K. Appenzeller – LA GENESI ALLA LUCE DELL’EVOLUZIONE EMBRIONALE UMANA – Il Primo Giorno – P. 3 e 4

Copgenesi

IL PRIMO GIORNO

3. L’orientamento della sostanza terrestre

Se vogliamo portare le Parole or ora risuonate gradualmente in rapporto con ciò che accade embriologicamente, dobbiamo considerare ancora una volta il primo versetto della Genesi, innanzitutto la prima Parola di esse: Bereschit – «In principio».

In questa Parola è predisposto, come in un seme, l’uomo intero. Nella sua prima lettera, beth, appare l’idea della casa come primo gesto per il futuro corpo umano. Beth significa casa. Nelle parole che iniziano con b come bergen (nascondere), bauen (costruire), Baum (albero), Burg (castello), questo gesto può essere avvertito anche nella lingua tedesca. L’ultima lettera, tav, contiene un gesto che agisce verso l’esterno. Anche questo può essere avvertito nella lingua tedesca, in parole che terminano in t, come Licht (luce),  Blatt (foglia), Mut (coraggio), Shcwert (spada). Tav significa segno, anche segno della croce. Questo elemento alludente all’esteriore viene rafforzato tramite la schin di schith, come se una fiamma sfavillasse in scintille verso l’alto. Beth è la prima consonante pronunciata dall’alfabeto ebraico, tav l’ultima, e questi suoni s’incurvano così in un grande arco, già in questa prima parola, racchiudendo l’intero mondo consonantico udibile – come predisposizione del futuro corpo -, perché devono essere plasmatori di organi, la Parola deve creare il corpo. In mezzo tra le singole consonanti beth  e tav (b e t) è collocata la sillaba resch – in tedesco resch significa testa – e questa sillaba contiene di nuovo esch, il fuoco, la scintilla divina, che rende uomo l’uomo. Ora però, in beth vive il gesto della Terra, che agisce verso l’interno, creante uno spazio interno, e in tav il gesto del Cielo, l’elemento che si rivela verso l’esterno. E così nella Parola primordiale bereschith, sono contenuti, come radice e foglietto embrionale in un seme, i pensieri di Cielo e Terra, che poi crescono come ha-schamajim veth ha-aretz, come «Cielo» e  «Terra»: Bereschith bara Elohim eth-haschamajim veth ha-aretz – In principio Dio creò il Cielo e la Terra. E in mezzo come l’embrione tra radice e foglietto embrionale, così tra Cielo e Terra, cresce l’uomo.

Al primo versetto seguono le parole: ve ha-aretz hajta tohu va-bohu – «e la Terra era deserta e vuota». Come una eco, un riflesso speculare del primo versetto, appaiono tohu bohu, come se l’elementarietà della Terra primordiale, se si presta attenzione alla sua gestualità, richiamasse, per così dire, in queste Parole le lettere b. La b e la risuonano nella Parola bereschit attraverso lo spazio – la e la risuonano dalla profondità: tohu va-bohu – e la sostanza primordiale caotico-elementare della Terra riceve il suo orientamento. Su queste Parole RUDOLF STEINER dice (riportato a senso, non alla lettera): in tohu, forze al centro dello spazio irradiano in tutte le direzioni – in bohu di nuovo ritornano le forze della periferia a questo punto (vedi: I segreti della storia biblica della creazione). L’espressione «drunter und drüber» (letteralmente sotto sopra) ricorda chiaramente questa serie inesprimibile di suoni, come nell’espressione italiana «sottosopra».

Questo potente evento diviene adesso visibile nella minuscola immagine embriologica nel processi di formazione dei corpuscoli polari. L’ovocellula è la più antica cellula del corpo ancora capace di suddividersi; essa è nata nel corpo della nonna del bimbo che da lei deve nascere; poi nasce nell’organismo materno già all’epoca in cui, questo stesso non è ancora nato. Penetriamo qui con lo sguardo nella corrente ereditaria della sostanza organica che, per così dire, si perde nel buio delle generazioni. Così come la sostanza elementare della Terra può essersi risvegliata dal sonno cosmico ed essere emersa dalla notte cosmica, così scaturendo dalla notte del passato, l’ovocellula appare come sostanza primordiale del corpo umano, e viene ora chiamata ad una interna dinamica, ad un contrasto tra un interno ed un esterno. Questo contrasto ha la sua espressione nella formazione dei corpuscoli polari, un evento che ha l’aspetto di un’aratura della sostanza ovulare, tramite la quale la medesima viene orientata nello spazio terrestre. Tohu va-bohu risuona dall’ovocellula, allorché essa compie il processo della trasformazione dei corpuscoli polari.

4. Della sostanza primigenia e della Tenebra

Oggi viene sostenuta universalmente l’opinione che la Genesi mosaica sia una creatio ex nihilo, una creazione dal nulla. Questa opinione non è corretta, giacché la Genesi conosce una sostanza primigenia, solo non la chiama nella maniera in uso a molti altri racconti della Creazione. La conoscenza della sostanza primigenia è il suo segreto. Al medesimo ci accostiamo se adesso ascoltiamo le Parole: ve choschek al-pĕné tehom – «e la tenebra era sulla faccia dell’abisso». Da dove viene la «Tenebra», choschek da dove viene l’«Abisso», tehom? Tehom significa anche «acqua mugghiante», «abisso», «voragine». Linguisticamente è affine con Tiamat, la marea primordiale del mito babilonese della Creazione. Questo fa sorgere Tiamat come tenebrosa figura femminile, che deve combattere contro Marduk, il dio del Sole. Se lo scrittore della Genesi adopera la parola tehom, ciò non è avvenuto per ragioni di accostamento alla tradizione babilonese, come talvolta è stato supposto. Possiamo ritenere l’autore di questo testo sicuramente dotato di sufficiente originalità. E’ proprio l’inimitabilità di questo testo: che in esso ogni parola è necessità e che possono essere fatte questo tipo di osservazioni che posseggono carattere di universalità nella più grande misura possibile. Quando il mito babilonese della creazione racconta di una lotta tra Luce e Tenebre, la sua descrizione non è falsa in linea di principio, essa tuttavia presenta, per così dire, un aspetto della cosa come se fosse il Tutto.

