TRE GESTA


Il caos e la violenza dopo “La morte di Orfeo” – Chrispijn Van Den Broeck, 1558 – Uffizi

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TRE GESTA

Quando la docile pietra si scoprirà

dinanzi allo scalpello nella sua luminosa bellezza,

e la potente fiamma dell’ispirazione

avrà dato corpo e vita al tuo sogno,

giunto al limite sacro

non creder l’impresa compiuta:

dal corpo divino non attendere

amore, o Pigmalione.

L’amore abbisogna di una nuova vittoria.

Strapiomba lo scoglio sul baratro.

Te, Perseo, te, Alcide,

Andromeda chiama angosciata.

Verso l’abisso balza l’alato destriero,

s’erge e si abbassa lo scudo di specchio:

specchiatosi, il drago sprofonda

inghiottito nella voragine.

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Ma risorgerà l’occulto nemico:

non dar fiato al corno di vittoria.

Ben presto, ben presto si muterà in banchetto

funebre il convito della felicità e dell’amore.

Si spengeranno i concenti di gioia;

saranno di nuovo e dolore e lacrime e tenebre…

Euridice, Euridice

non per il tuo amore fu salva.

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Ma sorgi: non piegarti

con anima stanca dinanzi al fato:

inerme, indifeso,

sfida la morte a mortal tenzone.

E alla soglia crepuscolare,

nella folla dell’ombre piangenti,

ammaliati gli dèi

ti riconosceranno, Orfeo.

Le onde del canto trionfante

hanno scosso le volte dell’Ade,

e restituisce il Signore

della pallida morte Euridice.

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