UN COSMO D’AMORE

Giovanni Evangelista

Chi mangia il mio pane, mi calpesta col suo calcagno.

Giov. XIII, 18.

Quello che viene qui presentato è un testo di estrema delicatezza dal punto di vista spirituale, ed ho esitato a lungo prima di decidere di pubblicarlo. Lo tradussi molti anni fa: per l’esattezza il 24 giugno 1999. Raramente, proprio per la sua delicatezza, lo lessi in riunioni della cerchia di amici consacrati al Rito della meditazione in comune, amici che in maniera irriducibile, per oltre quattro decenni, hanno voluto mantenersi fedeli a tale Rito: fedeli nel contenuto e nella forma al Rito come Massimo Scaligero volle donarlo alla nostra cerchia. Questa cerchia volle sempre operare ritualmente, nella meditazione in comune, con scarna ed essenziale semplicità, ed ignorare ogni fallace ed ingannevole proposta a negligere la sacrale indicazione operativa dataci dal Maestro e ad abbandonare l’aureo Sentiero da lui indicatoci.

Il testo seguente fa parte del patrimonio della Esoterische Schule, ossia della Scuola Esoterica, che Rudolf Steiner fondò nel 1904 come Prima Classe, e nel 1906 la Sezione cultica della Mystica Aeterna, come Seconda e Terza Classe. Da un’annotazione sul documento – Teil eines Logen-Rituals, ossia “parte di un rituale di Loggia” – il testo dovrebbe appartenere appunto alla Sezione cultica, ossia alla Mystica Aeterna e, per quel che conosco di tale Istituzione, alla Terza Classe della Scuola Esoterica, quindi alla cerchia più interna dei discepoli di Rudolf Steiner.

A trasmetterci il testo fu Mathilde Scholl, una delle primissime discepole di Rudolf Steiner, sia nella Società Teosofica, poi Antroposofica, sia nella Scuola Esoterica. Questa Esoterische Stunde, “lezione esoterica”, fu tenuta, il 24 settembre 1907, a Hannover nel Nord della Germania. Ai membri della Scuola Esoterica, a causa della particolare sacralità di tali incontri, era vietato prendere appunti mentre Rudolf Steiner parlava, tuttavia erano liberi di farlo, per uso strettamente personale, una volta tornati a casa. Essendo i membri della Scuola Esoterica energici praticanti interiori, avevano spesso una grandissima capacità di memoria. E Mathilde Scholl fu sicuramente uno dei più energici, fedeli e capaci membri della Scuola Esoterica.

La più stretta, fedele collaboratrice e compagna di Rudolf Steiner, Marie Steiner, di fronte al vergognoso saccheggio, alla deformazione e all’abuso, che dell’Opera di Rudolf Steiner veniva compiuto dalla dirigenza della Società Antroposofica dopo la morte di Rudolf Steiner stesso, in particolar modo da Albert Steffen e da Günther Wachsmuth, decise di fondare la Rudolf Steiner-Nachlassverwaltung, ovverossia il Lascito che cura l’Opera del Dottore, e di affidarle la pubblicazione integrale della sua Opera, compresi i testi presenti delle tre Classi della Scuola Esoterica. Colei che dopo la morte di Marie Steiner si assunse l’improba fatica di raccogliere, ordinare, rivedere, studiare a fondo i testi della Scuola, e in particolare della Mystica Aesterna, fu la mia cara amica, e sorella d’armi spirituale, Hella Wiesberger, recentemente scomparsa. Quando la conobbi, Hella aveva pubblicato ancora pochissimo del lascito esoterico di Rudolf Steiner, e posso dire di aver visto nascere nel corso degli anni l’intera serie dei volumi riguardanti la Scuola Esoterica, alcuni dei quali volle donarmi con la dedica.

Il testo, che qui viene presentato tradotto per la prima volta in italiano, rivela – nel duplice significato del termine – quello che è il contenuto più elevato e profondo del Mistero del Golgotha, e il senso ultimo dell’evoluzione della Terra e dell’uomo. Proprio per il suo contenuto, questo testo mostra da una parte il suo legame profondo con il Vangelo di Giovanni e l’esegesi che Rudolf Steiner ne fece, e dall’altra con la concezione cosmica che del Christo ebbe il Manicheismo, il quale fa del Logos, sacrificatosi per la liberazione dell’uomo caduto, lo Spirito della Terra, quello Jesus patibilis “appeso ad ogni ramo”, che il grande iniziato manicheo Fausto di Milevi tentò inutilmente di fare intendere ad Agostino di Ippona.

