LA SEDE DEL PENSIERO

“La Via non è nel Cielo; la Via si trova nel Cuore.”

Una sacrosanta indicazione rimane quella di  indicare qualsiasi punto della straordinaria ed articolata visione del Dottore o nell’audace incalzare il sublime dell’anima di Scaligero, ma ciò – tutti i ricercatori dovrebbero saperlo e realizzarlo – sarebbe poco o nulla se non vi fosse un Soggetto capace di pensare, sentire e volere quanto si esprime in e oltre quelle tante pagine di carta stampata. Ma tale consapevolezza non è sufficiente.

Poiché il luogo cruciale del problema, e con ciò pure la soluzione, ha la sua sede nel cuore. Da dove sembrano salire paure, incertezze, inquietudini? E fiducia, aiuto, briciole di certezza contro il turbinoso scorrere degli eventi? Il ‘senso’ stesso di una veridica strada per la liberazione dell’anima non lo si trova nei libri come un oggetto abbandonato sul marciapiede, ma è il cuore che afferma: «Questo è vero!».

 

Però è importante, per l’operatore, non fermarsi a queste considerazioni e approfondire la dinamica delle forze in gioco, non arrestandosi al banale “dissidio tra mente e cuore”: la comprensione è “solo” il principio della Liberazione. Il pensiero comune all’uomo moderno, se fosse soltanto (un) riflesso, sarebbe anche in una continua condizione di errore senza il continuo supporto correttivo dell’obiettività sensibile.

L’obiettività sensibile sperimentata educa il pensiero, che può giungere alla realtà sovrasensibile soltanto mantenendo intatta la capacità di impersonalità che si è forgiato pensando le cose. Le discipline interiori per l’uomo contemporaneo devono iniziare dal rapporto obiettivo del pensiero con il sensibile.

 

Le discipline realizzano l’equilibrio tra le forze fisico-animiche e quelle animico-spirituali: il pensiero, quando giunge a muoversi per proprio movimento, permette la cooperazione eterica dei due sistemi. Veicola la connessione dell’Io con il centro delle correnti di Vita che è il cuore, dove umano e Divino si incontrano.

 

Secondo l’insegnamento della Scienza dello Spirito rosicruciana, nel cuore si incontra il sangue inferiore con quello superiore. Lì il sangue si eterizza, si trasmuta in corrente eterica resuscitatrice di Vita: in un processo inverso a quello che da una condensazione dell’etere universale in quattro eteri si generò la forma fisica. L’uomo può accendere la forza del Sole nel cuore: dal centro eterico del cuore può, volitivamente produrre l’etere del calore: irraggiare Vita nel mondo. Siamo vocati a questa sublime Opera Solare.

Possiamo… tutto, se ritroviamo però la forza originaria, che è tanto ‘vicina’ a noi da essere l’essenza di noi stessi: l’Io (rimane il fatto di non pensare, o intuire, l’Io quasi riferendosi ad un termine o parola incollata su di una tabella degli elementi costitutivi della struttura umana: l’Io siamo noi, noi coscienti di percepire, di pensare, di sentire ecc.).

La realizzazione piena dell’Io è continuamente contrastata dal pensiero passivo, cioè riflesso, che esprime la direzione opposta allo Spirito e sbarra la strada alla luce eterica che s’innalza dal cuore. La sintesi dei quattro eteri è la corrente centrale eterica: essa si accende nel pensiero che si libera con la concentrazione assoluta e attinge alla Luce del cuore.

La sede del pensiero è il corpo eterico: lì esso è una straordinaria corrente di Vita. Nel processo dialettico la corrente si deteriora sino all’annientamento della Vita. Transitoriamente, l’Io si fonda sulla corporeità e si subordina agli istinti: ciò genera il male e la distruzione corporea. Il senso delle operazioni interiori è rovesciare il rovesciamento: il fondamento è l’Io, non il corpo. La disciplina della vanificazione della dialettica, mediante concentrazione sempre più pura e profonda, realizza l’indipendenza dell’Io dalla psiche e dal corpo, restituendo ai quattro eteri la potenza creativa originaria.

Mi sembra di sentire qualcuno mormorare: «Ma questo non risponde alle mie esigenze». Forse! Ma ci sarà pure un futuro… per intanto si legga ciò che si avverte come aiuto e consolazione dagli scritti del Dottore. Si indugi su quello che, superando la testa, scende al cuore: fossero anche due sole righe, saranno per noi più importanti dell’intero testo.

Poi – ripeto sempre la stessa cosa –  solo un deciso e ripetuto esercizio di concentrazione realizza interiore indipendenza, silenzio ed un minimo distacco da avvenimenti e fatti perturbanti che comunque non spariscono con alcun esercizio noto o segreto (e, in non pochi casi, sembrano persino intensificarsi). Quello che per l’anima può venire sentito come sofferenza o tormento non può essere evitato in nessun caso.

E’ d’aiuto considerare tutto ciò come prova interiore: infatti lo è anche se giunge da fuori, e se con disciplina si supera il corrispondente limite nell’anima, l’inciampo esteriore tende a risolversi.

Ma, come diceva il Maestro di Lione, siamo qui anche per pagare molti debiti, e questo non possiamo evitarlo.

Un pensiero su “LA SEDE DEL PENSIERO

  1. Saluti Isidoro! Accolgo sempre con contentezza i suoi interventi. Vorrei leggerla più spesso su questo blog, ma è un desiderio stupido lo so. E’ davvero dura tenersi saldi e disciplinati in periodi come questi dove oltre a scontare i propri mali e le proprie inerzie in cui si tende a scivolare come allocchi, si aggiungono batoste storiche. La ringrazio sempre tra i miei pensieri quando leggo righe come queste, in quanto in qualche modo contribuiscono a non illudermi affatto sul mio conto e a ricentrarmi su un compito che in fondo avverto vitale. Ma di cui esserne all’altezza talvolta suscita un timore e un blocco che tutte le volte chiede superamenti titanici.

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