E’ vero che oggi in occidente il materialismo e la dittatura del corpo sensibile ci impediscono di cogliere il fulcro delle dottrine orientali. Pero’ e’ anche vero che, sempre oggi, e’ ormai giunta la potenzialita’ di poter cogliere, con capacita’ e volonta’ propria cosciente, l’essenza di queste tradizioni, invece che il loro manto e la forma di moda, invece che il deragliamento di questa su binari di allenamenti mentali arenantisi nell’inconscio, arricchenti il desiderio di torpore e oblio della triste realta’.
Dopo Ramakrishna ecco la virilita’ e la forza di Vivekananda, che porta il suo messaggio addirittura in occidente.
Due anime differenti eppure da amare nella loro totalita’.
Se metto a fianco questi due grandi uomini non posso evitare di pensare al grande compito che e’ stato diviso tra Steiner e Scaligero.
“ Siate virili. Siate forti.” (Vivekananda)
Dalla “Sapienza Mistica” alla “ Forza Sociale Operativa”.
Vivekananda rimette in tutto il suo merito alla virtu’ di Ramakrishna.
Trasmette in “linguaggio occidentale” la potenza della sapienza mistica del suo maestro.
Scaligero opero’ una sintesi potente e attiva del messaggio di Steiner, e comprese di dover portare all’uomo sociale cio’ che questi aveva dimenticato e ritenuto ormai solo astrazione e potenza perduta, per poter risorgere dalla tomba del materialismo e del meccanicismo.
Rifererendosi a Vivekananda Scaligero pone l’accento sul “…. suo duplice compito di spiritualizzare il materialismo occidentale e di operare al contempo alla redenzione morale e materiale delle popolazioni dell’India.”
“Tra i pensatori orientali, egli è stato il primo ad opporsi alla plutocrazia e al suo presuntuoso considerare il denaro come guaritore di tutti i mali del mondo.” ( M. Scaligero)
Vivekananda sosteneva che “l’India può essere rigenerata sia socialmente che materialmente da una totale ripresa di quelle dottrine e di quella tradizione.”
Non si puo’ non essere d’accordo con Scaligero quando sottolinea di Vivekananda la grande intuizione del collegamento da ripristinare tra lo spirito e la materia morta , divenuta avulsa dall’ interiorita’ dell’uomo; del collegamento come sola salvezza, la grande intuizione della necessita’ di ricongiungersi alla tradizione perenne, per l’uomo, per la sua redenzione.
Steiner nelle sue opere sulla questione sociale pone l’accento sulla urgenza di dover riesaminare la caratteristica di priorita’ che l’uomo ha assegnato al lucro, illudendosi cosi’ di soddisfare un istinto di liberta’ e creativita’ di diritto umano, mentre al contrario e’ caduto, a causa di questa sua brama, solo in un meccanismo di grande schiavitu’, in una dipendenza apparentemente senza sbocco e sempre piu’ facogitata, stretta e soffocante.
Questa problematica ha sviluppato Scaligero nella sua intera opera di pensiero, da una parte dimostrando la grande contraddizione della logica umana arrestatasi al suo limite razionale sensibile da cui si fa dirigere in toto e dall’altra, specialmente nelle sue “OPERE SOCIALI” , quasi spietatamente e in maniera profetica analizza la questione sociale come risultato sia della deificazione del liberalismo economico piu’ sfrenato, sia di quella della collettivizzazione o pianificazione economica, generanti entrambi l’alienazione e la sofferenza dell’uomo.
La spiritualizzazione della materia……
Non significa eliminare e rifiutare quest’ultima per l’eremitaggio e la fuga nella meditazione.
“Non si può concepire peggior errore di una pratica del misticismo fine a se stesso, cioè come forma di individualismo essoterico, reso totalmente estraneo agli interessi e alle vicende dell’uomo comune”. (M. Scaligero)
Nello stesso tempo nemmeno la soluzione e’ il ripristino di usi e costumi tradizionali svuotati e solo di facciata o comunque separati e indipendenti dalla vita sociale, cioe’ non intridenti di spirito e vita le azioni e il lavoro quotidiano.