Per non lasciar isolato questo mirabile testo di Rudolf Steiner, forse è bene accostarlo con una pagina delle conferenze ch’egli fece ad Amburgo, dal 18 al 31 maggio, sul Il Vangelo di Giovanni, Editrice Antroposofica, Milano, 2014, ove nella terza conferenza, intitolata la Missione della Terra, pp. 47-49:

«Dov’è allora il corpo fisico del Logos di cui parla il Vangelo di Giovanni e che oggi vogliamo sempre più chiaramente portarci alla coscienza? Nel modo più puro questo corpo fisico del Logos appare nella luce esteriore del Sole; la luce solare non è solo luce materiale: per la visione spirituale essa è altrettanto la veste del Logos, quanto il nostro corpo fisico è la veste della nostra anima. Chi ha col prossimo un rapporto quale la maggioranza degli uomini lo ha oggi col Sole, non potrebbe imparare a conoscere quel prossimo; questo significherebbe avvicinare ogni persona che ha un’anima che pensa, sente e vuole, come se la si concepisse priva di anima e di spirito e se cisi limitasse a percepirne a tastoni il corpo fisico, e magari credere che questo potrebbe anche essere di cartapesta. Ma se si vuol penetrare sino allo spirituale della luce solare, occorre considerarla come quando dall’aspetto fisico d’un umo si impara a conoscerne l’interiorità. Come il corpo umano sta all’anima, così la luce solare sta al Logos; e con la luce solare fluisce sulla Terra un elemento spirituale. Questo elemento spirituale (se siamo in grado di comprendere non solo il corpo, ma anche lo spirito del Sole) è l’amore che fluisce giù sulla Terra. Non solo la luce solare fisica desta e tiene in vita le piante, ma con la luce fisica del Sole fluisce sulla Terra il caldo amore della divinità; e gli uomini esistono per raccogliere in sé il caldo amore divino, per svilupparlo e ricambiarlo. Ma non avrebbero potuto ricambiare quell’amore, se non fossero diventati esseri autocoscienti dotati dell’io.

Quando gli uomini cominciarono a vivere la loro vita diurna, dapprima limitata a breve tempo, non erano ancora in grado di percepire nulla della luce che accende al contempo l’amore. La luce splendeva nelle tenebre, ma le tenebre non potevano ancora comprenderne nulla; e se quella luce, che è al tempo stesso l’amore del Logos, fosse stata manifestata all’uomo solo nelle brevi ore del giorno, l’uomo non avrebbe potuto comprendere questa luce d’amore. Ma nell’ottusa coscienza di sogno chiaroveggente di quei tempi remoti l’amore fluiva pur sempre negli uomini. Ed ora gettiamo lo sguardo, dietro alle parvenze dell’esistenza, a un grande, importante mistero del mondo.

Rendiamoci ben conto che la nostra Terra, per così dire, fu guidata in modo da far fluire, per un certo tempo incoscientemente, l’amore nell’uomo attraverso una coscienza chiaroveggente crepuscolare, per prepararlo ad accogliere l’amore nella piena e chiara coscienza diurna. Abbiamo visto che la nostra Terra è diventata a poco a poco il cosmo che deve condurre a compimento la missione dell’amore. La Terra viene irradiata dal Sole attuale. Come l’uomo abita la Terra e si appropria gradualmente l’amore, così il Sole è abitato da altre entità superiori, perché ha raggiunto un grado superiore dell’esistenza. L’uomo è abitante della Terra; cioè un essere che deve appropriarsi l’amore durante l’esistenza terrestre. Un abitante del Sole, al tempo nostro, significa un essere capace di accendere l’amore di effonderlo. Gli abitanti della Terra non saprebbero sviluppare amore, né accoglierlo, se gli abitanti del Sole non inviassero la loro matura saggezza, insieme ai raggi della luce. In quanto la luce solare fluisce sulla Terra, qui si sviluppa l’amore: questa è una verità del tutto reale. Le entità tanto elevate da poter irradiare l’amore hanno eletto il Sole a loro dimora».

