Il Canto del Sogno di Olaf Åsteson
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Durante un viaggio in Norvegia fu per Steiner “molto interessante trovare sintetizzato in una magnifica saga, conosciuta come “La leggenda del sogno”, il pensiero che con differenti parole è stato espresso in moltissime conferenze intorno al Mistero del Cristo.”
“Essa è la leggenda che in modo meravigliosamente bello ci racconta di come Olaf Åsteson venga iniziato – mediante forze naturali – allorchè egli cade addormentato la sera di Natale, dorme durante i tredici giorni e le tredici notti fino al 6 gennaio e vive tutte le vicissitudini che l’essere umano deve sperimentare attraverso le incarnazioni dall’inizio del mondo fino al Mistero del Golgotha. Racconta di come, avvicinandosi al 6 di gennaio, Olaf Åsteson abbia la visione dell’intervento nell’umanita’ dello Spirito-Cristo, di cui lo Spirito-Michele è il precursore.”
( da Le Tredici Notti Sante – Rudolf Steiner )
“Tutto il contenuto della poesia è collegato col Natale e con i giorni che lo seguono. La poesia racconta come Olaf Åsteson, un personaggio mitico, impiegò in un modo del tutto speciale i tredici giorni che seguono il Natale e che terminano col giorno dell’apparizione del Cristo. Ci viene così ricordato come nel mondo delle saghe popolari viva l’antica concezione di una primitiva chiaroveggenza dell’umanità. In sostanza il contenuto è che Olaf Åsteson nella notte di Natale arriva alla porta della chiesa, cade in una specie di sonno e nelle cosiddette tredici notti sperimenta a modo suo i misteri del mondo spirituale; li sperimenta nella sua semplice e primitiva natura infantile.
In quei giorni, nei quali in un certo senso vi è in natura la massima oscurità fisica sulla terra, in cui si ha il minimo germogliare della vegetazione, in cui per così dire tutto è esternamente fermo nell’esistenza fisica della terra, sappiamo che si risveglia l’anima della terra che ha allora il suo pieno stato di veglia.
Se ora l’anima umana confluisce col suo essenziale nocciolo spirituale in ciò che sperimenta lo spirito della terra, l’anima, se ha conservato il suo primitivo stato naturale, può aprirsi alla veggenza del mondo spirituale che l’umanità dovrà man mano riconquistare tendendo a quel mondo.
Vediamo così come Olaf Åsteson sperimenti in sostanza quel che riacquistiamo dal mondo spirituale.”
(da Formazione del destino e vita dopo la morte – in Settima conf. – Rudol Steiner )
Vi propongo la lettura di una traduzione alternativa a quella contenuta nella edizione dell’ Antroposofica, più che altro per attingervi in maniera più semplice dal punto di vista storico tradizionale:
http://bifrost.it/GERMANI/Fonti/Ballatesca…raumkvedet.html
Qualche anno fa, sembra ieri, ad alcuni di noi amici il carissimo Asgard inviò dalla Norvegia gli auguri di Natale e questo dono che possiamo ascoltare cliccando su questa traccia audio:
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E’un frammento musicale cantato della saga. Lo ritengo veramente prezioso. Vi confesso che lo ascolto ogni periodo di Natale da allora.
“Cari amici,
come mio augurio personale per un sereno ed intenso (interiormente, si intende) periodo natalizio, spero di farvi cosa gradita inviandovi un frammento cantato de “Il canto di Olaf Åsteson”.
Nelle terre scandinave di Norvegia, dalle quali vi scrivo, questo canto è ancora in uso durante il periodo natalizio. Esso sopravvive nella tradizione del canto a cappella per voce sola, che è uno dei modi principali in cui si esprime la musica tradizionale popolare di questi luoghi. Il Canto del Sogno, è forse il più noto e il più tipico esempio della tradizione espressamente norvegese.
Due nomi di cantanti (oggi impropriamente definite “folk”) che magistralmente esprimono questo antico stile, sono Kirsten Bråten Berg e Agnes Buen Garnås (considerata quest’ultima una stella di prima grandezza), per chi volesse fare una ricerca in merito.
Nelle chiese norvegesi, non solo ad opera di volenterosi antroposofi, ma in modo assai più esteso, si organizzano tutt’ora concerti in cui viene eseguito il “Draumkvedet”, il Canto del Sogno. I concerti, hanno un aspetto assai semplice ed informale, dove le luci in sala non vengono spente e il pubblico ha il testo del canto da leggere.
