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13 giugno 1916
Parlo io, Sigwart.
Oggi non parlerò che della natura dei Deva. Essi devono compiere qui dei lavoro ben definiti e devono sempre aver terminato il loro compito in un certo lasso di tempo.
Sorvegliano, per così dire, questo mondo celeste del devachan. Decidono se qualcuno può entrarvi oppure no. Abbracciano con un sol colpo d’occhio gli spiriti e riconoscono subito il loro grado di maturità devachanica. Qui essi dirigono tutto; anche i Maestri, che sono i nostri istruttori, sono loro sottomessi perché non è passato così molto tempo da quando ancora portavano l’abito fisico.
I Deva sono sette e sono a capo di diversi gruppi di servitori. I servitori sono indescrivibilmente buoni e il loro unico pensiero è quello di colmare di benefici coloro che hanno bisogno di aiuto o di qualche consiglio per fare del bene. D’altro canto aiutano e servono principalmente i sette dirigenti.
Questi ultimo sono molto più severi perché sono divinità che portano tutta la responsabilità, che promanano le leggi e che non hanno il diritto di fare delle eccezioni. Essi sono i dirigenti dell’evoluzione della terra anche se sono sottoposti a Dei superiori, ma di questo non posso parlare.
Non ho ancora incontrato i sette Grandi, vedo solo i servitori che sono molto numerosi.
Mi fa piacere incontrare queste nature magnetiche, sante e devote.
Sono sempre loro che abbelliscono il sonno degli esseri umani incoscienti (quelli che qui dormono) con spettacoli meravigliosi, ma per questi addormentati non sono che bei sogni.
Quando ho saputo che qui esistevano delle grandi potenze, ho creduto da principio che fossero gli Arcangeli, di cui si sente spesso parlare, ma non sono loro. Gli Arcangeli sono altre entità ma non posso dirvene nulla.
Ho anche iniziato a godermi il riposo. Tutto ciò che ho cercato l’ho già trovato e ora sono pronto per far fronte alla più forte corrente di felicità.
28 giugno 1916
Parlo io, Sigwart
Voglio oggi parlarvi di diversi gradini di evoluzione che si incontrano qui, nel mondo celeste.
Ve ne sono molto meno che nel mondo astrale, perché ciò che si pone al di sopra dei Deva non ha qui il suo posto. Qui i più elevati sono i Deva, è così che noi li percepiamo.
Al di sotto dei Deva, si trovano differenti stati o livelli di evoluzione.
Il più basso è quello degli esseri umani che qui dormono. Sono coloro che sulla terra si dedicarono unicamente e costantemente agli interessi inferiori.
Al successivo livello si situano coloro che forse erano dei grandi sulla terra, ma che sono rimasti piccoli nello spirito. Anch’essi passano generalmente il loro tempo del devachan dormendo.
Seguono coloro che sono svegli a metà. Sono già molto più evoluti e pur tuttavia non sono ancora maturi per vivere tutto coscientemente. La maggior parte dell’umanità, senza dubbio si situa a questo semi-livello.
Poi vi sono coloro che hanno più maturità, che si erano sforzati di trovare lo spirituale sulla terra, ma che non si sono ancora sbarazzati delle loro numerose idee errate.
Troviamo in seguito coloro che sono ancora più evoluti grazie agli sforzi prodotti nel corso delle loro ultime vite terrene. Questi sono qui gli esseri coscienti e sono essi che costituiscono la mia cerchia perché -ve l’ho già detto- vivo totalmente in questo mondo celeste e sono totalmente cosciente.
Al di sopra di questi ultimi si collocano esseri umani superiormente evoluti, dotati di ogni sorta di forze, che tutto dominano. Sono coloro che impartiscono insegnamenti, e poi i Maestri. Per loro non esistono più leggi. Sono ciò che vogliono essere, vivono nella sfera nella quale vogliono vivere, tutto è loro possibile senza pena. Sono i nostri aiuti, i nostri amati maestri.
Con ciò spero avervi dato un’immagine chiara degli abitanti di questo mondo.
Tutto vostro Sigwart.
