🟤
Massimo mi raccontò – con dovizia di particolari – tutta l’affaire, sia per la parte esteriore degli eventi – arresto, interrogatori da parte degli inglesi e degli americani, con le loro differenti ‘modalità d’approccio’, basso livello del servizio in camera e della pulizia della suite, inefficienza della reception, ecc. – sia per gli eventi e le esperienze ‘estradialettiche’, come le definirebbe lui stesso.
Egli mi disse esplicitamente che il suo arresto ebbe motivi unicamente politici, a causa di quel che sino ad allora aveva scritto come giornalista.
Egli venne arrestato dagli inglesi per strada, e poiché gli trovarono addosso il commento di Shri Aurobindo alla Bhagavad Gita, gli dissero che quel autore era un terrorista indiano, nemico della Corona inglese.
Venne passata al setaccio, naturalmente, anche la sua vita professionale dal punto di vista finanziario – ma non per cercare elementi per una inesistente “appropriazione indebita” – per ‘provare’ la sua compromissione diretta col regime fascista, compromissione che risultò poi essa pure inesistente.
In sostanza lo accusarono di ‘reati d’opinione’, come si direbbe oggi.
Li interessò molto – per una comprensibile curiosità – l’enorme attività esoterica di Massimo, probabilmente – ma questa è una mia congettura, ancorché plausibile – perché sia molti ufficiali inglesi dell’Intelligence Service, che quelli americani dell’OSS di Allan Dullas, erano massoni, e una parte del mondo anglosassone – non tutta a dire il vero – ha fatto un uso spregiudicato dell’esoterismo a fini politici, ed anche della politica a fini esoterici, non precisamente limpidi e commendevoli.
Nei sei mesi di forzata ‘ospitalità ’ al suddetto Hotel, tali ufficiali – soprattutto gli inglesi – si dovevano essersi fatti una alquanto strana e, loro malgrado, molto lusinghiera opinione del nostro Massimo, visto che – come lui stesso mi raccontò – lo vollero accompagnare quegli stessi ufficiali a casa in jeep, porgendogli le loro scuse, e salutandolo molto cordialmente.
Visto che siamo nel campo dell’aneddotica, vorrei aggiungere alcuni ricordi, sempre relativi alla forzata e ‘piacevole’ permanenza di Massimo Scaligero al Grand Hotel Regina Coeli, per non sembrare ‘tenero’ nei confronti degli anglosassoni ufficiali, addetti alla reception e al servizio in camera alla suite che ospitava il nostro Massimo.
In effetti il servizio lasciava alquanto a desiderare, conciossiacosaché il Grand Hotel Regina Coeli non ricevette le cinque stelline della nota Guida Michelin, e non fu compresa tra gli alberghi da questa raccomandati.
I sistemi di interrogatorio adoprati degli ufficiali inglesi erano – a quel che mi disse Massimo – piuttosto brutali e cinici.
Usavano ogni mezzo per fiaccarne la volontà : per es. lo svegliavano alle 03.00 di notte in cella e gli dicevano brutalmente: “Prepara la tua roba, ti portiamo a Centocelle, dove all’alba verrai fucilato!”, et similia. Negli interrogatori lo accusavano di avere sentimenti di ostilità e di aggredire con i suoi scritti il popolo inglese, e Massimo a queste accuse rispondeva, calmissimo, che lui non provava alcuna animosità nei confronti del popolo inglese, e che lui aveva scritto unicamente contro la politica dei governanti inglesi.
Gli americani usavano metodi psicologici un po’ più insidiosi. Massimo mi raccontava, che negli interrogatori erano cordiali, gli offrivano la tazza di caffè, cercavano di conquistarne la fiducia, di destabilizzarne la tenuta del carattere forte, ‘ammorbidendolo’ con queste tecnicuzze da psicologia comportamentale. Poi se volevano, sapevano essere alla bisogna essi pure brutali quanto necessario.
Massimo affrontò questa non breve ‘vacanza’ al Grand Hotel Regina Coeli, trasformando le difficoltà in occasioni interiori. Esattamente come per Sri Aurobindo nella prigione indiana di Alipur, ospite nell’albergo di Sua Maestà Imperiale Britannica, quello per Massimo fu un periodo di ininterrotta ascesi. Addirittura egli ebbe a dirmi: “Il tempo illimitato e la pace, la necessaria solitudine che ebbi allora, non mi fu più dato in seguito con tanta generosa abbondanza!”.
Il clima di raccoglimento interiore profondo, la ininterrotta tensione della volontà consacrata al Divino e all’Opus iniziatico, l’ardore – il tapas – che mise in atto nell’ascesi, fecero di lui un altro uomo, infransero i limiti ai quali si arresta negli esseri umani la loro labile ed incerta natura, e dimostrarono che è possibile vincere anche nelle condizioni più avverse ed impossibili.
______________________________________