Ovviamente, esiste una disputa su quali cantanti siano i migiori esecutori di questo canto, e tale disputare mi pare il segno di quanto ancora sia viva e vissuta tale tradizione.
Il canto viene fatto risalire ad un periodo compreso tra il 1200 e il ‘300, cioè dopo la cristianizzazione della Scandinavia, avvenuta ad opera di San Olaf (detto anche Olaf il Grande, stesso nome del protagonista del Canto, e non casualmente, avendo questo nome nella sua etimologia un diretto riferiemento a “ciò che viene prima e ciò che viene dopo”, cioè ad un senso di eterna continuità nel tempo), che regnò tra il 1015 e il 1028. Nei tredici soli anni del suo regno (in realtà violentissimo), avvenne un passaggio storico determinante per la Scandinavia, che segnò la fine della cosiddetta era vichinga. Di seguito a tale passaggio, il paganesimo fu combattuto in modo acerrimo, e molto sangue è stato sparso.
Il Canto del Sogno di Olaf Åsteson, data le sue incerte origini, secondo la filologia storica convenzionale, al periodo delle Crociate baltiche, nel quale (tra le altre cose) la resistenza pagana vichinga fu definitivamente abbattuta. La schiavit fu bandita dalla Chiesa, in favore di un più mite servaggio (la differenza è sottile, ma a quei tempi poteva voler dire molto essere servi ma liberi…), secondo il concetto che un padrone cristiano non poteva avere sotto di sè schiavi che erano essi stessi cristiani. Ciò, in un contesto più ampio di trasformazioni politico-sociali, aiutò tra l’altro la definitiva conversione al cristianesimo delle fasce sociali più basse, nelle quali l’antico paganesimo ancora sopravviveva.
L’origine precisa del canto è persa nella storia più antica del popolo norvegese: non vi sono certezze in merito, ma solo ragionevoli ipotesi. Dal canto mio, non trovo affatto casuale che Olaf si metta all’ingresso di una chiesa (dove non gli è permesso di entrare, ma, diciamo così, con il volente o nolente beneplacito del prete che sta officiando la Messa) e da lì canti per i fedeli che si trovano all’interno, attraendone lo spirito con il mistero delle sue visioni, avvenute in sogno durante un sonno che dura tutto il periodo delle tredici notti sante. Essi non vedono Olaf, ma lo sentono disvelare le sue immagini dentro se stessi, ricollegandosi alle proprie radici spirituali senza tempo. Ma lascio a voi ogni interpretazione possibile….
Il testo in uso tutt’oggi, è simile al testo riportato da Steiner (in “Formazione del destino e vita dopo la morte” O.O. 157). Dico simile perchè nella esecuzione cantata dei 43 versi a noi giunti (manca infatti una parte, forse fondamentale, della visione dell’al di là di Olaf), si trovano molte ripetizioni e il cantante ha anche spazio per allungare o sottolineare in tal modo alcune parole chiave, (ad esempio “Luna”), nella chiusura dei capoversi.
La lingua in cui il testo è stato trascritto, solo alla metà dell’800 (questa versione che vi invio riprende il testo di Moltke Moes, del 1890), è un norvegese assai musicale. In Norvegia sono in uso due varianti linguistiche, il Bokmål, la lingua principale, quella della politica, del commercio, della saggistica, della narrativa, etc. e il Ny Norsk (nuovo norvegese), lingua più legata alle antiche tradizioni rurali e delle popolazioni della lunga costa oceanica, che è tutt’ora la lingua della poesia, del teatro e del canto. In una antica variante di Ny Norsk, ci giunge il Canto del Sogno.
Il brano che vi invio (l’unica versione registrata a mia disposizione) è cantato da Berit Opheim Versto, in una recente edizione discografica (2006), eseguita dal vivo nella Chiesa di Voss (non c’e’ alcun reverbero digitale aggiunto alla registrazione). Si tratta della prima e della seconda parte del testo, secondo l’edizione antroposofica citata più sopra. L’esecuzione integrale dura oltre una trentina di minuti, troppo per un unico invio tramite posta elettronica, e invierei volentieri gli altri frammenti a chi di voi fosse interessato ad ascoltarla, in varie email successive.
Vi auguro quindi un sereno, musicale periodo di Natale.
Con affetto, Matteo (asgard)”