Possiamo quindi comprendere come solo dall’autocoscienza, che è il dono dell’Io Sono, possa nascere vera libertà, l’assoluta indipendenza dell’Io fondato su se stesso, ossia sull’Io Sono, e l’Amore, il quale può nascere nell’uomo unicamente dalla libertà fondata sull’autocoscienza, perché come scrive Rudolf Steiner ne La Scienza Occulta nelle sue linee generali, trad. it. di E. de Renzis ed E. Battaglini, rivista e aggiornata nella III ed. italiana da Willi Schwarz, Laterza, Bari, 1947, pp. 310-311:

«L’uomo riceve il suo «Io» indipendente dagli Spiriti della Forma; questo Io si armonizzerà nell’avvenire con gli esseri della Terra, di Giove, di Venere e di Vulcano a mezzo di quella forza che s’introduce nella saggezza durante il periodo terrestre. È questa la forza dell’ amore. Questa forza dell’amore deve nascere nell’umanità terrestre e il «Cosmo della saggezza» deve svilupparsi in «Cosmo di amore». Tutto ciò che l’Io può sviluppare in sé deve trasformarsi in amore. Quale universale «archetipo dell’amore» si presenta con la sua rivelazione il sublime Essere solare, che è stato caratterizzato nella descrizione dell’evoluzione del Cristo. Con esso il germe dell’amore è stato immerso nell’interiorità più profonda dell’essenza umana, e da lì dovrà fluire in tutta l’evoluzione. Come la saggezza maturatasi nel passato si manifesta nelle forze del mondo fisico esteriore, nelle attuali «forze della natura», così in avvenire l’amore stesso si manifesterà in tutti i fenomeni, come nuova forza della natura. Questo è il segreto di ogni evoluzione futura: la conoscenza, e tutto ciò che l’uomo compie con vera comprensione dell’evoluzione, è una semente che deve maturarsi in amore. […] La conoscenza spirituale, per virtù di ciò che essa è, si trasforma in amore. […] A partire dallo stato terrestre, «la saggezza del mondo esteriore» diventa saggezza interiore nell’uomo; e quando si è in tal modo interiorizzata diventa il germe dell’amore. La saggezza è condizione necessaria per l’amore; l’amore è il frutto della saggezza rinata nell’Io».

Ciò è strettamente collegato con la meditazione che Massimo Scaligero dette nel XII capitolo delle Tecniche della concentrazione interiore, Edizioni Mediterranee, Roma, 1975, p. 89 :

«XXX. Meditazione. Il discepolo anima in sé la seguente imagine: «Attraverso le sue ère e le sue trasformazioni, la Terra si avvia a divenire il Cosmo dell’Amore». Tutta la storia della Terra e dell’uomo tende verso questa mèta».

***

Ma ecco il testo tratto dalle comunicazioni fatte da Rudolf Steiner all’interno del sezione cultica della Scuola Esoterica, nel Capitolo Mystica Aeterna. Possano queste parole impulsare nell’accorto e sagace lettore una energica e luminosa attività ideante nell’anima cosciente e non tradursi in un mero moto sentimentale e misticheggiante nell’anima senziente e nell’anima razionale-affettiva.

«Christo è uno Spirito Solare, uno Spirito di Fuoco. È il Suo Spirito che ci si rivela nella Luce solare. È il suo alito vitale che nell’aria irrora la terra e che con ogni respiro penetra in noi. Il Suo corpo è la Terra sulla quale dimoriamo.

In effetti, Egli ci nutre con la Sua carne e con il Suo sangue, giacché anche quello che assumiamo come cibo, è tratto dalla Terra, dal Suo corpo.

Noi respiriamo il Suo alito vitale, ch’Egli irradia attraverso il manto vegetale della Terra.

Noi guardiamo nella Sua Luce, poiché la Luce del Sole è il Suo irradiare spirituale.

Noi viviamo nel Suo amore anche fisicamente, poiché ciò che di calore noi riceviamo dal Sole è la Sua spirituale forza d’Amore, che noi sentiamo come calore.  

E il nostro spirito è tratto dal Suo Spirito, così come il nostro corpo è avvinto al Suo corpo.