26 ottobre 1916
Io, Sigwart, voglio parlarvi di ciò che si trova al di sopra di voi, del firmamento luminoso, della regina della notte e delle stelle che, come punti luminosi appaiono nella volta celeste notturna.
Le stelle là in alto sono dei mondi che si trovano a differenti livelli di evoluzione e sui quali ci siamo spesso incontrati durante la notte. Abbiamo bisogno di loro per l’evoluzione del nostro Sé. Sono stati creati per ricondurci sulla via, affinché si possa tornare ad essere le entità spirituali che siamo stati all’origine.
Mondi d’origine, voi che in tempi lontani siete stati la nostra patria! Mondi che sono stati sottratti allo sguardo umano fino a che le nebbie diraderanno e gli uomini sapranno di nuovo servirsi delle loro ali!
E’ così che ho visti tutti questi mondi, la cui grandezza vi intimorirebbe.
Le stelle, che voi contate nelle notti di nostalgia, si trovano davanti a me come un libro aperto.
Possiate pensare alle stelle in questa maniera, non come bambini che accettano le cose ingenuamente, ma come dei saggi che comprendono sempre più ciò che vive e si muove intorno a loro!
11 gennaio 1917
Si, sono presente io Sigwart.
Quando avevo delle difficoltà a percepire i vostri fluidi e a raggiungervi, questo era dovuto a correnti che non erano corrette. La causa erano i vostri pensieri o perché voi stessi non eravate nell’armonia richiesta. Tutto ciò ha un forte impatto sulla nostra relazione!
Bisogna che sappiate che dovete trovarvi in certe disposizioni quando desiderate entrare in relazione con me, perché spesso potreste facilmente eliminare tutti questi ostacoli.
Per esempio, quando siete attorniati da persone che producono correnti contrarie, queste correnti agiscono, indirettamente, così fortemente su di voi e sul vostro stato, che difficilmente mi apro un varco. Gli esseri umani non sospettano il ruolo che anche la più piccola cosa possa giocare nel mondo spirituale.
Ogni pensiero agisce ed equivale a delle azioni! Innumerevoli errori vengono commessi su questo piano, perché gli uomini credono sempre di esseri liberi di pensare quello che vogliono. Per tutto il tempo che questa idea falsa persisterà, l’umanità non potrà elevarsi.
L’elevazione non sarà possibile fino al momento in cui ciascuno avrà il dominio dei suoi pensieri.
Agiscono ancora fortemente le azioni di numerosi spiriti malvagi che sono soddisfatti quando le persone pensano male. Essi si insinuano dappertutto e soprattutto presso coloro che cominciano a sorvegliare e a controllare il loro pensiero; rendono la vita dura specialmente a questi ultimi perché sanno che l’essere umano acquista improvvisamente un potere quando si sforza in questo senso.
Anche se dovete faticare, credo che potrete fare ancora meglio. La vostra vita interiore sarà molto più calma; è l’unico modo per trovare la felicità che gli umani continuamente cercano.
Dunque ciò che conta sono i pensieri non le azioni, perché queste ultime non ne sono che le conseguenze! La cosa più importante è ciò che le precede cioè il pensare.
La faticosa esistenza terrestre è sopportabile solo se ciascuno ha trovato in sé stesso la felicità e la calma. Trovare la felicità in se stessi significa: non cercarla mai al di fuori, ma sempre in sé e costruirla tentando costantemente di vincere le tentazioni che si avvicinano dall’esterno.
Certamente presagite come tutto può diventare più luminoso e facile grazie a questi consigli.
Vostro Sigwart
8 marzo 1917
Vorrei dirvi qualcosa riguardo a mio figlio. Le vostre idee, per ciò che lo riguarda, sono false!
Ciò che a voi sembra tragico riguarda solamente le circostanze fisiche.
Tutti voi dite: “Il bambino non ha più il padre”. Se sapeste quanto questo pensiero a noi sembra falso! Vorrei aiutarvi raccontandovi come ci siamo trovati, lui ed io.
