COSA E' LA CABALA – CENNI

 

Con l’evolversi del pensiero, almeno ad un certo livello di cultura, vanno sparendo le associazioni mentali che venivano suggerite da termini come Cabala, Alchimia ecc.

Ancora oggi, nel caso dell’alchimia, dopo che questa era stata sinonimo di cialtroni o ingenui primitivi chini a bollire sterco aspettandosi da esso la trasformazione in oro sonante, vige negli ambienti accademici il giudizio di Kopp e Lippman che la giudicano – bontà loro – come una preistoria bizzarra della moderna chimica. Il pensiero-a-metà si è imbevuto di un tale giudizio, basta leggere cosa c’è scritto sotto la voce “alchimia” nell’autorevole Enciclopedia Treccani.

Per quanto riguarda la cabala che veniva attribuita al gioco del lotto, i pochi studiosi ebrei e diffidenti ne avevano rilevato il carattere irrazionale, frutto di spontanei moti popolareschi di reazione alla sistematicità del pensiero filosofico.

Forse Gershom Scholem è stato il primo studioso che applicando il rigore storico e filologico, trova radici e divisioni e sviluppi che vanno dalla mistica della Merkabah al moderno hassidismo.

Qui esprimo solo cenni conoscitivi su di un tema, o per meglio dire su una parola che lo studioso di esoterismo spesso incontra ma che, fuori dall’ebraismo (e spesso anche al suo interno) resta parola vuota di senso. Perciò non mi addentro nella assai complessa e variegata ascesi: preferisco solo che un pensiero nebuloso venga un po’ sostituito con qualche concetto chiaro. Solo alla fine di questa nota indicherò con poche righe una curiosa o impressionante (decidete voi) indicazione in cui mi sono imbattuto leggendo lo Sefer Bahìr, testo all’origine della Cabala.

Secondo gli studi di Scholem l’inizio documentale della Cabala risale alla metà del XII secolo con il testo chiamato Sefer Bahìr, poi soppiantato, alla fine del XIII secolo dallo Zohar.

Il primo risulta redatto come un insieme di varie nozioni e di svariate provenienze più antiche. Tutte però di provenienza gnostica. Perciò con il Bahìr il pensiero gnostico entra (o rientra) nel giudaismo divenendone l’elemento più vitale e più profondo nella cultura e nella religione: questa è la Cabala.

(Un giorno, passeggiando con un grosso e allegro rabbino, lui credendomi nella dimensione del cattolicesimo, amichevolmente rimarcò che “loro” avevano un punto di vantaggio su “noi”. Alla mia occhiata interrogativa, con un sorriso mi rispose: “noi abbiamo la cabala”).

Essa possiede i caratteri distintivi della Gnosi: il valore esoterico della conoscenza e la segretezza distintiva per quelli che ne sono partecipi, la nozione che all’interno dell’uomo esista una scintilla divina (neshamàh) oltre la psiche individuale (nèfesh).

A ciò si aggiunge la concezione cosmica con il pleroma degli gnostici greci (nella Cabala malè) che si dispiega in manifestazioni (in greco eoni, in ebraico sefiròt) da cui, in un dramma cosmico, esce l’inferiore mondo della materia. Il dramma consiste nella scissione di una primigenia unità: essa va riparata sia nell’uomo che nel cosmo con una lunga opera reintegrativa.

Martin Buber definisce la Cabala come gnosi del giudaismo e osserva come essa sia l’unico modello di gnosi antidualistica poiché tende all’integrazione dell’eone malefico nella complessa unità delle sefiròt.

La mistica corrente espressa dalla Cabala può venir messa in relazione con diversi movimenti spirituali, come e soprattutto all’alchimia, alle dottrine eretiche cristiane (catari e albigesi), alla magia e allo yoga. Accenni a pratiche alchemiche si trovano nello Zohar e nello stesso Bahir. In un testo di anonimo cabalista italiano, intitolato Esh mezaref (fuoco trasmutatore), risalente al XVI secolo troviamo addirittura la sequenza dei rapporti tra sostanze alchemiche e sefiròt.

Keter corrisponde alla Radice metallica, Hokmàh al Piombo, Binàh allo Stagno e così via.

Nel gioco del comparativismo possiamo trascinare dentro pure i principi indiani tamas, rajas e sattva ma credo inutile appesantire cenni già poco digeribili.

