MISOPÓGON O ANTICHIKÓS

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…il ragazzo aveva 9 anni…chiuso il libro s’era abbandonato sull’erba il volto verso il sole. Il senso di benessere si trasformò in fervore mistico. Cercando parole capaci di esprimerlo, cominciò a mormorare:

Padre nostro che sei nei cieli,

sia santificato il tuo nome..

Era la preghiera che il vescovo Eusebio gli faceva recitare ogni giorno.

Improvvisamente una voce risonò in lontananza. Chiamava con tono grave il suo nome: “Giuliano! Giuliano!”.

Il bambino interruppe la preghiera, qualcuno, accortosi della sua assenza, lo stava cercando.

Stringendo i pugni dalla rabbia, il fanciullo si acquattò dietro il tronco dell’olivo.

Giuliano! Giuliano!”.

Il grido ripetuto poi s’affievolì e si spense. Era tornato il silenzio, rotto soltanto dal cinguettio di un uccello.

Accadde allora un fatto straordinario che avrebbe lasciato nella sua vita un’impressione indelebile. Come in un sogno meraviglioso, gli pareva di correre lungo la spiaggia, facendo salti sempre più alti, finché i suoi piedi non toccarono più il terreno e cominciò a librarsi sopra il mare. Gli pareva di veleggiare  attraverso lo spazio in un volo verticale e di salire in alto, sempre più in alto, come se fosse risucchiato dal sole.

Poco dopo dominava dall’alto la Propontide, il Bosforo, Costantinopoli e tutte le campagne circostanti.

Infine la terra scomparve ai suoi occhi e non vide più, intorno a sé, se non un abisso di luce.

In quel momento una voce tonante lo chiamò per nome: “Giuliano! Giuliano!”.

Chi mi chiama?” domandò.

Sono io, tuo padre Elio!”.

Elio? Eccomi!” rispose Giuliano, senza esitare.

Immediatamente fu accecato da una luce folgorante e perse la conoscenza…

Quando riaprì gli occhi, si ritrovò disteso a terra, ai piedi dell’olivo: il sole tramontava al di là dell’Ellesponto…

Signore Iddio, ho grande paura.

L’anima mia, non mai sicura,

sussulta nelle più intime fibre…

Ecco la terra è sconvolta e trema la volta

sotto la quale il mio cuore,

che prova del terrore la inarrestabile scossa,

si scava la fossa

per seppellirsi e riposare;

ma si sente compenetrare dall’avvampante

firmamento e si domanda sgomento:

Da me fino a Te, la strada dov’è?

§

Pergamo. Gli anni sono passati. Giuliano si confida con Massimo d’Efeso. Costui era un teurgo ma eludeva sempre le domande del giovane.

Un giorno Giuliano raccontò a Massimo la sua esperienza, avuta durante la sua relegazione ad Astakos.

Improvvisamente mi sentii trasportato in aria. Poi, mentre mi libravo in un oceano di luce, udii distintamente Elio che mi chiamava per nome”

Massimo lo fissò a lungo e sorridendo gli rispose ”Fin dal nostro primo incontro io seppi di legami speciali fra te e gli dei”.

Ma, ribatté Giuliano, “ho bisogno di un dio di cui senta la reale presenza nel mio essere! Quando mi rivolgo ai Galilei mi consigliano di leggere il Vangelo. Se mi rivolgo ai pagani, mi indirizzano ad Aristotele o a Platone. E’ sempre la stessa risposta. Libri, sempre libri!”.

Cosa devo fare di tutti quei libri? Io ho sete di vita, di comunione. Ho bisogno di trovarmi faccia a faccia col mio Creatore. Non fu certo un libro che aprì gli occhi a Saulo sulla via di Damasco. No! Fu un torrente di luce, una visione, una Voce!”.

Massimo scosse il capo: “ Tu cerchi Iddio in una direzione sbagliata. Tu vuoi obbligarlo a rispondere. Ma non sei il suo padrone! Tu volevi comprendere per credere, mentre bisogna credere per comprendere…e ora non comprendi più nulla perché non credi…”

Non mi dire che io non credo. Io credo con tutte le mie forze. Ma invece della risposta che aspetto non sento che l’eco della mia voce. Io vorrei ascoltare la voce dell’Altro. Vorrei essere visitato, illuminato, folgorato…”

In questo caso non ti rimane che metterti nelle mani del Mediatore”

Ma esiste davvero? E’ da molto che lo cerco”

Egli esiste!” affermò massimo con un tono di assoluta certezza.

E chi è?”

Il Figlio del Sole”

E’ come uno di noi? Come me stesso?”

Tu sei un figlio del Sole. Invece ho detto che egli è il Figlio del Sole!”

E’ una via?”

E’ la Via”

Come si chiama?”

