IL SECONDO GIORNO
2. Viene eretta la vôlta celeste
Collegamento al paragrafo precedente
Attraverso la scissione cellulare si ripartisce la sostanza dei centrioli e perciò la forza di ha-schamajim su tutto il corpo. A poco a poco non sta più in primo piano la cellula o un complesso cellulare, bensì la totalità dell’embrione, la sua figura, la sua forma vivente. La cellula deve subordinarsi alla concezione totale. Attraverso il processo di suddivisione cellulare, ogni cellula ha sperimentato per se stessa in piccolo l’atto di creazione della formazione della volta celeste da parte di ha-schamajim, per così dire come preparazione di una più grande esperienza comune – così come in un’orchestra il singolo musicista si esercita da solo, per poter poi dare origine nell’armonia di tutte le voci alla grande esperienza.
Come si fa valere ha-schamajim nel Macrocosmo? Per vedere ciò dobbiamo dapprima seguire le vie sulle quali la Luce percorre la sostanza terrestre dell’ovocellula. Ve ne sono due di tali vie, una esterna ed una interna. La Luce proveniente da ha-schamajim appare nell’incontro di seme ed ovocellula sulla superficie del corpo dell’uovo. Lo spazio intorno a questo corpo è illuminato. Ora si separano le vie della Luce. Con la penetrazione di uno spermium irradia Luce nell’interno dell’ovocellula. Questa è la via interna. Troviamo l’altra, quella esterna, se ci diciamo: con la suddivisione cellulare si formano vie che dallo spazio esteriore conducono tra le cellule figlie; e quante più cellule figlie nascono, tanto più si ramificano queste vie dello spazio esteriore nell’interno dell’antico spazio ovulare; gli spazi intercellulari della morula sono perciò vie della Luce proveniente da ha-schamajim , per così dire bidimensionali, giacché il suo corpo, come morula appare ormai racchiuso come dall’immissione di piani di Luce nell’ovocellula. La Luce attraversa, solca il corpo ovulare. – La via interna della Luce descrive la formazione delle pareti cellulari all’interno. Laddove nella scissione cellulare si trovano i coni di Luce del fuso, nascono le sottili membrane separatorie delle cellule. Queste devono il loro sorgere, come tutto quello che sorge nuovamente tramite la scissione cellulare, ai centrioli, e perciò al raggio di Luce proveniente da ha-schamajim. Ora sulle sottili membrane si incontrano la Via interna di Luce e quella esteriore, così come in seguito nel polmone sulle membrane degli alveoli si incontreranno il sangue e l’aria respiratoria. E lì, così come l’aria si congiunge al sangue e dona a questo la nuova forza della pulsazione, così si congiungono anche qui le due vie della Luce. Le forze della Luce dello spazio cellulare interno irradiano nel regno della Luce dello spazio intercellulare – dalle cellule si riversa del fluido nello spazio intercellulare, e con ciò si forma sempre più uno spazio interno che si distacca dalle cellule . Questo è il frutto germinante, che si gonfia, di ha-schamajim. Ora ha-schamajim diventa attivo all’interno dell’embrione. E, ingrandendosi la superficie intercellulare col crescente numero di cellule, cresce la forza di ha-schamajim all’interno della morula. Gradualmente questa forza si concentra; ed anche in seguito lo vedremo sempre di più: allorché l’elasticità ha raggiunto una certa misura, comincia l’espansione. Sorge dapprima uno spazio all’interno della morula a forma di fessura; però questa si estende sempre di più. Le cellule vengono spinte alla periferia, attraverso la suddivisione diventano sempre più piccole e possono disporsi più vicine una accanto all’altra. Lo spazio all’interno dell’embrione diviene una volta. E’ nata la blastula. E con piena forza scaturiscono ora le Parole della Genesi:
E DIO DISSE:
VI SIA UNA DISTESA TRA LE ACQUE
E QUESTA SIA UNA SEPARAZIONE TRA LE ACQUE.
DIO FECE ALLORA LA DISTESA.
E DIVISE L’ACQUA SOTTO LA DISTESA DALL’ACQUA
SULLA DISTESA.
E FU COSI’.
