RISORGERE

Raffaello_-_Resurrezione_di_Cristo

L’Azione Interiore e’ il semplice, immenso compito di questa epoca.

Il ruolo che la Scienza dello Spirito ha rivelato all’uomo, se da una parte ha stimolato in lui da principio un sentimento di gioia e liberta’, dall’altra alimenta l’antica ansia e timore nei confronti dello sconosciuto e dell’Assoluto. Questo non per  colpa umana ma in virtu’ della malattia animica allorquando e’ chiamato in prima fase operativa dell’attuale epoca, a riconsiderare il suo “sentire” per riscattarlo e renderlo mediatore lungo il periglioso viaggio verso l’autocoscienza. Ed e’ proprio in questo stesso disorientamento la chiave di volta, dove cercare il terreno mancante per poggiare e percorrere i primi passi verso la conquista del Mistero dell’Archetipo umano.

Questo disorientamento ha generato il grande malinteso nel genere umano che, autoaccusandosi di aridita’ di cuore proprio in questa epoca in cui la deificazione del materialismo ha afferrato tutti i possibili risvolti umani, si dirige – per cercare un contrappeso e una salvazione – verso un opposto spiritualismo il quale pero’ beffardamente allontana l’uomo da coLui che unicamente puo’ agire per riequilibrare e operare verso la Meta: il suo Io.

Mancando l’Io, l’uomo sara’ assente proprio quando e la’ dove egli e’ chiamato a essere il protagonista per la realizzazione dell’Amore, il protagonista del suo incontro e unione col Cristo.
L’ansia e il timore lo portano a considerare solo la meta, a porre in ultimo piano tutto il resto e quindi poi a non ottemperare le fasi intermedie necessarie da percorrere, a partire dalla prima del pensare riflesso o caduto: la perfezione spirituale rimane un miraggio, mutilata e ammalata nel suo volere e nel suo sentire, privati questi dell’Azione della Luce, per credere luce vera il suo riflesso.

Sulla carta, lo scienziato spirituale ha tutto il sapere ma non riesce a farne operativamente il suo affanno quotidiano, in questo rendendo palese anche la malattia del volere.
Dunque l’atteggiamento spiritualista vorrebbe accecare l’ineluttabilita’ della missione terrena e quello materialista vorrebbe annullare e sostituirsi al nostro impulso verso il ricongiungimento col Divino.

Le indicazioni di Rudolf Steiner arrivano a stimolare l’uomo, arrestatosi nel suo realismo ingenuo e nella sua fede antica da prendere a scatola chiusa, consegnando nelle sue mani la speranza concreta della conquista dell’Immortalita’. L’uomo pero’ permane ancora nello stupore e incantamento della rivelazione e non riesce ad attivare il suo Io, credendolo solo un soggetto ricevente, impossibilitato quindi ad essere l’azionatore del suo venire a Essere e divenire. Tutto il comune sentire e tutto il comune volere non faranno pero’ aumentare di un passo il compito dell’Io, perche’ quelli sognanti e profondamente addormentati, cavalli privi del proprio auriga, il quale solo puo’ tenerli sulla giusta Via.

L’uomo crede ancora che il suo Io sia l’attore su una scena al di fuori di lui, in un sogno dove, eroe al suo posto, vince le battaglie, si immola alla causa, e si dirige verso il lieto fine, cio’ credendo bastante alla realizzazione del sogno: ma il misticismo era giusto ieri e l’amore del Padre provvede all’armonia dei corpi nel sonno e dopo la morte… Ora il cordone ombelicale con i mondi spirituali sappiamo che si e’ reciso, per permettere all’uomo l’esercizio della sua autocoscienza nella sua vita di veglia.

La possibilita’ che nella parte dell’uomo deputata al pensare, dove si e’ potenzialmente possibilitati, al contrario delle altre due, a esercitare una azione cosciente, perche’ si e’ svegli, e’ la grande indicazione che ci consegna il Maestro dei Nuovi Tempi. Spetta all’uomo agire per rendere il suo pensiero puro: liberarlo dai sensi e’ facolta’ di ogni uomo, nessun Maestro puo’ farlo per nostro conto.
Col volere volto a questa nobile attivita’ sara’ possibile riscattare il sentire e restituire all’uomo il suo cuore nuovo.

La purezza del pensiero non e’ infantile divieto di avere pensieri impuri, bensi’ volonta’ ferrea e dedita esclusivamente alla contemplazione della sua purezza, ossia continuita’ di dedizione e devozione nella permanenza di cio’ che la grazia ci ha donato al fine di operare insieme alle gerarchie nella vita dell’universo; dedizione e devozione nei confronti di quell’Indicibile e potenziale percepibile Verita’ che si e’offerta all’umanita’ per la sua redenzione. Il germe dell’Io e’ posto in noi affinche’ si attivi nel sentire e nel volere e non perche’ dorma in essi e possa essere pasto delle fiere in agguato.

L’azione vera e’ quella dell’Io per l’Io, cio’ che solo puo’ generare e creare il buono, il giusto e il bello in questa epoca attuale dell’uomo: l’estrinsecazione e controparte visibile della sua germinale azione interiore. Esautorato l’Io o rinunciando all’investitura, qualsiasi grazia divina e risveglio spontaneo che permettono momentaneamente una visione e percezione del Divino non renderanno l’uomo esente oppure Angelo della Decima gerarchia ad Honorem.

