Da parte di alcune persone vengono rivolte ad Ecoantroposophia critiche e obbiezioni varie, che a me non sembrano ben fondate e, per dirla tutta, non mi sembrano fatte sempre con animo sereno. Alcuni collaboratori di questo blog hanno pubblicato scritti – articoli e commenti – di contenuto critico, e lo hanno fatto perché ciò sembrava loro necessario di fronte alla Verità. Negli scritti in questione, hanno mostrato – con un linguaggio estremamente chiaro ed argomentazioni circostanziate – quali fossero i motivi di forte dissenso nei confronti di posizioni francamente non condivisibili dal punto di vista della Scienza dello Spirito.
In taluni casi, si è trattato di una critica sulle idee, ed io penso che sia sempre fecondo poter dibattere, anche criticamente, con persone le quali, pur errando, sono alla ricerca della Verità. Naturalmente, nessuno dei collaboratori di Ecoantroposophia ha la pretesa al monopolio della Verità e della sua rivelazione, pretesa che lasciamo volentieri, tutta intera, alla nota Potenza Straniera d’Oltretevere, che da oltre diciassette secoli, con generosa abbondanza, si fa un dovere di procurare le maggiori sciagure al nostro amato paese e al mondo tutto.
Ma la lotta delle idee, sul piano terreno, è la vita dello Spirito. Si lotta con avversari che si rispettano, le cui idee non sempre si condividono, ma dei quali si stimano l’intelligenza, la lealtà, l’integrità morale. Personalmente, ho avuto ed ho amici carissimi, ai quali io sono stato e sono unito da una sorta di concordia discors, mai venuta meno sul piano ideale, e da una assoluta «fratellanza d’armi» giammai offuscata da nube alcuna.
Vi sono, purtroppo, altri individui che leali «avversari» non sono punto, e tanto meno fraterni amici nella vita. Individui che non cercano la Verità, e non hanno il culto della Verità. Ci siamo trovati talvolta nella necessità di denunciare le menzogne, le calunnie, le gratuite invenzioni, le imposture di costoro, e in taluni casi le abbiamo bollate a fuoco. Costoro non sono avversari delle nostre idee, cosa che avremmo apprezzato e che non ci avrebbe affatto diviso umanamente da loro, bensì nemici della Verità – e quindi anche nostri – e di «ogni bel vivere», per dirla dantescamente. Discutere con loro è cosa del tutto inutile, perché a loro proprio nulla cale della Verità e delle idee, che peraltro non hanno, ma solo il perseguire loro fini, dei quali non è ora il caso di parlare in questo articolo. Non risponderò, dunque, in questo articolo alle ingiurie, alle diffamazioni, alle coscienti e volute menzogne, alle minacce.
Ma è giusto dare una risposta a coloro che, forse trascinati da eccessiva tensione polemica, possono aver equivocato quanto detto, in tempi diversi, da Isidoro, da Savitri, da altri ancora, ed infine anche da me. Per cui cerchiamo, con parole le più chiare possibili, di dissipare fraintendimenti ed equivoci.
Abbiamo parlato della Concentrazione – quindi non del semplice «controllo del pensiero», pur assolutamente necessario – come dell’«esercizio a sé sufficiente». E c’è chi, di fronte a questa affermazione, si è stracciate le vesti. Ma questa affermazione non è nostra, bensì di Massimo Scaligero, e la si può ritrovare in varie “registrazioni” di sue riunioni, ad alcune delle quali ero personalmente presente e delle quali ne serbo chiaro ricordo. Ed è veramente comico, inoltre, che nella divampata polemica alcuni collaboratori di Eco vengano accusati di avere una vera e propria «ossessione» (i nostri avversari sono troppo buoni…) per la Concentrazione. In verità, non è proprio così. O meglio, non è ancora così – parlo per me – per debolezza di forze e insufficienza di dedizione. Ma in futuro – parlo sempre per me – cercherò di meritare meglio tale critica e obbiezione. Ma, anche in questo caso, l’espressione «ossessione per la Concentrazione» non è una «novità» dei nostri avversari, perché una tale espressione ritorna anch’essa sovente nel linguaggio che Massimo Scaligero adoprava nelle sue riunioni, tenute due volte a settimana, in Via Anton Giulio Barrili 12, a Roma. Espressione anch’essa immortalata dalle “registrazioni”. Il fatto è che Massimo Scaligero usava tale espressione in senso affatto positivo, auspicando che una tale unilaterale «ossessione per la concentrazione» vi fosse, e lamentandone malinconicamente, invece, l’assenza nei discepoli della Scienza dello Spirito. Auspicava l’insorgere di una tale «ossessione» come segno di quella «determinazione assoluta», che l’ottimo Isidoro, con espressione nipponica, ha chiamato kimé, che il grande Jigoro Kano – erede della Scuola Yawara dell’antico Jujitsu e fondatore del moderno Judo – persino immortalò nel suo Kimé-no-kata.