Insomma la Cabala è una via reintegrativa al mondo spirituale ma essenzialmente interna alle esigenze dell’anima ebraica. Ed è solo malaffare (I Segreti della C. Lezioni di C. Introduzione alla C. ecc: statene lontani) che essa, non altrimenti che lo yoga o lo zen, sembri esser stata aperta – ma ciò è del tutto falso – alle smanie di cantanti di successo e alla stupidità di chi non è migliore di loro.

*

Di un certo interesse pare la fonte provenzale della miscellanea che è il Bahìr, la quale cita la machshavà tehorà, ossia il “pensiero puro”.

La pura machshavà, nel Bahìr è portata al più alto grado, più alto ancora della Sophia di Dio. La qualità del pensiero è messa in rilievo: l’illimitato, come concepito nel Bahìr, collega il pensiero umano a quello divino. Le due specie di machshavà indicano che una conduce all’altra: il pensiero puro dell’uomo, scartando ogni contenuto concreto e meditando non solo su un determinato oggetto, ma soprattutto su sé medesimo, conduce al pensiero divino ed entra in comunione con esso. In ciò (guarda il caso…) inizia un metodo di meditazione che non ha più bisogno dell’apparato della dottrina degli eoni, ma si lancia tutto dritto e sufficiente verso la sua meta spirituale “poiché la volontà divina li ha uniti l’uno all’altro” (Avrahàm bar Chjià: Hegjòn ha-néfesh).

Molti kabbalisti del XIII secolo si servirono dell’espressione “puro pensiero” come di un termine tecnico fisso in materia di ascesi interiore.

Anche sul tema del pensiero ho detto ben poco, ma immaginate di ridurre la Filosofia della Libertà a poche righe oppure lo yoga integrale di Aurobindo ad una frase. Poi magari questo minimo che ho scritto non interesserà nessuno.

5 pensieri su “COSA E' LA CABALA – CENNI

  1. E invece ti sbagli, birbaccione impenitente di un Isidoro, perché a me il tuo articolo interessa moltissimo! Anzi ti posso dire di essermi capitata la ventura di avere avuto – la considero una delle grazie più grandi o dei doni gratuiti della mia vita – una cara amica, P., che ora è in Cielo, che era profondissima conoscitrice della Kabbalà. Questa mia cara amica – per me una sorella amata e una compagna d’armi spirituali – proprio grazie alla Sapienza Santa della Kabbalà fece tutto un percorso spirituale, che in parte potei accompagnare, per cui partendo dalle vitali radici israelitiche, che le erano proprie, P. era giunta all’attivo e autonomo riconoscimento del Logos come “Io Sono”. Senza il bisogno di passare attraverso le “forche caudine” di una una umiliante “conversione” ad una dogmatica confessione cristiana, che giustamente le ripugnava, la mia amica era giunta all’essenza del Mistero dell’esoterismo christico. Ogni volta che ci incontravamo e che le portavo un libro di Rudolf Steiner o di Massimo Scaligero mi stampava un sonoro bacione sulla guancia!

    Proprio per la nostra “fratellanza d’armi” spirituale, la mia amica mi aprì tutto il cuore sulle mirabili esperienze spirituali che il suo cammino kabbalistico le aveva dischiuso. Lei faceva parte, nella mia città, di una ristretta cerchia iniziatica, molto riservata, che aveva una conoscenza effettiva della Kabbalà sia sul piano sapienziale che operativo, e mi descrisse esperienze sulle quali “il tacere è bello”. Qualcosa mi “trasmise” pure direttamente.

    Proprio attraverso la Sapienza Santa della Kabbalà, P. si era accostata e sempre più immersa nel tema dell’Androgine celeste e in quello della Coppia originaria, il che la condusse direttamente alla ricerca dell’esperienza del Graal.
    Purtroppo, le anime più luminose lasciano presto questa “aiuola che ci fe tanto feroci” e tornano veloci a quella Patria Celeste, alla quale anelano e che imperiosamente le reclama. Potei farle, telefonicamente, l’ultimo saluto alle 10.00 del mattino, e alle 17.00 aveva già dispiegato le ali verso il Cielo.

    Hugo,
    che in un’anima sorella,
    poté contemplar una luce
    sempre più bella.

