ISIDE SOPHIA – DECIMA Lettera (Parte I)

Denderah

DECIMA LETTERA

Gennaio 1945

LA NATURA DEL MONDO PLANETARIO:

GIOVE

Al fine di comprendere l’attività del Pianeta Giove, dovremo nuovamente edificare le nostre ricerche sulle indicazioni di Rudolf Steiner nei suoi due libri La Scienza Occulta e Teosofia.

Eravamo arrivati alla conclusione che il Saturno del nostro sistema solare è una specie di ripetizione o immagine mnemonica dell’evoluzione dell’Antico Saturno. Sorge ora la domanda se le sfere degli altri Pianeti portino dentro di loro, in maniera simile, le memorie dei successivi cicli dell’evoluzione cosmica. Per esempio, la sfera di Giove, che è dire lo spazio racchiuso nell’orbita di questo Pianeta, è la prossima dopo Saturno, e potremmo immaginare che essa sia collegata col secondo grande ciclo che è chiamato, secondo il linguaggio de La Scienza Occulta, l’evoluzione dell’Antico Sole.

In queste Lettere non abbiamo parlato dettagliatamente, fino ad ora, dei cicli evolutivi successivi all’evoluzione dell’Antico Saturno; perciò, tenteremo ora di dare una brevissima caratterizzazione dell’evoluzione dell’Antico Sole, che è descritta in maniera elaborata ne La Scienza Occulta [vedi pure Iside Sophia dell’Autore].

L’immagine fisica dell’umanità fu creata sull’Antico Saturno. Essa non aveva ancora né vita né coscienza. Era come un automa o uno specchio che rifletteva le attività degli Esseri Superiori attorno ad esso. Dopo che questo primissimo antenato dell’umanità era stato creato e portato a un certo compimento, il Pianeta fu dissolto di nuovo in uno stato puramente spirituale di esistenza. Tutti gli Esseri delle Gerarchie si ritirarono nelle regioni superiori del Mondo Spirituale. Subentrò una sorta di “notte cosmica” durante la quale nulla di natura fisica può essere riconosciuto dalla percezione chiaroveggente.

Dopo che questo intervallo di “sonno cosmico” giunse ad una fine, cominciò un nuovo ciclo di evoluzione che è chiamato antico Sole. Nei primi stadi ebbe luogo una ripetizione dell’antico Saturno fino a che un’immagine fisica dell’umanità venne di nuovo in essere nella stessa forma, come già era esistita sull’Antico Saturno. Poi un impulso interamente nuovo alterò il corso dell’evoluzione. La forma fisica dell’antenato della razza umana venne compenetrata da forze vitali. Attraverso questo influsso, che fu causato dagli Spiriti della Saggezza o Kyriotetes, tutto cambiò, persino la sostanza del Pianeta stesso. Sino ad allora essa era consistita unicamente di calore. Ora, all’epoca della compenetrazione da parte delle forze vitali, una parte del calore si mutò, ovvero venne condensato in “aria” o in luce. (Nei cicli successivi di quest’evoluzione planetaria le altre Gerarchie accanto agli Spiriti della Saggezza operarono sull’antenato umano che consisteva ora di un corpo fisico e di un corpo eterico vitale). Dobbiamo adesso avere in mente che l’impulso decisivo di questo ciclo venne dagli Spiriti della Saggezza o Kyriotetes, i quali nel sacrificare una parte del lor proprio Essere crearono il corpo eterico o vitale dell’umanità.

Ora ritorneremo alla descrizione che Rudolf Steiner dà, in Teosofia, delle esperienze dell’anima umana nella vita dopo la morte. Nell’ultima Lettera parlavamo della terza regione del cosiddetto Mondo Spirituale in rapporto alla sfera di Saturno, nella quale l’anima sperimenta gli Archetipi della vita. Rudolf Steiner dice di questa regione [Editrice Antroposofica, Milano, 1990, p. 105] in Teosofia: “La seconda regione è quella in cui la vita unitaria del mondo terreno appare quale essere-pensiero e scorre come elemento liquido del “Mondo Spirituale”. Finché osserviamo il mondo da esseri fisicamente incarnati, la vita ci appare legata ai singoli esseri viventi. Nel “Mondo Spirituale” essa è sciolta da questi e attraversa per così dire l’intera regione come sangue vitale. E’ la stessa unità vivente che esiste in ogni cosa.

Di questa regione Rudolf Steiner dice, nel ciclo di conferenze Vita tra morte e nuova nascita (Berlino 1912-1913), che è la sfera del Pianeta Giove. Così abbiamo conquistato due punti di vista: la sfera nella quale l’anima sperimenta gli Archetipi della Vita dopo la morte è la sfera di Giove, e il momento cosmico allorché entrò e compenetrò le forme fisiche fu durante l’evoluzione dell’Antico Saturno. Inoltre Rudolf Steiner indicò che la sfera di Giove nel nostro sistema solare è il luogo di dimora dei Kyriotetes, i quali dotarono l’esistenza fisica delle forze vitali.