Il suo nome è Mitra”

§

Poco tempo dopo, un uomo di nome Edesio, si presentò a Giuliano e lo invitò a seguirlo.

In un valloncello, presso un dirupo, Edesio spostò la sterpaglia e dietro apparve una profonda caverna: sulla soglia c’era Massimo ed un personaggio bianchissimo nelle vesti e nei capelli e la fluente barba. Una carnagione trasparente come l’alabastro.

Ti presento Crisanzio” disse Massimo “il pontefice di Ecate”.

Entrati, Massimo ed Edesio si ritirarono. Crisanzio invitò Giuliano a spogliarsi e gli insegnò le abluzioni rituali. Poi l’aiutò ad indossare una tunica di lana bianca e lo condusse in una seconda caverna, più angusta della prima. Giuliano sentì come un terrore lambirgli il corpo.

Il pontefice di Ecate, con una solennità che pareva provenire dagli abissi, così parlò: “E’ qui, figlio mio che principia il tuo viaggio: esso comincia con l’oblio del mondo. Per ora sei ancora debole e perciò ti occorre un po’ di luce. Entro qualche giorno sarai rafforzato e la luce si spegnerà. Ti troverai in assoluta tenebra: essa è lo spogliamento totale di sé e indica come tutto ciò che vive debba morire per nascere a nuova vita.

Se avrai sete potrai bere l’acqua consacrata di questa brocca. Ma non puoi mangiare. Ti porterò in alcuni momenti il mio soccorso. Ora abbi coraggio, figlio mio: preparati a morire!”

Angoscia attanagliò il petto di Giuliano, Crisanzio era sparito. Era stato imprudente?

Massimo era forse un agente dell’Imperatore e lui sarebbe sparito? Sepolto per sempre nel fondo di una spelonca?

Dopo breve (interminabile) tempo, riapparve Crisanzio. Il giovane chiese allora di uscire.

Nessuno te lo impedisce, ma non sei forse venuto spontaneamente? Qualcuno ti ha costretto? Ad ogni modo se vuoi andartene ti accompagno subito. Se non sei all’altezza di superare la prova, ritorna pure a mordere la polvere..”

Giuliano, a quelle parole, pronunciate tranquillamente, arrossì di vergogna e pregò di essere perdonato.

L’anziano gli disse anche che l’iniziazione era una prova terribile, che strazia tutta l’anima.

Giuliano rimase nel buio per tre giorni, digiunando, pregando e meditando. Il pontefice lo visitava a intervalli regolari e gli faceva compiere degli esercizi per il corpo e per la mente. Poi lo benediva: “Dio scenda su te…La sua spada invisibile ti apra il cammino…Le sue virtù compenetrino la tua sostanza e alimentino la luce del tuo sole…”

Giuliano ebbe tremiti incontrollabili, poi un sentimento di profonda pace. Sentì il corpo farsi leggero e come svanire. La fiammella della lampada si estinse ma sentì come se si accendesse in lui una luce immateriale. Poi piombò in un sonno profondo.

Svegliatosi trovò Crisanzio che gli porse una tunica nuova, di lino. “Ora sei Puro. Nessuno deve toccarti né parlarti, né guardarti: tu stesso sei lo Sguardo”.

Fu condotto oltre, in una diversa sala: un altare nel fondo con una statua di Atena. Ai lati gli iniziati, disposti lungo le pareti.

Fu fatto prostrare al suolo, braccia aperte in croce, volto rivolto verso l’alto. Giuliano entrò nell’Estasi.

E rivisse, ad un livello assai superiore, ciò che aveva sperimentato da giovanissimo. Sentì vampe di luce sorgere e dilagare dal suo essere, venne trasportato nella luce del cielo, contemplò il Padre solare, il sole interiore si ricongiunse al Sole supremo e dalla sua anima sgorgò un giuramento verso gli Dei e verso la Via.

§

Devo molto a Benoist-Méchin che mi ha indicato il ritmo narrativo: alcune righe sono praticamente copiate da lui.

Non è un racconto di fantasia e gli ”attori” sono tutti storicamente esistiti.

Qualcuno osserverà che Giuliano non “giace” per tre giorni: in effetti le iniziazioni erano già parzialmente diluite.

Il titolo non c’entra niente: trattasi di un caustico ed arguto libello di Giuliano a favore dell’onor del mento che mi piace per la limpidezza, l’arguzia e tante altre cose.