Il fatto che noi sosteniamo – e lo sostiene eziandio Massimo Scaligero – essere la Concentrazione l’«esercizio a sé sufficiente», non significa che ciò sia vero per tutti , e per ciascun singolo in ogni caso. Perché – ed è facile constatarlo – ben pochi sono capaci di tanta forza, di tanta «eroica» dedizione, da inverare la Concentrazione come esercizio realmente a sé sufficiente. Ben pochi – ahimé, troppo pochi – sono capaci di quella positiva «ossessione» per la Concentrazione, cui alludeva il nostro Maestro, ossia di una così intensa e unicitaria dedizione, tale da meritare ch’essa sia veramente (e non velleitariamente) l’«esercizio a sé sufficiente». Ben pochi sono capaci di una tale tensione interiore, e pochissimi tra questi pochi sono capaci di realizzare la continuità di tale dedita tensione, di mantenerla appassionata e intensa nel tempo.
Per cui va benissimo che per molti vi sia la necessità di una varietà di esercizi, di poter attingere quindi in situazioni diverse a particolari discipline, che la propria ispirazione o l’amichevole orientamento di qualcuno più esperto di noi può di volta in volta indicarci. E anche chi segua in maniera appassionata la Via Regia di una dedizione unicitaria alla Concentrazione, può vedere necessario talvolta il ricorrere a particolari esercizi e discipline, per «fluidificare» una volontà momentaneamente rappresa, o dissolvere uno stato interiore dell’anima ostacolante il cammino scelto. Un uomo libero non sa proprio che farsene di dogmi nella sfera conoscitiva e di regolette in quella morale. In ogni momento, egli sarà capace di generare di bel nuovo la verità nella conoscenza, e di intuire l’azione necessaria nel campo della volontà.
Viene rimproverato agli amici, che scrivono su Eco, la grande predilezione ch’essi hanno per la Filosofia della Libertà, quasi che l’amore per essa li portasse a svalutare altri contenuti della Scienza dello Spirito. Che la via della Filosofia della Libertà sia una Via più radicale, « più sicura, più esatta e specialmente più pura, sebbene per molti più difficile», non lo dice l’ottimo Isidoro, o quel lupaccio della steppa di Hugo de’ Paganis, ma è lo stesso Rudolf Steiner a scriverlo queste parole – che più chiare non potrebbero essere – nel V Capitolo della sua Scienza Occulta, parole che abbiamo già riportate in un nostro precedente articolo su questo blog.
Ma la Via della Filosofia della Libertà non si contrappone affatto, né tantomeno esclude, quanto da Rudolf Steiner viene comunicato in Teosofia, o in Iniziazione, o in Scienza Occulta, o negli altri suoi scritti. Ne è semplicemente indipendente. Offre una Via radicale di realizzazione diretta dello spirituale attraverso l’esperienza intuitiva del pensare, che abolendo ogni mediazione al proprio movimento, si realizza al contempo come forza formatrice e forma di se stesso, coincidenza di potenza e atto, unico contenuto del proprio folgorante attuarsi. Che questa realizzazione del Pensiero Vivente sia di ardua conquista, è pacifico, nondimeno essa è possibile: dapprima per una «breve eternità», che può ripetersi, poi – dis bene juvantibus – può diventare l’esperienza continua dell’Io e lo stato fondamentale dell’anima. Su quest’ultimo punto Massimo Scaligero rispose affermativamente ad una mia precisa domanda.
