologia.

Il nostro improvvido catechizzatore, non contento della sua lezioncina, mi ammonisce ulteriormente con le seguenti rampognanti e sollecitanti parole:

«Senza entrare nello specifico, si potrebbe dire che un procedere in maniera “scientifica”, non dovrebbe avvenire attraverso anatemi e accuse, ma nel procurare le prove e le fonti di quanto si sostiene, in modo che, tutti gli interlocutori possano giungere per via propria ad una sintesi, ed essere sempre aperti a rivedere le proprie posizioni. Non aiuta la comunità dei ricercatori, il fatto che le proprie ricerche personali non siano state pubblicate. Quindi chiediamo a Hugo di pubblicare la sua documentazione, così da rendere tutti in grado di formulare un corretto giudizio sugli avvenimenti del dopo Steiner».

Certo, ma come no?! Ma perché non ce lo ha detto subito: provvediamo di corsa! Siamo al supermercato dell’esoterismo: il nostro catechizzatore passa col carrello e si serve da sé: prende pelati, patate, detersivi, barattoli  di marmellata, carta igienica, «mantram» e documenti storici delicati. I documenti sono a sua comodissima disposizione: bastava dirlo prima! Vuole, mentre li legge e li esamina, anche un caffè e due paste alla crema? O preferisce una cioccolata calda?

Queste sono le pretese plebee  tipiche di un  «parvenu» piccolo borghese! La Sapienza è per sua natura aristocratica e non plebea. A chi è degno viene donata – a chi è sinceramente amico della Sapienza, e quindi  anche amico e fratello nostro – essa viene illimitatamente donata con grandissima gioia. Ma la Sapienza esige essere amata, disinteressatamente venerata e rispettata,  e di conseguenza deve essere difesa dalle mani di chi si presenta sotto false spoglie, di chi un cercatore disinteressato non è, di chi nasconde, distorce, stravolge, manipola la verità, e la sfigura, «ad majorem gloriae Societatis Jesu et Romanae Ecclesiae», naturalmente.

Dubitiamo assai che il nostro catechizzatore voglia sinceramente e disinteressatamente che l’Hugo dal pessimo carattere pubblichi «la sua documentazione, così da rendere tutti in grado di formulare un corretto giudizio sugli avvenimenti del dopo Steiner». Ovverossia, dubitiamo fortemente del disinteresse, e della lealtà d’intenzione di una tale richiesta.  Un amico sapiente ha insegnato ad Hugo che «i demoni della indebita curiosità devono essere fatti morire di fame». Anche perché quanto finisce nelle mani di tali molto poco disinteressati curiosi viene, appunto, poi distorto, sfigurato, manipolato, strumentalizzato, come vedo costoro già fare con le parole di Massimo Scaligero, separate dal contesto e usate in maniera irrispondente alle palesi ed espresse intenzioni di lui, per colpire proprio coloro che vogliono essergli fedeli.

La gesuitica e bolscevica arte della disinformazione è un’arte antica, nella quale la parte a noi avversa, in quasi venti secoli, ha raggiunto una rara eccellenza che, dolcemente suadendo, facilmente contagia anche molte persone in buona fede, che non  verificano rigorosamente ogni volta la veridicità di affermazioni menzognere, fatte dalla parte avversa con una bronzea faccia tosta a tutta prova. E alla bisogna viene sfoderata una consumata dialettica, condita con una insinuante calunnia. Ne darò subito al candido lettore un esempio oltremodo eloquente.

Se c’è un tema al quale un lupaccio arrabbione come me è oltremodo sensibile (anche i lupacci della steppa hanno un cuore…), è quello della figura umana e spirituale di Marie Steiner-von Sivers, la compagna, la infaticabile ed abile collaboratrice, la fedele e coraggiosa continuatrice dell’Opera di Rudolf Steiner, opera ch’ella difese contro le ambizioni, le distorsioni, le volontà di strumentalizzazione, di saccheggio e di affossamento di tanti sedicenti antroposofi, indegni di tal nome e traditori.  Ora nel suddetto sito qualcuno – grande ammiratore e difensore della ‘grandezza’ e della ‘moralità’ gesuitica – arriva a scrivere: 

«… come non capisco il parlare di “fedeltà a Steiner” (almeno si dovrebbe dire Rudolf Steiner): che io sappia, da vero scienziato, Rudolf Steiner non chiedeva di essergli “fedele”, che mica fondò una chiesa: figuriamoci se lui non apprezzava che chiunque non condividesse ciò che “proponeva” se ne andasse per la sua strada. Penso che da buon ex-anarchico la sua simpatia si volgesse agli spiriti ribelli che accoglievano e maturavano da soli le loro convinzioni piuttosto che a coloro che lo seguivano ciecamente, o quasi (ipse dixit).
Sembra che chi ha conosciuto l’antroposofia e poi l’abbandona in toto o in parte sia un rinnegato, un eretico, uno spergiuro… questo non è un atteggiamento consono a chi vuole coltivare l’anima cosciente.
Un’ultima cosa, giacché ci sono, e già che si citano altri forum:
a proposito della cacciata di Ita Wegman, ciò che ho letto io tempo fa (preciso che non saprei più indicare dove) è che non fu Marie Steiner a vivere la vicenda in stato sognante ma bensì Albert Steffen, che non seppe tenere la situazione in pugno e lasciò fare, appunto, alla vedova di Steiner».

Eccone, appunto, un altro che, a partire dalla – da lui molto laudata – a noi avversa parte cattolica, viene a dirci come ci si deve comportare per essere dei ‘bravi bambini’, ed attuare «un atteggiamento consono a chi vuole coltivare l’anima cosciente» e che, dopo un tale predicozzo moralista e virtuista, insinua la sporca menzogna che sia stata Marie Steiner a cacciare Ita Wegman dal Comitato Direttivo e dalla Società Antroposofica. Ciò è assolutamente falso. E costui  ha anche l’impudenza di precisare pure di «non sapere indicare dove» egli abbia letta una cosa del genere. Ma intanto, sottilmente insinua in chi legge il veleno della calunnia. E concede pure le attenuanti generiche – per incapacità mentale di intendere e di volere – ad Albert Steffen, il quale fu, invece, l’unico autore e fattivo attore della cacciata di Ita Wegman.

