LA DISCUSSIONE PURA… (di Rastignac)

(The Peacemakers – di G. P. A. Healy – 1868)
.
Non pongo dubbi sul fatto che tutti sono liberi di discutere su tutto, sembra anzi che l’apoteosi di ogni questione debba essere la Discussione Pura, cioè quella subbiettiva, financo libera dalla realtà.
Sarebbe cosa migliore che i diversi punti di vista di chi pratica l’antroposofia fossero mirati ad un livello del sentimento e del pensiero più rispettoso dei contenuti che si vorrebbero trattare e di chi li tratta.
.
Fare un passo indietro nei confronti della propria verità è già goetheanismo applicato, e portare l’anima e il cuore più su di un gradino è la condizione che permette all’invisibile di ascoltarci e comunicare con noi creativamente.  Osserviamo poi  quello che passa per opinione. Anche in questo caso tutti si fanno le opinioni che desiderano: opiniamo di continuo con estrema facilità e questa sembra un’attività del tutto lecita.
Nella vita è così, ma non nel pensiero scientifico che certamente usa quasi solo il pensiero razionale e perciò anche deduce: ma deduce dal modo dell’osservazione che deve essere imparziale.
Pure chi vuole divenire uno scienziato dello Spirito dovrebbe tendere a conquistare osservazioni obiettive sugli oggetti osservati e proprio perché tali oggetti sono per lo più immagini di pensiero, maggiore dovrebbe essere la prudenza, il rigore e l’autodisciplina quando si collegano i dati che non sono… dati, ma dipendono dalla nostra intima attività. Sempre che si ricerchi il vero, come nella scienza del sensibile.
.
Ora passiamo ad una risposta che sia sufficientemente lontana dalla mia visione personale. Magari iniziando da una domanda: «Secondo voi è più importante la gamba sinistra o la gamba destra?». Risposta: «Tutte e due, ovviamente; poi in alcuni momenti si usa più una che l’altra».
Ecco: osservando una normale funzione della vita concreta, ci sarebbe uno spiraglio di risposta che non negherebbe alcuna di due verità contrapposte. Perché crediamo sia giusto fermi come statue sulle proprie posizioni? E’ forse un contrasto mal impostato sulla forma dei contenuti o un cimento di autoaffermazione? Poiché nel secondo caso un braccio di ferro o una partita a calcetto risolve tutto, il maschio alfa si distingue e il diritto alla ‘ragione’ passa a lui…
Ma se – poniamo il caso – due amici si confrontano, ambedue cercando il meglio e il vero di una Via di Conoscenza spirituale, perché non mettercela tutta esponendo con forza e passione le proprie ragioni ed esperienze ma anche permettendo all’anima di accogliere le ragioni e le esperienze dell’altro? Non si tratta di abbandonarsi passivamente all’invasione, ma di pensarle e ripensarle e sentirle anche se disturbano o incrinano o persino violano le temporanee certezze proprie. È una questione di onestà intellettuale e (soprattutto) di coraggio.
Parafrasando Scaligero: ogni idea o pensiero perturbante è prezioso per l’asceta.
.
Se manca la vitalità e l’entusiasmo della ricerca, rimane la plumbea opacità dei moltissimi che nella vita comune alzano immediatamente le difese del loro status quo e dicono subito che le idee a loro estranee sono solo un mucchio di sciocchezze. Mi spiace dirlo, ma se ricercatori dello Spirito sono incapaci di pensare pensieri altri dalla propria sfera di pensieri, non possiedono ancora le qualità per addentrarsi nelle Scienze sacre, che già sui passi più elementari ti chiedono di pensare pensieri assai estranei al mondo comune.
Pensieri e sintesi di pensiero che, pensati a fondo, scardinano la pregressa visione del mondo, simultaneamente modificando il modo del pensare a cui la fissità del compiuto ci abitua da quando, dopo la nascita, prendiamo coscienza delle cose. Non ho mai conosciuto un discepolo della Scienza dello Spirito che nel suo processo/progresso sia stato indegno di questa attribuzione facendo antroposofia su di una gamba sola.