Ora è abbastanza chiaro che possiamo volgere lo sguardo al Pianeta Giove e alla sua sfera come alla sorgente delle forze vitali nell’umanità e nell’Universo. Esporremo questo fatto nelle pagine successive.

Viviamo oggi in un’èra che ha conquistato un’elaborata conoscenza del mondo fisico, o meglio del mondo della materia. E’ il mondo del regno minerale, della sostanza inanimata che la scienza moderna ha interamente investigato. Ma il mondo della vita è ancora un grande mistero. Possiamo sperimentare le sue tracce e le sue espressioni ovunque nella natura, ma non sappiamo donde essa provenga. Non possiamo ancora afferrare quelle forze che, in tutti gli organismi viventi, sollevano la materia al di fuori delle sue reazioni puramente minerali e delle sue attività chimiche.  Esse non possono venir percepite con i sensi fisici, essendo celate rispetto ad essi. I metodi che usiamo sinora, nella scienza moderna, sono insufficienti a penetrare nel regno di queste forze, tuttavia la Scienza dello Spirito parla di esse come di una realtà sovrasensibile che può esser percepita da facoltà chiaroveggenti. Essa parla addirittura di un corpo eterico o vitale dell’organismo vivente come l’entità attiva della vita. Perciò, non possiamo dire con certezza ch’essa sia qui o là: possiamo soltanto preparare il nostro proprio essere secondo le istruzioni della Scienza dello Spirito, così che esso possa divenire uno strumento col quale percepire le forze della vita. Comunque, possiamo provare a comprendere l’attività di queste forze vitali con la nostra facoltà pensante. Questo è anche il primo gradino di preparazione sul sentiero che porta alla conoscenza superiore.

La domanda è: che cos’è la vita? Che cos’è il corpo eterico o vitale? Rudolf Steiner lo chiama l’architetto del corpo fisico, quello che edifica il corpo fisico secondo un progetto pre-concepito. Possiamo ora chiedere: perché accade che il corpo fisico necessiti dell’attività di un altro arto superiore che porti il progetto della sua forma? Secondo quel che abbiamo letto circa la creazione del corpo fisico all’interno dell’Antico Saturno, possiamo avere l’impressione che questo corpo fosse l’immagine completa o lo specchio delle attività e delle intenzioni degli Dèi. Potremmo così immaginare ch’esso avesse nella sua propria esistenza l’impronta del progetto della sua forma. Può sembrare difficile capire perché un altro “corpo” dovrebbe essere attivo per creare questa forma. Inoltre non possiamo risolvere questo enigma se non intendiamo il senso e la mèta spirituale dell’intera evoluzione del nostro Universo attraverso gli stadi già descritti come Antico Saturno, Antico Sole, Antica Luna, Terra e così via.

Nel primissimo inizio sull’Antico Saturno, venne creata dagli Dèi un’immagine fisica dell’essere umano. Questa immagine era una raffigurazione del loro proprio essere. Si rivela così il profondo significato di ogni creazione. La creazione di un essere nell’Universo è un’immagine delle Gerarchie ovvero degli Dèi. Ma gli Dèi non vogliono creare unicamente una sorta di automa o di specchio che sia capace di riflettere “meccanicamente” le Entità del Mondo Spirituale. Essi vollero creare un essere che ad un certo momento fosse capace di raggiungere l’autocoscienza. Quest’essere sarebbe stato capace di ascendere dallo stato di creatura riflettente allo stato di creatore, poiché la condizione di essere un’immagine dei Mondi Spirituali sarebbe poi stata congiunta con lo stato di autocoscienza. L’Universo Spirituale – cioè tutti gli Esseri delle Gerarchie – avrebbe quindi completato ed elevato la propria esistenza attraverso l’essere dell’umanità, che potrebbe non solo essere la sua immagine, bensì avere anche una conoscenza autocosciente di esso. Così la creazione completerebbe se stessa nell’autopercezione, il coro degli Esseri del Mondo Spirituale sperimenterebbe la propria esistenza e la propria attività.

L’essere che fu creato come antenato saturnio dell’umanità era vincolato a divenire un veicolo verso l’autocoscienza. Tuttavia, l’autocoscienza è dapprima una contraddizione nei confronti della coscienza cosmica, della coscienza degli Dèi. Perciò, quest’essere saturnio che venne allora in esistenza doveva proseguire il lungo viaggio verso il suo “Sé”. Ciò significa un distaccarsi, passo dopo passo, dagli Dèi. E quei passi sono già accennati nei cicli minori dell’Antico Saturno: per esempio, la suddivisione del Pianeta Saturno in molti singoli esseri di calore, i quali divennero l’origine dei corpi fisici umani di oggi, fu allora un gradino sul lungo cammino che conduce nella solitudine del Sé.