E non è neppure vero che Rudolf Steiner non abbia mai chiesto a qualcuno fedeltà nei propri confronti. Vi è infatti la testimonianza – tra le altre – di Paolo Gentilli, il quale di fronte all’arrogante ambizione, ai tradimenti di Albert Steffen, si richiamò alla fedeltà che il Dottore gli chiese personalmente in un colloquio avvenuto all’atto del suo accoglimento nella Classe Esoterica. Paolo Gentilli dette questa testimonianza in un resoconto, che fu trascritto e pubblicato numerose volte. Io ricevetti direttamente da Massimo Scaligero una copia dattiloscritta di quel resoconto.   

Purtroppo,  l’insinuazione menzognera viene in buonissima fede confermata, da un interlocutore – amico della nostra buona causa, e non nemico – che risponde al suddetto infido insinuatore, e che senza controllare fonti e testimonianze arriva a scrivere:

«Veniamo alle cose più serie : la vicenda tristissima del “dopo Steiner”.
Li ci fu, in un primo momento, l’allontanamento del gruppo “Wegman-Stein-Kolisko” voluto sia da Marie che da Albert Steffen. In un secondo momento Steffen “si liberò” anche della Vedova Steiner, concentrando il “potere” nelle sue mani e cercando di esautorare Marie da qualsiasi gestione delle cose lasciate dall’Iniziato Solare.
Questi i nudi ed esteriori fatti».

Purtroppo le cose non stanno affatto così. Come dice Rudolf Steiner in GA 192 p. 319: «È necessario chiamare menzogna la menzogna». Altrove egli dice addirittura che la menzogna deve essere bollata a fuoco, che non bisogna mai lasciarle spazio all’interno della comunità spirituale, perché agirebbe in maniera dirompente con tutta la sua potenza corruttrice e distruttrice. Non si può essere complici di essa, colludere per una sorta di buonismo in stile «new age» con autentiche menzogne, consapevolmente messe a giro per fuorviare ed ammalare le anime. Infatti, non è in questione il rispetto dovuto a chi in buona fede, dopo aver conosciuto la Scienza dello Spirito, muta le sue convinzioni e si allontana dal sentiero indicato dal Maestro dei Nuovi Tempi. Possiamo non condividere le sue nuove convinzioni, ed anche deplorare una scelta che riteniamo errata, così come lui può ritenere errate e deplorare a sua volta le nostre scelte e le nostre convinzioni. La questione bruciante è nei confronti di chi pretende di imporsi nel movimento spirituale antroposofico, con duplicità di comportamento, con inconfessabili riserve mentali ed oblique intenzioni di azione, con doppiezza animica, con menzogna e ipocrita simulazione, al fine di deviare il movimento spirituale, di inquinarlo, di paralizzarlo, di condurlo dove non vuole e non deve andare. Ma questo, riguardando la figura di Valentin Tomberg e i suoi seguaci, lo affronteremo un’altra volta. Ora ci limiteremo a difendere doverosamente la figura umana e spirituale di Marie Steiner.

Un amico di Hella Wiesberger, Georges Ducommun, limpido traduttore di molte opere di Rudolf Steiner in francese, e coraggioso testimone della verità a proposito delle tristi vicende del movimento antroposofico, prima di morire fece una serie di conferenze nelle quali mise in evidenza tutta intera la perfidia dell’operare di Albert Steffen, come vedremo tutt’altro che sognante, nel gestire con machiavellica abilità tutta la vicenda della cacciata di Ita Wegman e degli amici di lei. Quelle conferenze, rielaborate, sono il tema di un piccolo ma denso libro dal titolo «Il Convegno di Natale 1923-1924… e dopo…», nel quale il suo autore così scrive:

«Albert Steffen non s’impegna che molto prudentemente nel conflitto latente, è sempre più apprezzato dai membri, molto più come scrittore e poeta che come Presidente nel quale egli sembra giuocare un ruolo ponderatore. Nondimeno, saturati dalle agitate dispute incessanti nella Società, alcuni membri dei paesi nordici suggeriscono di affidare ad Albert Steffen i pieni poteri. L’interessato non vi si oppone ed è persino favorevole ad una modifica degli statuti che dica ch’egli sia il solo autorizzato a firmare le domande di adesione dei nuovi membri. Ciò vuol dire al tempo stesso ch’egli può rifiutare la sua firma a candidati presentati da Ita Wegman. A ciò si aggiunge a partire dal 1930 il fatto che Albert Steffen si mette a  militare per l’applicazione del «metodo giusto» nel lavoro antroposofico, cioè il suo. Questa campagna è destinata ad avversare il lavoro che viene fatto presso gli amici di Ita Wegman. La pressione si accentua col fine di escludere Ita Wegman dagli affari della Società. Circolano racconti tendenziosi e falsificati riguardo alle attività raggruppate attorno a Ita Wegman. Gli amici di questa reagiscono mettendo in dubbio l’integrità di Albert Steffen nella conduzione degli affari della Società.

L’assemblea generale dell’aprile del 1935 conosce una preparazione strana. Nel febbraio viene messo in circolazione un memoriale di 150 pagine (detto «Denkschrift») sugli avvenimenti nella Società antroposofica degli anni tra il 1925 e il 1935. Esso enumera alla rinfusa i pasticci, gli errori, le macchinazioni, giustificate o inventate, che possono essere rimproverati a Ita Wegman e ai suoi amici. Questo documento riferisce altresì le ferite patite da Albert Steffen in seguito alle osservazioni critiche o scortesi fatte nei suoi confronti. Al tempo stesso egli viene presentato come la guida esoterica ideale per la Società antroposofica. Il clima nel quale si svolgerà l’assemblea sembra ben orchestrato in anticipo!

Sorvoliamo sui dettagli dei dibattiti spesso concitati tra i partigiani del Comitato diretto da Albert Steffen e i partigiani degli altri due membri del Comitato direttivo. Sapendo perfettamente che maggioranza dei membri condivide la sua visione delle cose, Albert Steffen propone una conclusione dei dibattiti «mirata».

Ferito dalle critiche al proprio riguardo avanzate da una minoranza, egli dichiara:

«O voi mi considerate come escluso dalla mia funzione di Presidente, oppure allora voi concludete che, tenuto conto delle circostanze presenti, le altre personalità (Ita Wegman e Elisabeth Vreede) sono escluse di fatto!».

Il voto è significativo: 1691 sostengono l’azione di Albert Steffen, 76 sono contrarie, 73 si astengono.