E DIO CHIAMO’ LA DISTESA CIELO.
Qui viene eretta, con un potente gesto all’interno delle «acque», della massa cellulare protoplasmatica, una vôlta. La Genesi fa sorgere davanti ai nostri occhi dalla morula la blastula. – Questo processo diventa sperimentabile in maniera particolarmente forte attraverso la vigorosa traduzione di Martin Lutero:
Dio disse:
vi sia una vôlta in mezzo alle acque
ed essa sia la separazione delle acque dalle acque.
così Dio fece la vôlta
e divise l’acqua sotto la volta e l’acqua al di sopra della volta.
E ciò fu.
E Dio chiamò la volta: Cielo!
L’«acqua sotto il Cielo» è l’embrioplasto, che noi abbiamo chiamato Terra; da esso si sviluppa l’uomo corporeo. L’«acqua sopra il Cielo» è il trofoblasto, da esso provengono le membrane ovulari e la placenta. All’inizio delle nostre considerazioni abbiamo chiamato Cielo questa parte della blastula, poiché essa s’incurva come un «Cielo» sulla parte terrestre dell’embrione. Dopo tutto quello che adesso sappiamo di ha-schamajim, non possiamo più rivolgerci al trofoblasto stesso come Cielo, sebbene come immagine ciò sia assolutamente giusto, bensì con ciò designamo la forza all’interno dell’embrione che edifica la vôlta e dalla terra tende verso l’esterno. La sostanza cellulare del trofoblasto si ordina in questa sfera di forze. In seguito da questa medesima sfera di forze viene formato il sacco vitellino, poi il chorion e sfere sempre più grandi, sino alla vôlta dell’utero e all’inarcamento del corpo materno. Ma nella misura in cui queste forze del Cielo agiscono dall’interno all’esterno e si separano dalle forze della Terra, ne irradieranno, da quelle forze che tendono verso l’esterno, altre nel senso delle forze della Luce. Sono queste forze riflettentisi che formano e plasmano l’embrione.
3. Arare e seminare
La prima aratura avvenne come scaturita da un’azione di eco in seguito al primo Appello divino. La Luce non era ancora creata, solo l’idea vivente del Cielo ha-schamajim si distacca dall’attività creatrice – barà – della Divinità. In barà accanto al significato di generare, formare, creare, vi sono anche quelli di purezza, chiarezza, bor – e altresì quello di innocenza, bar. La stessa parola bar significa anche figlio (in aramaico bar, in ebraico ben) e anche grano. Barà scritto in una maniera un po’ diversa significa mangiare, nutrirsi, barut, pasto, barà anche ingrassare. Per cui sono affini le parole benedire, berakà, ed anche folgorare, fulmine, splendore, baràk. Anche la parola grandine, barad, appartiene a questa serie. In tutte queste parole vive la segnatura della Luce, dell’irradiare-dal-Cielo-alla-Terra. Se rovesciamo la succesisone dei suoni, riceviamo quel che sperimentiamo, allorché dalla Terra guardiamo il Cielo: ab, padre.
Già la prima aratura della sostanza ovulare – tohu va-bohu – ha luogo nelcrepuscolo di una prima azione innata della Luce – barà. Poi appare la Luce, e con essa la forza del seme penetra nella Terra vivente dell’uovo. Con ciò viene rappresentato il motivo primordiale dell’arare e del seminare. Il seme primordiali è penetrato come Luce nella Terra primordiale e d’ora in avanti si sviluppa ulteriormente in questa.
Fin qui si svolge la sfera del primo giorno. Poi si può sperimentare una specie di baratro tra questo primo giorno e il secondo. L’esatta traduzione dell’ultimo versetto del primo giorno suona: «E fu sera, e fu mattino, un giorno» (secondo WOHGELMUTH e BLEICHRODE). Le parole «un giorno» formano, come se qui la creazione fosse compiuta, la chiusura della sfera, nella quale la Luce nasce ed incontra la terra primordiale.