Dunque dar vita e potenza di spirito al lavoro e alla creazione dell’uomo.
“Uno sforzo costante per spiritualizzare ogni giorno la vita umana, applicando al mondo della realtà il potere derivante dal mistero dello Spirito, è la forza motrice dell’opera di Vivekananda.” (M. Scaligero)
“Un vero uomo è colui che è forte come la forza stessa eppure ha un cuore di donna…». (Vivekananda)
In questa frase di Vivekananda e’ racchiusa una grande verita’ ed essenza di vita. Il Volere ed il Pensare, il maschile e il femminile in unita’ nel regno dell’Anima.
Le visioni profetiche per questi tempi, di Rudolf Steiner e di Massimo Scaligero, potrebbero scoraggiare e far temere l’uomo, ma focalizzarsi sulla forza, sul pensiero che permettono la giusta visione ed analisi, ridona la speranza di poter cambiare e correggere le sorti nefaste dell’umanita’, perche’ allora trasferire , collegare lo stesso giusto pensare e la stessa forza che permette la chiara visione, all’azione creativa e restauratrice e’ e puo’ essere l’espressione umana della Magia dei nuovi Tempi.
«Alcuni dicono – scrive Vivekananda – che le religioni stanno cadendo in rovina, mentre le idee spirituali stanno scomparendo dal mondo degli uomini. Al contrario, mi sembra che le religioni stiano imboccando adesso il percorso che li condurrà alla loro realizzazione finale. …Fintanto che la religione è nelle mani di una élite di sacerdoti, rimarrà confinata entro il ristretto spazio di un tempio, di una chiesa, di un libro di preghiere, di un rituale e di una liturgia. Ma lasciate che si estenda il suo raggio d’azione e che il suo ritualismo si purifichi, che sia permeata dallo spirito della fratellanza universale degli uomini: essa sarà allora una forza vitale che influenzerà di nuovo ogni aspetto della vita sociale e della vita dell’individuo, una dispensatrice di bene infinitamente piú efficace di quanto non lo sia mai stata».
Non si puo’, di fronte a al valore di queste grandi anime, non pensare alla Pietra di Fondazione, Anima d’uomo, dove Steiner recita :
“….Fate che l’ Oriente accenda di fuoco Cio’ che attraverso l’ Occidente assume forma…
…In Oriente, Occidente, Nord, Sud, possano udirlo gli uomini…”
E’ il Fuoco della Tradizione Perenne che l’Oriente vuol donare all’Occidente affinche’ quest’ultimo possa riaccendere nel suo pensare il potere forgiante il nuovo mondo.
Personalmente, dovendo riconoscermi l’ignoranza di molta grande realta’ orientale, ringrazio di cuore Isidoro per tutte le sue preziose proposte di figure rappresentanti la relativa tradizione, in questa sezione dedicata che integreremo man mano. E dopo la sua presentazione di Ramana, trovare ne L’Archetipo la descrizione di Vivekananda nelle profonde spiegazioni di Massimo Scaligero, mi rende davvero grata anche nei confronti di Marina Sagramora per averci proposto questa lettura.
Segnalo dunque nella sezione Filosophia de L’Archetipo lo scritto molto interessante di Massimo Scaligero sulla figura del discepolo preferito di Ramakrishna, Vivekananda.
Il Nostro fu crocefisso dai soliti tradizionalisti, perché colpevole di aver fatto capire a occidentali digiuni, l’immensa ricchezza delle tre grandi correnti dello Yoga. Dunque venne considerato superficiale, grossolano, sentimentale. I soloni non si accorsero della contraddizione: sugli altari il Maestro (Ramakrishna) e calcioni al suo discepolo più amato e sacrificalmente mandato in Occidente.
La vita terrena di Vivekananda fu breve (1864-1902): dopo un momento grave in un albergo di Torino, riuscì a tornare in patria, dove morì consumato dal diabete.
Anni dopo insegnò tecniche tantriche segrete ad Aurobindo, incarcerato con l’accusa di terrorismo…