Consideriamo questo:

assistiamo al fatto straordinario che un membro del Comitato direttivo esoterico, il suo Presidente, incita l’assemblea generale a pronunciare l’esclusione di altri due membri che erano stati egualmente designati da Rudolf Steiner a far parte di quel Comitato esoterico. Ora la faccenda si svolge mentre ci si rende conto che è un’assemblea di carattere democratico (quella della Società) che prende una decisione riguardante la realtà esoterica, e che il gran numero dei membri presenti non hanno conosciuto il Convegno di Natale, e non ne sanno granché poiché nel 1935 il testo del Convegno di Natale non era stato ancora pubblicato. Non lo sarà che nel 1944.  

Ecco dunque l’immagine della Società antroposofica dieci anni dopo il Convegno di Natale!

Non posso terminare questo breve racconto senza menzionare l’intervento storico del conte Polzer-Hoditz col quale Rudolf Steiner aveva intrattenuto stretti legami di fiducia e di amicizia. Nel corso di quell’assemblea generale egli tentò invano di ricondurre i protagonisti alla ragione ricordando la posta in giuoco del Convegno di Natale. Le sue considerazioni coraggiose e di alto livello rimasero senza effetto, poiché dalle due parti le posizioni erano definitivamente crisallizzate.

Sappiamo inoltre che nel quadro della Libera Università di scienza dello spirito, il conte Polzer-Hoditz era stato designato da Rudolf Steiner da Rudolf Steiner come lettore della Classe. Come «ringraziamento» per il suo intervento in occasione dell’assemblea del 1935 il Comitato direttivo gli ritirò l’autorizzazione che Rudolf Steiner gli aveva dato.

Ecco ancora un fatto strano: sino al 1985 (ottantacinque!) il Comitato direttivo della Società antroposofica universale ha impedito la pubblicazione dell’intervento di Polzer-Hoditz nel 1935.

Terminiamo questo racconto del decennio 1925-1935 indicando che nel 1948, poco tempo prima della morte di Marie Steiner, e su sua proposta, la Società antroposofica ha riconosciuto che la destituzione di Ita Wegman e di Elisabeth Vreede era stata un errore. La decisione del 14 aprile 1935 venne allora annullata. Quanto al «Denkschrift» caratterizzato con il suo deplorevole livello di foglio di combattimento, esso non venne mai smentito ufficialmente, ma semplicemente ritirato dalla circolazione nel 1949…».  

Come si vede a compiere tutta la machiavellica opera di esclusione di Ita Wegman e Elisabeth Vreede, membri del Vorstand, ossia del Comitato direttivo della Società Antroposofica, e dei loro amici, fu unicamente proprio Albert Steffen. L’insinuazione bugiarda di una volontà colpevole di Marie Steiner nella vicenda dell’esautorazione e della espulsione della Wegman e della Vreede, la demolisco subito.

Nel medesimo scritto, vi è una post-fazione di Conrad Schachenmann, un amico di lunga data della fedele cerchia di Marie Steiner, il quale con poche parole precisa che:

«Il mio amico Georges Ducommun ed io stesso abbiamo assistito con una sofferenza quasi identica allo svolgimento della storia della Società antroposofica. Posso così identificarmi con la descrizione ch’egli ne dà qui. Mi identifico ugualmente con la maniera in cui egli l’ha fatta, descritta con una fine sensibilità dal Dottor Hériard Dubreuil.

Mi sembra utile aggiungere tre precisazioni che possono permettere di illuminare maggiormente ciò che è successo.

1-      La «democratizzazione» nella struttura della Società cominciò nel febbraio del 1925 quando Rudolf Steiner era sul suo letto di morte. Egli fu costretto a sottoscrivere una nuova formulazione degli statuti sotto la pressione di certe persone. Günther Wachsmuth giuocò il ruolo di autentica «eminenza grigia» dietro Ita Wegman e Albert Steffen, cosa che ebbe una ripercussione pure sui tragici eventi ulteriori. (Documenti d’archivio).

2-      In occasione dell’assemblea generale del 1935, nella quale furono escluse Ita Wegman ed Elisabeth Vreede, Marie Steiner non era presente. Ella si era rotto un braccio in tournée. Apprendendo al suo ritorno quel che si preparava a Dornach, ella ne fu profondamente infelice, ma non poté cambiare  nulla in quegli eventi».

Terminiamo qui la citazione di Conrad Schachenmann, perché ciò che segue non ha rapporto diretto con la difesa di Marie Steiner-von Sivers dalla calunnia di aver lei voluto ed operato l’esclusione e l’espulsione di Ita Wegman ed Elisabeth Vreede dalla Direzione del Goetheanum e dalla Società Antroposofica, mentre abbiamo visto ch’essa fu interamente l’opera di quell’anima machiavellica di Albert Steffen. Vicenda della quale soltanto in questo articolo intendevo parlare. Ma il candido lettore non tema: gradualmente amplieremo il discorso, perché è assolutamente necessario portare una parola di verità sulle drammatiche vicende del movimento antroposofico, le quali – a mio, ma non solo mio, giudizio – costituiscono la tragedia spirituale del XX secolo.     

Non m’interessa minimamente polemizzare con coloro che scientemente diffondono una tale calunnia nei confronti della fedele compagna e della massima collaboratrice di Rudolf Steiner, nonché continuatrice competente e consacrata della sua Opera. Mi interessa unicamente che amici sinceri non assorbiscano per insufficiente verifica affermazioni, che è possibile dimostrare essere false. Piano piano tirerò fuori tutto quanto possa aiutare gli amici leali e sinceri a formarsi una corretta immagine di pensiero degli avvenimenti tragici, che costituiscono la storia del movimento antroposofico. Essi mostrano eloquentemente a quali estremi ed eccessi si giunge quando, allontanandosi dalla autentica pratica interiore, ci si dà alla vanità, all’intellettualismo, alle spregiudicate macchinazioni del più sporco stile politico, alla mucillaginosa sentimentalità, all’ambizione e alla volontà di potenza. La forza della concentrazione profonda travolge e annienta ogni volta i rigurgiti dell’ego, e le suddette manifestazioni della mediocrità plebea e piccolo-borghese.