  2. Hugaccio delle malebolge alias grumo nato nelle sozzure delle paludi pontine,
    mi spiace che i pochi elementi del mio stinto scritto abbiano rivangato in te ricordi amari come la scomparsa di un’amica cara e preziosa.
    Già, non “muoiono” ma non sono più qui tra noi.
    Sono più di tre anni che uno tra i più saldi amici di questa mia vita (Remo Medeot), dopo un calvario durato cinque anni e sopportato più che serenamente, se n’è andato. Cosa faceva oltre la totale fedeltà alla via del pensiero? Aiutava mezzo mondo. Senza sentimentalismi. Quando usciva dai suoi tanti ricoveri ho visto infermieri in lacrime abbracciarlo e ringraziarlo. E come la malattia avanzava inesorabile, lui cresceva nella più profonda comprensione spirituale. Di pochissime parole, credo che ancora oggi almeno un migliaio di persone lo ricordano con gratitudine.
    Di stirpe assai longeva, me l’hanno portato via ben prima del suo tempo…a fare chissà cosa. Beh, conoscendolo, sono certo che mi darà una mano quando me ne andrò anch’io. Sai Hugo, a differenza nostra, in oltre quarant’anni di amicizia, non gli ho mai sentito esprimere una critica, un biasimo.
    Questi sono gli sconosciuti nel mondo che vorrebbe riferirsi allo spirito.

    • Malgrado l’apparenza, Isidoro, nobile lupaccio tergestino, il mio ricordo di P., era un ricordo gioioso. Certo, la sua presenza sensibile mi manca. Ma per me era meraviglia il veder fiorire, in una nobile figlia d’Israele, dalla radice di un’antichissima Sapienza, la novella pianta della più spirituale Scienza.
      La mia amica aveva vasta cultura linguistica, storica e filosofica per approfondire in maniera illimitata le proprie ricerche nell’antico esoterismo. Infatti, aveva studiato a fondo il Sefer Yetsirah, il Sefer Bahir e il Sefer Zohar. aveva approfondito la Via dell’estasi di Abulafia, eppure… Appena le fu porta l’opera di Rudolf Steiner e alcuni scritti di Massimo Scaligero, P. si buttò a capofitto, come spinta da una nostalgia struggente. Si conquistò in uno slancio assoluto verticale il suo riconoscimento con il Logos, mantenendosi ben lontana da qualsiasi fagocitante connessione orizzontale con le umane organizzazioni confessionali, che ne distorcono in maniera caricaturale l’immagine. E così fu pure con l’impulso del Pensiero Vivente, con quello dell’Androgine Celeste e della Coppia Originaria, e del Graal!
      Ne avessimo molte Donne come lei! Ma nel nostro combattere P. l’avremo sempre al nostro fianco.

      Hugo, che se il sigaro adesso non fumo,
      nell’intenso pensar certo or mi consumo

  3. Molto interessante Isidoro, grazie.
    Volendo si può pure menzionare il fatto che, proprio nel Bahìr appare per la prima volta (corregetemi se sbaglio) in forma scritta nel contesto dell’Ebraismo un riferimento specifico riguardante la reincarnazione (Gilgul).

    • Daniel, nella Kabbalà ebraica vi è molta Sapienza!
      Vi è la tripartizione dell’uomo in corpo, anima e spirito. Vi è la tripartizione dello stesso elemento animico. In tutti i libri kabbalistici si parla del “ghilgul ha-neshamòth”, ossia della reincarnazione dell’anima spirituale. Ma vi è anche la dottrina dell’Androgine Celeste, che gli elementi della Coppia originaria, sono destinati a ricostituire, inseguendosi e ritrovandosi vita dopo vita.
      Vi è un libro del grandissimo kabbalista Isaac Luria, fondatore della Scuola Mistica di Safed, e trascritto dal suo discepolo Chayyim Vital, in titolato “Sefer Ha-Ghilgulim Ha-Neshamoth”, il “Libro della Rivoluzione delle Anime”, che espone apertamente la dottrina della reincarnazione, che puoi trovare anche nel Sefer Zohar, o Libro dello Splendore di Moshè de Leon.

      Nella Sapienza kabbalistica si possono trovare cose molto profonde, e Rudolf Steiner vi fa apertamente riferimento.

      Hugo, non proprio ancora pimpante
      che spera tornare presto fumante:
      di sigari toscani dover far senza
      è la triste legge dell’influenza.

Lascia un commento