In seno al Movimento Antroposofico sorgono talvolta questioni anche accese sul rapporto che, in lunghi decenni, è andato a verificarsi tra “madre e figlie” ossia tra la Scienza dello Spirito orientata antroposoficamente e le arti e discipline sorte dal suo ricco terreno (biodinamica, euritmia o arte della parola, arte figurativa, medicina, pedagogia, ginnastica Bothmer ecc.).
Risulta in effetti che in molti casi, pur nella feconda, produttiva ed evoluta esperienza propria alle medesime, per molteplici fattori che esulano da questa nota, si sia rarefatta – in rari casi persino perduta – la connessione intima con ciò che ne fu causa e vitale linfa. Non credo che occorra essere botanici o boscaioli per comprendere cosa possa succedere ad un ramo che si strappi dal tronco: rimane la forma ma senza la vita che costituiva il suo senso nella realtà.
Esiste nel mondo un organismo particolare, sconosciuto ai più, assai vicino all’antroposofia ma che non può essere catalogato né come “antroposofico” né come “del tutto estraneo ad essa”. È un organismo diverso.
È un essere del tutto indipendente, e tale indipendenza, insieme ad altri più importanti fattori, gli ha permesso, a parer mio, di mantenere al meglio cause e conseguenze della sua Istituzione nel divenire del tempo. Il suo raggio d’azione si esplica soprattutto come parte rituale collettiva, che ben si armonizza (per molte anime) con la Via individuale di conoscenza.
Da semplice osservatore, e con qualche immotivato preconcetto sfavorevole a portata di mano, ho potuto assistere ad una delle sue espressioni piú importanti, l’Atto di Consacrazione dell’Uomo, a Buenos Aires, a Parigi, a Trieste e a Bologna: i preconcetti sono immediatamente svaniti, e ora la mia anima sente che l’ Atto, dopo novant’anni dalla sua prima celebrazione (16 settembre 1922), è uno dei germi di Luce pura che dovrà (e potrà!) fiorire nei tempi futuri affinché la giusta evoluzione spirituale dell’uomo possa continuare.
Il fatto che la “Comunità dei Cristiani” venga elusa o persino qualche accenno a riguardo sembri dare manifesto fastidio a figure e figuri che si reputano importanti nella Società Antroposofica, è un segno che, eufemisticamente, definirei interessante.
Del resto è possibile che il Karma della Christiengemeinschaft sia una ottima barriera per i tanti egomaniaci cultori del falso spiritualismo.
Poiché non sono membro della Comunità dei Cristiani, avverto subito i lettori che il poco che vado scrivendo attinge quasi completamente dalle pagine che i membri, gentilmente, mi hanno permesso di acquisire. Dunque sarò ovvio per chi conosce questa realtà, grossolano a mia insaputa ma per quanto possibile profondamente rispettoso.
La storia è questa: nell’autunno del 1921 circa 150 persone seguirono il ciclo di conferenze fatte da Rudolf Steiner sulle origini e la storia del Cristianesimo e sul culto adeguato alla coscienza umana contemporanea. Dall’intima connessione con le Potenze spirituali e con il Logos stesso, l’Iniziato dei Nuovi Tempi poté comunicare ciò che rinnovava i sette sacramenti, la nuova struttura e le regole dell’azione cultica.
L’anno dopo un terzo dei partecipanti al corso teologico precedente fece ritorno a Dornach,fermamente deciso a portare nella vita e nell’azione quanto il Logos, attraverso Steiner, aveva espresso. Guidate dall’autorevole personalità del pastore evangelico Friedrich Rittelmeyer, che da diversi anni, e dopo non poche lotte interiori, si era accostato al Dottore in indissolubile amicizia, quarantacinque persone, di cui tre donne, si sentivano pronte a consacrare la loro vita al nuovo servizio divino: quarantacinque persone che furono consacrate al sacerdozio della “Comunità dei Cristiani”.
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La Comunità si è sviluppata in Germania, Svizzera, Olanda, Austria, Francia, Gran Bretagna, Belgio, Svezia, Norvegia, Finlandia, Danimarca, Stati Uniti, Canada, Argentina, Brasile, Perù, Sudafrica, Australia, Nuova Zelanda, Italia e Ucraina.
Mi pare utile notare che questo è avvenuto senza alcuna forma di proselitismo; inoltre la Comunità, benché sia riconosciuta come ente di diritto pubblico, non si avvale, anche dove sarebbe possibile, del corrispondente diritto di riscossione di una imposta ecclesiastica. La sua indipendenza economica si fonda solo sulle risorse che provengono dalla convinzione e dal sacrificio di membri e amici. Perciò rimane libera da ogni condizionamento politico o d’altro genere.
I sacramenti sono atti che manifestano nel mondo sensibile la realtà del mondo spirituale e riconducono l’uomo a tale mondo.
Vengono compiuti nel nome e nella forza del Cristo Risorto e celebrati con la comunità.
Sono sette, e vengono amministrati nei momenti decisivi della vita: alla nascita il Battesimo, alla soglia della giovinezza la Confermazione, per aiutare nelle situazioni del destino la Consultazione Sacramentale, per la benedizione delle nozze il Matrimonio, per il conferimento dell’ufficio sacerdotale l’Ordinazione Sacerdotale e per la preparazione alla dipartita la Santa Unzione.
Senza commento potrebbero sembrare una semplice derivazione calcata dal cattolicesimo.
Cosí non è: chi ha letto qualcosa in merito può intuirlo: è una completa rifondazione.
Quello che viene ripetuto settimanalmente, ed è il nerbo della vita interiore nella Comunità dei Cristiani, è l’Atto di consacrazione del l’Uomo.
Esso, per chi si siede nella sala dell’ufficio, è dapprima un’esperienza sensoria della vista e dell’udito.