  

 

 

13 pensieri su “IN DIFESA DI MARIE STEINER-VON SIVERS E DELLA VERITA'

  1. Buon giorno
    Hugo mi chiama in causa per una risposta data su un altro blog, relativa ad un argomento penoso sul quale avrei evitato volentieri di parlare ancora, quello dei contrasti e delle lotte del “dopo-Steiner”. Certamente Marie era assente da Dornach quando furono espulsi la Wegman e gli altri (Stein,Polzer Hoditz,Kolisko et cetera), ma se dobbiamo dare fede alle fonti biografiche su Ita (Van Emmichoven,Selg,ecc) e su W J Stein (Tautz) non possiamo dimenticare che , piu’ d’una volta, Marie Steiner si espresse con asprezza nei riguardi della Dottoressa olandese (“quella donna batava”…) . Quindi: il contrasto fra queste due “gigantesse dello Spirito”, che ammiro in egual misura, sia ben chiaro, vi fu, anche duro, quale espressione-innanzi tutto- di portati karmici sui quali è stato detto molto, non so se a proposito o sproposito. Va comunque sottolineato come mentre nella Wegman prevaleva la tendenza alla ricerca spirituale diretta, Marie era convinta certo piu’ realisticamente,che fosse necessario preliminarmente organizzare e preservare l’Opera di Steiner per farla fluire nel mondo..
    Sottoscrivo in pieno,viceversa, il giudizio sull’opera nefasta di Steffen e Wachsmuth, che, a quanto mi risulta, potrebbe essere addirittura peggiore da quanto finora emerso.
    Anche qui certamente “nodi karmici”: c’è chi ha ipotizzato importanti “incarnazioni arabe” per i “due”, ma vi sono indizi che fanno pensare ad un operazione ben piu’ oscura, se è vero quello che disse Steiner poco tempo prima del trapasso “guardatevi dal gesuita che è fra noi….”.

    • Fin qui tutti d’accordo. Ma di fatto non è che basta covare un’antipatia per consentire una lapidazione pubblica (vedi il già citato amore-odio tra Steiner e Meynrik). Il problema, mittel, è il tono cattopietoso delle citazioni che leggo nell’articolo di Hugo. Ricordiamoci sempre che lo scienziato dello spirito deve avere i mezzi (iniziazione) per applicare la scienza in sé. Vabbé si ripetono sempre le stesse cose… Che Hugo stavolta abbia ragione mi sa che è palese. Non prestarti a questi giochetti. Dai solo perle ai porci. Non ti dico che non le meritano, ma non le capiranno in questa vita. Dovrebbero rinnegare tutto quelll che han di più caro. Parere mio.

  2. Grazie Hugo per il lavoro che stai portando avanti nel nobile intento di fare chiarezza su vicende che, non essendo ancora poi così lontane dal tempo presente, possono ancora dare la possibilità a qualche ultimo, eroico ricercatore, in possesso di testimonianze vere, di aprire porte e finestre per far entrare finalmente aria pulita, dopo tante menzogne, sui fatti avvenuti a Dornach dopo la morte del dottor Steiner.
    Queste verità non sono importanti solo per qualche singolo ricercatore dello spirito, ma, a mio parere, sono ci sono dei nodi che devono essere assolutamente sciolti e chiariti, affinché l’opera luminosa e coraggiosa della rifondazione della Società Antroposofica da parte del dottor Steiner, alla quale ha collegato tutto se stesso, possa forse ancora riprendere quota senza la zavorra di tante menzogne. Sono sicura che, comunque, non sia mai troppo tardi per ristabilire qualunque verità.

  3. Balin,
    la Parte Avversa, militante sotto le bandiere della nota Potenza Straniera d’Oltretevere, si crede furba come una volpe, ma dovrebbe riflettere alquanto e cogliere l’arcano significato di un antico tema di meditazione dei tirrenici Rasena, i quali amavano ammonire che: “le volpi prima o poi tu le vedi tutte in pellicceria”. Personalmente, per quanto anch’io sia un Rasena, ovvero un Etrusco, non ho davvero nulla contro le volpi a quattro zampe, che amerei veder tutte, dopo vita longeva, morir di serena e placida vecchiaia.
    Diverso è in caso delle volpi a due zampe, anzi a due gambe, E vi è antica inimicizia tra lupacci a quattro e a due zampe e questo vomitevole genere di bestie – è il caso di dirlo – diversamente volpine!
    Uno questi untuosi furbastri si prende il fastidio di citare il pessimo e reprobo Hugo, e lo addita ad esempio di come non si deve essere, per esser graditi ai chiericuti mambrucchi d’Oltretevere. Naturalmente, lui non dice esplicitamente così, ma i metodi della raffinata manoduzione verbale della mai troppo infamata Compagnia li conosciamo sin troppo bene. Così come ben conosciamo la tecnica del “trasbordo ideologico inavvertito” (insinuarsi, alludere, suggerire, calunniare, simulare, deviare, disarmare, ed infine catechizzando convertire), teorizzato dall’integralista cattolico Plinio Correo de Oliveira, e ampiamente praticato in Terra d’Ausonia, dalle truppe d’assalto ultracattoliche, foraggiate generosamente e benedette dalla nota Potenza Straniera. Costui così rampogna l’impenitente ed incallito eretico:
    “Per chi volesse approfondire la figura di Valentin Tomberg, con informazioni aggiuntive a quelle fornite da Hugo de Paganis:
    La metodologia di critica riportata da Hugo de Paganis, nonostante possa contenere degli elementi di verità, non può essere esposta nella maniera con cui è stata esposta, ovvero una critica violenta, presentata senza citare le fonti e senza dare indicazioni precise su come farsi un’idea propria sulla faccenda, ma nella maniera autoritaria di chi sa più cose perché ha avuto accesso a notizie di prima mano da persone collegate al maestro. Tale modalità, somiglia a quanto Massimo Scaligero evidenziò in un suo scritto che parlava dell’associazionismo (e Ecoantroposophia è de facto un gruppo di associati)”
    A dire il vero, il presente sito, non è affatto una “associazione”, né tampoco un “gruppo antroposofico”, anzi è una serie di individui, che si muovono in disordine sparso, talvolta in maniera concordemente litigiosa. Però, sono uniti dalla certezza interiore della verità sperimentata e sperimentabile della Via del Pensiero, così come Massimo Scaligero ce l’ha trasmessa. Sperimentabile nella pratica ascetica della concentrazione.
    A questo punto il furbastro cita – in maniera ìnfida e infìda – parole di Massimo Scaligero contro i suoi stessi discepoli. E lo fa in maniera assolutamente comica, invitando subito dopo ad un indifferenziato “ecumenismo” nel quale fa una sorta di immangiabile minestrone di verdure spappolate, strumentalizzando e distorcendo in aggiunta l’immagine di Rudolf Steiner delle dodici concezioni del mondo, ognuna delle quali giustificata da un particolare punto di vista cosmico e zodiacale. Ma tra quelle dodici giustificate concezioni del mondo, anche andando a cercarla col lanternino, non si riesce a trovarvi il cattolicesimo.
    E guardate come il mambrucco sostiene la sua farlocca tesi, scrivendo:
    “Una obbiezione possibile, potrebbe essere quella di dire che, dialetticamente si può affermate tutto e il contrario di tutto. Infatti nel ciclo di conferenze publicate anche con il titolo “Pensiero Umano, pensiero Cosmico”, Steiner mette in evidenza i 12 punti di vista principali con cui vedere la realtà”.
    Come se anche i poppanti non conoscessero l’assoluta inimicizia, che nei confronti della “dialettica”, di ogni menzognera dialettica, che gli “scaligeropolitani” leggono e meditano in ogni pagina dell’opera di Massimo Scaligero. Costui pensa che noi abbiamo scritto in fronte “sale e tabacchi”. Ma ciò non è punto vero, anche se il sale ce lo abbiamo nella zucca, e i tabacchi ce li fumiamo a tutto spiano sotto la forma di ottimi sigari di marca rigorosamente rasena, ovverossia etrusca.
    Ma siccome fideisticamente è un “credente”, dopo la moralisca ed edulcorata rampogna, ei crede, spera e confida di ottenere da Hugo, quel che non può. Eccolo che invoca:

    “Per quanto riguarda invece Hugo de Paganis, credo che lui sia depositario di un grande patrimonio, e gli sarei grato se lo condividesse con tutti, rinunciando (se possibile) all’atteggiamento distruttivo, perché da parte mia, non ho alcuna pretesa di insegnare niente, ne tanto meno di modificare l’insegnamento dei Maestri, ma ho la necessità di esprimere quello che ho compreso fino ad oggi, dell’insegnamento dei Maestri, per trovare il punto in cui sembriamo esserci ancorati”.
    E’ chiaro che ci vuole a tutti i costi come “compagni di merende”. Ma siccome la mamma ci ha ingiunto di non andar dietro agli sconosciuti, di non accettare da loro le caramelle, noi che siamo dei lupacchiotti obbedienti, lasceremo il mellifluo imbonitore, e l’occulto persuasore, da solo e a bocca asciutta!
    Facendo così, in maniera untuosa e dolciastra – tipica dell’apologetica cattolica – il furbo volpastro si sforza di delegittimare, e disarmare, il suo avversario.
    E l’accusa principale che costui muove ad selvaggio ed esagitato Hugo, è quella di non essere carino e gentile. Sul fatto che Hugo non sia carino, possiamo assolutamente concordare, essendo egli brutto come la fame, e facendosi un punto d’impegno lo sforzarsi -facendo del suo peggio – d’inselvatichirsi sempre di più. Perché il buon vinciano Leonardo affermava che “salvatico è colui che si salva”.
    Ma l’accusa di non essere gentile è assolutamente ingiusta e come tale da rintuzzare. L’orsolupesco Hugo è estremamente “gentile”, anzi è “gentilissimo”, ossia pagano a fuoco, come persino sodali di questo blog talvolta gli hanno rimproverato, facendolo felice di vedere infine riconosciuti i suoi molti demeriti.
    Ma il tipo un degno “compagno di merende” ce l’ha, e gli fa da spalla, come i comici d’avanspettacolo dei quando ero piccolo io. Il suo sodale e socio si prova a persuadere il volgo profano della bontà della propria tesi, ed eziandio della bontà della suddetta infamata Compagnia, scrivendo:

    “Per quanto ne so, trovo poco rispondente alla realtà dei fatti parlare oggi dei gesuiti come se ne parlava un secolo fa: credo che oggi l’impulso gesuitico sia presente nella chiesa cattolica soprattutto per mezzo dell’Opus Dei o dei Legionari di Cristo o anche di CL, mentre i gesuiti oggi si fanno anche ammazzare per difendere la povera gente e non certo come soldati del generalissimo Gesù
    Pur con tute le riserve basti citare l’attuale vescovo di Roma e la teologia della liberazione”.

    E, tanto per pescare nel torbido, credendo di essere spiritoso, getta fango sul Dottore, con espressioni da baraccone e da fiera. Eccole:

    “Ma Steiner faceva il guaritore?”
    E dopo aver riportate, fuori dal contesto, alcune brevi citazioni del Dottore, costui si dà al fantaesoterismo, proponendo le sue velenose illazioni:
    “La domanda del titolo, per la verità è un po’ retorica: ho la netta impressione che Rudolf Steiner, almeno fino a quando sospese gli incontri individuali, dopo l’inizio della guerra, praticasse ciò che descrive (e su cui non ho trovato altri accenni, ma l’O.O. non l’ho ancora letta neppure una volta).
    Qualcuno sa dirne qualcosa?”.
    Delle sue “nette impressioni” nulla ce ne cale. Ma è evidente che il mambrucco – che ancora una volta professa la sua inintelligente ignoranza – lancia il sasso nello stagno, per vedere se i ranocchi seduti sul fondo saltano fuori.
    Ma il suo compare e lui – il “gatto” e la “volpe” di collodiana memoria – con questi discorsi, allusioni, diolciatre considerazioni moralistiche, proposte adescatrici da ierodula invecchiata, concluderanno poco, molto poco. Ovvero faranno un “forum” nell’acqua!

    Hugo, ch’è un impenitente lupaccio,
    un bel risotto lo pappa allo spaccio.

    • Più che il gatto e la volpe a me ricordano i tenaci mollusci di Dickens. Buoni solo a rimaner attaccati alla nave più grassa. A quando la nascita del ministero antroposofico delle circonlocuzioni?

  4. Comunque, volpe e gatto non stiano in ansia! Il lupaccio Hugo li accontenterà: scriverà e citerà una vera abbondanza di fonti a proposito della penetrazione della Parte Avversa sotto mentite spoglie nel movimento antroposofico. Il che darà non pochi mal di pancia alla filoclericale accozzaglia di spasimanti dell’ignaziano Oracolo d’Oltretevere!

    Hugo, che mai avrà finito
    d’esser sempre un impunito,
    e siccome non è un fesso,
    in salsa verde si mangia il lesso.

  5. Proviamo immensa gratitudine per Hugo de Paganis per questi pensieri ispirati verso Colei che rese possibile la missione cristiano-esoterica del Maestro dei Nuovi tempi: Rudof Steiner. Vorrei però sottolineare tre cose:
    1. Albert Steffen e Günther Wachsmuth, avendo il coraggio di contrastare Ita Wegman, ebbero una forza non comune: conoscendo il mistero, tragico e così profondo, della missione della dottoressa Wegman, questi due antroposofi compirono una forte scelta di “Destino”.
    2. Ci fu una lettera finale di Marie Steiner in cui lei chiarificò tutto e volle pacificarsi con Ita Wegman.
    3. Per conoscere tali misteri, riguardanti la storia della Società Antroposofica, invitiamo a meditare, con devozione e senza alcun pregiudizio soggettivo, le conferenze di Rudolf Steiner dedicate all’argomento (La storia e le condizioni del movimento antroposofico in relazione con la Società antroposofica, O.O. N° 258). Meditando questo saggio si arriverà a percepire, se lo sforzo è autentico, ciò che a tutta prima potrebbe sembrare misterioso.
    Ancora un ringraziamento a Hugo de Paganis.