Dobbiamo fare qui una distinzione molto netta tra il fatto che il corpo fisico è l’immagine dell’esistenza e l’attività delle Gerarchie. Essendo un’immagine, essa non può mai distaccarsi dagli Dèi, perché è parte del loro stesso essere. Ma questo corpo è invisibile ad occhi terreni; esso è, per così dire, la somma idea Archetipica dell’umanità che dimora nelle regioni degli Dèi. Il corpo che diviene veicolo sulla via verso l’autocoscienza o coscienza dell’Io, è il corpo materiale che è composto di sostanze solide, liquide, gassose e caloriche della Terra. Esso porta l’impronta del corpo fisico, dell’Archetipo dell’umanità, ma si è allontanato dalla sua origine, anche dalla sua origine Archetipica – dagli Dèi – per divenire un “Sé”.  Questa fu una necessità. Allontanarsi dagli Dèi significa diventare sempre più imperfetti quanto più sprofondiamo nel corpo materiale. Esso necessita dell’esperienza della malattia e della morte, e questo è il destino del corpo materiale dell’umanità. Non potremmo sperimentare la malattia e la morte se d’altronde non vivesse dentro di noi la realtà dell’eterna salute e della vita eterna. Essendosi l’umanità allontanata sempre di più dalla sua origine voluta dagli Dèi, malattia e morte l’avrebbero sorpresa in una scala molto più vasta di quanto si è generalmente verificato. Tutta la miseria dell’esistenza terrestre, tutta l’imperfezione e l’incapacità a dominare i nostri còmpiti terreni sono solo una parte della malattia che ha sorpreso l’umanità sulla via dagli Dèi all’essenza del Sé. Se, dopo aver raggiunto il Sé – l'”Io” -, riusciremo nel futuro a riconquistare gradualmente l’immagine del nostro proprio essere, e con essa l’immagine dell’intero Universo Spirituale delle Gerarchie e del mondo fisico, potremo allora redimere la nostra grande malattia. Allora gli Dèi, che non conoscono malattia, vivranno in noi e attraverso di noi. Essi ci daranno la loro eterna giovinezza e vita, e noi daremo loro l’autocoscienza della loro propria esistenza. Vi è un solo mediatore tra ciò che è caduto nell’abisso dell’imperfezione e gli Archetipi cosmici. Questo è il corpo eterico. Esso ricevette e continuamente riceve, durante la vita terrena, le immagini divine della forma cosmica dell’umanità e le elabora nel corpo terrestre. Opera così contro le forze del declino e della malattia. Dal vero momento in cui la vita entra nell’embrione, esso edifica il corpo a partire dalle enormi risorse della memoria cosmica. Nello sviluppo del singolo embrione, chiamato ontogenesi, viene ripetuta la storia dell’evoluzione dell’intera razza umana: il corso della filogenesi. Il corpo eterico può fare questo perché comprende la storia dei più antichi stadi dell’evoluzione umana. Così sfida le forze negatrici di Dio che dimorano nell’essere umano, che tendono a condurlo ancora più lontano dalla sua origine spirituale. Il corpo eterico non può riportare sùbito all’Archetipo spirituale la forma umana caduta. Può farlo soltanto gradualmente e ripetutamente, allora supererà le forze della malattia e della morte. Ogni notte il corpo eterico riceve, di nuovo, le Archetipiche forme cosmiche e gli impulsi che esso imprime sempre di nuovo nel corpo materiale. Lo sentiamo allora come portatore di forze risanatrici e ristoratrici dopo il sonno. Solo così il corpo eterico può assolvere al suo còmpito di mediazione nel tempo; perciò, possiamo chiamarlo pure corpo temporale, perché unicamente nel tempo esso può realizzare la redenzione della materia caduta e restituirla alla sua immagine Archetipica.

La pazienza e la potenza di memoria del corpo eterico indicano che in esso è presente un gigantesco mondo di Saggezza universale. Possiamo intendere ciò se immaginiamo che il corpo eterico venne creato dagli Spiriti della Saggezza. E’ Saggezza che in sé porta i pensieri degli Dèi dal primissimo inizio dell’Universo, e i pensieri sull’ultima mèta di questo Universo. Vivendo i pensieri degli Dèi nelle forze eteriche come una sorta di riflesso, possiamo altresì immaginare che esse siano viventi nell’umano pensare. Ciò che vive nell’essere umano, la facoltà del pensare, è soltanto l’altro aspetto del corpo eterico accanto alla sua attività edificatrice e rigeneratrice.

(Continua)

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3 pensieri su “ISIDE SOPHIA – DECIMA Lettera (Parte I)

  1. Ciao Daniel, grazie per il tuo impegno nella trascrizione di questo testo.
    La genesi dell’essere umano è “un affare” talmente complicato che aiuta molto affrontare la cosa da più punti di vista, nella speranza di riuscire a creare, un po alla volta, un’immagine sintesi del processo. Mah! :-c

  2. Grazie Daniel,
    in effetti, col suo bel linguaggio chiaro, Sucher aiuta i lettori a comprendere la storia cosmica dell’uomo e, come dice Marzia, si dovrebbe tentare, magari un po’ alla volta, di riprodurre in noi tale immenso divenire, per poi giungere ad una sintesi. Questa, non facile, avrebbe in sé (cioè nella nostra interiorità) l’eccezionale carattere di essere soprasensibile.

    Provare (e riprovare) per credere…anzi, per sperimentare!

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