Nel corso della nostra esposizione vedremo sempre più chiaramente che nel primo giorno della Creazione è contenuto tutto ciò che vi è nel mondo. Ivi c’è un possente seme dal quale cresce fuori tutta la Creazione. La Genesi è realmente sin dal primissimo inizio un tutto. Da un punto germinale scaturisce un pensiero dopo l’altro, fino a che non diviene visibile la figura matura della Creazione. Il primo giorno è il seme dei giorni successivi; tuttavia esso scaturisce dal seme del primo versetto, questo dal seme della prima Parola, questa dal seme del primo suono beth , dalla casa della Terra, che alberga lo Spirito (qui risiede l’elemento dimensionale, il punto, dimora nello spazio terrestre) – questo è Dio.
Se guardiamo all’Abisso, che si apre tra il primo e il secondo giorno della Creazione, scorgiamo: unicamente e soltanto la Luce ci trasporta dal primo al secondo giorno, la Luce che è capace di agire nello spazio terrestre. Soltanto con questa Luce congiunta alla Terra possiamo lasciarci dietro l’abisso e proseguire il cammino.
Si ripete ora, su piani superiori, il motivo dell’aratura e della semina. Per così dire risuona dapprima spiritualmente la nuova Parola creatrice «Vi sia una distesa in mezzo alle acque», e come una eco risuona diffondendosi ovunque nello spazio terrestre e riflettendosi centinaia di volte e moltiplicandosi nella suddivisione cellulare. Con ciò la Terra embrionale viene nuovamente arata. – Abbiamo descritto più sopra la formazione della blastula, l’innalzamento della vôlta interna da parte delle forze del Cielo, le quali come seme della Luce avanzano fin nello spazio intercellulare e poi partendo da qui giungono all’azione espansiva. Questo, tuttavia, è ora soltanto un lato dell’evento, si potrebbe dire quello fisiologico. Tuttavia perché si giunga ad un nuovo atto di creazione, all’aratura, che è l’azione dell’eco, deve diventare attiva la voce stessa, che si unisce al creato, divenire carne. Ciò accade attraverso la semina, ed è il lato spirituale dell’evento, che nella singola vita è impresso dalle forze del Destino, dell’individualità.
Perciò possiamo caratterizzare il contenuto del secondo giorno all’incirca così: dopo che il corpo terrestre dell’ovocellula è stato solcato e arato dalle forze della Luce, dopo che queste forze sono penetrate in tutti gli angoli della sostanzialità, la zolla può ricevere il seme celeste. Come vôlta, esso si affonda nella sostanzialità elementare delle acque. Attraverso ciò nasce nello spazio terrestre un sopra e un sotto. – E se ora spingiamo una volta lo sguardo in avanti nell’ultimo mese della vita embrionale e ci volgiamo all’organo polmonare, vediamo che gli alveoli polmonari si formano, per l’aspetto, come le singole cellule di una morula. Anche qui, come per l’intero corpo, la sostanza terrestre viene «arata». E quando poi si giunge alla nascita, risuonano le Parole: «e Dio gli soffiò l’alito vivente» e per la prima volta il polmone si riempie d’aria. L’organo polmonare si gonfia, e viene eretta una vôlta all’interno dello spazio toracico. E quindi il cuore e l’intero corpo si riempiono per la prima volta con sangue pervaso di aria propria. Con ciò abbiamo di fronte a noi la più elevata intensificazione corporea della semina di un seme divino.
Da ciò risulta quanto segue. Abbiamo visto: ogni volta, allorché risuonano le Parole «e Dio disse», gli Elohim donano alla evoluzione della Terra, che è anche l’evoluzione dell’uomo, un nuovo pensiero della Creazione, un nuovo impulso creativo. Ognuno di questi impulsi pervasi dalle forze del Cielo, ha-shamajim, viene elevato dalla terra, ha-aretz, fino a che il medesimo non diventa parte della stessa. E così la Terra, anche se è intessuta delle forze del Cielo, dopo un certo periodo di elaborazione, può di nuovo essere chiamata Terra, anche se poi non si tratta più della stessa Terra, bensì di una Terra di un gradino superiore. Poi la novella Terra è di nuovo matura per accogliere un nuovo impulso, un nuovo seme divino. Perciò non stupirà se nel prosieguo noi scambieremo sempre di nuovo nell’applicazione concetti come «Terra» «Cielo» o «Luce» in rapporto ad un sostrato organico.