    • Marina carissima,
      tu sai quanto impegno io mi sforzi di mettere nella ricerca di quella Verità, nella quale soltanto vi è Giustizia. Anzi, nutrito come sono di studi “egiziaci”, come gli antichi abitanti della Valle del Nilo, io metto in posizione suprema la Dea Maat, alla quale persino Ra, il Sole, deferente s’inchinava e cedeva obbediente il passo, ovverossia venero e pongo in posizione suprema quella Verità-Giustizia, la quale soltanto può essere ordinatrice del caos umano individuale e sociale. E dalla Verità nasce la conoscenza dell’universale fratellanza umana, perché tutti nasciamo dello stesso Spirito universale. Nasce altresì l’uguaglianza spirituale, perché – al di là dei ruoli che ognuno di noi recita sul palcoscenico del mondo, e delle maschere di periture personalità che necessariamente indossiamo – siamo tutti degli ‘io’, animati dall’unico Io Sono. Dalla Verità nasce, infine, l’amata libertà perché è scritto: “conoscerete la Verità, e la Verità vi farà liberi”.
      Mentre senza Verità non può esservi Giustizia, e quindi la menzogna produce sempre divisione e odio tra fratelli, produce ingiustizia sociale e diseguaglianza, produce schiavitù nell’imporre l’accettazione della menzogna dogmatica, come da quasi venti secoli fa la nota Potenza Straniera d’Oltretevere.
      Menzogna, che può essere mascherata ed insinuante, al fine di paralizzare e annientare la Comunità Solare – come la chiamava il nostro amato Maestro, Massimo Scaligero – deviandola dal suo cammino con l’immetterla prima su un binario di scambio, e infine su un inerte binario morto.
      Per cui, per noi è doveroso sforzarsi di essere esatti nel ricostruire la storia, da noi dolorosamente vissuta, del movimento spirituale alla cui creazione Rudolf Steiner consacrò la sua vita, e cercare la verità su quei tragici eventi, sul ruolo delle personalità che in essi furono a vario titolo attivi protagonisti, sui retroscena spirituali di eventi e personalità.
      Tanto più, che sia durante la vita del Dottore che dopo la sua morte, ininterrotta fu la serie di attacchi contro la sua fedele, intelligente, capace, compagna di vita e collaboratrice spirituale, Marie Steiner-von Sivers. Nei suoi confronti, Rudolf Steiner – e ciò è scritto anche nell’Epistolario tra il Dottore e lei – parla di una «geistige Waffenbrüderschaft», ossia di una autentica «fratellanza d’armi spirituale», contro la quale si scatenò per decenni la gelosia, l’invidia, l’ambizione, il gelido odio di coloro che erano diventati i burattini degli Ostacolatori.
      Ma è necessario – ed anche giusto, per onorare Maat, la Verità-Giustizia – distinguere, anche qualitativamente, le varie responsabilità. Vi è, infatti, grandissima differenza tra errore e colpa. Come vi è grandissima differenza tra dolo cosciente e volontario, e danno non cosciente e non volontario. Ovvero tra l’errore involontario di chi sbaglia in buona fede per immaturità, insufficiente preparazione interiore, fiacchezza della volontà, non adeguata vigilanza di fronte alle prove del destino e alla malvagità della Parte Avversa, e la colpa volontaria, che invece crea e freddamente diffonde la menzogna, divide e mette l’un contro l’altro sorelle e fratelli spirituali, diffama, deride, prima isola e poi colpisce chi alla Verità e allo Spirito vuol essere fedele, e per essi combattere. Rudolf Steiner dice apertamente che nei confronti delle insufficienze e delle debolezze umane si può e si deve essere illimitatamente pazienti e indulgenti, mentre nei confronti della menzogna, della volontaria deformazione della Verità e della Sapienza, nei confronti del cinismo, dell’ambizione, del gelido e metodicamente operante odio, non vi può essere indulgenza alcuna.
      Non si può e non si deve MAI dare quartiere o tregua alla menzogna, alla patente malafede che nelle persone vogliono colpire la Verità, vuole deridere, paralizzare e distruggere la Sapienza Celeste, mettere fuori combattimento coloro che vogliono essere consacrati militanti della Schiera di Michele.
      A questo proposito, mentre nel caso di Ita Wegman – a mio giudizio, e sulla base di uno studio pluridecennale – è possibile parlare forse di errori, addirittura di errori forse difficilmente evitabili, date le tragiche condizioni delle situazioni e degli eventi nei quali ella si trovò ad operare, nel caso di Albert Steffen e Günther Wachsmuth abbiamo a che fare – e queste sono le parole di Marie Steiner e non mie – di metodi ‘gangsteristici’.
      In un tempo forse troppo breve – gli ultimi anni della vita di Rudolf Steiner – Ita Wegman dovette prendere coscienza della propria individualità spirituale sovrastorica e percorrere in maniera accelerata un sentiero spirituale aspro e irto di immense difficoltà. Dovette affrontare prove spirituali che avrebbero spezzato molti audaci. Dovette contemplare i suoi antichi destini, e non fu facile per lei né semplice conciliarli e armonizzarli con le vicende del suo presente. Se errori vi furono, ella poi li superò con la grandezza della sua anima, con le molte sofferenze che dovette affrontare, col suo strenuo lavoro interiore. Certamente, da parte di suoi seguaci – Walter Johannes Stein, Lili ed Eugen Kolisko, ed altri – vi furono non pochi eccessi nei confronti di Marie Steiner, ed anche delle ‘male azioni’. Ma per quelle azioni e quegli eccessi. Ita Wegman li rimproverò molto aspramente. E la sua fondamentale onestà, bontà e grandezza d’animo, sono dimostrate da una lettera ch’ella scrisse a Marie Steiner – in un periodo nel quale ambedue erano quasi completamente isolate in ambito antroposofico ad opera del perfido e gelidamente machiavellico Albert Steffen – lettera nella quale Ita Wegman esprime tutto il suo affetto, la sua gratitudine, la sua ammirazione nei confronti di Marie Steiner. Avrebbe anche voluto incontrarla, ma ne fu impedita da una improvvisa e violenta malattia che se la portò via. Ma esplicita in quella lettera – della quale ho anche una copia in fac-simile – è la volontà di affettuosa riconciliazione, di profondissimo rispetto, di ammirazione nei confronti di Marie Steiner, e di gratitudine. Cosa che generosamente Marie Steiner generosamente riconobbe, bevendo regalmente – come una Regina – la coppa dell’oblio sulle precedenti difficoltà.
      Mentre nel caso di Albert Steffen e Günther Wachsmuth non si può – sempre a mio personale giudizio – parlare di involontario errore. Anzi, sulla base dei documenti che ho, son giunto alla conclusione che Albert Steffen fu – già col suo comportamento prima, durante e dopo i funerali del Dottore – abile orchestratore delle difficoltà che opposero Ita Wegman a Marie Steiner. Se ho molto rispetto per le vicende di Ita Wegman, per le difficoltà ch’ella dovette affrontare, per la sua passionale natura, per la dolorosità delle vicende nelle quali si trovò, non ne ho invece alcuno per l’azione freddamente calcolatrice di Albert Steffen, con la quale egli operò – volontariamente operò – a cercare, con ogni mezzo illecito, di soddisfare la propria vanità, la propria ambizione, la propria divorante brama di potere personale. Con abili ed illeciti mezzi – contro la volontà di Marie Steiner – Albert Steffen prima isolò, poi escluse dalla Direzione della Società Antroposofica Ita Wegman e Elisabeth Vreede, che a tale Direzione erano state chiamate da Rudolf Steiner e non da lui, e poi le fece espellere dalla Società Antroposofica da una acquiescente, quanto manovrata e ignorante assemblea generale della Società. Subito dopo, passò ad isolare, spoliare di ogni bene, a diffamare, e praticamente espellere la stessa Marie Steiner.
      In tutto ciò secondato dal suo famulo, sciocco e vanitoso, Günther Wachsmuth, il quale come accenna Conrad Schachenmann, mentre Rudolf Steiner era sul letto di morte non si peritò di cambiare gli Statuti scritti dallo stesso Rudolf Steiner e presentati al Convegno di Natale del 1923, e di andare a registrarli legalmente nella forma da lui mutata, favorendo così poi le ambizioni di Albert Steffen, suo ‘signore e donno’. Tireremo fuori documenti anche a proposito di questa meschina e triste vicenda.
      Albert Steffen – ne ho la prova provata nero su bianco – il quale nei suoi libri fa passare per proprie esperienze spirituali e propri insegnamenti quelli che Rudolf Steiner dette in forma riservata nella prima Scuola Esoterica – quella che operò dal 1904 al 1914 – ad una cerchia ben selezionata di suoi discepoli! Lo poté fare facilmente, perché tali insegnamenti riservati vennero pubblicati in tedesco – per esplicita e scritta volontà di Marie Steiner – per la prima volta negli anni ottanta dalla mia cara amica Hella Wiesberger. Ma Maat, la Verità-Giustizia, scompagina sempre la callida intelligenza dei malvagi, i loro piani, e delude le loro ambizioni, rivelando e disvelando la realtà dei fatti, i retroscena degli eventi, le miserie interiori delle loro mediocri ambizioni, la bruttura delle oblique azioni generate dalla loro anima sporca e deforme, preda degli Ostacolatori.
      Cara Marina, volevo – sempre in onore della nostra amata Maat – precisare che fu Ita Wegman a scrivere a Marie Steiner la lettera di gratitudine e riconciliazione, e che invece – è la mia forte convinzione di malfidato e arrabbionissimo lupaccio della steppa – che Albert Steffen e Günther Wachsmuth si comportarono da subito da ‘gangsters’ nei confronti di Marie Steiner e della stessa Opera di Rudolf Steiner. Racconteremo a tale proposito ‘storie’ molto interessanti, per quanto poco consolanti.
      Se nel caso di Ita Wegman vi furono, forse, degli errori, i quali furono eventualmente da lei superati nel suo cammino interiore, nel caso, invece di Albert Steffen e Günther Wachsmuth vi furono colpe coscienti e attivamente volute, e le conseguenze tragiche delle quali ancora operano come veleno che tuttora intossica il movimento spirituale antroposofico. Ne riparleremo.
      Con affetto, tuo fedele compagno d’armi nella militanza spirituale,
      Hugo.