Si vedono l’altare, i colori, i gesti del sacerdote. Si odono le sue parole.
Da un’iniziale partecipazione generica sempre più l’osservare si fa attento, non vi è nulla di casuale in ciò che viene visto e in ogni singolo gesto del sacerdote: l’anima impara a farsi maggiormente attenta e dedita.
Nell’anima così dedita, concentrata ed aperta, può sorgere la silente impressione, magari una debole eco, della Presenza.
La Presenza solare inizia a vivere nel terrestre contenuto dell’anima.
Tutto questo nel tempo (nella frequentazione del culto) si concentra in quattro parti dell’Atto cultico (H.W. Schroeder):
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1. Apertura dei sensi: vedere che diventa contemplare: contemplazione dell’altare, dei colori. Sentire che diventa ascoltare: Vangelo.
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2. Dedizione dell’anima: Offertorio.
3. Nella quiete dell’anima la presenza del Cristo: Transustanziazione.
4. Ritorno verso la Terra insieme al Cristo: Comunione.
5. Si pensi che neppure i membri entrano in possesso dei testi del rituale. La “discussione”, così abituale tra i cultori dell’antroposofia, non esiste. I testi sono esclusivamente affidati ai sacerdoti, per garantirne l’uso più severo e legittimo: quello di operare impersonalmente per elevare il percepire-sentire-volere di coloro che liberamente assistono al culto.
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Eppure, ciò che potrebbe provocare la stizza di molti è garante della fedeltà alle leggi spirituali: verso cui è l’uomo che deve innalzarsi. Il contrario è impossibile, anche se oggi, con la generale perdita del sentimento del Sacro, sembra diventato possibile. Ma quando il guscio delle verità spirituali viene in qualche modo ghermito dalla meschinità della psiche personale, il contenuto vivo è andato perduto: una minima disciplina interiore ed il Silenzio permettono anzi di cogliere una tragica inversione che galvanizza l’attività di forze infere nell’anima e nel corpo.
L’Atto di Consacrazione dell’Uomo è accessibile alla visione e all’ascolto e non allo studio intellettuale: esso si attua nel visibile e nell’udibile, avendo la natura di un “mistero rivelato”.
È importante sottolineare che “la Comunità dei Cristiani” non ha alcuna “dottrina” da travasare nei partecipanti.
Scrive P. Lienhard: «Le convinzioni, quando sono solide e sane, possono nascere soltanto dall’esperienza personale, interiore, e dalla forza di un pensiero chiaro e cosciente: non da un insegnamento».
La Comunità dei Cristiani è aperta a tutti gli uomini. Senza ombra di polemica posso constatare personalmente che in tale ambiente animico si respira una libertà che in luoghi seppur prossimi è utopia.
Facile capire il perché: dove lo Spirito agisce secondo una retta gerarchia, le passioni, le ambizioni e le invidie non hanno casa, e l’anima respira. In un simile ambiente sorge all’orizzonte dell’anima uno dei sentimenti tra i più rigeneratori di salute e salvezza che possano scaturire dalle sue profondità: la gratitudine.
Riprendo un interrogativo che qualcuno, o molti, possono farsi: qual è il rapporto tra l’Antroposofia e la Comunità dei Cristiani?
Steiner rispose semplicemente (e più volte) che erano due cose diverse. In pratica molti membri della Comunità sono antroposofi ma la Comunità non chiede ai fedeli e ai membri di esserlo, né di portare con sé convinzioni antroposofiche. Anche questo fatto può procurare una qualche incertezza animica, specie in chi, a parole, si riempie di libertà, ma insegue gli schemi di un pensiero in cui l’antroposofia si è irrigidita, è divenuta un limite ideologico che naturalmente, e purtroppo, scade in una sorta di stravagante settarismo. Con il settarismo nascono il fanatismo e le infinite polemiche dei “partiti” e delle correnti.
Questa separazione, che pure esce dalla stessa fonte, diventa comprensibile se si accede ad un gradino poco meditato o rifiutato ai nostri giorni: la consapevolezza, reale e non recitata, che l’essere Rudolf Steiner è molto più che l’antroposofia: realizzare ciò chiarifica molte cose.
Nel Rito lo scadimento non succede e non è mai successo. Ho notato che in Siti cattolici, ovviamente critici verso la Comunità dei Cristiani, è percepibile la sorpresa e il disappunto per la “tenuta” di questo movimento religioso né cattolico né protestante. Ciò dipende da quattro fattori: il primo è il contenuto spirituale concreto dei Testi; il secondo dallo spirito di abnegazione pura dei sacerdoti, che, vale dirlo, sono sacerdoti attivi a tempo pieno; il terzo viene dai membri e amici che assistono in libertà e con estrema semplicità all’azione di culto; e infine il quarto (che è in effetti il primo) la cui natura altissima lascio ai lettori lo sforzo di comprendere.
Chi, come ad esempio un vecchio occultista, assiste all’Atto di Consacrazione dell’Uomo con una minima spregiudicatezza, si accorge di assistere a ciò che nell’antico veniva officiato nei Misteri (smarrito nel cattolicesimo, scomparso nel protestantesimo) e che è solo stato rimodellato, in armonia con la veggente saggezza e la misericordia dello Spirito, per incontrare la costituzione interiore dell’uomo contemporaneo (non i suoi vezzi e le sue derive ma la sua costituzione!): ciò afferra simultaneamente il suo cuore antico e la sua attuale coscienza. Al posto dei pregiudizi di cui ho parlato, ha luogo un riconoscimento: l’anima ritrova, come all’acme delle discipline interiori, il suo posto, la sua casa: l’armonia, la pace profonda e la benedizione dello Spirito.
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Rastignac