Il risveglio da quella che puo’ essere chiamata una sorta di paralisi – perche’ ci vediamo in un sogno lucido liberi e combattivi ma in verita’ non ci destiamo mai – e’ possibile solo per l’azione del pensiero redento, reso puro dall’ascesi e possibilitato cosi’ a reintegrare l’anima nostra nel suo ruolo di accoglienza dell’Io che cosi’, nel suo regno del Cuore ora illuminato, potra’ insieme al suo Creatore partecipare del Pensare universale.

Guardare troppo lontano ci cancella l’opera presente e rende scoraggiati di fronte alla grandezza della meta. Il nostro continuo fallire e cadere lungo la strada alla fine ci rende privi anche di quell’impulso genuino, ma fondato sul senziente, proprio perche’ ignaro o omissivo nel suo ricongiungimento al pensiero puro. Presto la freddezza e l’indifferenza (a causa delle delusioni, per aver attinto solo ai sentimenti genuini ma spurghi della loro origine) prenderanno il posto dell’entusiasmo infantile e impetuoso cambiando l’esuberante giovane anima in larva umana pigramente immersa nella sub natura: anche il regno animale e della natura in questa maniera e’ al di sopra dell’uomo, almeno esso e’ ferreo e ligio al suo finalismo.

Questo potrebbe essere il destino del volere, per ignorare, l’uomo, il ruolo della sua “terrestrita’ “, della sua mineralita’ (imprigionanti la forza della Folgore), passaggio cruciale di questa epoca, per ignorare il riscatto dell’anima attraverso l’esercizio del pensare puro e il giusto travaso della generata forza nell’azione nel mondo.

La vera umilta’ non consiste unicamente nel riconoscersi quali si e’, ossia limitati nell’umano e quindi imperfetti; la vera umilta’ e’ nel riconoscimento della possibilita’ di intraprendere il primo passo, compito dell’attuale epoca, ossia la penetrazione “nel cuore delle tenebre” per trovarvi il Suo Splendore, la vera Luce capace di risolvere l’eterno vizio dipendente dell’uomo, la dualita’, perche’ solo la Luce puo’ illuminare e indicare il proprio cammino del Cuore.

Aggiungere al proprio anelito anche la rinuncia della brama del risultato, e tutto investire nella donazione di se’ per voler “essere” un tutto dedito al divino e’ realizzare anche la perfetta’ umilta’.
E’ lasciarsi toccare e investire, pur non essendone degni, di quel divino e vero amore che attraverso il nostro farci strumento puo’ realizzare il Cristo in noi.

Una madre di fronte alla presa di coscienza della sua maternita’, davanti alla visione di suo figlio, è completamente invasa dall’amore e dalla dedizione assoluta, dalla meraviglia per questo grande mistero che si compie per suo tramite e la sua sara’ una adorazione continua di questo grande dono.

Tutto il resto sara’ frutto di quest’amore: una madre non sentira’ mai la fatica per immolarsi, piuttosto partecipera’ di tutti i dolori e offrira’ la sua sofferenza e tutta se’ stessa solo per la felicita’ e il bene del figlio.
Questo amore sorge per la sua maternita’, all’arrivo del figlio, alla presa di coscienza di questo grande evento.

Se potessimo iniziare da qui, ora che siamo adulti e pronti per l’Io – come la venuta del Cristo e’ venuto a testimoniarci – senza sognare piu’ quei miti, com’era giusto da bambini, e vederci solo vincitori e premiati senza ancora nemmeno essere giunti a vedere il campo di battaglia! Se potessimo umilmente volgerci indietro e poi comprendere che bisogna ricominciare e andare avanti, ma questa volta presenti e autori del divenire umano, questo ci porterebbe davvero a riconoscere la terra nella sua sacralita’ intrisa del sangue del Cristo, che attende proprio l’Uomo vero che la ricrei riconoscendola parte ineluttabile del suo destino. Questo sarebbe davvero riconoscere il Cristo e la sua venuta e mutare il sentimento religioso in reale amore.

Percio’ il Centro e’ la via, nella nostra croce: nelle tenebre della nostra interiorita’ possiamo scoprire lo splendore della Luce per incontrare lo splendore del Logos Divino, come e’ venuto a dimostrarci incarnandosi, morendo per noi e rimanendo con noi tutti i giorni, nel “cuore della Terra”, nelle tenebre del nostro cuore, per risorgere di nuovo insieme all’Uomo.

Ave verum Corpus
natum de Maria Virgine,
vere passum, immolatum
in cruce pro homine.

Cujus latus perforatum
unda fluxit et sanguine,
esto nobis praegustatum
in mortis examine.

Ave, o vero corpo,
nato da Maria Vergine,
che veramente patì e fu immolato
sulla croce per l’uomo,

dal cui fianco squarciato
sgorgarono acqua e sangue:
fa’ che noi possiamo gustarti
nella prova suprema della morte.

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5 pensieri su “RISORGERE

  1. Cara Savitri!
    Hai scritto com’è bello che sia scritto: con semplicità grandi cose.

    Pensiero molesto: mica sarai un tantino cristiana? Magari al soldo di Piero?
    (sapessi che mi ha detto Paolo di lui….!)

    • Piero rinnego’ tre volte…….. e Paolo e’ un pettegolo.
      Una cristianuccia? Ma dai davvero?? Beh…..se e’ cosi’almeno compenso certe mancanze tue e di qualcun altro 😛 . (Mai cristiana pero’ come tanti antroposofi che tengono un piede a Dornach e a Roma nello stesso tempo! Che piedone! !)

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