  6. Mi permetto di aggiungere a questa ricostruzione ,assolutamente condivisibile in sè, che all’origine della morte prematura del Dottore, c’è notoriamente l’episodio dell’avvelenamento del 1 Gennaio 1924.
    Ora, a parte le testimonianze fattuali (Marie Steiner innanzi tutto) ci si potrebbe chiedere -se la vecchia “teoria del cui prodest” ha un senso- quale luce sia possibile gettare sulla natura assolutamente e tragicamente sconcertante dell’episodio criminale,che,non esito a dirlo ha contribuito fortemente a precipitare l’Europa ed il mondo verso le ben note catastrofi.
    Consideriamo infatti i magheggi (…immediati, visto che la malinformazione steffeniana. a quanto sembra, agì subito, nella questione delle urna funeraria del Dottore) perpetrati dal neo-Presidente e dal suo vice….
    Che l’ispirazione di fondo, similmente a quanto avvenne per le fiamme di S.Silvestro 1922 venga dalle “Mura Leonine” e dalla non lontanissama piazza romana ove si fronteggiano Loyola “santificato” e i grembiulini è indubbio, ma di chi fu la”manina” avvelenatrice? E a chi si riferiva Steiner quando, mesi dopo, ammoniva “attenti al gesuita che è fra voi??)