.
Spesso si è inconsapevoli pronipoti di quella mai colmata crepa che si aprì con la morte del Dottore tra la comprensione e la conoscenza. La comprensione  –  per non apparire astratto la indico come lettura di testi di antroposofia  –  ha sommerso quasi del tutto la conoscenza, che indico come l’esigenza sperimentale espressa da testi quali Linee fondamentali di una teoria della concezione goethiana del mondo, Verità e scienza e Filosofia della libertà. Che io sappia, il Dottore ai suoi discepoli forniva ambedue: testi ed esercizi.
.
Un luminoso esempio di ciò è presente nell’agire del dott. Colazza che, a seconda dei casi concreti, indirizzava molti verso un severo studio generale e particolare di formazione, ma per tipologie diverse indicava subito discipline interiori. Significativo è il suo apporto nei fascicoli di Ur, in cui la sua autorità non era condizionata dalla onnipresenza evoliana: iniziando la collaborazione con «Barriere» dice chiaramente che il primo movimento del ricercatore è quello «di spezzare la propria immagine abituale» e che potrebbe essere l’io da cui partire solo quando a questi «corrisponda l’immaginazione interiore di un sentirsi senza limiti di spazio, di età e di potenza».
.
Di seguito offre al lettore la sintesi più breve (che io conosca) di quanto un’anima dovrebbe avvertire come contenuto di un sapere del tutto dinamico, da sentire come senso di sé e del mondo. Nel prosieguo di diversi articoli offre spunti di altissimo lavoro interiore e termina una parte del suo contributo (Ur 1927) con una serie di aforismi meditativi su quanto è alla base della comprensione antroposofica, ma che a seguito di mutamenti dell’anima come frutto degli esercizi possono divenire oggetto di conoscenza spirituale.
.
In conclusione: gli esercizi privi di una precedente preparazione, che chiamerei una visione cosmica dell’uomo e dunque di noi stessi in altezza e profondità, e alla pari con questa un’approfondita comprensione del significato ultimo del pensiero e del suo articolarsi nell’entità umana, mancano di una solida base nell’anima. Mentre la lettura, che con beneficio d’inventario suppongo seria e approfondita, soddisfa la comprensione ma non giunge alla conoscenza. Guardate che dico cose che possono venir sperimentate spesso anche nella vita comune.
.
Vi è mai capitato di ascoltare le spiegazioni di un idraulico o di un elettricista che avete chiamato per il rifacimento dell’impianto di casa? Dopo aver compreso tutte le spiegazioni sapreste fare il suo lavoro? O almeno, dopo qualche giorno potreste ripercorrere con continuità logica i concetti che vi aveva esposto? Nel primo caso la cosa è impossibile e nel secondo quasi impossibile: eppure avevate udito e capito. Quello che vi manca sono soltanto i mesi (o gli anni) di faticosa pratica: unendo il sapere con la pratica conosci fattivamente e sai che è una cosa ben diversa. Così è per la Scienza dello Spirito dove anzi il capire (leggere) troppo sommerge l’autonomia del soggetto che, se non lotta vigorosamente per la propria indipendenza, si china ad assimilare fede, dogmi e precetti come in ogni settarismo che gira per il mondo. In tale direzione troppi gruppi sono niente più che condensatori di forze arimanico-luciferiche, contrapposte all’Io libero.
Per correggere il danno causato dalla frattura alla quale ho accennato, e che ha portato ad un clima di confusa vacuità, è intervenuta l’Opera di Massimo Scaligero, che si è sobbarcato un greve ed ingrato lavoro di risanamento e vivificazione della radice stessa della Scienza dello Spirito, ma a molti sono mancate le forze per comprenderlo e molti non hanno voluto capire. Ma questo è un discorso senza una fine. Per intanto si può convenire che pensiero (comprensione) e percezione (esperienza) devono unirsi: solo la viva arte di questo incontro può formare l’organo di conoscenza della Realtà.
.
Rastignac

Lascia un commento