6 pensieri su “MISOPÓGON O ANTICHIKÓS

    • Savitri, l’Imperatore Giuliano, Iniziato ed Epopta, l’ultimo degli Imperatori Iniziati, Sapiente e Filosofo, fu ucciso da spergiura, sacrilega, traditrice mano cristiana! Dopo la tragedia dell’ascesa al trono imperiale di Costantino, persecutore degli Iniziati e dei Misteri, cristianissimo assassino della moglie e del figlio ingiustamente accusati, l’intolleranza contro la Sapienza dei Misteri e della religiosità classica non ebbe limiti. L’ortodossia di Stato iniziò immediatamente a perseguitare sanguinosamente i seguaci delle antiche religioni, e coloro che, sia pure all’interno dello stesso cristianesimo, facevano una scelta – in greco “hairesis” – diversa dall’ortodossia imposta dall’Imperatore, i quali vennero perciò dichiarati “hairetikòi”, ossia “eretici”. Per cui si perseguitarono i “gentili”, dichiarati “pagani”, ed anche gli gnostici, i manichei, i cristiani non costantiniani: insomma tutti coloro che ardivano non conformarsi al “Credo” imposto dall’autorità politica.
      Con la salita al trono imperiale di Giuliano, che fu tollerantissimo nei confronti dei cristiani cattolici, ariani, gnostici e di qualunque altra confessione, vi fu la possibilità di una concreta rinascita del Mondo dei Misteri Antichi. Egli venne iniziato ai Misteri di Hecate, di Mithra, e a quelli Eleusini. Ebbe un istruttore spirituale d’eccezione in Massimo di Efeso, Iniziato e Ierofante. La rinascita dei culti della Religione classica antica suscitò l’odio teologico e l’opposizione politica del partito cristiano, che segretamente ne decretò la morte.
      Rudolf Steiner mette in evidenza, in “Contributi alla comprensione al Mistero del Golgotha”, la grandiosità della sua percezione cosmica del Logos come triplice Sole, e come egli tentasse l’impresa persiana per la volontà di collegarsi coi Misteri Persiani, e in particolare col Manicheismo, nel quale è celato il segreto del superamento del Male attraverso l’esperienza vivente, eterica, del concetto, ossia l’esperienza del Pensiero Vivente. Questa sua volontà decretò la sua morte da parte della volontà omicida del partito cristiano. Durante la campagna contro i Persiani, nella battaglia ai Campi Frigi, l’Imperatore Giuliano venne trapassato da una lancia scagliatagli contro da un fanatico soldato cristiano. I Persiani, disgustati, non vollero più combattere contro l’esercito imperiale, dichiarando che rifiutavano di combattere contro soldati così vili da uccidere il loro stesso sovrano.
      I cristiani gli dettero l’epiteto dispregiativo di “l’Apostata”, e con tale ingiurioso appellativo viene tuttora chiamato nei testi della storiografia confessionale.

    • L’opposizione furibonda al tentativo dell’Imperatore Giuliano di giungere ad una rinascita dei Misteri Antichi, di rinnovellare la spiritualità classica e misterica attraverso l’esperienza del Pensiero Vivente e il ricongiungimento col Manicheismo, è la stessa furibonda opposizione che cerca di deformare, oscurare e paralizzare la Via Solare, donataci dal Maestro dei Nuovi Tempi e da Massimo Scaligero. La stessa opposizione portò ad attentare “manu militari” due volte alla vita di Rudolf Steiner, ad attentare alla sua vita “per veneficium”, a incendiare e distruggere il Goetheanum, a spingere prima della II Guerra Mondiale alla persecuzione dell’Antroposofia da parte dei nazionalsocialisti, a tentare durante l’ultima guerra in Italia di proibire le opere di Steiner – questo lo so personalmente dalla parola di Massimo Scaligero – il fare fallire dopo la guerra la Casa Editrice Fratelli Bocca e tentare di fare sparire le opere di Steiner – altra comunicazione fattami personalmente da Massimo Scaligero – la persecuzione alla quale fu sottoposto lo stesso Massimo Scaligero.
      Dove non hanno potuto gli attacchi frontali, si è tentata l’infiltrazione subdola, il “trasbordo ideologico inavvertito”, la “via sostituita”, la calunnia della Via del Pensiero come “via del sublime egoismo”, la lapidazione morale di coloro che vogliono difendere e attuare la Via del Pensiero.
      La stessa mano omicida che nel IV secolo assassinò l’Imperatore Giuliano, assassinò nel Seicento Enrico IV, Re di Francia, e nel Settecento il re del Portogallo. Infatti l’interpretazione dell’acronimo I.N.R.I. scritto sulla croce fatta dalla medesima fonte è “Impios Necare Reges Iustum”, che tradotto nella lingua di Dante suona: “E’ giusto uccidere i Re empi”. Quando necessario anche dei papi hanno fatto la medesima fine. Per loro il fine giustifica e santifica ogni mezzo.

      • Ah, cara Savitri, dimenticavo di aggiungere, che poco dopo la morte dell’Imperatore Giuliano, Massimo di Efeso, Iniziato, Ierofante e suo Iniziatore, fu fatto giustiziare da uno dei successori cristiani di Giuliano al trono imperiale.

