VIVERE ARDENDO…

Oggi, in un mondo sempre più automatizzato, ubriaco di effimero e di agitazione, in un mondo che sempre più vive in una spenta routine e in reazioni automatiche, si ha – fortissima – l’impressione di vivere in ogni campo come in un vasto cimitero. Sta dilagando quella qualità che, in Oriente, nel Sâmkhya e nello Yoga viene chiamata tamas, ossia l’elemento torpido, inerte, pigro, accidioso, che porta l’anima ad essere avida d’inerzia e di passiva dipendenza dall’abietto servaggio corporeo. Questo elemento tamasico intossica e oscura l’anima, le preclude la speranza dell’altezza e la avvilisce al punto di renderle inconcepibile una condizione diversa dalla schiavitù che la astringe alla vicenda mediante la quale gli dèi distruttori divorano la sua vitalità spirituale prima, e poi anche quella corporea. La Via del Pensiero – la pratica assidua, alacre, intensa della Concentrazione – è oggi l’unica cura, LA cura radicale alla dilagante malattia dell’anima. Via dura e faticosa, proprio perché l’anima schiavizzata è avida d’inerzia e di servaggio, ed è ostile al richiamo salvifico che indica il risveglio e la liberazione.

Abbiamo avuto modo di vedere come l’infida natura inferiore tenti incessantemente di ridurre al proprio dominio e di rendere inoffensivo persino l’elemento spirituale che la dovrebbe dissolvere e trasformare. Pigrizia e torpida inerzia portano ad evitare il coinvolgimento decisivo con la pratica interiore, in particolare con la Concentrazione. Magari a preferire le comode e “morbide” vie del misticismo e dell’emotività più torbida, illudente, e traditrice. È proprio quel «vivere a metà» della quale parla – mirabile ammonizione – la poesia di Khalil Jibral, donatami da un’anima eletta e pura, e che con grandissima gioia ho voluto trascrivere su questo audacissimo blog.

Khalil-Gibran

Vivere a metà…
Khalil Jibran

Non frequentare coloro che sono innamorati a metà.
Non essere l’amico di coloro che sono amici a metà.
Non leggere coloro che sono ispirati a metà.
Non vivere la vita a metà.
Non morire a metà.
Non scegliere una metà di soluzione. Non fermarti a metà della verità.
Non sognare a metà.
Non ti attaccare a metà di una speranza.
Se taci, conserva il silenzio sino alla fine, e se ti esprimi, esprimiti pure sino in fondo.
Non scegliere il silenzio per parlare, né la parola per essere silenzioso…
Se sei soddisfatto, esprimi pienamente la tua soddisfazione, e non fingere di essere soddisfatto a metà…
e se rifiuti, esprimi pienamente il tuo rifiuto, giacché rifiutare a metà è accettare…
Vivere a metà, è vivere una vita che tu non hai vissuta…
Parlare a metà, è non dire tutto quello che vorresti esprimere
Sorridere a metà, è rinviare il tuo sorriso,
amare a metà, è non raggiungere il tuo amore,
essere amico a metà, è non conoscere l’amicizia.
Vivere a metà, è ciò che ti rende estraneo a coloro che ti sono più vicini, e renderli estranei a te…
La metà, delle cose. È finire e non finire, lavorare e non lavorare, è essere presente e… assente.
Quando fai le cose a metà, sei tu quando non sei te stesso, giacché non hai saputo chi eri.
È non sapere chi sei…
Chi ami non è l’altra tua metà… sei tu stesso in un altro luogo, nello stesso momento.
Bere a metà non placherà, mangiare non sazierà la tua fame…
Una strada percorsa a metà non ti porterà da nessuna parte
e un’idea espressa a metà non darà nessun risultato…
vivere a metà. È essere nell’incapacità e tu non sei affatto incapace…
Perché tu non sei la metà di un essere umano.
Tu sei un essere umano…
Tu sei stato creato per vivere pienamente la vita, non per viverla a metà.

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