Perciò il nostro corpo deve essere santificato, poiché noi ci muoviamo sul Suo corpo. La Terra è il Suo santo corpo, che noi tocchiamo coi nostri piedi. E il Sole è la manifestazione del Suo Santo Spirito, al quale noi possiamo elevare lo sguardo. E l’aria è la manifestazione della Sua santa Vita, che noi possiamo accogliere in noi.

Affinché noi divenissimo coscienti del nostro Sé, del nostro Spirito, questo alto Spirito Solare si sacrificò, abbandonò la Sua regale dimora, discese dal Sole ed assunse veste fisica nella Terra.Così Egli è fisicamente crocifisso nella Terra.

Ma Egli avvolge spiritualmente la Terra con la Sua Luce e con la Sua Forza d’Amore, e tutto ciò che su di essa vive, è Suo possesso. Soltanto, Egli attende che noi vogliamo essere Suoi propri. Se noi ci doniamo interamente a Lui come Suoi propri, allora Egli non ci dona soltanto la Sua vita fisica, no, bensì anche la Sua superiore, spirituale, Vita Solare. Poi Egli ci permea col Suo divino Spirito di Luce e con la Sua divina Volontà creatrice.

Noi possiamo essere unicamente quel ch’Egli ci dona, ciò a cui Egli ci fa. Tutto ciò che in noi corrisponde al piano divino è Sua opera. Che cosa possiamo fare noi, oltre a ciò? Nulla, se non lasciarlo agire in noi. Solo se ci contrapponiamo al Suo Amore, Egli non può operar nulla in noi. Ma come potremmo noi opporci a questo Amore? A Colui che qui dice: «Io ti ho amato sempre e poi sempre, e ti ho attratto a me con potente Amore»?

Egli ci ha amato dal principio della Terra. Noi dobbiamo far diventare il Suo Amore Essere in noi.

Solo questo significa vita reale; solo qui vi è vero Spirito, è possibile vera beatitudine, ove questa vita divenga per noi una Vita essenziale, la Vita del Christo in noi.

Non da noi stessi possiamo divenire puri e santi, bensì unicamente attraverso questa Vita del Christo. Tutto il nostro anelare e sforzarci è vano, fino a che questa superiore Vita non ci ricolmi. Soltanto questa, come una possente, pura, corrente può dilavar via dal nostro essere, tutto ciò che non è ancora purificato.

È il fondamento dell’anima, dal quale questa purificante Vita della Luce può sorgere.

Là noi dobbiamo cercare la nostra dimora, ai Suoi piedi e nella dedizione a Lui.

Poi Egli trasmuterà noi stessi, e ci pervaderà con la Sua divina Vita d’Amore. Fino a che non diventiamo luminosi e puri come Lui; simili a Lui. Sino a che Egli non possa condividere con noi la Sua divina Coscienza.

Attraverso la Sua Luce l’anima deve diventare pura; così essa può ricongiungersi con la Sua Vita.

Allora è questo il ricongiungimento del Christo e della Sophia, il ricongiungimento del Christo con l’anima purificata dalla Sua Luce».

 

3 pensieri su “UN COSMO D’AMORE

  1. Ciao Hugo,
    bene hai fatto (anzi benissimo) a metter giù quella lunga prolusione alle parole del Dottore, profferite a persone particolari in ambito particolarissimo.
    E la tua riluttanza non è peregrina..
    So che alcuni rimangono interdetti quando leggono ciò che scrivo e che sembra una sorta di rivolta contro l’antroposofia, contro il mare di conoscenza che essa ci offre. Ma non è così: dico semplicemente che l’attuale coscienza non è più in grado di immergersi in quel mare e, al massimo, riesce a bagnarsi i piedi nella sua risacca. Come a dire che la traduzione personale, perduto che sia il senso del sacro, è assai sotto il livello di guardia.
    L’uomo, perduto lo spirito, ora sta perdendo il suo riflesso nell’anima: e così le parole del Dottore (e Steiner stesso) potrebbero venir lette come l’ispirato sermone di uno strano o strambo sacerdote: abbastanza buone per corroborare un attimo della crepuscolare condizione dell’anima.
    Naturalmente spero che nel mio dipinto manchi qualcuno, ancora capace di pensare e sentire: che sappia accogliere i raggi del Sole.
    Sono righe che (come diceva Massimo dei suoi libri) possono camminare da sole, perciò a trovare chi davvero le sta cercando.
    Grazie per la gemma che hai condiviso!