La Via della Filosofia della Libertà – ma anche quella della Teoria della conoscenza della concezione goethiana del mondo, di Verità e Scienza, del Trattato del Pensiero Vivente – è l’autentica «Via del Pensiero», ossia la Via del pensare che si libera di tutti i pensieri, di tutti i pensati – compresi i pensati «antroposofici» – per divenire forma di se stesso, per sperimentare in maniera vivente il proprio «vuoto folgorante». La Via della Filosofia della Libertà è una Via del tutto autonoma, che non necessita di altro che dello sperimentare volitivamente i suoi pensieri, consumandone la forma verbale, e della più intensa pratica della Concentrazione. È la Via delle Vie, che riassume in se stessa – e supera – tutte le altre.
L’Antroposofia è una «via dei pensieri», pensieri che provengono dalla rivelazione del Dottore circa le realtà spirituali. Tali realtà non sono l’esperienza diretta e immediata di chi legge le sue opere, mentre possono divenire esperienza diretta i suoi pensieri, adeguatamente – ossia volitivamente e intensamente – pensati, che di quelle realtà spirituali sono l’essenza. Da questo punto di vista, l’Antroposofia è una Via «mediata», che – ed è giustissimo che sia così – accoglie e si appoggia sui pensieri di chi, come Rudolf Steiner, ha già conquistato l’esperienza vivente del Pensiero Vivente e la Conoscenza diretta delle realtà spirituali. Tale Via necèssita assolutamente di tutto quello che come esercizi, pratiche, atteggiamenti interiori dell’anima, il Dottore indica come necessari in Iniziazione e nelle altre sue opere scritte. Ma lui stesso disse a chiare lettere, ch’egli aveva dovuto scrivere tali opere perché le persone erano incapaci di vivere l’essenza della Filosofia della Libertà, ed erano altresì incapaci di trarre dalla propria, autonoma, «fantasia morale» l’idea vivente, l’intuizione diretta, del concreto agire secondo lo Spirito.
La Via della Filosofia della Libertà è un «atto» e al tempo stesso il «metodo» per la realizzazione di tale atto. Come tale, essa non si lega a particolari «pensieri», neppure «antroposofici», mentre tutti li può assumere nella contemplazione per dissolverli nel proprio movimento. Come tema per il risorgere della vivente forza-pensiero e per rivivere il proprio originario, «vuoto», movimento, tutto può essere adoprato come oggetto del pensiero. Massimo Scaligero indica, come utili per questa aurea operazione, brani dell’ Yi-King, dei Veda, delle Upanishad, della Bhagavad Gita, del Tao–teh–king, delle scritture sacre di tutti i popoli. E, naturalmente anche i pensieri dell’Antroposofia. Ma lo farà da una prospettiva diversa, e con un metodo radicalmente diverso dai metodi della Sapienza antica, e anche da come viene esposto nei libri «antroposofici» di Rudolf Steiner. Su questi punti Massimo Scaligero rispose a mie esplicite domande chiaramente nel senso dei pensieri sopra esposti.
La Via della Filosofia della Libertà, ossia la Via del Pensiero Vivente come Via «immediata» (senza mediazioni), e l’Antroposofia come Via «mediata» dei pensieri, sono ambedue Vie spirituali, e quindi iniziatiche, indipendenti l’una dall’altra, ma nulla vieta che esse vengano percorse e attuate insieme, per libera scelta, da uno stesso individuo.
Quando parliamo del fatto che in maniera surrettizia si cerca di far subentrare ad esse una «via dell’anima», non alludiamo ad una contrapposizione della Via “antroposofica” alla immediata e radicale Via del Pensiero Vivente – contrapposizione che non esiste e che sarebbe un vero non senso – bensì al fatto di voler «sostituire» alla Via autenticamente spirituale e iniziatica un’altra “via” di impronta sentimentale e mistica, con molte commistioni di tipo cattolico, e «rivelazioni» tratte non da autentica percezione spirituale, bensì da una «chiaroveggenza» incerta e non affidabile, che in non pochi punti contraddice quanto portato da Rudolf Steiner, come risultato di un’attività conoscitiva di limpidità matematica.