        Il pregiudizio confessionale contro l’Imperatore Giuliano, aveva un tempo contagiato anche l’ambiente romano, dove molti usavano nei suoi confronti l’epiteto ingiurioso di “l’Apostata” e lo ritenevano un traditore dello Spirito ed un nemico del Logos. Molti miei guai con elementi del suddetto ambiente iniziarono allorché, volendo onorare la Verità, mi trovai a dover smentire le affermazioni di chi asseriva l’identità di Giuliano Imperatore con la personalità di un contemporaneo avversario della Scienza dello Spirito.

        Mostrando sulla base di quanto aveva detto Rudolf Steiner più e più volte in vari cicli di conferenze, e in ultimo anche nelle “Considerazioni sui nessi karmici”, ossia che Giuliano era stato una luminosa figura di Iniziato, del quale egli descrive alcune sue successive manifestazioni terrene, e che non era incarnato sulla Terra nel XIX e nel XX secolo, potei osservare la gelida e rabbiosa reazione della persona, che era all’origine della smentita affermazione. “Amicus Plato, sed magis amica veritas”. E ancor più amico di Platone, Giuliano che amò lo Spirito e la Verità sino ad essere assassinato per la sua fedeltà ad essi.

        Hugo,
        che ormai giunto a tarda sera,
        vorrebbe mangiar per fame nera
        col cacio una bella pera.

  1. Mi scuso anticipatamente se scrivessi fesserie…Mi pare di aver letto che per Scaligero la figura del barone J.E. fosse in qualche modo legata all’identità di Giuliano. Come si può interpretare questa affermazione?

    • Gentile Salibus,
      Massimo Scaligero non afferma una identità con Giuliano Imperatore, bensì in un passo di “Dallo Yoga alla Rosacroce” fa un paragone tra la figura del barone J.E. con quella di Giuliano, in quanto la forma caricaturale nella quale il Logos viene deformato e proposto dalla decadente teologia confessionale è stata in ambedue i casi fortemente responsabile del fatto che sia Giuliano che il barone J.E. abbiano respinto l’inadeguata e, ripeto caricaturale, immagine del Logos.

      Del resto, Massimo Scaligero aveva a disposizione nella nutrita biblioteca del “Gruppo Novalis” la traduzione – non ancora pubblicata, ma già tradotta e dattiloscritta – della maggior parte delle opere di Rudolf Steiner, comprese le conferenze nelle quali il Dottore parla della figura di Giuliano Imperatore, e in particolare quelle contenute nelle “Considerazioni sui nessi karmici”, da lui ben conosciute.

      Dico questo con certezza, perché Massimo Scaligero stesso mi indicò, per esempio, il passo di “Contributi alla comprensione del Mistero del Golgotha” nel quale Rudolf Steiner parla della volontà dell’Imperatore Giuliano di rivitalizzare la Religione Classica ed i Misteri Antichi, nei quali egli era stato iniziato. In particolare, ricordo il fatto che, all’inizio dell’estate del 1978, Massimo Scaligero mi dette uno dei volumi dattiloscritti delle conferenze sui “Nessi karmici” come testo da studiare ed elaborare meditativamente durante tutta l’estate. Egli aveva ben chiare le distinzioni ed il suo linguaggio era preciso: o diceva chiaramente quello che intendeva comunicare, o taceva completamente quel che non era lecito dire. Ma, se parlava, non “alludeva”, non “lasciava intendere che…”, secondo il malvezzo di molti sedicenti occultisti, che usano affabulare per lasciar credere agli ingenui il possesso di una conoscenza arcana in realtà solo immaginata.

      Purtroppo, anche negli ambienti anche antroposofici da me frequentati, soprattutto romani, ho fatta l’amara esperienza di varie personalità, ammalate di “maestrite acuta”, le quali con abile dialettica, astuto uso d’immagini, e sollecitando la sentimentalità di chi le ascoltava, hanno largamente compiuto quella indebita opera di illusoria mistagogia, che gli antichi Romani ed Elleni bollavano con lo spregiativo nome di “mistificazione”. Ho avuto scontri molto aspri per aver voluto strappare il velo che nascondeva tali menzogne.

      Vi è una differenze tra l’Imperatore Giuliano e il barone J.E.: Giuliano era realmente un Iniziato ed un Epopta, che aveva una esperienza diretta dello Spirito, del Cosmico e del Logos, sia pure in una forma a lui congeniale, mentre J.E. non fu, se si vuole un Mago, ma mai un Iniziato, e chi sia in grado di guardare a fondo nella sua opera lo può constatare chiaramente, e scorgerne altresì limiti ed errori.

      Hugo,
      che non ascoltando le tante anime belle,
      or si sbafa un piatto di tagliatelle.

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