  7. Sulla questione dell’avvelenamento di Rudolf Steiner al ‘Rout’ svoltosi la sera del 1° gennaio 1924, vi è la triplice concorde testimonianza, in primis della stessa Marie Steiner, poi di Ilona Schubert-Bögel e di Lidia Baratto Gentilli.
    Il suddetto episodio criminale si inserisce nella feroce e serrata lotta – una vera guerra senza quartiere – che la Parte Avversa decise attuare contro la persona di Rudolf Steiner e la sua corrente spirituale.
    Per attuare con efficacia tale guerra venne inviato ad Arlesheim come parroco un sacerdote di nome Max Kully, il quale non si ritrasse di fronte ad alcuna mala azione nei confronti del Dottore, diffondendo le calunnie più inverosimili, e facendo opera di vasta diffamazione contro di lui. E ad un certo dalle parole la Parte Avversa passò ai fatti: prima serie di minacce velate o aperte sui giornali stessi di Basilea, nei quali si avvertiva Rudolf Steiner di stare bene attento a che “una ‘scintilla spirituale’ non mandasse in cenere il Goetheanum”, alle quali seguì una riunione della locale Lega Cattolica, diretta dal suddetto Max Kully, la sera prima dell’incendio del Goetheanum alla Taverna Ochsen di Arlesheim, nella quale furono pronunciate alte minacce contro il Goetheanum e lo stesso Rudolf Steiner.
    Nel pomeriggio del giorno dopo – ed abbiamo la testimonianza scritta di Ilona Schubert-Bögel che vide salire sulla colina di Dornach un membro attivo di tale Lega, di nome Jakob Ott, di professione orologiaio, il quale in precedenza si era infiltrato – con la doppiezza tipica ellai “jesuitica schola” – nella Società Antroposofica. Ilona Schubert disse a sua madre,che l’accompagnava: “Cosa ci viene a fare costui quassù?”, ed ebbe un brutto presentimento. In effetti, costui agì come incendiario, e il suo scheletro calcinato fu trovato, assieme ad oggetti personali che la famiglia riconobbe, tra le macerie incenerite del Goetheanum.
    Vi fu – sempre ad opera della Parte Avversa – il tentativo dopo la prima guerra mondiale di staccare gli stati tedeschi cattolici e di unirli all’Austria ultracattolica, al fine di ricostituire il Sacro Romano Impero della Nazione Tedesca. Tale tentativo viene riferito dallo stesso Dottore all’interno della Scuola esoterica, invitando i membri della medesima alla massima vigilanza. Nella stessa occasione Rudolf Steiner riferisce che, per realizzare un tale nesfasto e nefando progetto, i loro ideatori vedevano necessario lo spazzar via la Società Antroposofica, la neonata Christengemeinschaft, e l’eliminazione fisica di Rudolf Steiner stesso. E ci sono anche i riferimenti documentari di una tale lucida e cinica follia. Discorsi esattamente simili venivano fatti in Italia una venticinquina d’anni fa dall’integralista cattolico, ‘maître-à-penser’ di Alelanza Cattolica e della Lega Nord, Gianfranco Miglio, ossia unire Baviera, Austria e Italia del Nord sotto una restaurata monarchia asburgica. Come diceva quel ottimo paganaccio impenitente di Arturo Reghini, l’immonda belva d’Oltretevere perde il pelo ma il vizio, quello no!
    Ed infatti – ad ulteriore conferma della “invarianza del metodo” – così scrive, nella nota biografica su Reghini, Giulio Parise, suo amico, riferendo eventi dell’epoca del Gruppo di UR: “e poi venne in abito talare l’agente provocatore della mai troppo infamata compagnia, che fu a un pelo dal salvare l’anima di Arturo Reghini e mia a colpi di rivoltella”.
    Non vi fu – a mio parere – “ispirazione” proveniente dai Palazzi chiusi dalle Mura Leonine: vi fu un preciso ordine omicida per quel che riguarda l’incendio del Goetheanum a San Silvestro del 1922, e ordine omicida fu impartito dalla stessa fonte mandante per l’avvelenamento Di Rudolf Steiner, che, pur non riuscendo interamente nell’intento, fu un colpo fortissimo contro la vitalità del Dottore. Anche se a trascimarlo alla tomba furono poi decisivi l’imbecillità, la faciloneria, il pressappochismo, la mancanza di serietà, i tradimenti, gli errori e le colpe degli stessi antroposofi.

    Hugo, che pur non essendo un bravo cuoco,
    per la Parte Avversa è diventato un Mangiafuoco.

  8. Ho parlato di “ispirazione” in un senso che puo’ abbracciare anche l'”ordine diretto” del quale, non c’è “smoking gun” ( sempre se mai ualcosa fu scritto o annotato…) .
    Ma, come diceva un grandissimo giornalista di lucida e disincantata intelligenza “piu’ indizi in una direzione fanno una prova”, e quindi…… “tutte le strade portano a Roma”. (Fra l’altro in ambienti nazicattotrad (facenti capo ai deliri del sito Effedieffe) circola ancor oggi la voce che Steiner avrebbe usato “ogni mezzo” per favorire l’ascesa al soglio-credo fosse il 1909- del “massone” Rampulla del Tindaro al posto del veneto ultrareazionario Sarto, che poi sarebbe diventato il “papa della Pascendi…”, Pio X)
    E’ anche interessante riflettare sull’attuale situazione della SJ, che ha visto nascere, intorno agli anni 30-40 del XX Secolo quale sua ” polarità reazionaria” (in quanto con la “svolta di Arrupe” la “compagnia” si sarebbe “spostata a sinistra” tutta “aiutiamo i poveri e i derelitti, abbasso il capitalismo”…..almeno per i “media”…)l’orrida creatura “opusdeina”( con l’appendice italiota della Cl cara a nobili spiritualisti come il “casto Formigoni”) .
    L’OD ,a detta di molti “studiosi delle cose d’oltreTevere” (compresi i “cardinali pianola” (1) autori di testi come “Via Col Vento in Vaticano”) era cara parimenti al papa polacco ed alle “casse” dello IOR,notoriamente alimentate da traffici non proprio cristocentrici. (chiedere alla vedova Calvi….)
    Ora la Societas, ammesso che il suo potere abbia mai avuto flessioni .. è di nuovo “on the crest of the wave”,meglio ancora che ai tempi di Pacelli (l’ideatore del Concordato con la Germania che fu spinta DECISIVA per la consegna della Mitteleuropa ad una delle corna della Bestia, mentre -1933- l’altra applicava la “cura dimagrante” di gulag e carestie ai kulaki ucraini….).
    Infatti sul Soglio siede un simpatico gesuita argentino.(Personalmente preferisco quel bellissimo Paese come produttore di bistecche e soprattutto grandi calciatori…..)
    Peraltro se si confrontano le “tecniche di Escrivà” con gli “esercizi” loyoliti , a parte la rozzezza delle prime, non è che lo scopo sia diverso: incatenare la spiritualità cosciente dell’essere umano e trasformarla nel suo “doppelganger” …….chissà “cui prodest” questa operazione……

    (1) A Roma dicesi ” er pianola” un membro di un sodalizio criminale teso a “suonare” per le Forze dell’Ordine, termine equuivalente all’italiano.”spia”

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