Ma talvolta coloro che propugnano una tale «via dell’anima» stigmatizzano come pericolosa ed egoistica la pura Via del Pensiero, arrivando a scrivere che «l’esperienza del pensiero puro-libero dai sensi è un’esperienza spontanea, ma non cosciente e quindi egoistica», o come disse lo scrittore di questa velenosa menzogna – e dico quello che ho udito personalmente quanto uscito dalla sua bocca – «La via di Massimo Scaligero è una via incompleta e superata». Allorché udii questa frase mi si gelò il sangue, ma ebbi il sangue freddo – è proprio il caso di dirlo – di fare parlare per molte ore l’autore di essa, affinché illustrasse ampiamente quello che voleva dire ed io scrutassi il fondo del suo cuore.
Dalla stessa fonte proviene la strumentalizzazione di frasi di Massimo Scaligero, citate in maniera incompleta e staccate dal contesto, del tipo: «la via del pensiero può diventare la via del sublime egoismo», e simili. Lo scopo di una tale macchinazione? Arrivare a portare le persone ad arruolarsi in una «voie substituée», come la chiamava un esoterista francese, con tutto quel che ne consegue.
Chi segue la Via del Pensiero e la Filosofia della Libertà non è affatto nemico dei cinque esercizi, ampiamente descritti da Rudolf Steiner nei suoi libri e nei Quaderni Esoterici, anche se agli amici di Ecoantroposophia viene polemicamente «cucito addosso un vestito» in tal senso, al fine di aver motivo muovere contro di loro una critica facile e scontata. Questi amici vogliono unicamente sottolineare l’indipendenza della Via della Filosofia della Libertà e la fondamentalità della Concentrazione come «esercizio a se sufficiente», esercizio che non deve essere confuso col semplice dominio del pensiero. Per coloro che prediligono la «via dell’anima», che non è la Via antroposofica, vi sono le varie Chiese sempre disposte ad accoglierli nel loro avvolgente – e stritolante – abbraccio.
Come disse Rudolf Steiner, citando Goethe, «Chi ha scienza e arte, ha pur religione. Chi non ha né scienza né arte, abbia religione».
Non so nemmeno se potrei dire “Bene scripsisti, Hugo” perché giunge immantinente il sospetto o certezza che si sta facendo squadra…boh!
Volevo solo aggiungere che, riguardo le ossessioni, pure quel fanatico di Scaligero scrive della Concentrazione come di una “ossessione lucida, lucidamente dominata”.
Dannazione! Pure lui…
Grazie Hugo.
La cosa buffissima è, diciamolo, che chi ci “condanna” tra lacrime e piagnistei ha passato gli ultimi tre mesi a copiare su facebook i nostri articoli.
Bastava lasciarli qui dov’erano se sono tanto falsi e dannosi, non credi?
Noi qui siamo. Gli articoli sono scritti di nostra mano e non abbiamo mai preteso di imporli a chi non interessano, ne tantomeno abbiam voluto farli girare sui social network. Chi si è preso la briga di farlo se ne assuma le responsabilità, e “karmi” suoi….a noi il permesso non lo ha chiesto nessuno, per la cronaca.
Usino i social per parlare serenamente dei loro molteplici e profondi argomenti. Noi “quattro gatti” siamo qui con le nostre cosucce in un blog.
grazie Hugo, molto difficile essere più chiari,limpidi,trasparenti.
Utilissimo. Si spera serva a tanti.
Grazie a voi, Balin e Veeraj, e soprattutto a Massimo Scaligero che ci ha trasmesso il filone aureo dell’Opera del Dottore, e ci ha donato la fiamma che illumina il Sentiero segreto della Via del Pensiero-Folgore!
Quanto a “coloro che ci contano” voglio rassicurarli: oramai siamo più di quattro, anzi secondo qualcuno di loro, siamo addirittura dieci. E siamo più che dei gatti, dei gattacci ben svegli e arrabbiati, con le unghie ben acuminate! Tièh!
Hugo, che si mangia la frittella,
e poi il gelato alla stracciatella.