    • Isidoro, i tempi sono più che difficili: sono estremi! Ma Massimo Scaligero ci più volte ricordato l’insegnamento – per esempio nella “Kundalini d’Occidente” – che nelle epoche di pericolo il Mondo Spirituale proietta sulla Terra e nell’umano le sue forze più potenti, e in tali epoche sono possibili realizzazioni spirituali audaci, che difficilmente in epoche più “normali”, più a dimensione dell’Uomo Spirituale, sono possibili. Perché nel mondo tradizionale, nel quale è forte la “natura” spirituale, l’uomo tende maggiormente ad addormentarsi o a vivere di rendita, mentre nel pericolo, come nel dolore, l’essere umano si sveglia.

      Per questo motivo, caro Isidoro, malgrado le grandi difficoltà che l’umano attraversa, io non sono affatto pessimista. E questo perché, malgrado questa sia l’epoca di maggior pericolo che il singolo uomo e l’umanità nel suo complesso abbiano attraversato, io CREDO nella volontà. Anzi, io SO, con certezza interiore totale, che la volontà consacrata di chi conosce il vero e vuole il giusto e il bene, può tutto.

      Massimo Scaligero ha affermato nel “Trattato del Pensiero Vivente” che il pensiero di pochi asceti può restituire luce e giusto svolgimento alla generale vicenda umana, che pochi possono operare per i molti, perché “è un solo pensare quello che pensa nei pensieri dei molti”. E questo è l’impegno della Concentrazione e della Meditazione – secondo la Via del pensiero da lui indicataci – che nell’ascesi individuale solitaria e nell’ascesi individuale fraternamente esercitata in comune, diviene la forza risolutrice della tenebra nell’anima dei singoli e nella società umana.

      Per questo motivo un manipolo di praticanti interiori, da quarantacinque anni, si è consacrato alla Via del Pensiero nella sua adamantina purezza, e al Rito della meditazione in comune come Massimo Scaligero ce l’ha donata, e per un tempo anche fattaci praticare con lui in un ritmico Rito mensile.

      Amici che non hanno subito gli ambigui fascini della comoda “via egoica”, ed hanno disdegnato e lasciata senza risposta l’indecente proposta di bruttissime “anime belle”, che volevano che abbandonassimo la Via Regia indicataci per volgerci a più che dubbie sperimentazioni misticheggianti, sentimentali, e a comuni “conversazioni” di sapore psicologico, molto simili alle collettive “sedute di autocoscienza” che il giovanilistico movimento studentesco californiano ed europeo praticava negli anni sessanta del trascorso secolo, nella cui vuota dialettica si consumavano – anzi si sciupavano – molte, troppe forze interiori in una inutile dialettica. Dialettica che manipolava gli ingenui e i poco consapevoli, ed era regolarmente manovrata da coloro che si tenevano ben celati dietro le quinte.

      Non sono pessimista perché, a felice smentita del quadro da te dipinto – vi sono “giovani, armati di solo coraggio” – questa fu l’espressione usata nei nostri confronti da Massimo Scaligero – che, in un’epoca di estremo pericolo, operano “instancabili e disperati” ad affrontare con lucida risolutezza lo stato di morte del pensare caduto, e insistono a volere la resurrezione del pensiero.

      Alcuni di questi “giovani” non sono più anagraficamente giovani – uno di loro lo scorso 2 febbraio ha compiuto 90 anni di età, e 43 anni di ascesi – ma in loro vi è sempre vivissimo lo slancio, l’impeto, l’ardore, la travolgenza, che solo l’innamoramento per la Via del pensiero può accendere nel cuore dei praticanti interiori.

      Come dice il mio amato Virgilio nella X Ecloga: “omnia vincit Amor, et nos caedamus Amori”. E nella I Georgica: “Labor omnia vincit improbus”. Per cui in libertà e per amore, compieremo quel duro, aspro lavoro interiore che che vince ogni ostacolo, che apre il varco a quell’Amore che vince e avvince tutte le cose create, alla cui forza con gioia ci doniamo.

      Perché questa è la Via del sublime eroismo, la Via della Libertà e dell’Amore.

      Hugo de’ Paganis

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