Egli ha desiderato questa incarnazione, perché lo avrebbe liberato da un pesante fardello che portava. Lo scopo al quale aspiravo era di portarlo alla vita, ma che in seguito, avrebbe completato il percorso senza di me. Eravamo d’accordo. L’abbiamo fatto rispondendo ad un desiderio pienamente cosciente e con lo scopo di progredire: lui ed io.
Sapevo che sarebbe arrivato quando io dovevo partire; dovevo dargli degli elementi di cui aveva assolutamente bisogno per la sua vita terrestre. E’ per questa ragione che ci siamo incrociati.
Se non fossi partito, giustamente non sarebbe venuto nel presente, perché si è nutrito della mia vita o ne è nutrito. Era la determinazione fondamentale della sua vita; è soltanto così che può arrivare al grado di evoluzione al quale deve giungere. Sono molto vicino a lui, non veramente perché io sono o ero il padre, ma perché gli ho dato delle forze che provenivano da me, e perché già in altre vite sono stato suo amico e consigliere.
Io Sigwart vi ho detto questo.
24 marzo 1917
Vi tendo le mani, miei amatissimi, per parlarvi di nuovo di questo mondo.
Ascoltate: succedono qui avvenimenti esattamente come possono capitare tra di voi.
Relazioni meravigliose si stabiliscono qui tra coloro che sono dello stesso livello. Ritrovamenti, auguri di benvenuto, felicità di riconoscersi e ritrovarsi…è questo che noi viviamo!
E’ paragonabile ad un onda luminosa che irrompe improvvisa e che, secondo la forza del suo contenuto, diviene incandescente. Della stessa qualità è la corrente che cambia in mille modi, che si illumina di mille colori, che si dispiega in un mare di colori e che risuona in un modo così bello… come le sinfonie più maestose. La festa è di entrare nella corrente degli altri, in quelle dei fratelli e delle sorelle di questo mondo che sono, si potrebbe dire, risvegliati a nuovo, dunque anche rinati.
Festeggiamo tutti coloro che riappaiono e che appartengono al nostro grado di evoluzione.
E’ un eterno arricchimento in tutti i sensi. Ciò che vivo con la musica, mi rende sempre infinitamente felice perché vibro al suo ritmo e perché, durante questo tempo, creo opere attingendo dalle profondità dei miei sentimenti. Più si ha del sapere, in qualunque campo, più si può mettere a profitto cogliendo gioia.
Conoscenze e “saper fare” non vengono perduti qui, restano per l’eternità.
Dunque mettetevi al lavoro con coraggio!
Sigwart
25 marzo 1917
Vi sono molto grato per avermi chiamato, perché spesso vorrei incontrarvi ma siete troppo occupati.
Chiamatemi il più spesso possibile perché, al presente, posso raggiungervi in ogni tempo.
Sono indipendente, lontano da ogni sfera di ostacolo o di perturbazione. In questo consiste la grande felicità della beatitudine nel devachan. E il “vivere il proprio essere”, è l’attività di cui, inconsciamente, abbiamo nostalgia e che è il desiderio fondamentale della nostra vita terrena.
Tutti i sentimenti di felicità che vi può procurare una “gioia perfetta”, non sono che dei piccoli presentimenti di ciò che noi viviamo qui.
Più l’essere umano sulla terra assimila, sente e comprende intensamente, più la sua vita devachanica sarà ricca. Qui la vita dipende dalla nostra capacità più o meno grande di “sentire”.
Pochi lo sanno, non comprendono per niente la profondità di questo mondo che si estende in tutte le direzioni. Credono che il punto più alto del godimento sia quello materiale, ma questo fa loro molto torto perché, abbandonandosi alle gioie e ai godimenti solo fisici, si uccidono le gioie dei piaceri spirituali. Non dimenticatelo al fine di arricchire la vostra vita qui! Aprite i vostri occhi, le vostre orecchie e i vostri organi di sentimento -questi organi che si trovano nel profondo di voi stessi, e che, nella sfera della vostra coscienza ancora dormono.
L’ho fatto anch’io, e quale ricchezza ne ho ricavato!
(continua)