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Poeta, pensatore, musicista, nacque a Faenza il 6 agosto 1880 e a Faenza morì il 13 marzo 1963.
Caffarelli, con la propria arte e con il grande amore verso lo spirito, realizza l’alto programma della sua vita, programma che può diventare preziosa sollecitazione ed esempio per molti.
Nella biblioteca comunale di Faenza si conserva devotamente tutto ciò che apparteneva al Maestro:
musica, libri, manoscritti, lettere, appunti, documenti.
A cinquant’anni dalla sua scomparsa, la sua città lo ricorda con gratitudine e ammirazione riproponendo due suoi lavori letterari, scritti nei primi anni venti del secolo scorso, stampati in un unico testo:
Canti dei tre misteri
Galeotus
Viene inoltre pubblicato un volume sulla sua vita a cura di Giuseppe Fagnocchi edito da MobyDick.
Chi l’ha conosciuto ha lasciato di lui una descrizione-immagine molto pregnante:
“Il volto era leonino. Gli occhi profondi. Sguardo penetrante. L’apparenza era gelida, nettamente in contrasto con la voce che incantava per il calore e la dolcezza: chiara, carezzevole, gradevolissima.
Caffarelli visse quasi da eremita: amante non dell’azione, bensì della solitudine, del silenzio, dell’attività contemplativa.
Gelosissimo il suo sacro attaccamento alla libertà: di vita, di idee, di critica, di azione. Sembrò spesso un misantropo, ma fu sempre irreprensibilmente cortese.
Non cercò mai guadagni. Li disprezzò, pago della sua piuttosto misera vita.
Si aggirava per le vie e per i mercati di Faenza con la sporta per la spesa, fermandosi, piuttosto che ai banchi dei generi alimentari, davanti alle bancarelle dei libri usati. Sfogliava le rarità con cupida esultanza. Ricercatore instancabile si sforzò sempre di conciliare l’Arte e la vita interiore con il Vero, di cui ebbe ardentissima sete.
Religioso, in un senso sinceramente ed austeramente cristico, non cercò la simpatia né dei cattolici né dei positivisti. Quanto agli atei li tenne lontani.
Nel 1907 Caffarelli scoperse la Teosofia.
Il movimento angloindiano ebbe il gran merito di svelare la sapienza precristiana e, in special modo, la sapienza indiana: quella vèdica, quella bramanica,quella buddistica. Ebbe anche il demerito di considerare il Cristianesimo alla pari con quelle religioni antiche, le quali ne furono il necessario preludio.
L’errore fu sanato da Rudolf Steiner con l’Antroposofia e con la Cristologia antroposofica.
In una lettera del 5 maggio 1916 Caffarelli accenna alla sua crisi di passaggio dal cattolicesimo alla teosofia: “…nell’anima mia avvenivano processi di distacco violento da tutto quello che mi era stato insegnato. Una imperiosa tendenza ai significati profondi mi portò allo studio della teosofia. Così la religiosità tornò in me, ma arricchita dal nuovo studio che divenne un mio studio prediletto”.
Nel 1922 a Vienna, al West Ost Kongress, Caffarelli incontrò Rudolf Steiner e, com’era inevitabile abbracciò l’Antroposofia. Di questa aveva già avuto qualche cognizione, ma non tale da determinare una radicale metamorfosi dell’anima, cosa che avvenne durante quell’incontro.
Nel Natale 1923 Caffarelli era presente all’importante convegno con cui Steiner fondò, a Dornach, la Società Antroposofica Universale.
Di Caffarelli, in quell’occasione, si eseguirono nel Goetheanum alcuni “Canti Spirituali di Novalis” cantati dal contralto Maria Fuchs.
Caffarelli, felice dell’approdo, vivrà da allora, nella sfera della concezione steineriana del Mondo, della Vita, della Religione, della Scienza e dell’ Arte: il suo spirito divenne sempre più maturo, consapevole; la sua produzione sempre più significativa e più limpida”.
Caffarelli in vita non ebbe grandi riconoscimenti, forse la sua troppa luce, come normalmente accade, non venne capita e riconosciuta.
La sua opera lirica Galeotus, “ poema scenico-musicale in quattro azioni” testo e musica dell’artista, venne scelta dalla Casa Sonzogno di Milano per venir eseguita alla Scala.
L’imprevista morte di Riccardo Sonzogno e l’inizio, di lì a poco, della prima guerra mondiale, impedirono il coronamento della già programmata esecuzione che avrebbe certamente conferito alla vita e alla carriera del musicista una svolta ben diversa da come invece avvenne.
Succede anche che un’anima incontri la sua opera, vi si immerga, riporti in vita quei tesori spirituali al momento quasi sconosciuti,e abbia voglia di raccontare di lui.