L'ANGELO VERDE D'OCCIDENTE

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 “Chi possiede la sposa è lo sposo; ma l’amico dello sposo, che è presente e l’ascolta, esulta di gioia alla voce dello sposo. Ora questa mia gioia è compiuta. Egli deve crescere e io invece diminuire.”

Questa semplice spiegazione fu fornita da Giovanni Battista (quando il Cristo iniziò a battezzare ad Ennòn) ai suoi discepoli che, forse, non erano proprio pronti a seguire ciecamente questo nuovo Messia. Ma Giovanni era pronto eccome, pronto a farsi da parte anche senza lo zampino che Erodiade ci mise poi. Il suo compito era finito.

Più di mille anni dopo un redivivo (e reincarnato) John Dee si ritrovò di fronte lo stesso problema: “qualcosa” doveva diminuire se egli voleva crescere e completare il suo lungo peregrinare. Qualcosa doveva essere cancellato se lui voleva veramente ricongiungersi alla sua Elizabeth e ritrovare la strada per la Engelland. Ma mica eran cose da poco quelle che il nostro alchimista si doveva buttare alle spalle.

Innanzitutto l’Angelo; verde, marmoreo, imponente. Ok aveva i suoi tempi lunghi ma certamente era soprannaturale, occulto, visibile. Appariva a comando e non era reticente a farlo anche davanti ad estranei. Mica è poco, aver la prova comoda per dimostrare di non essere un ciarlatano. E che prova! Annichiliva chiunque.

Poi la Nera Isais. E magari la Medea reincarnata, la principessa Assia. Ok era una succube ma, al di la dei luoghi comuni, sappiamo tutti quanto l’uomo sia debole davanti alla mera carne. E chi è senza peccato… Il senso di potere che dall’unione carnale esplodeva nel mondo reale era inebriante. Ed esplodeva veramente. Anche attraverso l’eterno reincarnarsi.

E poi la dolce Jane. L’amore, quello vero, che ti segue di vita in vita. L’amore che gli esseri umani inseguono per esistenze intere. Servito su un piatto d’argento, recapitato a domicilio.

John sapeva benissimo cosa doveva tagliare. Ma tra il saperlo ed il farlo l’abisso era (ed è) in agguato. Nel contempo quegli “ostacoli” furono indispensabili per arrivare al traguardo. Esattamente come Giovanni Battista fu indispensabile per la venuta del Cristo. Ma fu indispensabile pure la sua scomparsa.

E noi? Riusciamo a diminuire quel che deve essere diminuito. Riusciamo ad eliminare quel che deve essere eliminato?

Chi scrive passo’ non poco tempo (anni) a cercare inutilmente di trovare un ponte tra Steiner e Crowley, tra Steiner ed Amandamurti, tra Steiner ed il neopaganesimo, tra Steiner e Daniel Meurois. Sforzi estremi, inutili, devastanti… Il dottore era sempre lì. Mi attirava come una calmita ma nel contempo mi chiedeva del lavoro. Tanto. Non potevo farlo mentre coltivavo altro.

Però quel “altro” era il risultato di anni di fatica, di lunghe meditazioni (non quelle di cinque minuti), di asana, di pratiche. E di risultati. Avevo pure io i miei “angeli d’occidente”, probabilmente abbastanza per stupire non pochi dei sedicenti gruppi antroposofici. Inoltre la gente mi chiamava, tante persone e non solo gli amici. Ma quell’omino vestito di nero mi chiedeva di dare un calcio a tutto. Ed aveva pure ragione.

Ovviamente questa non è la cronaca di un “lieto fine” perché il finale devo ancora scriverlo. Non si riesce a buttare una vita nello sciacquone in pochi anni. Però mi son reso conto che pian piano devo farlo. E man mano che svuoto gli scaffali questi si riempiono da soli di cose bellissime. Lo sforzo è sempre grande, quello sì.

Ma c’è anche un altro fattore, forse il più subdolo, ovvero che le mie zavorre sono evidentissime a tutti. Ed è stata la cosa più difficile da affrontare. Ma va affrontata. Non so se si può sconfiggere ma si deve perlomeno divenirne consapevoli.

Perché scrivo questo? Perché proprio nel vedere i miei errori (che continuo a commettere) mi specchio anche un po’ in quegli degli altri.

Quando vedo gruppi antroposofici senza direzione non è che mi importa poi molto se chi li presiede mi dice che “non sono gruppi ma solo amici che si incontrano per parlare”. Cosa cambia? Lì c’è l’angelo verde e tu lo sai.

Quando leggo omelie cattoantroposofiche non è che mi importa molto se chi le scrive mi dice che “sono solo discussioni per capirci”. Cosa cambia? Lì c’è l’angelo verde e tu lo sai.

Quando Balin sclera e vuol far l’esperto non è che mi importa molto se poi si dice da solo “ma io ci son passato”. Cosa cambia? Lì c’è l’angelo verde… E lo so.

Io sto provando ad eliminarlo. Auguro buon lavoro di cuore a chi sta facendo la stessa cosa.

2 pensieri su “L'ANGELO VERDE D'OCCIDENTE

  1. Proprio ieri ed oggi ho avuto dei momenti difficili rispetto al solito impegno quotidiano. Che non dimenticherò tanto presto.
    Al di là di ciò di cui si può essere fieri rimane sempre la parte rimasta imperfetta, un qualcosa che manca e che non ci perdoniamo.
    Ogni errore che si fa dà sofferenza e scoraggiamento, fa sembrare nullo tutto il lavoro, il progresso che si è creduto di conseguire.
    Ci sono dei giorni duri.
    Poi parli con un amico che sembra ti stia raccontando la tua vita e invece è la sua: forte, speranzoso e coraggioso.
    E ancora poi vedi un angelo dei nuovi tempi, verde, d’Occidente, che nonostante tutto, tutti, e nonostante anche la sua parte più fragile – quella che lo batosta più di quanto può fare un altro – spiega le sue moderne ali di fronte al futuro, dando le spalle al passato, in questo presente così terribile e così straordinario.
    Grazie amici.
    Non si è soli, anche se lo si è.
    E lo si è per trovare se stessi.
    Ogni giorno.

  2. Grazie per questa apertura, Balin. Nel mezzo di tutte le difficoltà, nella solitudine con cui affrontiamo il percorso, simili scambi sono un dono importante. E ne approfitto per ringraziare, insieme a te, tutti quanti voi che vi prodigate per Eco, un caravanserraglio saldo e sicuro nelle tempeste.

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