Supponiamo che qualcuno voglia descrivere l’estremità anteriore di un vertebrato  e che descriva un’ala di un uccello. Quello che udremmo in proposito sarebbe appunto una descrizione veritiera, ma accanto ad essa ce ne sarebbero molte altre, per esempio quella di una pinna pettorale o la zampa a forma di vanga di una talpa e così via. Ma se si volessero riunire in un’unica descrizione tutte le estremità anteriori animali, lo si potrebbe fare benissimo, ma allora si dovrebbe descrivere il braccio o la mano di un uomo. L’uomo riunisce nella sua mano funzione e forma di tutte le estremità anteriori animali. Egli può allargare le braccia come se fossero le ali di un uccello, può compiere movimenti natatori e a vanga, ma non è “obbligato” a nessuna di queste attività. La sua mano è universale, ovverosia essa non è organicamente specializzata verso nessuna funzione. Ora come le singole “mani animali” stanno alla mano umana, così la storia babilonese della Creazione, e molte altre, stanno a quella biblico-mosaica. Quest’ultima, a giudicare da tutto ciò che di essa sappiamo, è la più universale e arriva, perciò, sicuramente più vicino alla verità. E se ora una tal parola, come tehom viene adoperata come avviene nella storia biblica della Creazione, viene messo al suo posto lo straordinario contenuto del sentimento ad esso innato cosicché possono esistere accanto ad esso tutti i rimanenti valori del sentimento necessari per la conoscenza della verità. Con una Parola il più grande di tutti i poeti evoca non soltanto quella certa situazione di lotta tra le Potenze creatrici, plasmatrici della Luce e dell’elementarità tenebrosa – si rifletta che poi si giunge, appunto, ad una separazione fra Luce e Tenebre -, bensì comporta altresì il pensiero di una preesistenza e quindi quello della sostanzialità primigenia.

Questa sostanza primigenia dev’essere pensata reale. Ve choschek al-pĕné tehom significa alla lettera: «E la Tenebra è sulla superficie dell’Abisso»; al-pĕné = sulla superficie. Ma pĕné viene da pani significa oltre che superficie anche volto, faccia, persona, personalità. Quindi potremmo tradurre secondo il significato delle parole: e la Tenebra era sulla faccia dell’Abisso, la Tenebra si trovava sull’essere delle Acque. Il corpo di questa entità è tehom , la tenebrosa sostanza primigenia della Terra. Con questa elementarità primordiale si congiungono gli Elohim. Giacché ora viene detto: «e lo Spirito di Dio covava sulle Acque» – lo Spirito di Dio, Ruach Elohim – covava sulle Acque, merachephet al-pĕné ha-majim. Di nuovo al-pĕné, sulla faccia. La Divinità compenetra l’essenziale elementarità primordiale col suo covante calore (5)  e comincia ad ordinare e a formare la medesima come suo corpo. Ciò che qui, dall’elemento «facciale(6)», guarda fuori, è la stessa Divinità. Le «Acque» appaiono con la marea tehom santificata dalla Divinità. In queste parole si nasconde la descrizione archetipica di un potente processo di terapia, che perciò viene posto al principio dell’essere terrestre.

E se di nuovo guardiamo ai rapporti embriologici, possiamo dire: l’ovocellula porta la sostanza primigenia; neppure questa sostanzialmente è sorta dal nulla, allorché con la scissura follicolare essa entra nello spazio terrestre. L’istante della scissura cellulare follicolare è dunque un momento cosmico. La cellula sessuale femminile diventa, in realtà, soltanto in tale momento un’ovocellula, poiché essa qui – se si può dire ciò sulla base di questa rappresentazione – viene compenetrata dall’idea vivente dell’uomo nascente e perciò, nuovamente, viene plasmata come archetipo del corpo umano. Tuttavia essa porta con sé la sua sostanza da condizioni precedenti. E con la sostanza da qui porta con sé anche la Tenebra giù nell’esistenza terrestre. Giacché alla sostanza è connaturata la Tenebra. Lo mostra già il semplice fatto che il giovane, gelatinoso e trasparente embrione attraverso l’incremento cellulare e il progressivo condensamento materiale diviene opaco. A dire il vero questa è una cosa ovvia – ma non sono forse le ovvietà a rivelarci in certi momenti le leggi cosmiche? – Per il fatto che l’ovocellula è mediatrice della sostanza fisica, la portatrice della sostanza umana attraverso le generazioni, essa è pure portatrice della Tenebra. La Tenebra ha la sua missione nel mondo. Nel caso dell’uomo essa costituisce la base per l’attività dello Spirito Umano nel terrestre, come lo stoppino per l’ardere della fiamma. Ma ci si guardi dall’identificare la Tenebra col Male; solo l’abuso della Tenebra conduce al male.


(5) Vedi: RUDOLF STEINER  Il Vangelo di Matteo (ciclo di conferenze, tenuto a Berna nel 1910); inoltre; Mag. HELLMUT FREY, Das BUCK der Anfänge (Il Libro degli Inizi), 1938.

(6) Vedi: La Genesi, misteri della storia biblica della creazione, ove RUDOLF STEINER, partendo dalla ricerca spirituale parla di un «elemento facciale» degli Elohim.

(Continua)

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