Inoltre la Terra non viene nominata nel secondo giorno, udiamo soltanto parlare «dell’acqua sotto il Cielo». Si presagisce come venga preparata qui una Terra che già si avvicina un po’ al concetto che è rapportato all’elemento sensibile. Se volgiamo lo sguardo alla blastula, qui ora il suo polo embrionale è diventato più pesante di tutta la sua restante parte. Davanti a questo pesante polo terrestre si accosta ora il germe della mucosa terrena.
E FU SERA E FU MATTINO L’ALTRO GIORNO
Nella Genesi, un giorno corre dalla sera sino di nuovo alla sera. Nella Tenebra, nella notte cosmica, comincia la Creazione. Distaccandosi il Sole dal corpo della Terra primordiale, sorge il primo mattino, appare il primo giorno. E ancor oggi, se consideriamo il sorgere del Sole per la nostra posizione sulla Terra il Sole ascende. E allorché vediamo al tramonto del Sole come il Sole ritorni nella Terra, ciò può essere per noi un’indicazione del fatto che il Sole un giorno si riunirà alla Terra. Il tramonto del Sole è per noi pure un’immagine di come la Terra venga sempre di nuovo compenetrata dalle forze della Luce, nella maniera in cui possiamo udirlo nella Genesi.
Se ora consideriamo ancora una volta l’evoluzione embrionale fino all’evoluzione della blastula, risulta la seguente immagine. Nell’esistenza tenebrosa appare l’ovocellula e a tutta prima essa diviene ancor più tenebrosa attraverso la formazione dei corpuscoli. Qui siamo nella notte fonda. Ma allorché l’ovocellula incontra la corrente degli spermium , si fa giorno. E nella misura in cui questo processo giunge a termine, si fa sera. – Chi cerchi di sperimentare interiormente in maniera immaginativa questi processi con tutte le loro mutazioni di forma, può ora avere realmente la sensazione di come l’embrione dopo questo primo giorno passi attraverso una notte e sperimenti nella formazione della blastula un nuovo giorno. Allorché, dopo l’incontro col seme l’ovocellula esteriormente giunge alla quiete, comincia dapprima un’altra vita, una vita interna, la solcatura – dopo che il Sole, irradiando è salito in Cielo, esso la sera s’immerge nella Terra. Sale la tenebra e da essa si distacca il brillare di una stella. Presto si vedono stelle più numerose, dapprima grandi, poi più piccole e giù giù sempre di più, fino a che in piena notte il cielo non è cosparso di stelle, delle quali le più piccole vengono appena presagite. Il processo della suddivisione cellulare del giovane embrione, fino a che non abbia raggiunto lo stadio della morula, dà una tale immagine. E come poi, allorché al mattino il Sole sorge nuovamente, le luci delle stelle vengono ricacciate indietro dalla vôlta del giorno, così arretrano le cellule della morula in periferia – cedendo il loro posto al Cielo della blastula, che è un Cielo diurno. Ma se la blastula si sviluppa pienamente, allora si fa nuovamente sera e la navicella cosmica corre nel porto, ove essa si àncora saldamente.
(Continua)
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Grazie Daniel!
Ricordo ai lettori che tutte le parti precedenti di questa magnifica opera sono qui archiviate https://www.ecoantroposophia.it/category/kaspar-appenzeller-la-genesi-alla-luce-dellevoluzione-embrionale-umana/
DANIEL, STAI FACENDO UNA GRANDISSIMA OPERA FACENDO CONOSCERE QUANTO SCRITTO DA KASPAR APPENZELLER SULLA “GENESI”! IN QUESTA SUA OPERA APPENZELLER HA CELATO SAPIENTEMENTE GRANDI SEGRETI E MISTERI, CHE IL SINCERO E DILIGENTE CERCATORE SPIRITUALE PUO’ TROVARE E DISSUGGELLARE!
UN GRAZIE DI CUORE, DANIEL!
Hugo de’ Paganis,
lupaccio etrusco,
che coi birboni
sarà sempre più brusco.